Tong men-g 铜门同梦

30.9.14
Teatro Brancaccio 22 settembre 2014 SHI YANG SHI
Tong men-g 铜门同梦
Porta di bronzo: stesso sogno
di CRISTINA PEZZOLI
e SHI YANG SHI
Clown Coach ROSA MASCIOPINTO
Coreografie KE ZHOUJUN
scene e costumi ROSANNA MONTI
aiuto regia LUCA ORSINI
assistente scene e costumi ANNA MUGNAI
press Office SILVIA BACCI
comunicazione cinese HU YING per CYGOOD, ANGELO HU, ALESSIA PAN, MALIA ZHENG, ZHANG XIAO MIN, CARLO REGGIORI
regia CRISTINA PEZZOLI
TONG MEN‐G racconta la storia di Yang.
Yang è nato a Jinan, nel Nord della Cina, nel 1979.
A 11 anni è arrivato in Italia insieme alla madre: è stato lavapiatti, venditore ambulante di erbe e unguenti cinesi sulle spiagge, studente bocconiano, traduttore simultaneo per ministri, imprenditori e registi internazionali di cinema; attore di teatro, tv e cinema, e recentemente, inviato speciale de “Le Iene”.
Yang è un cinese alto: 189 cm. Yang è un cinese bello. Yang non sa chi è.
Come molti ragazzi di seconda generazione conosce poco sia la storia della sua ' vecchia patria' che della nuova; è abitato da brandelli e macerie di identità e culture, ma obbligato a trovare nuovi equilibri e sintesi tra la cultura del luogo in cui è nato e quella di dove è cresciuto.
Sono cinese perché sono nato in Cina o italiano perché sono cresciuto in Italia?
Attraverso le vite dei suoi antenati, Yang ha fatto un viaggio alla ricerca delle sue origini e ha avuto modo di conoscere da vicino alcuni momenti della grande storia del suo paese d'origine,
Grazie alle memorie raccolte direttamente dai parenti che vivono ancora in Cina, registrate e tradotte, ha preso corpo il 'Libro degli Antenati': la trisavola materna, i bisnonni paterni, il nonno materno e il padre, ne sono i protagonisti.
Le loro vite attraversano la guerra civile in Cina tra nazionalisti e comunisti, l’invasione giapponese, la rivoluzione culturale di Mao. fino ad arrivare agli anni Ottanta con la morte di Zhang Cheng – ‘Sincerità’ – lo zio materno down che chiude la prima parte della storia. Nella seconda parte, lo spettacolo racconta la “riprogrammazione culturale” di Yang avvenuta a partire dal 1990, quando a 11 anni arriva in Italia, insieme alla madre, mostrando le contraddizioni, le possibilità, il precario equilibrio della condizione di uomo orientale/occidentale che vive in Italia da oltre 20 anni e che dal 2006 è cittadino italiano.
L'ultimo capitolo di Tong Men-g prende inizio da un video e da una data: 1 dicembre 2013, giorno in cui a Prato scoppia un incendio in una fabbrica cinese e 7 operai che ci dormivano dentro, muoiono carbonizzati.
Da anni Yang insieme ad altri artisti del Compost, realtà di produzione indipendente che ha sede a Prato, crea azioni di arte sociale che hanno l'obbiettivo di favorire il dialogo tra la comunitá cinese e quella italiana; da dicembre ad oggi, il Compost é stato coinvolto in una difficile opera di mediazione culturale tra le due comunitá e Yang spesso si è trovato e si trova a fare da interprete in situazioni reali dove il conflitto e la tensione tra italiani e cinesi sono altissimi: la trasfigurazione teatrale mette in scena una di queste situazioni con un registro tragicomico. Italia vs Cina: Yang -Arlecchino traduttore e traditore di due padroni, a chi dà ragione? Da che parte sta? E come si esce da un conflitto che sembra non poter essere conciliato, come in ogni tragedia degna di questo nome?
Produzione Compost Prato.
Si ringraziano gli amici imprenditori cinesi di Prato, Roberto Muzzetta, Gianni Zhang, Li Dan e TECNOMOVIE e la Provincia di Prato.

M A C A B R A D O L O R O S A

29.9.14 ,
Avigliana, Piazzale Ex Pretura, 17 settembre 2014
 PRIMAVERA D’EUROPA /02
Spettacoli da Finlandia Belgio Italia Polonia Spagna
Teater Nowy (Polonia)
M A C A B R A D O L O R O S A
Ovvero una rivista Dada in 14 canzoni con monologhi
“In passato, l'arte doveva portare alla purificazione, alla catarsi. Oggi, troviamo poche opere teatrali che soddisfino tale requisito. "Macabra Dolorosa" è un’ eccezione…” ("Ballando su una tomba" Marzena Rogozik, Kulturatka)
Regia: Pawel Szarek / scritto da Katarzyna Chlebny / piano: Paweł Haranczyk / batterie: Lukasz Marek, con: Paweł Szarek, Paweł Harańczyk, Łukasz Marek, Karolina Pięch, Mikołaj Mikołajczyk / costumi: Karolina Pięch /coreografia: Mikolaj Mikolajczyk
Una produzione: Teatr Nowi - Associazione di Cracovia; progetto “Fear management – 2nd Involving Art Festival” supportato dal Centro Nazionale della Cultura / “Culture – Interventions” Operational Programme, Città di Cracovia.
Un'opera musicale che attraversa e racchiude storie di figure femminili, da Medea alle lettere di Magda Goebbels, utilizzando testimonianze e materiali tratte dai più famosi casi di matricidio.
Nella sua forma surrealistica lo spettacolo si ispira alle riviste DADA della prima metà del XX secolo: il cabaret noir tedesco e il suo spirito espressionista raccontano una storia di violenza, follia. E’ una discesa nella sua sfera più intima e organica di una persona – la maternità; una donna/madre – in un contesto di regime, ideologia totalitaria, malattia e depressione.
Durante lo spettacolo ascolteremo le canzoni di Nick Cave, The Tiger Lillies, Marylin Manson, Einsturzende
Neubauten, Cinema Strange, The Dresden Dolls, Grinderman così come altre tracce originali composte
appositamente per l'opera teatrale.
Paweł Szarek: regista, sceneggiatore e compositore. Oltre a spettacoli di teatro si dedica anche alla produzione di opere musicali e video. In passato ha lavorato con Grotesque Theater, Ludowy Theater and Nowy Theater, Solski Theater a Tarnow etc. Ha formato e diretto la creazione di concerti rock con la band Daredevil (GP cont) producendo il progetto musicale “Melancolie: PROJECT Miciński” interpretando testi del giovane poeta polacco Tadeusz Miciński. Esperto del Weimar cabaret, del movimento dadaista, e dell'industrial music.
Katarzyna Chlebny: attrice, diplomata alla National Theatre School L. Solskiego di Cracovia. Si è esibita nei maggiori teatri di Cracovia: New Theatre, Teatr stu, Grotesque, Kielce-Zeromski'sTheatre. Dal 2008 lavora con il Gruppo Raphael Kmita - cabaret letterario.

Enciclopedia

29.9.14 ,


Pineta Marradi, Castiglioncello 5 Luglio 2013 “ENCICLOPEDIA” un progetto di inQuanto teatro con Floor Robert, Giacomo Bogani, Andrea Falcone, Giulia Broggi
edizione dei testi Andrea Falcone
consulenza stilistica Maria Sole Vannetti
organizzazione e comunicazione Julia Lomuto
Con domande chiare e circostanziate, con risposte raccolte ovunque e come viene, Enciclopedia disegna il nostro tempo mentre questo sta passando. Ognuno può contribuire alla stesura in modo anonimo, come si conviene a chi offre un aiuto tanto immediato quanto immeditato. Parte di un progetto produttivo più articolato, che mira a ricostruire un’idea di futuro in una prospettiva personale e collettiva insieme, Enciclopedia si sviluppa con moto accumulatorio attraverso un metodo d’indagine elaborato in occasione di Firenze 2440, evento realizzato per disegnare una città ideale a partire dalle parole dei suoi abitanti. Con l’ausilio di questionari, inQuanto teatro si muove di città in città per estendere la sua raccolta di lemmi e spiegazioni, chiedendo a un numero possibilmente infinito di persone la propria definizione per ciò che ha intorno.

Conversazione silenziose

29.9.14
Teatro di Villa Torlonia 19 settembre 2014 Casa dei Teatri Danza Musica
CONVERSAZIONI SILENZIOSE
PROGETTO MIGRANTI | SOLO LE MONTAGNE NON SI INCONTRANO MAI
di e con Oscar Bonelli e Benedetta Capanna
direzione artistica Barbara Troiano
“Non preoccuparti di dove ti porterà la strada. Concentrati sul primo passo. Non seguire la corrente, sii tu la corrente” E. Shafak Uno spettacolo a cura di Oscar Bonelli e Paola Stella, in cui la musica porta il corpo in una catarsi, la voce riecheggia feste e preghiere incontrando la danza della tradizione del Medioriente e del Centro Asia rielaborata attraverso un libero linguaggio sincretico e contemporaneo. Conversazioni silenziose tra la musica e la danza attraverso l’esplorazione e la ricerca. Un lungo cammino tra l’interpretazione del passato e l’illusione del futuro, oltre ogni valore di giudizio, che mira a valorizzare la bellezza e la poesia di un incontro.
Un incontro tra suono corpo e anima, dove l’uno muove e sostiene l’altro per renderlo in grado di superare i limiti della mente affinché possa intraprendere un viaggio senza tempo né spazio.

Feroce come il cuore

29.9.14
Teatro di Villa Torlonia 21 settembre 2014
 Feroce come il cuore
IN CERCA D’AUTORE -Sono meglio di te
drammaturgia internazionale contemporanea a cura di Sergio Fantoni e Fioravante Cozzaglio
all’interno delle iniziative dell’Estate Romana
di Denise Bonal
regia Veronica Cruciani
con Anna Bonaiuto, Maurizio Donadoni, Fabrizio Falco, Lorenzo La Posta, Monica Nappo, Paola Senatore
La Contemporanea
A rendere incisivo questo testo è lo sguardo divertito e crudele dell’autrice su una famiglia e sui piccoli fatti della loro vita quotidiana. Sembra che l’ispirazione nasca da fatti di cronaca o da un’attenta osservazione del reale perché sotto l’umorismo c’è una dimensione fortemente realistica e a tratti crudele. Un’umanità fatta di persone sincere e deboli che diventano vittime di potenti e ipocriti. Veronica Cruciani

Rifka

29.9.14
Teatro di Villa Torlonia 19 Settembre 2014 Casa dei Teatri Prosa
RIFKA
PROGETTO MIGRANTI | SOLO LE MONTAGNE NON SI INCONTRANO MAI
da Rifka di Anita Luksenburg
regia Elena Zuasti
con Veronica Caissiols Torcello
Teatro Reon
con il patrocinio dell’Ambasciata dell’Uruguay
Rifka, nome Polacco che vuol dire Rebecca, è il racconto di una storia vera scritta e pubblicata in Uruguay alcuni anni fa. L’autrice, tuttora vivente, non è una scrittrice ma una donna semplice che ha voluto dare una ulteriore testimonianza del tragico destino degli ebrei nel secolo scorso raccontando la storia della madre. Quello che colpisce è la semplicità e l’umanità di questa donna che, parlando, assume il dolore e le speranze della madre in modo cristallino e innocente: la sofferenza per la perdita del padre, la voglia di ricostruire una vita, portando la memoria della sua eredità con un calore latino vitale e delicato.
E’ un punto di vista sull’Europa del secolo scorso e sulle sue tragedie, vissuto da una generazione a cui spesso sfugge il perché della propria identità ancora oggi piena di conflitti e di timori.
Nel 1935 Boruk un signore ebreo di Montevideo, nella Repubblica Orientale dell’Uruguay, mette un annuncio sui giornali tedeschi per cercare un’ebrea polacca e sposarla per salvarla dalle persecuzioni naziste e dalla guerra imminente. Rifka, che allora aveva appena compiuto 18 anni, legge l’annuncio sul giornale e riesce a mettersi in contatto con l’uomo per iniziare la sua nuova vita. Riesce a partire e a raggiungere Montevideo. L’Uruguay è accogliente, tollerante, vitale e non si parla di guerra. Rifka, correndo contro il tempo, si organizza con il marito e riesce a raccogliere i soldi per far venire tutta la sua famiglia a Montevideo. In pochi anni arrivano quasi tutti, tranne il padre che non rivedrà più. Ormai è il 1939 la Polonia è invasa da Hitler, durante la guerra le nasce una figlia, quella che legge il racconto della madre che lei stessa ha trovato e che tiene tra le mani,. La figlia testimonia gli incubi e le sue visioni della madre perché non si ripetano più simili tragedie. A lei che si è salvata spetta ora il compito di raccontare e testimoniare la storia della madre.

Tutto è bene quel che finisce

29.9.14
Teatro Vascello 17 settembre 2014
 TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE
Compagnia Quotidiana.com
(tre capitoli per una buona morte) Capitolo uno - L’anarchico non è fotogenico
Il principio di buona morte, legato al concetto di fine o accelerazione di una fine certa, si intreccia con le eutanasie negate, riferite non solo al campo medico-scientifico ma anche a quello della politica, della biopolitica e della cultura.
Dove si colloca oggi il teatro contemporaneo, in quale organo del corpo sociale? Nella mente o nello stomaco, in attesa di essere digerito?
Due cow-boy, poi improbabili danzatori, si pongono sui margini di queste incrinature in una partitura dialettico-gestuale dall’efficacia penetrante, incisiva, politica, sollecitando un in- telletto disobbediente e operativo, complice un testo che passo dopo passo si oppone all’opinione comune e alle mistificazioni del buon senso.
di e con Roberto Scappin e Paola Vannoni
produzione quotidiana.com con il sostegno di Provincia di Rimini, Regione Emilia Romagna in collaborazione con La Corte Ospitale/progetto residenziale, Armunia/Festival Inequilibrio
Una sofisticata clownerie intellettuale, un gioco verbale alle soglie dell'assurdo

L'uomo della sabbia

29.9.14
Teatro Vascello 15 Settembre 2014 L'UOMO DELLA SABBIA Capriccio alla maniera di Hoffmann Compagnia Menoventi Questo Capriccio è, prima di tutto, un labirinto. È un gioco di scatole cinesi, una narrazione senza fine in cui perdersi. È il tableau vivant di una natura morta. Nel racconto di Hoffmann i personaggi sfumano nel grigio panneggio della quotidianità, come riflessi di uno stesso individuo. L'inquietudine generata dal Fantastico, dal Perturbante, dal Bizzarro spinge lo studente Nataniele verso una incauta consapevolezza di questo ingranaggio opacizzante. La sfida formale consiste nell'accensione di una lanterna magica capace di apparizioni e dissolvenze, portatrice di paradossali sovrapposizioni di contesti per mettere così in discussione, alla maniera di Hoffmann, ciò che i nostri occhi vedono: la cornice artefatta che chiamiamo realtà. di Consuelo Battiston, Gianni Farina, Alessandro Miele regia Gianni Farina musiche Stefano De Ponti luci e direzione tecnica Robert John Resteghini con Tamara Balducci, Consuelo Battiston, Tolja Djokovic, Francesco Ferri, Alessandro Miele, Mauro Milone assistente alla regia Chiara Fallavollita costumi Elisa Alberghi tecnico di compagnia Sergio Taddei scene realizzate nel laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival delle Colline Torinesi, Programma Cultura dell’Unione Euro- pea nell’ambito del Progetto Prospero

#6 Come fratelli e sorelle

29.9.14
Villa Torlonia, Casina delle Civette, 16 Luglio 2014
 RedReading #6 COME FRATELLI E SORELLE
vite profughe, esistenze partigiane
Dai libri: “Timira romanzo meticcio” di Wu Ming 2 e Antar Mohamed (ed.Einaudi)
e “Razza partigiana” di Lorenzo Teodonio e Carlo Costa (ed.Iacobelli)
di e con Tamara Bartolini/Michele Baronio
e con Sebastiano Forte
racconti, ricordi, riflessioni di
Ass. Cittadini del Mondo, Igiaba Scego, Lorenzo Teodonio
una produzione BARTOLINI/BARONIO in collaborazione con Sycamore T Company e 369 gradi
Sfogliando i ricordi di Isabella e Giorgio Marincola,
sbirciando dentro quelle vecchie foto ingiallite di “bambini italiani dalla pelle scura”,
ritroviamo anche le nostre foto, ci guardiamo e ci riconosciamo,
come fossimo fratelli e sorelle sul filo di una frontiera sbarcati per cantare una memoria oltre i confini.
“Siamo tutti profughi, senza fissa dimora nell’intrico del mondo.
Respinti alla frontiera da un esercito di parole, cerchiamo una storia dove avere rifugio.”

Tavola rotonda sulla drammaturgia contemporanea Europea

25.9.14
La Pelanda. Centro di produzione culturale 11 SETTEMBRE 2014
 tavola rotonda sulla drammaturgia contemporanea Europea
modera Antonio Calbi, Direttore del Teatro di Roma
con gli autori: Katja Brunner, Anne Habermehl, Kathrin Röggla, (autori, Germania), Remi De Vos, Frédéric Sonntag (autori, Francia), Alina Nelega (coorganizzatore del progetto e autore, Romania)
e con: Donatella Ferrante (Mibact), Oliviero Ponte di Pino (ateatro), i partner italiani di Fabulamundi: Federica Fracassi (Teatro i), Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti (Festival delle Colline Torinesi), e i partner europei (teatri e festival di Francia, Germania, Romania e Spagna).

George Kaplan

24.9.14
LA PELANDA. CENTRO DI PRODUZIONE CULTURALE 13 SETTEMBRE 2014
 mise en espace nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
VERONICA CRUCIANI
George Kaplan
di Frédéric Sonntag (FR) | traduzione di Camilla Brison | con il sostegno del Comitato di Lettura del Teatro Valle Occupato | mise en espace di Veronica Cruciani | cast in via di definizione
WWW.VERONICACRUCIANI.IT
WWW.FABULAMUNDIEUROPE.EU
Cosa lega un gruppo di attivisti clandestini sull’orlo dell’abisso, un team di sceneggiatori in cerca di un nuovo format per una serie TV e il governo ombra di una potente nazione alle prese con un pericolo che minaccia la sicurezza del paese? Un nome: George Kaplan. George Kaplan è un’opera divisa in tre parti, un testo sulle intese politiche nei miti e nella storia, sull’influenza di Hollywood sulla nostra rappresentazione geopolitica del mondo, sulla guerra dell’informazione e la manipolazione della massa, su una gallina che potrebbe salvare l’umanità, su un nome che potrebbe cambiare l’aspetto del mondo.
Nato nel 1978, Frédéric Sonntag è autore e regista. Ha scritto una dozzina di opere per le quali è stato sostenuto dal Centre National du Théâtre. Le sue opere sono state pubblicate in Tapuscrit-Théâtre Ouvert, dall’Avant-Scène Théâtre e dall’Editions Théâtrales. I suoi testi sono stati rappresentati nei teatri e nei festival quasi di tutta la Francia. Dal 2009, ha partecipato a molti eventi internazionali dedicati a testi moderni.
Le sue opere sono state tradotte in molte lingue: inglese, tedesco, spagnolo, bulgaro, catalano, portoghese, greco, serbo e sono rappresentate in molti paesi. I lavori di Frederic Sonntag sperimentano varie strutture narrative e prediligono tematiche quali: il rapporto tra la finzione e la realtà, l’estetica della scomparsa, i miti contemporanei, le questioni politiche tra storia e mito, le forme della paura e della paranoia, la guerra dell’informazione e la manipolazione della massa, il processo della memoria, il posto della letteratura nella civiltà delle immagini.

Every-Body Una domanda d'amore

24.9.14
LA PELANDA. CENTRO DI PRODUZIONE CULTURALE 13 SETTEMBRE 2014
danza/performance
ANTONIO TAGLIARINI
EVERY-BODY Una domanda d'amore
un progetto di Antonio Tagliarini | collaborazione artistica e drammaturgica Jaime Conde Salazar | organizzazione e comunicazione Filipe Viegas | produzionePlanet 3 | coproduzione Culturgest (Lisbona), Short Theatre (Roma) | residenze Teatro di Villa Torlonia | promosso dall'Assessorato alla cultura e creatività di Roma Capitale con Zètema e la Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea, Roma Marzo 2014 / Short Theatre, Roma settembre 2014 /Attraversamenti Multipli, ottobre 2014 // MAC Birmingham, febbraio 2015 / Forum Dança, aprile 2015 Lisbona
WWW.ANTONIOTAGLIARINI.NET
WWW.EVERY-BODYDANCE.TUMBRL.COM
EVERY-BODY è un progetto in continua mutazione, per scelta si adatta al contesto specifico di ogni occasione.
“Una domanda d’amore” si concentra su alcune domande che Peggy Phelan (studiosa della performing art) ha posto alla base del teatro e della performance: Mi ami? Mi vedi? Mi senti? Moriresti per me? Domande insolubili. Domande che riguardano ogni tipo di relazione, io e l’altro. Osservo due corpi ballare: avvicinarsi, sfiorarsi, mostrarsi, cercarsi, abbracciarsi, allontanarsi e inesorabilmente queste domande riaffiorano nella mia testa. Ascolto molte canzoni: le parole ripetono all’infinito queste domande, proprio perché la risposta é insolubile.

Victory Smoke

24.9.14
LA PELANDA. CENTRO DI PRODUZIONE CULTURALE 12 SETTEMBRE 2014
danza/live music BAROKTHEGREAT
Victory Smoke
ideazione, scena e costumi Leila Gharib, Sonia Brunelli | coreografia Sonia Brunelli | musica originale live Leila Gharib, Francesco Brasini | performers Alessio Mazzaro, Livia Rossi, Marzia Dalfini, Sonia Brunelli | luci e dispositivo Dafne Boggeri | realizzazione elemento scenico Plastikart | realizzazione costumi House of Spectra | collaborazione teorica Piersandra Di Matteo | promozione Sarah Parolin | yak | produzione Xing/Live Arts Week (Bologna) | co-produzionesteirisches herbst festival (Graz), Far Festival des arts vivants (Nyon) | residenza produttiva Santarcangelo 12 - 13 - 14 Festival Internazionale del Teatro in piazza, Interzona (Verona)
WWW.BAROKTHEGREAT.TUMBLR.COM
Victory Smoke è la nuova creazione di Barokthegreat imperniata sull’immagine della Vittoria. Percorsa nella storia dell’arte occidentale dal suggello iconografico - scultoreo e pittorico - del Trionfo, assume ai nostri giorni la forma assillante del risultato ottenuto con ogni mezzo, dell’efficacia come prassi esistenziale, dell'assoggettamento al vincolo di una performatività assunta a modello di comportamento relazionale. Motore di questo nuovo lavoro è la tensione verso una 'victory smoke'. È l’individuazione della soglia che sta prima e dopo il compimento di un’azione, che lascia nel campo della visione il fumo della vittoria. L'azione drammatica che fonda questo spettacolo è l’idea di caccia. Cacciatori di frodo o di taglie? Cacciatori d’oro, di elefanti o di fagiani? Tutti e nessuno. Qui si tratta di circumnavigare l’immagine della cattura senza la preda. Se la sua identità resta sconosciuta, il fuoco è posto ora sulle tattiche di caccia, ora sull’esaltazione che segue la cattura, ma escludendo il conquistato. Dopo aver abitato la dimensione immersiva e notturna di Indigenous, Barokthegreat in Victory Smoke si apre a idee compositive fondate sulla messa in gioco di una inedita prossemica tra corpi, disegnando forme di comunità non permanenti strette intorno a un punto cieco.

Come zanzare nella luce

24.9.14
LA PELANDA. CENTRO DI PRODUZIONE CULTURALE 10 SETTEMBRE 2014
 Come zanzare nella luce
di Anne Habermehl (DE) | traduzione di Alessandra Griffoni | lettura a cura di Roberto Latini
WWW.FORTEBRACCIOTEATRO.COM
WWW.FABULAMUNDIEUROPE.EU
Maggio 1918, Vienna: ultime settimane dell’Impero austro-ungarico. Un giovane comunista scrive con il carbone sul muro della sua cella. Luglio 1989, Bratislava: alla vigilia della "Rivoluzione di velluto" un uomo scrive delle lettere a sua moglie fuggita verso ovest. Utilizza lo stile del bollettino meteorologico per descrivere il crollo del suo paese - fino a quando arriva il momento in cui non può sopportare più di sentire i passi della sorveglianza, volutamente palesi. Vienna oggi, nessuna rivoluzione: un adolescente prepara la colazione per i suoi fratelli, ruba al supermercato, vaga senza meta per la città. È facile ricostruire il suo percorso grazie alle tracce elettroniche, ma perché finisce per picchiare una ragazza rimane un mistero.

El conde de Torrefiel (ES)

24.9.14
LA PELANDA. CENTRO DI PRODUZIONE CULTURALE 5 SETTEMBRE 2014
EL CONDE DE TORREFIEL (ES)
La chica de la agencia de viajes nos dijo que habìa piscina en el apartamento
idea e creazione El Conde de Torrefiel | drammaturgia Pablo Gisbert | testo Pablo Gisbert in collaborazione con gli interpreti | con Cris Celada, Tanya Beyeler, David Mallols & Guests | disegno luci Octavio Mas composizione sonora Rebecca Praga | traduzione in italiano Roberto Fratini | produzione Mónica Pérez - Oficina Antes e Tanya Beyeler | una co-produzione di Festival TNT, Terrassa | in collaborazione con GRANER, espai de creació de Barcelona; AZALA Espacio de creación (Álava); L’Estruch de Sabadell | con il sostegno di OSIC, Generalitat de Catalunya, ISEC, Generalitat de Catalunya, Instittu Ramón Llull, INAEM, Instituto Nacional para las Artes Escénicas y la Música
WWW.ELCONDEDETORREFIEL.COM
La ragazza dell’agenzia di viaggi ci disse che l’appartamento aveva la piscina, ambientato durante un viaggio verso una località balneare, costruisce una partitura nella quale corpi, parole e suoni creano ambienti indefiniti che si dibattono fra ció che è banale e ció che è straordinario. Durante le vacanze, il tempo si trasforma in un’altra temporalitá, indipendente ed eccezionale, permettendoci di vivere esperienze uniche che si costituiscono come un universo parallelo pensato principalmente per saziare il nostro ideale di felicitá. Le ferie sono un esercizio di autismo volontario, un’interruzione circoscritta per dimenticare momentaneamente il mondo. Intanto peró il mondo, sconcertato, osserva milioni di persone che viaggiano intorno a lui alla ricerca di un paradiso personale di ozio, esperienze e piaceri.
Note di regia
Nello stesso mese ho letto Platone, Nietzsche e Thomas Bernhard, e dopo averli letti ho notato che c’era qualcosa di comune in quello che avevano scritto (e pensato) durante la loro vita: ognuno di loro credeva profondamente di star vivendo il peggior momento nella storia dell’umanitá. E pensai che tutti noi in alcuni momenti ci sembra di star vivendo il peggior momento nella storia dell’umanitá. E grazie a questo ho capito che la crudeltà, non solo è una costante, ma è la vita stessa. La crudeltà è il motore che opera fra di noi, e che poi viene alleggerito puntualmente con storie d’amore e con la buona musica.
E questo che ho appena scritto, potrebbe essere l’impulso per raccontare una storia: due amiche organizzano una vacanza a Cuba. Viaggiano da un punto dell’Euorpa fino all’Avana. Lí, affittano una macchina e si avventurano per cercare il luogo piú lontano, solitario e realmente esotico dell’isola. Dopo aver viaggiato per diverse ore, quando si trovano di fronte alla spiaggia piú lontana, solitaria e realmente esotica del mondo, in quell’istante, completamente sole di fronte ad una spiaggia paradisiaca, pensano in silenzio che in fondo, tutto quello, è una merda.

All Ways

24.9.14
CSC Garage Nardini Bassano del Grappa 29 Agosto 2014
 ALL WAYS
da un’idea di Beatrice Baruffini
regia e drammaturgia Beatrice Baruffini, Ilaria Mancia
partitura fisica Agnese Scotti, Elisa Cuppini
luci Emiliano Curà
foto Agnese Scotti
video Jacopo Niccoli
con Simone Arganini, Virginia Canali, Gaia De Luca, Laura Guglielmo, Anxhela Malo, Jacopo Melegari
ringraziamenti Cinzia Di Gerlando, Giusy Di Gerlando, Martina Pagani
produzione Teatro delle Briciole
Uno spettacolo nato all’interno del progetto AntWork,
promosso dai Comuni di Parma, Reggio Emilia, Modena.Uno spettacolo interpretato da ragazzi tra i 16 e i 25 anni. La città, gli spazi, le forme del mondo e l’intervento dell’uomo trasferiti sulla scena con un linguaggio performativo e non testuale. Una possibile risposta teatrale alla frase illuminante dello scrittore francese Georges Perec: «Il mondo è la percezione di una scrittura terrestre, di una geografia di cui ci siamo dimenticati di essere gli autori».
Uno spettacolo interpretato da ragazzi under 25 al termine di un percorso di lavoro di gruppo nato nell’ambito di «Antwork – giovani produzioni Modena, Reggio Emilia e Parma», piattaforma condivisa da tre città confinanti e dedicata alla creatività giovanile. La città, gli spazi, le forme del mondo e l’intervento dell’uomo trasferiti sulla scena con un linguaggio performativo e non testuale. «Il mondo è la percezione di una scrittura terrestre, di una geografia di cui ci siamo dimenticati di essere gli autori». Questa frase è di Georges Perec, lo scrittore francese tra i massimi artefici dell’arte della scrittura come sperimentazione e ingegnosa combinazione di parole. Il progetto nasce proprio dal desiderio di dare una possibile risposta teatrale all’illuminante indicazione di Perec. “All ways” significa letteralmente “tutti i modi”, tutte le possibilità che l’uomo può utilizzare per intervenire sul mondo. Significa analizzare tutto ciò che è scrittura umana del mondo, i segni e le tracce che l’uomo lascia ed esprimerlo, ricrearlo attraverso un linguaggio performativo e non testuale, attraverso un meccanismo di gioco e di scrittura scenica.
“Siamo partite dall’analisi degli spazi urbani di una città e siamo arrivate
a identificare quali potevano essere segni e simboli universali, condivisibili da tutti. Abbiamo usato gli spazi quasi semplificandoli dal punto di vista narrativo, in una sorta di trasposizione degli spazi in simboli. Abbiamo fatto uscire questi simboli da un contesto spaziale, temporale e storico creando delle immagini, che nel loro accostamento e nel loro montaggio teatrale, nella loro successione, raccontano il nostro stare sulla terra, quello che noi abbiamo costruito, cioè la costruzione che l’uomo ha fatto del mondo in cui vive”.
Beatrice Baruffini e Agnese Scotti
da un’idea di Beatrice Baruffini
regia e drammaturgia Beatrice Baruffini, Ilaria Mancia
partitura fisica Agnese Scotti, Elisa Cuppini
luci Emiliano Curà
foto Agnese Scotti
video Jacopo Niccoli
con Simone Arganini, Virginia Canali, Gaia De Luca, Laura Guglielmo, Anxhela Malo, Jacopo Melegari
ringraziamenti Cinzia Di Gerlando, Giusy Di Gerlando, Martina Pagani
produzione Teatro delle Briciole
Uno spettacolo nato all’interno del progetto AntWork,
promosso dai Comuni di Parma, Reggio Emilia, Modena.

Ce ne andiamo per non darvi troppe preoccupazioni

24.9.14
Teatro Remondini Bassano del Grappa 29 Agosto 2014
CE NE ANDIAMO per non darvi troppe preoccupazioni
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
ispirato a un’immagine del romanzo L’esattore di Petros Markaris
un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
con Daria Deflorian, Monica Piseddu, Antonio Tagliarini e Valentino Villa
collaborazione al progetto Monica Piseddu e Valentino Villa
luci Gianni Staropoli
consulenza per le scene Marina Haas
Un’indagine esistenziale sulla crisi, intima e politica. E’ questa la nuova tappa del lavoro di due tra gli artisti più interessanti della scena contemporanea, capaci di ridefinire il ruolo dell’attore comen autore e interprete. I suicidi della crisi, nati come provocatoria finzione nel romanzo “L’esattore” del greco Petros Markaris, trovano un’inquietante eco nelle cronache italiane di questi tempi.
“Punto di partenza e sfondo del lavoro è un’immagine forte, tratta dalle pagine iniziali del romanzo ‘L’esattore’ del greco Petros Markaris scritto nel 2011. Siamo nel pieno della crisi economica greca quando vengono trovate le salme di quattro donne, pensionate, che si sono tolte volontariamente la vita. «…Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti e a tutta la società – spiegano in un biglietto – Quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio». Come hanno ordito queste quattro donne anziane questo singolare complotto contro la loro società in crisi? Abbiamo circoscritto il nostro immaginario tra il momento in cui prendono i sonniferi e quello in cui una ad una lasciano la vita nell’immacolato piccolo appartamento di periferia. «Ma chi ce l’ha fatto fare?» dice una delle nostre figure alle sue amiche e complici e scoppia in una fragorosa risata mentre è già distesa sul letto aspettando l’effetto delle pasticche ingoiate con della vodka, «uno dei modi più sicuri di fare una morte tranquilla nel sonno». La scena raccontata da Markaris ci ha anche fatto riflettere sul suicidio non come gesto esistenziale ma come atto politico estremo. Non un racconto, né un resoconto, ma un percorso dentro e fuori queste quattro figure di cui non si sa nulla se non la tragica fine. Un percorso fatto di domande e questioni che sono le loro, ma sono soprattutto le nostre. Usiamo lo spazio di libertà della scena per scatenare la nostra collera, sanare l’eccesso di positività che ci circonda, i comportamenti rigidamente politicaly correct, la commozione facile, il sorriso stereotipato delle relazioni sociali, le ricette per vivere con serenità le ingiustizie che ci toccano. Ci presentiamo al pubblico con una dichiarazione di forte impotenza, che in questo caso è una cruciale impotenza a rappresentare”.
una produzione Planet3 & dreamachine in coproduzione con Teatro di Roma / Romaeuropa Festival 2013/ 369 gradi in collaborazione con Festival Castel dei Mondi organizzazione e promozione Filipe Viegas e Francesca Corona per PAV | Diagonale Artistica comunicazione e ufficio stampa Filipe Viegas ed Emanuela Rea per PAV residenze artistiche Centrale Fies / Olinda / Angelo Mai Altrove Occupato / Percorsi Rialto Romaeuropa.Teatro Palladium / Teatro Furio Camillo / Carrozzerie n.o.t un ringraziamento ad Attilio Scarpellini e a Francesco La Mantia, Francesca Cuttica, Valerio Sirna, Ilaria Carlucci, Alessandra Ventrella

Holiday on stage

24.9.14
Teatro Remondini Bassano del Grappa 28 Agosto 2014
 HOLIDAY ON STAGE
ideazione e performance Martin Schick e Damir Todorovic
con la partecipazione di Moonsuk Choi
consulenza artistica Cuqui Jerez
musica Yujiro Akihiro
troubleshooter Anna K. Becker
costumi Dragana Kunjadic per Costume National
consulente per lo stile Toshiko Kobatake
consulente per il business Roland Monney
personal trainer Vojin Vujovic
english coach Rosalind Wynn
british Accent Coach Tim Harrison
assistenza tencnica Michi Egger
assistente di produzione e sponsor Arnaud Gariépy, Rosalind Wynn
A production of the Festival Belluard Bollwerk International made possible thanks to the contribution of the Canton of Fribourg to culture. In coproduction with Gessnerallee Zürich, Dampfzentrale Bern, Beursschouwburg Brussels, Vooruit Gent, Brut Vienna, The Basement Brighton and Snaporazverein in the frame Reso-Réseau Danse Suisse.
Una farsa sovversiva e provocatoria sulla società occidentale. Una riflessione su quanto l’eccesso di lusso e bellezza condizioni le nostre vite. In un mondo dove apparire è il bene più ambito, tutti vogliono entrare nello star system. Mischiando intrattenimento con altre forme artistiche in un tourbillon di trovate, i due performer ironizzano sulle loro misere esistenze e sul vuoto che circonda la gente che conta.
Parafrasando gli acrobatici spettacoli sul ghiaccio di “Holiday on ice” ed enfatizzandone gli aspetti più kitch di un‘estetica da music hall, Martin Schick e Damir Todorovic mettono in scena una farsa travolgente e provocatoria sulla società occidentale. Una riflessione su quanto l’eccesso di lusso e bellezza condizioni le nostre vite. In un mondo dove apparire è il bene più ambito, tutti vogliono entrare nello star system. Mentre arte e industria stanno diventando sempre più intrecciate tra loro, avvicinando progressivamente lo storico divario tra capitale economico e culturale, gli artisti praticano una nuova forma di servitù all’interno di un’inedita società cyber-feudale. In tale contesto resta aperta la domanda su quale sia il futuro possibile per l’arte in senso stretto. Per gli artisti e per la loro necessaria autonomia creativa. Giocando in modo umoristico con i clichés, tra citazioni che si sovrappongono all’estetica della vita quotidiana, Martin Schick e Damir Todorovic mischiano sapientemente la danza e il teatro con altre forme artistiche, in un tourbillon di trovate. I due performer ironizzano così sulle loro misere esistenze messe a confronto con il vuoto spinto che circonda la gente che conta. “Holiday on ice” è uno spettacolo che provoca discussioni controverse sul futuro economico e politico dell’umanità. E lo fa riuscendo a divertire grazie ad una serie di cortocircuiti che coinvolgono il pubblico e convincono la critica unanime nel giudicarlo: “uno spettacolo senza tempo, un perfetto esempio di intrattenimento culturale sorprendente, accessibile e spettacolare” oppure “una miscela inquietante di intrattenimento sovversivo, nozioni umoristiche e scenari (in)credibili sul futuro umano”.

Holiday on stage

24.9.14
LA PELANDA. CENTRO DI PRODUZIONE CULTURALE 10 SETTEMBRE 2014 danza/performance
 nell'ambito di SWISS TIME in collaborazione con il network Finestate Festival
SCHICK/TODOROVIC (CH/RS)
Holiday on stage
ideazione, realizzazione e performance di Martin Schick & DamirTodorovic | con la partecipazione di un giovane ballerino di talento, un'artista donna disoccupata, un immigrato illegale | consulente artistico Cuqui Jerez | musica YujiroAkihiro, Wendelin Schmidt-Ott | organizzazione Anna K. Becker | costumiDragana Kunjadic per Costume National | consulente di moda Toshiko Kobatake | supporto tecnico Wendelin Schmidt-Ott, Michi Egger | assistente di produzione e ricerca sponsor Arnaud Gariépy, Rosalind Wynn | organizzazione Michaël Monney e Sally de Kunst | una produzione del Festival Belluard Bollwerk International con il contributo del Canton Friburgo per la cultura | in co-produzione con Gessnerallee Zürich, Dampfzentrale Bern, Beursschouwburg Brussels, Vooruit Gent, Brut Vienna, The Basement Brightone e Snaporazverein nell'ambito di Reso-RéseauDanseSuisse | con il supporto di WpZimmer Antwerp, Migros Kulturprozent, Pro Helvetia, Edith MaryonStiftung, Ernst Göhner Stiftung, Schweizerische Interpretenstiftung | sponsorizzato da Costume National, Red Bull, Fanadir Holiday Resort, Talking Image, Nendaz Ski Resort and Stimorol
WWW.MARTINSCHICK.COM
L'epoca del lusso non è finita - appartiene solo a un ristretto numero di persone. Il concetto sociale di welfare in Occidente è in dubbio, la concorrenza globale è in aumento e stanno nascendo nuove regole di protezionismo. Sempre più spesso viviamo come piccole identità competitive e in cima, meno che mai, c'è posto. Esiste una formula per il successo? Beh, si: Niente è più di successo che il successo stesso!
Si chiama effetto di amplificazione ed è un principio decisivo non solo nella società, ma anche nell'arte contemporanea. Gli artisti sono i pionieri di un certo fenomeno sociale conosciuto come “casting-society”. Il controllo è diventato un valore di per sé. La democratizzazione per lo più corrisponde alla dichiarazione di Joseph Beuys: tutti sono artisti. Oggi, però, dobbiamo dire: tutti vogliono essere artisti!
Holiday on Stage è un’indagine di Martin Schick e Damir Todorovic sulla forza seduttiva e le strategie della nostra società occidentale sempre in ritardo, adattate all'ambiente artistico. I performer si mettono nella posizione di una superiore classe sociale artistisca, che non mette in discussione la legittimità del chiamarsi artista.
Mentre l'industria e l'arte sono sempre più intrecciate, colmando il divario tra il capitale economico e il capitale culturale, l'artista diventa una classe sociale al servizio di una nuova società cyber-feudale. Con le sponsorizzazioni, il collocamento sociale dell’artista e l'industrializzazione dell'arte, la questione rimane: cosa accadrà alla stessa arte? Giocando ironicamente con i luoghi comuni, le citazioni e l'estetica della vita quotidiana, HOLIDAY ON STAGE è uno spettacolo,che mira a provocare una discussione sulla politica futura e l’economia. Si potrebbe chiamare un vero e proprio 'western'.

Il Convegno

23.9.14
TEATRI DI VETRO 8 Festival delle arti sceniche contemporanee - specie protetta
Teatro Scuderie Villino Corsini, Villa Pamphilj, Roma 16 settembre 2014
IL CONVEGNO
azione teatrale
Comp. PUNTA CORSARA / 369gradi
PREMIO IN-BOX 2013
con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Valeria Pollice, Vincenzo Salzano, Michele Vitolini, Gianni Vastarella, Emanuele Valenti
collaborazione artistica Antonio Calone, Marina Dammacco
regia Emanuele Valenti
I fatti incresciosi delle ultime settimane ci spingono a convocare un convegno d'urgenza per capire come, dove e se dobbiamo ascoltare le periferie.
Abbiamo invitato i massimi esperti, ci aspettiamo idee illuminanti e ottime soluzioni. Lo facciamo per tutti quelli che nella loro vita, non hanno ancora mai dato segni di perifericità.
Riprende da Roma, ospiti di Teatri di Vetro 8,
la tournée de Il Convegno, vincitore del premio IN-BOX 2013.
Teatri di Vetro / Triangolo Scaleno aderisce alla rete di operatori italiani che si sta sviluppando grazie al Premio INBOX , ideato da Straligut Teatro.
Il Convegno è uno spettacolo conferenza, in cui lo spirito e le parole di autori come Karl Valentin, Achille Campanile, Rem Koolhaas e Kurt Vonnegut, si mischiano e confondono con l’esperienza quotidiana di lavoro nella periferia di Napoli, essendo i fatti che realmente accadono inscindibili dal modo in cui vengono raccontati.

Kinkaleri

23.9.14
La Pelanda. Centro di produzione culturale 6 settembre 2014
 Kinkaleri
Everyone gets lighter | All!
progetto, realizzazione Kinkaleri /Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco | con Marco Mazzoni | a cura di Massimo Conti | produzione Kinkaleri Kinkaleri riceve il sostegno di Mibact - dipartimento spettacolo, Regione Toscana
www.kinkaleri.it
Kinkaleri negli ultimi anni ha sviluppato un progetto sul linguaggio dal titolo All! strutturando percorsi fisici, verbali, visivi, sonori, mirati allo sviluppo di un pensiero nella totale libertà espressiva. Punto di riferimento culturale di questa ricerca è stata la figura di William S. Burroughs che del linguaggio ha sempre fatto un luogo di frontiera, atto politico e creativo; non si tratta di un progetto su W.S.B. ma con W.S.B. e con tutti gli artisti che in quegli anni hanno indagato la parola nella possibilità di essere altro. L'invenzione di un linguaggio, la sua condivisione e diffusione è assimilabile ad un gesto potenzialmente rivoluzionario come potrebbe esserlo quello di una epidemia mondiale di un virus.
La perfomance Everyone Gets Lighter dal progetto All! è un dispositivo di trasmissione del codice corporeo inventato da Kinkaleri per condurre il corpo dentro un linguaggio che amplifichi le possibilità comunicative e politiche. Che questo sia da considerare l'essenza di un fare coreografico è solo una banale e sorprendente verità.
In una durata definita di 30 minuti saranno presentati e sviluppati da un perfomer tutti gli elementi costitutivi di un alfabeto che partendo dall'associazione di un gesto semplice ad ogni lettera dell'alfabeto, fornisca tutti gli strumenti e le possibili applicazioni comunicative che coinvolgono il corpo nelle sue potenzialità coreografiche: dinamica, intensità, velocità e potenza. La performance si propone di essere allo stesso tempo soggetto di contemplazione e di pratica. Chi entra in quella stanza ha due opzioni contemplare l'esecuzione delle varie fasi o partecipare all'apprendimento del codice e sperimentare come da esso si possano aprire tutta una serie di possibilità fisiche e dinamiche semplicemente “riscrivendo” una parola che mentre si srotola nel pensiero si traduce, nell'istante, in movimento. Liberare la coreografia dalla formalità per restituirla alla forma di un divenire che usa strategie per essere alternativo alla comunicazione del linguaggio dominante. Un corpo educato a diseducarsi, a lasciarsi andare, perchè impegnato solo ad esserci in una comunicazione diretta tra pensiero, corpo e visione. E tutto questo poi te lo porti a casa, lo provi per strada lo condividi con altri e magari da sponda a sponda di un fiume, danzi.
Dance is a virus!

Valentino Villa

23.9.14
La Pelanda. Centro di produzione culturale 9 settembre 2014
 nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
Valentino Villa
L'inferno è solo una sauna
di Katja Brunner (CH/DE) | traduzione di Alessandra Griffoni | studio di Valentino Villa | con Valeria Almerighi, Roberta Azzarone, Barbara Chichiarelli, Vittoria Faro, Marco Palvetti, Francesco Petruzzelli, Stefano Vona Bianchini | spazio scenico Francesco Mari | a cura dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico"
www.fabulamundieurope.eu
L’inferno è solo una sauna, ispirato alla vicenda di Elisabeth Fritzl, segregata per 24 anni dal padre in una cantina e madre di 7 figli incestuosi, non è mai stato rappresentato. Katja Brunner isola, di questa atroce vicenda, solo gli snodi più ambigui per rielaborarli in un’epopea allucinata, ironica e dolorosa. Protagonista di questo “inferno” non è il dolore della vittima ma quello del mondo. Un dolore che genera lo scontro abominevole fra i sessi, che si identifica nell’esercizio cieco del potere. E lo fa con una tale forza vitale da riuscire a prospettare una possibile filosofica soluzione. La libertà che si respira nel testo, negli accostamenti tematici e visivi, nella fusione di manga, mito e riflessione filosofica, nella sua lingua saudente e stonata, non possono trovare ragione solo nei 23 anni dell’autrice. C’è dell’altro.
7 attori, potrebbero essere anche 100, o un universo. 1 lingua dirompente e sgrammaticata: rimasticazione dissacrante dei luoghi più sacri e solitamente inviolabili della conversazione umana. 1 invito al combattimento ironico, anche frivolo, contro la dittatura della normalizzazione. 1 ginnastica del pensiero e della morale; per chi parla e per chi ascolta. 1 prova di esistenza per un testo non ancora nato.

Civiltà metropolitana

23.9.14 ,
Di Leonardo Lastrina Con Leonardo Lastrina, Paola Campagna, Michele Maresca , Giovanni Petralia Regia di Leonardo Lastrina

Di Giandomenico

19.9.14
Sansepolcro (AR) Palazzo delle Laudi 19 luglio 2014 Kilowatt Festival GIOVANNI DI GIANDOMENICO IN CONCERTO Nelle sue composizioni, il ventunenne Di Giandomenico affronta con disarmante naturalezza il rapporto con le tradizioni musicali (da Perotinus ai Pink Floyd, transitando per Maderna e i Sex Pistols) armato di una visionarietà da romanziere novecentesco, di un rigore da fine contrappuntista rinascimentale e di purissima energia punk. Giovanni Di Giandomenico ha studiato e studia tra il Conservatorio V. Bellini di Palermo (Pianoforte, Composizione, Direzione d’orchestra) la Guildhall School of Music and Drama di Londra (Piano jazz e rock) e l’Accademia di Santa Cecilia di Roma (Composizione). Ha collaborato con vari musicisti dell’area hip-hop e della World music e ha composto brani originali eseguiti dalle più importanti orchestre, cori ed ensemble, sia in Italia che all’estero. https://www.facebook.com/GiovanninoDelPianoforte?fref=ts

Alessandro Raina - Sei pezzi facili

19.9.14 , ,
Sansepolcro (AR) Palazzo delle Laudi 20 Luglio 2014 Kilowatt Festival
ALESSANDRO RAINA
 “SEI PEZZI FACILI”
con / with Alessandro Raina
co-produzione / co-production Effetto K, Kilowatt Festival, Libera Università dell’Autobiografia, Teatro di Anghiari, Woodworm È possibile raccontare sé stessi attraverso una lista di canzoni e pensieri? È questa la sfida che il progetto 6 pezzi facili pone a differenti artisti musicali. Canzoni che generano racconti autobiografici e colonne sonore della vita.
Alessandro Raina è un cantautore di 36 anni. Ha esordito nel 2003 come voce dei Giardini di Mirò con cui ha inciso Punk not diet, inserito da Rolling Stones fra i 100 dischi italiani più belli di sempre. Nel 2007 fonda gli Amor Fou, tre album e una finale al Premio Tenco per il disco dell’anno. Nel 2012 esordisce come autore con la hit Tre cose per Malika Ayane, disco di platino, e firma un contratto con la Universal. Nel 2013 è sul palco come chitarrista nel tour di Colapesce. Quasi mille concerti fra Italia e Europa, nel frattempo scrive, fa shopping on-line e ama gli animali, ricambiato.
www.facebook.com/alessandro.raina.3

Short Theatre 9 2014

19.9.14 ,

Short Theatre 9

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La rivoluzione delle parole
Roma dal 4, 14 e 25  settembre 2014
è l’occasione per indagare i meccanismi che possono rivoltare le condizioni del nostro presente, di una crisi così organica che si fa dimenticare: il linguaggio come territorio di costruzione di un nuovo immaginario, che non solo resista al contemporaneo ma tenti di realizzare un futuro, ora e qui. Senza più rimandare quest’appuntamento. Siamo pronti da sempre, eppure nessuno ci chiede mai di esserlo davvero. Proviamo a capire se possiamo dimostrare di esserlo, senza che nessuno ci convochi. Scopriamo, ora, cosa siamo capaci di fare, cosa siamo capaci di dire. Chi è ad avere il diritto, e chi il dovere, di parola? Quali le parole che possono raccontare il nostro domani imminente (quello che sarà e quello che vogliamo)? C’è possibilità per una nuova retorica? Quali le cose indicibili, le immagini indescrivibili, ma comunque necessarie? Nel Giulio Cesare Cinna (non il congiuratore ma l’inutile poeta) dice che "ci sono parole per cose che noi ancora non conosciamo, parole capaci di cambiare il mondo". Nel 450° anniversario dalla nascita del bardo inglese, gli rendiamo omaggio interrogandoci sul ruolo degli intellettuali e degli artisti e sul senso delle loro parole, un senso addormentato e a volte opaco, ma forse non ancora sconfitto.

Teatri di Vetro 2014

18.9.14 ,
Teatri di Vetro 2014
VIII Edizione: SpecieProtetta 

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Roma dal 15 al 23 settembre
Specie protetta. Se si apre “La lista rossa della flora italiana” appaiono foto di fiori e piante magnifiche, rare, necessarie all’ecosi- stema che l’azione dell’uomo, il suo stile di vita e i suoi valori mettono seriamente a rischio di sopravvivenza. Constato che le condizioni della nostra flora sono drammaticamente simili a quelle di almeno tre generazioni di ar- tisti. Non voglio insistere sulla metafora. Ho solo una nota, molto personale. Se voglio nominare il mio fare, lo chiamo cura. Curare implica un’azione e un oggetto da salvaguardare, perché bello, prezioso, utile, necessario. A tutti. La creazione contemporanea è questo oggetto. Un festival. L’ottava edizione. Il contesto in cui questa edizione è stata progettata ha determinato la scelta artistica. Credo che se un festival ha ancora un’utilità, ma la chiamerei una responsabilità, è quello di tentare di farsi finestra sull’oggi. 

La Notte del Caffè

12.9.14
Parco della Musica 2 Agosto 2014
 La Notte del Caffè
Tammurriate e canti di libertà tra i dervisci rotanti
Con: Nando Citarella e Tamburi del Vesuvio Stefano Saletti e Piccola Banda Ikona Pejman Tadayon e Sufi ensemble Cafè Loti Trio ospiti Gabriella Aiello e Barbara Eramo Tre progetti musicali, tre modi diversi di raccontare il Mediterraneo e le sue tante culture, che si incontrano in una notte di musica e sapori forti: Nando Citarella e Tamburi del Vesuvio, Stefano Saletti e Piccola Banda Ikona, Pejman Tadayon e Sufi ensemble. Il concerto presenta in prima assoluta anche il nuovo progetto nato dalla fusione delle singole esperienze: il Cafè Loti Trio (Citarella, Saletti, Tadayon) che in questa occasione si arricchisce della presenza delle voci di Gabriella Aiello e Barbara Eramo. Un unico programma dove i 25 musicisti dei tre ensemble suonano insieme nel più ampio concetto di condivisione e partecipazione comune. “La Notte del caffè” vuole infatti riproporre il rituale dell’incontro e fare della Cavea dell’Auditorium una nuova piazza simbolica del Mediterraneo. Come avveniva nell’antico Cafè Loti di Istanbul quando i viaggiatori si fermavano a parlare, si conoscevano, suonavano e cadevano le differenze tra Nord e Sud del mondo. Il viaggio che propongono Nando Citarella, Stefano Saletti e Pejman Tadayon è un percorso sulle rotte della storia per dimostrare che la musica è il linguaggio del possibile dove l’incontro con l’altro arricchisce, trasforma, innova.

L'uomo nel diluvio

11.9.14 ,
Sansepolcro (AR) Via Matteotti 19 Luglio 2014 Kilowatt Festival
 VALERIO MALORNI
“L’UOMO NEL DILUVIO”
drammaturgia e regia / written and directed by Simone Amendola e / and Valerio Malorni
con / with Valerio Malorni
produzione/ production Blue Desk
finalista / finalist at Premio Scenario 2013
vincitore / winner of In-Box 2014
durata / lenght 75’
Il racconto della fuga di un cervello, fuori dall’Italia. È un tema generazionale e sociale. In un momento in cui la parola emigrazione è così tragica e reale, assistiamo in soggettiva alla piccola comica odissea del protagonista.
Simone Amendola è regista, sceneggiatore e autore teatrale. Ha realizzato lavori di finzione e documentari narrativi, tra cui il pluripremiato Alisya nel Paese delle Meraviglie (Premio Ilaria Alpi 2010). Valerio Malorni è attore, danzatore, autore di testi e regista. Recita in spettacoli e performance in Italia e all’estero, tra cui Metafisico Cabaret e Paradiso di Giorgio Barberio Corsetti. È parte del Teatro delle Apparizioni.
www.facebook.com/valerio.malorni

Fourhands Circus “CÀMBIALE!”

11.9.14 ,
Sansepolcro (AR) Piazza Torre di Berta 19 Luglio 2014 Kilowatt Festival
FOURHANDS CIRCUS “CÀMBIALE!”
con / with Fabrizio Palazzo e Claudia Ossola
regia / direction Milo&Olivia
Fabrizio, imprenditore che ha perduto la voglia di vivere e Claudia donna che lascia il proprio paese d’origine per cominciare una nuova vita, si incontrano casualmente in una piovosa giornata invernale. Attraverso l’acrobatica, la manipolazione di oggetti, i tessuti e il trapezio i due personaggi si racconteranno, si scopriranno e cambieranno il loro modo di approcciarsi alla vita.
FourHands Circus nasce nel 2011 dall incontro di Fabrizio Palazzo e Claudia Ossola i quali dopo differenti formazioni in campo circense, iniziano a lavorare insieme creando un duo di portes acrobatico e trapezio.
www.fourhandscircus.com

Balletto civile "In colume"

11.9.14 ,
Sansepolcro (AR) Teatro alla Misericordia 20 Luglio 2014 Kilowatt Festival
 BALLETTO CIVILE “IN-COLUME”
ideazione / concept Michela Lucenti, Maurizio Camilli, Alessandro Berti
regia e coreografia / director and choreographer Michela Lucenti
drammaturgia / dramaturgy Alessandro Berti
disegno luci / lighting designer Stefano Mazzanti
musiche originali / music Julia Kent e / and Luca Andriolo
costumi / costumes Marzia Paparini
coproduzione / coproduction Festival Oriente Occidente, Centro Giovanile Dialma Ruggiero, Fondazione Teatro Due
e con il sostegno di / supported by MIBACT Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo
Una giungla di microfoni, uno spazio velato, da dove poter intravedere le ombre del presente. Questa volta i corpi non urlano, si dissolvono nella storia. Questo spettacolo comincia con IN-, inteso come prefisso negativo, corrispondente all’alfa greco, privativo. Si potrebbe anche tradurre con “non”. Veniamo dal Secolo pieno e a riguardarlo dal nostro divano ce ne sentiamo svuotati.
Balletto Civile nasce nel 2003, fondato e diretto fin dal principio da Michela Lucenti, in collaborazione con Emanuele Braga, Maurizio Camilli, Francesco Gabrielli ed Emanuela Serra. In questi anni Balletto Civile ha ricevuto diversi riconoscimenti (Premio ANCT dell’ Associazione Nazionale dei Critici nel 2010 e nel 2012, Premio Internazionale Roma Danza 2011, Premio MyDream) per la sua importante ricerca nell’ambito del teatro fisico. Dal 2009 la Compagnia è in residenza artistica presso la Fondazione Teatro Due di Parma.
www.ballettocivile.org

Banda Improvvisa in concerto

11.9.14 ,
Sansepolcro (AR) Piazza Torre di Berta 19 Luglio 2014 Kilowatt Festival
 BANDA IMPROVVISA IN CONCERTO
musica e direzione Orio Odori
direzione artistica e regia Giampiero Bigazzi
L’aspetto fondante del progetto di Banda Improvvisa è il voler mettere a confronto la vitalità della banda, con suoni e composizioni che vanno dalle musiche tzigane al jazz. Musica molto ritmata, di immediato coinvolgimento e riconoscibilità, ampliata dai suoni del basso elettrico, della cornamusa,della batteria, arricchite da soli jazz e dall’improvvisazione.
La musica composta da Orio Odori è espressione di una profonda conoscenza della tradizione bandistica e della volontà di confrontarsi con esperienze musicali nuove. É per questo che Banda Improvvisa è diventata un laboratorio culturale che coinvolge un intero paese, Loro Ciuffenna, con circa quaranta suonatori, di un’età che varia dagli 11 ai 75 anni.
myspace.com/bandaimprovvisa

Il Centro della Visione

11.9.14 ,
Sansepolcro (AR) Palazzo delle Laudi 21 Luglio 2014 Kilowatt Festival
Incontri all’aperitivo
Il Centro della Visione
(un progetto di CapoTrave/Kilowatt e Laboratori Permanenti)
Incontro pubblico di presentazione con Piergiorgio Giacché.

ED

10.9.14 ,
Villa Mercede 20 giugno 2014 ED
Roma Fringe Festival 2014
Con: Bruno Ricci, Angelo Rizzo
Regia Francesco Prudente
Aiuto Regia Alice Fratarcangeli
Drammaturgia: Rossella Della Vecchia, Alice Fratarcangeli, Chiara Matera, Francesco Prudente
Musiche originali e sonorizzazioni Aron Carlocchia
Consulenza artistica Rossella Della Vecchia
“Ora la ruota ha compito il suo giro: eccomi qui.”
Partendo da “Re Lear” di Shakespeare vengono sviluppate le figure dei figli del Conte di Gloucester, Edgar e Edmund e indagate le motivazioni che hanno portato quest’ultimo, figlio illegittimo del Conte, all’odio nei confronti del fratellastro e all’ideazione della disfatta della dinastia dei Lear. La vicenda dei due personaggi diventa un pretesto per studiare, in termini collettivi e attuali, il tema del fratricidio e dell’illegittimità dell’essere che si riflette, ad oggi, in molti ambiti del vissuto comune. È un momento per indagare con ironia e divertimento il paradigma contemporaneo dell’essere fratelli. La gelosia e la superbia antiche si trasformano in gioco, provocazione, dando vita a due personaggi istrionici e amari che scoprono, attraverso una ricerca linguistica che affonda le radici nella riscoperta del dialetto quale mezzo di sublimazione di verità, cosa può essere definito illegittimo ed in base a quali storie personali. Nell’alternanza tra l’ironia acre dei giochi infantili e l’intensità emotiva dei momenti introspettivi si dipana il rapporto tra i due fratelli e di questi con il padre, il cui ruolo viene interpretato dalla musica che, pensata per essere un corpo fisico a tutti gli effetti, dialoga con i due protagonisti.
“ED” è uno spettacolo tragicomico di drammaturgia contemporanea adatto ad un pubblico adulto.

Paolo Benvegnù - Sei pezzi facili

10.9.14 , ,
Sansepolcro (AR) Palazzo delle Laudi 21 Luglio 2014 Kilowatt Festival
 SEI PEZZI FACILI
con / with Paolo Benvegnù
co-produzione / co-production Effetto K, Kilowatt Festival, Libera Università dell’Autobiografia, Teatro di Anghiari, Woodworm durata / lenght 60’
Quanto breve e bella è la Vita? Amanda Lear è uomo o donna? Mi chiamerai? Non mi chiamerai? Che cosa significa deforme? L’attesa è un incantesimo? Freud era alto? Laureen Bacall è stata la donna più bella di tutti i tempi? A questi e altri quesiti, questo scrittore-citato-cantato, in tre dimensioni risponderà.
Paolo Benvegnù si muove nel mondo senza costrutto e insieme ad altre persone, ha percorso la statale E45 almeno una decina di migliaia di volte. É pericolosamente disadattato e cardiopatico. Assume sostanze diuretiche perché pensa facciano dimagrire senza sforzo alcuno. Molti cani lo fermano. Lui ne è lusingato. Ma sono cani poliziotto.

www.paolobenvegnu.com

Notturni

9.9.14 ,
CONVERGENZE URBANE 2014 - PARCO DEL TORRIONE PRENESTINO
 Roma 21 Agosto 2014
NOTTURNI ‐ INQUIETUDINI ALLA MANIERA DI HOFFMANN
"Qualcosa di tremendo ha sconvolto la mia vita. Oscuri presagi di una sorte orribile che mi minaccia incombono su di me come le ombre di nere nubi.."
L'uomo della sabbia - E.T.A. Hoffmann
di e con
Emilio Barone
Alessandra Chieli
Francesco Petti
in collaborazione con L'orma editore

Iperrealismi

9.9.14 ,
CSC Garage Nardini Bassano del Grappa 28 Agosto 2014
 IPERREALISMI
idea e regia Helen Cerina
performance Francesca Gironi Orlando Izzo Elisa Mucchi Annalì Rainoldi
costumi Valentina Ragni Helen Cerina
suoni Aliendee
musiche P.Tchaikovsky Joan as Police Woman
luci Chiara Zecchi Helen Cerina
grazie a: Claudia Giordano, Alessandro Sciarroni
realizzato con il sostegno di Amat, Inteatro, Kilowatt Festival
“Iperrealismi” parte dall’idea di riprendere con la videocamera persone anonime in situazioni pubbliche e riprodurre i loro movimenti in teatro. Chissà se ora ci sono due persone che stanno compiendo esattamente lo stesso gesto nello stesso momento? Magari uno dei due sta aspettando l’autobus sotto la neve e l’altro sta parlando al telefono nel suo salotto, il loro gesto è identico ma il significato è diverso. Ci vuole un’alto livello di prodezza e virtuosismo tecnico per simulare la realtà. “Iperrealismi” parte dall’idea di riprendere con la videocamera persone anonime in situazioni pubbliche e riprodurre i loro movimenti in teatro. Si filma nel dettaglio una situazione reale, viene videoregistrata la riproduzione, si riproduce questa seconda registrazione, si ri-filma e ririproduce quest’ultima registrazione e di nuovo si ri-filma e ririproduce… infine viene mostrato al pubblico il punto d’arrivo, svelando poi da dove si era partiti. Il risultato è un’intensa ricerca sulla poesia del gesto. Chissà se ora ci sono due persone che stanno compiendo esattamente lo stesso gesto nello stesso momento? Magari uno dei due sta aspettando l’autobus sotto la neve e l’altro sta parlando al telefono nel suo salotto, il loro gesto è identico ma il significato è diverso. Ecco il risultato: il movimento. Attraverso l’esaltazione dei dettagli il soggetto viene messo a fuoco; il gesto e l’uomo non sono mai stati così vivi come nei preziosi istanti che si manifesteranno sul palco.
Helen Cerina consegue la laurea in Dance Theatre al Trinity Laban Londra. Partecipa a Dancewebeurope a Vienna e alla Vetrina Anticorpi del GDA a Ravenna. Entra nel progetto di formazione e residenza di Operaestate: Choreoroam. Nel 2010 vince il premio Nuove Sensibilità con “Dulcis in pomerio”. Con lo studio “Iperrealismi” partecipa ai concorsi Game 2012 e Nextwork 2013. Dal 2008 porta avanti una ricerca sulla percezione sensoriale a partire dal danzare senza vedere, intitolata “How”. Studia alla Biennale College Danza 2013 nel progetto Trasmissioni di Virgilio Sieni. Helen fa parte della piattaforma Matilde, un progetto della regione Marche e Amat.

Storie di donna

9.9.14
Teatro Vascello 29 Luglio 2014
 STORIE DI DONNA
Coreografia: Walter Matteini e Davide di Pretoro
Musica: autori vari
Interpreti: Ina Broeckx, Stéphanie Cyr, Kayla May Corbin, Maria Focaraccio, Ermo Dako, Valerio Iurato, Julio Cesar Quintanilla Garcia, Armando Rossi e con Davide Di Pretoro e Rachael Mossom
Lo spettacolo è dedicato sia alle donne che hanno superato un “destino avverso” ed hanno dimostrato con le loro azioni fiducia nella vita, nel futuro, nelle possibilità umane, sia a quelle che con la loro persona, coi loro modi e la loro arte hanno influenzato i più diversi ambiti della cultura e della vita sociale.
La serata è firmata da un coreografo di spessore come Walter Matteini e da un giovane talentuoso e promettente come Davide Di Pretoro, attualmente militante presso la Random Dance.
Apre il progetto la creazione in prima assoluta “La Centesima Notte” di Davide Di Pretoro dedicata alla poetessa giapponese Ono no Komachi vissuta tra l’800 e il 900 d.c., che con la sua arte e la sua storia personale ha molto influenzato la cultura e la società nipponica. Famosa anche per la sua bellezza, il suo nome Komachi per antonomasia viene usato per indicare donne di particolare avvenenza. La linea di treni ad alta velocità che giungono ad Akita (sua presunta città natale) è stata chiamata come lei. Persino un riso tipico della zona si chiama Komachi. La sua poesia appassionata influenzò diverse opere letterarie ed ispirò molti autori drammatici del Teatro Noh. Conclude la prima parte la performaces “Cara Kitty” dedicata ad Anna Frank, firmata da Walter Matteini che ci propone un esempio smagliante della positività delle donne. Anna, malgrado le persecuzioni razziali che la obbligarono a due anni di segregazione in una soffitta rimase una ragazza ironica e animata da un’allegra voglia di vivere. Sempre, fino al tragico epilogo, continuerà a considerare la vita un evento meraviglioso, scrive infatti “…è un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze, perché sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo ….”
Chiude la serata la perfomance di Matteini in prima assoluta e in esclusiva, dal titolo “Oltre il Destino”, dedicata aFrida Kalho, personaggio d’arte, cultura e politica, che ha segnato la storia del ‘900. Coraggio, volontà, spregiudicatezza, indipendenza e un grande talento: tutto questo era Frida Kalho. A seguito di un gravissimo incidente stradale, ebbe a 17 anni la vita stravolta e segnata per sempre, subì 32 interventi chirurgici e per anni fu costretta a letto col busto ingessato. Frida tuttavia reagì e si costruì una nuova vita che le permise di superare un destino crudele.

Virgilio brucia - Anagor

9.9.14 ,
Teatro Remondini , Bassano del Grappa 26 Agosto 2014
 VIRGILIO BRUCIA - Anagoor
con Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Massimiliano Briarava, Moreno Callegari, Marta Kolega, Gloria Lindeman, Paola Dallan, Monica Tonietto, Artemio Tosello, Emanuela Guizzon
con la partecipazione di Marco Cavalcoli
video concept Simone Derai, Moreno Callegari, Giulio Favotto
direzione della fotografia Giulio Favotto / OTIUM
editing Moreno Callegari, Giulio Favotto
sound design Mauro Martinuz
regia Simone Derai
costumi Serena Bussolaro, Simone Derai
accessori Silvia Bragagnolo
maschera di Ottaviano Augusto Felice Calchi
scene Simone Derai, Luisa Fabris, Guerrino Perosin
musiche Mauro Martinuz
arrangiamenti musiche tradizionali, composizioni
vocali originali e conduzione corale Paola Dallan, Gloria Lindeman, Marta
Kolega, Gayanée Movsisyan byzantine chant e Kliros tratti da ‘Funeral Canticle’ di John Tavener
beats Gino Pillon
traduzione e consulenza linguistica Patrizia Vercesi
drammaturgia Simone Derai, Patrizia Vercesi
testi ispirati dalle opere di Publio Virgilio Marone, Hermann Broch, Emmanuel Carrère, Danilo Kiš, Alessandro Barchiesi, Alessandro Fo, Joyce Carol Oates.
Nella sua “Vita” Elio Donato disegna con rapidi tratti un Virgilio schivo, di carattere mite e modesto, dalla parlata timida e lenta, tanto da apparire ignorante. Una figura in netto contrasto con il mito del poeta che non esitava a cantare i potenti e non esitava ad usare il registro epico e il ruolo di poeta laureato al servizio di Ottaviano. La nostra epoca antitotalitaria coltiva giusti e legittimi sospetti nei confronti dei poeti e della poesia al servizio di un’ideologia ufficiale. Tuttavia ribolle sotterranea una tensione latente tra il Virgilio introspettivo, che colora i suoi versi di melodia tipicamente malinconica, e il Virgilio propagandista ufficiale che deve proclamare il trionfo delle armi romane e la storia della dinastia al potere. C’è una composta, disciplinata serenità nell’opera di Virgilio, ma sotto la superficie indisturbata si agita un dissidio interiore. Virgilio è Enea, un eroe che porta nel nome un dolore insostenibile, riluttante eppure capace di accettare di assumersi l’onere di una missione immensa, sproporzionata per un solo uomo. Questo lavoro di Anagoor non è un’opera sulle Bucoliche, sulle Georgiche o sull’Eneide. È piuttosto uno sguardo spaventato alla frattura che fende e ferisce la base di un’esistenza da cui scaturisce, come un fiume che lava, la creazione poetica. Su insistenza di Augusto, nel 22 a.C. Virgilio lesse parte del grande poema promesso, allora ancora in via di costruzione, e al quale lavorò per 11 anni fino alla morte. In 3 distinte serate il poeta recitò i versi di 3 dei 12 libri della futura Eneide. Non 3 libri a caso: il Secondo, ovvero il rogo di Ilio e il crollo del regno troiano, racconto di inaudita violenza che funge da propulsore alla vicenda del popolo in fuga verso l’Italia; il Quarto, ossia l’abbandono di Cartagine e di Didone, esemplare rinuncia alle proprie passioni, all’amore e alla felicità, sacrificate in nome di una missione più alta; il Sesto, in cui si narra la discesa di Enea nel regno dei morti per ritrovare il padre Anchise, libro quest’ultimo posto esattamente al centro del poema, significante spartiacque tra passato e futuro, tra incendio e futura fondazione. Il nuovo lavoro di Anagoor può essere osservato attraverso il filtro di questi tre libri. Virgilio come Enea si carica sulle spalle un bagaglio enorme e con tale enorme fardello attraversa il bruciante processo della creazione, consumando la propria vita, inseguendo vie di fuga dalle fiamme divoranti del proprio sentire, delle proprie urgenze. Laddove fuggire dall’incendio è mettere in salvo se stessi, e mettere in salvo una tradizione a brandelli levando un canto funebre per ciò che non sarà più, perché la propria creazione darà l’addio definitivo ai padri di cui conserviamo il dna dando il via ad una nuova lingua. Dice il poeta irlandese, Seamus Heaney (1939 – 2013): “Virgilio pone la domanda che turba tutti i poeti, a che serve il canto se tutto è sofferenza? A che serve cantare in tempi di violenza?” Per questo ad affiancare Anagoor ci sarà un coro di voci europee ed extraeuropee che disegnaranno una geografia e una cronologia del canto, come un impero dagli ampi confini in cui confluiscono musicalità colte e popolari, influenze orientali e occidentali, armene e bizantine, ma anche la tradizione balcanica e quella macedone che conservano il germe misterioso dell’arte aedica e del coro pretragico, fino alle composizioni minimaliste del più lirico tra i contemporanei, l’inglese John Tavener (1944 – 2013), e del suo toccante “Funeral Canticle”, scritto in occasione della scomparsa del padre.

@Polis

9.9.14 ,
Piazza Libertà Bassano del Grappa 29 Agosto 2014
@POLIS
regia Barbara Riebolge
ricerca drammaturgica Nicola Cecconi Mattia Pontarollo Barbara Riebolge
video Nicola Cecconi Mattia Pontarollo
creazione e produzione Color teatri
progetto The Different Me realizzato col sostegno dell’Unione Europea vincitore del bando: “Youth in Action”
A partire dell’esperienza di stranieri residenti in Italia, nasce una performance urbana che indaga i processi di partecipazione e i metodi decisionali in diverse culture. PRIMA NAZIONALE
La democrazia è il compromesso necessario: forma di governo irrinunciabile, ora manifesta le sue criticità più detestabili. Proprio dalla necessità di destrutturare consuetudini, di accrescere una maggiore consapevolezza civile e una reciproca comprensione delle diverse culture, nasce il nuovo progetto performativo di Color Teatri. Il gruppo indaga il tema della democrazia e della cittadinanza attiva nelle sue varie declinazioni, avviando un percorso di confronto con le nuove generazioni, la cui esperienza civile non è ancora consolidata, e con gli immigrati, testimoni di strutture politiche e culturali spesso differenti dalle nostre. A partire dal racconto dell’esperienza di stranieri, nasce una fotografia, una restituzione di come si attuano i processi di partecipazione e decisionali in diverse culture, con i loro punti di forza e le loro incoerenze. Sia durante la preparazione che durante le performance, i giovani tra i 14 e i 20 anni coinvolti nel progetto saranno invitati ad utilizzare metodi e approcci partecipativi, simulando le dinamiche di una comunità democratica. Tale metodo, oltre ad accrescere e sviluppare competenze, permetterà loro
di sperimentarsi attivamente in prima persona e di confrontarsi con la comunità locale, assumendo un ruolo attivo nella performance. I ragazzi impegnati in scena coinvolgeranno gli spettatori, creando nuovi “fori” e i luoghi di incontro della polis contemporanea attraverso media e collegamenti live che divengono le nuove piazze in cui dibattere. Il centro storico di Bassano si animerà quindi con cabine elettorali e altri strumenti di espressione della propria volontà, messi a disposizioni dei cittadini come strumenti per esercitare la democrazia. Un gioco che si prende sul serio e ci prende seriamente in causa, per sottolineare l’importanza della partecipazione di ogni singolo membro di una comunità, soprattutto in un momento in cui la disaffezione per la politica si traduce in scarso esercizio di un diritto fondamentale come quello di voto.

LapenLapen

8.9.14
Nuovo Cinema Palazzo 7 maggio 2014 “LAPèNLAPèn (uno studio)”
Coproduzione di Arbalete e Teatro Florian Stabile di innovazione
Ideazione: Elena Gigliotti, Dario Aita
Regia: Elena Gigliotti
Coreografie: Claudia Monti
Costumi: Giovanna Stinga
Luci: Claudio Amadei
Interpreti: Dario Aita, Federico Brugnone, Lucio De Francesco, Cristina Donadio, Ivan Marcantoni, Giuseppe Martelliti, Nella Tirante, Daniela Vitale.
Gli anni 90 sono un ricordo da sfogliare dopo pranzo, di domenica. Le foto dei compleanni passano davanti agli occhi, come se questi anni 90 stessi ci avessero lasciato solo immagini sbiadite, maglioni sbagliati, cerchietti, e canzoni.Gli anni 90 al sud ,sono la famiglia. Sono le sorelle che ascoltano Alessandro Canino e si nascondono nel bagno per piangere. E i fratelli, che non vanno d’accordo. Sono LapènLapèn, che esiste e non esiste, e guarda la poesia di questi anni andati con occhi strani. Sono mamma e papà. Come sempre. Sono soprattutto mamma. A cui non sfuggono respiri, pensieri e agitazioni. Mamma che deve sempre esserci. Mamma che guverna centu figghi. E pronta a ricordarci, infine,che centu figghi non governanu na mamma.
Questo è uno studio. Che significa arte in divenire. Prendetelo così. Come sfogliare le foto dei compleanni dopo pranzo, di domenica. Noi le abbiamo messe insieme, in un contesto di parole, musica e corpo. Nell’attesa di riprenderle, riguardarle da punti di vista nuovi e contrari. Perchè siamo amici del tempo, poichè nel tempo gli anni che mettiamo in scena, maturano. Noi pure. E prima di tutto, l’arte che vogliamo raccontare.

Bruciata….Vive!

5.9.14 ,
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Una donna racconta la sua vita. Supera il pudore che viene da millenni di vissuto in un villaggio che è tutto il suo mondo, come lo è stato quello di sua madre, quello di sua nonna, senza futuro che non sia identico, ritmato dalla condizione femminile. Racconta la sua vita perché altre donne possano, anche solo, pensare ad altro dalla loro condizione di donna come jattura! Dentro ogni parola c’è dolore, rassegnazione, sottomissione, perché così è, e non potrebbe essere altrimenti in una vita dominata dal genere maschile, in un mondo dove “una pecora ha più valore di una figlia femmina”. Il mezzo usato per il racconto, lacerante per chi lo ha vissuto e lo rivive, è il medium televisivo, unico capace di raggiungere contemporaneamente, le orecchie, e le coscienze, di milioni di persone. Lo spettacolo mette in scena l’indifferenza, l’allontanamento, per mancanza di prossimità, della realtà dal mezzo stesso e dalle parole. La televisione ci ha abituati al racconto dell’orrore in diretta. Scene di guerra e di guerriglia, uccisioni e morte in diretta, corpi che sussultano negli ultimi singulti di vita e che equipariamo, mentalmente, alle morti simulate dei tanti film; “non avere paura, il sangue è pomodoro”! la realtà è diversa; il padre che piange 5 piccoli figli uccisi da una bomba intelligente è una notizia, non siamo noi, non ci è vicino, non ci appartiene, non ci sfiora e, comunque, abbiamo la possibilità, nel momento in cui la coscienza incomincia a farsi sentire, nel momento in cui iniziamo, pericolosamente, a pensare all’identificazione con quel padre, semplicemente premendo un bottone, di cambiare canale, di guardare altro. L’alibi è che “la vita è già difficile da vivere normalmente, se ci mettiamo anche la coscienza, allora…”, e la vita ci costringe a scelte continue, e spesso scegliamo la via più facile; ci lasciamo prendere dagli eventi immediati, che ci coinvolgono intimamente, determinando una scala di valori che ha come unità di misura noi stessi. Due eventi in scena, che a volte coincidono senza potere esprimere la stessa emozione, una vita ordinaria e una morte straordinaria; una libertà di scelta che è una condanna a morte contrapposta ad una libertà di scelta che è fuga dall’emozione, che è normalità, banale ma rassicurante, disimpegnata. Anche lo spettatore può scegliere se rivivere parole cariche di botte, sangue, fuoco, amore, orrore, o abbandonarsi alla normalità rassicurante della vita piatta, senza sorprese, il conto alla rovescia in attesa che si spenga la luce. Definitivamente. Ridere all’esibizione di una intimità che è la norma, rassicurante; di una intimità che non si mostra, ma proprio per questo è più intima.

Popolo bue

5.9.14 ,
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Villa Mercede 5 Luglio 2014 POPOLO BUE
Di Francesco Pompilio – Angelo Libri – Flaminia Chizzola
con Francesco Pompilio
Regia di Francesco Pompilio
Una storia semplice che diventa assioma di un attualità sempre più assurda.
Gli animali che vivono nella fattoria di Jones sono schiavi degli uomini, senza alcun diritto. Spinti dall’ennesimo sopruso e ispirati dal sogno del Vecchio Maggiore, si ribellano e diventano padroni, costringendo alla fuga l’uomo sfruttatore. I maiali Napoleon e Palla di Neve li guidano alla vittoria. Ma una volta al potere gli animali si accorgono che è più facile rovesciare un regime oppressore che vivere da esseri liberi.

Il posto delle patate

5.9.14 ,

Duo d'autore

5.9.14 ,
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‘La coreografia è quello che ci rappresenta, è il nostro linguaggio per poterci esprimere; non importa in quale direzione vada o che contaminazioni prenda, l’unico scopo che ha, è di raccontare qualcosa a delle persone, di fargli svuotare la mente in quel frangente di tempo in cui si materializza, lasciando alla fine una scia di sensazioni che ti rimangono dentro’. “Duo D’Autore” parte da questo punto, presentando “Unico Atto” ed “Equilibrio Instabile”, due pièce in cui la prima usa un linguaggio più contaminato, partendo dalla danza sino ad arrivare alla recitazione, nella seconda la danza né fa sempre da padrona, ma la carica di espressività che viene usata è fondamentale per delineare ciò che si vuole raccontare. “UNICO ATTO” Pensare, agire, creare, sperimentare, osare, porsi di fronte ai propri limiti, alle proprie debolezze o farci scudo delle nostre certezze che in qualsiasi momento possono cadere. Il lavoro di chi usa lo studio nel movimento del corpo come proprio modo di raccontare una storia, è quello di doverlo far combaciare con la mente, facendoli viaggiare sulla stessa linea, cercando di esprimere a pieno le emozioni che si vogliono far arrivare al pubblico. La particolarità di questa tipologia di ricerca è il non avere limiti, sia mentali che fisici; la fortuna di poter usufruire di ogni parte del nostro corpo creando movimenti che possono intrecciarsi con altri o di altri, impiegando anche la dimensionalità che ci avvolge; ci può far capire di quanti contesti si formano davanti ai nostri occhi, complessi di elementi della realtà in cui si trovano una o più persone che fanno nascere dal nulla una rappresentazione che ha il compito di colpire, meraviglare l'osservatore. Ed eccoci qui, in una stanza con uno specchio che ci riflette con tutti i nostri pregi ed i nostri difetti, che ci aiuta a perfezionare o a distruggere le nostre fantasie, le nostre idee, ma che ci propone sempre la parte superficiale di noi; e qui entra in gioco la nostra parte emozionale derivante dal nostro cuore, dalla nosra anima, dalla nostra voglia di esprimere un "qualcosa" che possa diventera "qualcosa d'importante", racchiuso in un UNICO ATTO. “EQUILIBRIO INSTABILE” Rumori, voci, mille parole, è quello che un giorno ho iniziato a sentire e così camminando lungo la mia “strada” ho iniziato a percepire facce, immagini e di conseguenza ne sono seguiti incontri casuali....o forse no. Ho iniziato ad avvicinarmi a una persona piuttosto che ad un'altra , per caso o forse per necessità; quella necessità inconscia di raggiungere il mio EQUILIBRIO e così mi sono reso conto che ogni persona che entrava ed usciva dal mio cammino portava con sé il suo passato, la sua storia che andava ad intersecarsi con la mia ed era capace di rassicurarmi, sconvolgermi ed alcune volte di rendermi INSTABILE. Adesso tutto mi sfreccia accanto, mi passa attraverso, mi scuote la vita ; sogni, desideri, realtà passioni e sentimenti. Tutto quello che c’è stato, c’è ancora, ma in un modo diverso, tutto stava assumendo colori diversi, forme nuove. Tutto sembra, o forse, è diverso. Ho trovato il mio equilibrio utopico, la mia instabile realtà o forse solamente un rassicurante disequilibrio. L’idea prende spunto dalla vita reale, dagli incontri che si possono creare tra le persone nel quotidiano, dalle interazioni che nascono tra di esse e dagli equilibri e disequilibri che inevitabilmente si creano. Come la vita, anche la coreografia ti propone varie strade da percorrere ed è da questo concetto che i coreografi hanno sviluppato la loro regia.

L'ultimo brindisi

5.9.14 ,

DAILY MIRROR

5.9.14 ,
CONCEPT: Uno dei topos fondamentali dell'esistenza umana è il dolore: nascita, vita, amore, morte, sono costantemente accompagnati dalla sofferenza, condimento crudele ed essenziale. L’uomo, per cercare di difendersi, la anestetizza confrontandola e dissacrandola con quella degli altri. Per secoli, fino alla rivoluzione industriale, la diffusione delle notizie era basata sulla tradizione orale del pettegolezzo, voci indiscrete e sussurrate catturavano attenzione e stupore, raccontando i "fatti" degli altri. Con l'avvento dell'industrializzazione e delle tecnologie, dalla carta stampata in poi, il pettegolezzo ha assunto dimensioni sempre maggiori fino a superare i confini delle nazioni e dei continenti. I mass media oltre a dare informazioni, per garantirsi tiratura, audience o visualizzazioni, hanno istituito una sorta di gara alla ricerca di ciò che fa "più notizia", del dolore più grande, della sofferenza più crudele, fino alla spettacolarizzazione del dolore che, se da un lato enfatizza per attirare l'attenzione, dall'altro, inflaziona la società di immagini crudeli e cruente, abituando il fruitore a convivere e a sminuire la gravità della sofferenza. Daily Mirror nasce dall’esigenza di raccontare questa realtà, mettendo in scena la totale assenza di pudore della società odierna nel mercificare le peggiori forme di crudeltà. Ogni danzatore ha un suo linguaggio, un suo movimento e una sua individualità. Come l’essere umano viene modificato dal potere della comunicazione, così il danzatore modifica se stesso e gli altri a causa di un sistema esterno che lo condiziona e lo plasma, rappresentando, nell'intensità dei gesti, la violenza, l’abbandono, la discriminazione, il bullismo, la volgarità e la pornografia dei sentimenti. Nell'epilogo, un sogno di redenzione, l'utopia di riappropriarsi dell'intimità e della dignità dei sentimenti, lascia allo spettatore una possibilità di salvezza. INTERPRETI: Christian Consalvo, Jessica Aiello, Rossella Piro, Giorgia Varano, Carlotta Sibilla, Annalisa Vancini, Michael Perchinunno. MUSIC EDITOR: Christian Consalvo REGIA E COREOGRAFIA: Nicolò Abbattista

Viaggio InVerso

5.9.14 ,
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di Rosi Giordano - Mixage da “Il Marinaio” di Fernando Pessoa e del racconto poetico “Il colore di Bianca” di Maria Enrica Prignani Interpreti Giulia Bornacin Enrico Epifani Maria Enrica Prignani Percussioni e voce Michele Albini Costumi a cura di Giulia Bornacin Luci di Michele Favorito Regia e Spazio di Rosi Giordano Spettacolarizzazione di un viaggio nella nebbia Viaggio inVerso è frutto della rivisitazione e rielaborazione di parole, pensieri e suggestioni di due testi,“Il Marinaio” di Fernando Pessoa e “Il colore di Bianca”, di Maria Enrica Prignani “Il Marinaio” di Fernando Pessoa è un'opera di particolare contenuto poetico in cui tre donne si confrontano smarrite con un passato probabilmente mai vissuto, i loro dialoghi, mentre vegliano una quarta donna defunta, appaiono come un intreccio senza fine di realtà, sogni e ricordi. Il racconto “Il colore di Bianca”, di Maria Enrica Prignani estrae dal testo di Pessoa la defunta che le tre sorelle vegliano, proponendola come rediviva, essenza del sogno e del ricordo, Bianca apre e traccia strade alle suggestioni. Vera è frutto della riscrittura testuale, cerca di razionalizzare il percorso che attraversa desiderosa di non essere conseguenza di un'idea, di un bisogno, di un sogno ma semplice realtà...Il terzo personaggio è la personificazione del marinaio del testo di Pessoa di cui raccontano le tre sorelle, il naufrago che desideroso di riprendersi i ricordi primigeni, dopo averne inventati di nuovi per non soffrire della perdita del proprio mondo, si rende conto di non essere in grado di ricordarli e sparisce... ed è allora che lo immaginiamo come Ruah, nell'intento di riproporre ancora e ancora, in un altro luogo e in uno spazio altro, il suo immaginifico racconto. Nella riscrittura viene tratteggiato come intento a cercare . Egli è vento e scopre lo spazio attraverso il movimento, una sorta di preparazione “pico-fisica” per rivivere il suo viaggio nell'immaginazione, efficace e unico antidoto alla sofferenza per la perdita del suo mondo. Tutti e tre i personaggi vivono come in un territorio invaso da nebbia, si incontrano e si confrontano, rimanendo strettamente legati alla loro identità e percezioni nonostante i diversi momenti di condivisione ...il luogo in cui vivono è un non luogo dove ognuno di loro formalizza la propria essenza attraverso la diversità dagli altri due personaggi. Sarà la concreta Vera a dare un limite al viaggio inverso nel sogno e nell'immaginazione in cui l'hanno trascinata l'inconsistenza di Bianca e la leggerezza di Ruah e utilizza proprio le parole del testo di Pessoa per concludere con ..No, non ci credo! La traccia sonora, vocale e percussiva, una sorta di quarta voce, immerge nel percorso con un contenuto asciutto ma ricco in ritmi rafforzando l'aspetto del percepire, la vogliamo immaginare come un fluido che tutto attraversa, conquista e riassetta. Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Keiros di Roma nella stagione Teatrale 2013/2014 a Marzo.
 
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