Animali

30.4.13 ,


Recensione e approfondimenti dello spettacolo su TeatroeCritica.net

 Teatro Tordinona 16 Aprile 2013 “ANIMALI” uno spettacolo di Andreoli, Linari, Porcu e Vaccarella, con: Gabriele Linari, Enrica Nizi, Alessandro Porcu, Andrea Vaccarella, Cristiana Vaccaro. Voce narrante: Alvaro Vatri, aiuto regia: Matteo Quinzi, Lorenzo Collalti costumi: Ottavia Nigris, fonica e luci: Flavio Tamburrini, foto: Ciro Meggiolaro. Una pulce caffeinomane, una lumaca fedifraga, una mantide sotto accusa. Animali, immobili esistenze dall'istinto smarrito. Animali chiusi nelle gabbie, nelle case, nelle fessure dei muri. Un bestiario, senz'altro imprevedibile, per giocare un istante di più col teatro e con chi, di volta in volta, viene ad invaderlo. Un'etologia imprudente, una zoologia folleggiante, un comico salto nel vuoto di chi può finalmente barrire sbattendo le ali.

Le Témoin

30.4.13


TEATRO VALLE OCCUPATO 23 Aprile 2013
Karina Bisch, “Le Témoin”

Nell’arco di tre mesi A Theatre Cycle riflette sulle reciproche influenze, somiglianze e differenze tra arti visive e teatro, attraverso il lavoro di una selezione di artisti la cui ricerca si focalizza sulla specificità del linguaggio teatrale nelle sue diverse sfumature. Drammaturgia, coreografia, composizione, rappresentazione, pantomima, dialogo, intermezzo, voce, corpo sono alcuni dei temi articolati dagli interventi degli artisti; ciascuno, nella sua specificità, sottolinea il rapporto con il palcoscenico come spazio espositivo, la relazione con il pubblico, e l’esperienza del lavoro dal vivo. A Theatre Cycle è un progetto sviluppato in collaborazione con Nomas Foundation, e rappresenta sia il luogo fisico in cui le performance hanno luogo, sia un contesto specifico come spazio culturale restituito alla cittadinanza attraverso l’occupazione e l’impegno di una comunità di lavoratori dello spettacolo. A Theatre Cycle vuole essere una riflessione sul dialogo tra vocabolari e linguaggi diversi, un’indagine sul rapporto e sulla condivisione tra campi e ricerche, e la testimonianza di uno scambio autentico tra figure, voci e professioni. Il progetto è stato interamente costruito come una piattaforma partecipata e nasce dalla collaborazione tra Nomas Foundation, gli artisti, e tutto il collettivo del Teatro Valle Occupato.

link: www.nomasfoundation.com

Umana cosa è l’aver compassione agli afflitti

30.4.13 ,
Teatro Argentina dal 23 gennaio al 22 maggio 2013 “Giuseppe Gioachino Belli a 150 anni dalla morte” coordinamento e cura Marcello Teodonio Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli. Nel centocinquantesimo della morte di Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863), il Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli propone un ciclo di letture/spettacolo. Il ciclo ripropone quella schema di evento (di cui il teatro Argentina è stato iniziatore) che tanto successo ha ottenuto nelle precedenti stagioni teatrali, e cioè la presentazione, affidata ai massimi studiosi e ai migliori interpreti, dei sonetti in dialetto, e in generale della produzione letteraria, di Belli. Gli incontri costituiscono l’occasione per una conoscenza corretta e non pedante, e al tempo stesso di sicuro impatto spettacolare, dei testi, delle opere e della personalità di un poeta affascinante e complesso come Belli, il quale doveva fare i conti con la modernità e i nuovi protagonisti della cultura e della storia.
 

24 aprile, ore 17.00 “Umana cosa è l’aver compassione agli afflitti”. Giovanni Boccaccio e Giuseppe Gioachino Belli a cura di Rino Caputo e Marcello Teodonio con Anna Lisa Di Nola e Stefano Messina

Rumours

30.4.13


TEATRO VALLE OCCUPATO 23 Aprile 2013
Marcella Vanzo, “Rumours”

Nell’arco di tre mesi A Theatre Cycle riflette sulle reciproche influenze, somiglianze e differenze tra arti visive e teatro, attraverso il lavoro di una selezione di artisti la cui ricerca si focalizza sulla specificità del linguaggio teatrale nelle sue diverse sfumature. Drammaturgia, coreografia, composizione, rappresentazione, pantomima, dialogo, intermezzo, voce, corpo sono alcuni dei temi articolati dagli interventi degli artisti; ciascuno, nella sua specificità, sottolinea il rapporto con il palcoscenico come spazio espositivo, la relazione con il pubblico, e l’esperienza del lavoro dal vivo. A Theatre Cycle è un progetto sviluppato in collaborazione con Nomas Foundation, e rappresenta sia il luogo fisico in cui le performance hanno luogo, sia un contesto specifico come spazio culturale restituito alla cittadinanza attraverso l’occupazione e l’impegno di una comunità di lavoratori dello spettacolo. A Theatre Cycle vuole essere una riflessione sul dialogo tra vocabolari e linguaggi diversi, un’indagine sul rapporto e sulla condivisione tra campi e ricerche, e la testimonianza di uno scambio autentico tra figure, voci e professioni. Il progetto è stato interamente costruito come una piattaforma partecipata e nasce dalla collaborazione tra Nomas Foundation, gli artisti, e tutto il collettivo del Teatro Valle Occupato.

link: www.nomasfoundation.com

Sein

30.4.13 , ,


Teatri di vetro 24 Aprile 2013 “Sein” musica: K-Conjog, immagini: Francesco Lettieri. K-Conjog e Francesco Lettieri presentano il nuovo live Sein. Il centro di Sein è la storia, la memoria in suoni e immagini che si fondono continuamente senza una linea guida prestabilita. È un flusso di immagini televisive di diverse ere tecnologiche. Spezzoni di documentari, trasmissioni sportive, talk show si svincolano dalla loro banale mediaticità per trasformarsi piuttosto in un ricordo, all’interno del quale riuscire a percepire il sein in tutta la sua interezza, il cosmo.

Alfabeto

30.4.13 , ,


Teatri di vetro 24 Aprile 2013 “Alfabeto” una performance di musica e poesia di: Christiane Hommelsheim e Irene Mattioli, dal poema omonimo di Inger Christensen, traduzione dal danese: Inge Lise Rasmussen Pin e Daniela Curti, adattamento: Irene Mattioli, performance: Christiane Hommelsheim, voce registrata: Daniele Fior. Il poema Alfabeto è una sorta di meravigliosa enciclopedia botanica in cui sono raccolte innumerevoli cose: alcune comuni, altre rare e misteriose. Per comporre Alfabeto l’autrice Inger Christensen usa come schema formale la sequenza di Fibonacci: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13 etc... seguendo la quale il numero di versi di ogni paragrafo si moltiplica progressivamente. L’infittirsi inarrestabile del poema simula la crescita di un organismo vivente ed evoca l’espandersi infinito dell’universo. L’uso dell’ordine alfabetico fa sì che le cose nominate appaiano le une accanto alle altre al di fuori di una logica associativa consueta. Ascoltando il poema ci si trova davanti all’esistenza di una moltitudine di cose, “cose che uno aveva del tutto dimenticato, cose che non conosce nemmeno. All’improvviso uno si sorprende di quante cose realmente esistono”.

Marco Velluti

29.4.13 ,


Teatro Miela 12 Aprile 2013 Marco Velluti una grande passione per la musica, per i grandi maestri della canzone italiana come F.De Andrè, F.De Gregori, F.Guccini, F.Battiato, I.Fossati, E.Bennato, C.Lolli, ed altri grandi autori. Scrive canzoni cercando ispirazione in brani letterari, fatti di cronaca e storie del mondo circostante non trascurando mai lo studio della musica e quello dei grandi autori e la loro poesia.

link: www.marcovelluti.com

Paolo Fusi

29.4.13 ,


Teatro Miela 13 Aprile 2013 Paolo Fusi Il cantante degli Osama Sisters è un menestrello atipico, forse l’ultimo epigone dello stornello di petroliniana memoria ma anche un successore del Teatro Canzone di Giorgio Gaber, per cui il monologo è a volte più importante della melodia che lo accompagna. Un hippye divenuto con gli anni un trasognato e solone Nonno dei Fiori.

link: www.paolo-fusi.it

La salute degli infermi

29.4.13 ,


FORTE FANFULLA 18 - 20 Aprile 2013 rassegna PARABOLE FRA I SANPIETRINI “C’è bisogno” Festival di teatro da Roma in fuori II Edizione Compagnia Barone – Chieli – Ferrari “LA SALUTE DEGLI INFERMI” di e con Emilio Barone, Alessandra Chieli, Massimiliano Ferrari. Una drammaturgia originale che prende spunto da alcuni racconti di Julio Cortàzar. Lo spettacolo è costruito attorno all’idea di silenzio e di immobilità. Le parole non dicono la verità, la verità è nei gesti dei personaggi che sono sulla scena pensata in maniera essenziale e funzionale all’azione degli attori: un tavolo intorno a cui i tre elaborano il piano; un giradischi la cui musica serve a celarne il trambusto; una sedia dinnanzi al letto della mamma; e la porta, ponte tra le due realtà. La scelta di una recitazione asciutta, di sintesi di gesti e parole definisce un lavoro in cui il silenzio e la precisione diventano protagonisti. Buenos Aires, 1976: Alessandro muore mentre è in vacanza. I suoi due fratelli, in pensiero per la salute della madre costretta a letto dalla malattia, decidono di nascondere la verità con una fittizia corrispondenza dal Brasile. Nel loro piano coinvolgono Maria Laura, la fidanzata di Alessandro. Quando la madre muore realtà e finzione si confondono e i tre rimangono intrappolati nella loro macchinazione: credono a tutto, si illudono di tutto, si abituano a tutto.Una porta traccia una linea immaginaria che divide il palcoscenico in due metà: in quella anteriore i due fratelli e Maria Laura preparano la macchinazione; in quella posteriore, la stanza della mamma, dissimulano serenità e mettono in pratica il loro piano.

Strappi

29.4.13


Teatro Tordinona dal 19 al 20 aprile 2013 “STRAPPI” drammaturgia e regia: Carlotta Piraino. Con: Laura Garofoli, Liliana Laera, Carlotta Piraino. Un progetto in gestazione da un po' di anni. E fermo. Troppo complesso, difficile. Difficile dire qualcosa. Poi una soluzione. Non dire nulla. Sono partita da un'intervista, di una ginecologa che fa aborti da 30 anni e va in analisi da 10. Era l'unica cosa che, nella sua contraddittorietà, mi convincesse. "Avrebbe dovuto smettere" le ha detto la sua analista prima di lasciare. Questo conflitto tra difesa del diritto e malessere mi sembrava il cuore del problema, visto che, a eseguire aborti, sono paradossalmente proprio le donne. Va bene, dirai, ma che fai spettacoli su temi, fai spettacoli su storie! Raccontami una storia...L'aborto è come la prostituzione, non ci dovrebbe essere, ma è incancellabile”. Silenzio. Cose da donne. Sole donne in scena. Che giocano a fare gli uomini. Che immaginano come sarebbe se ci fossero “loro”. Ma l'uomo è assente. Inevitabilmente.

Rosamarina folk band

29.4.13 ,


Teatro Miela 13 Aprile 2013 “Rosamarina folk band” La 'rosamarina' è una pianta mediterranea sempreverde molto ramificata che si può trovare, soprattutto di sera, nei sobborghi nascosti di Trieste. Ultimamente l'hanno vista fiorire nelle viuzze appartate e silenziose di San Giacomo.. Maria Cucci (voce, castagnette), Tonia Giordano (voce, castagnette), Fabio Bruzzese (chitarra, mandolino, voce), Pietro Ciranda (percussioni, marranzano), Valentino Pagliei (contrabbasso, voce), Luca Rebuffi (clarinetto, flauto traverso, voce), Nunzio Ruggiero (voce, chitarra, ud), Umberto Santoro (percussioni). Special guests: Laura Comuzzi (violino) Max Jurcev (fisarmonica, voce). Canti e musiche del Sud Italia. Rosamarina Folk Band è un gruppo di musicisti che condivide l’idea della musica come autentica espressione di convivialità: musica per la danza, legata ai rituali di festa e alle occasioni di svago, musica da tavola che ravviva e allieta le serate tra amici. Per questo la rivisitazione dei canti e dei ritmi delle tradizioni popolari diffuse nell’Italia mediterranea è per noi un’occasione di scambio e divertimento, all’insegna della mescolanza gioiosa e della contaminazione tra culture e linguaggi diversi. Otto musicisti, originari e provenienti dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Campania, dal Lazio che trovano, in una città ricca di stimoli e di suggestioni come Trieste, un terreno fertile di condivisione e di incontro.

Memoria zero

27.4.13


TEATRO TORDINONA 15 aprile 2013 “MEMORIA ZERO” in concerto. Pienamente entrati nel 2000, bisognerà forse iniziare a parlare di terza generazione della musica cosiddetta "progressiva". Oramai la ricerca musicale di molti gruppi attuali, è segno evidente della metabolizzazione degli umori sonori degli ultimi trentanni. Le definizioni sono di per se poco esaustive, ma come definire la miscelazione, in proporzioni variabili di canterbury, new wave, R.I.O., jazz, rock e pop melodico?

Galleggio annego galleggio

27.4.13


Teatro Vascello Roma 27-28-29 MARZO 2013 Compagnia Atacama “GALLEGGIO, ANNEGO, GALLEGGIO” Ideazione, coreografia e regia: Patrizia Cavola - Ivan Truol
Con: Valeria Baresi, Anna Basti, Ilaria Bracaglia, Cristina Meloro, Marco Ubaldi
Musiche Originali: Epsilon Indi. Costumi: Medea Labate - Eva Seeber
Luci: Danila Blasi. Un discepolo dice al Maestro:“Sono uno stupido. Galleggio, annego, galleggio, annego, galleggio, annego …. Quando potrò liberarmi da questo doloroso mondo? Galleggiare, annegare, galleggiare …. Com’è difficile vivere!”.
Il Maestro non risponde. Il discepolo lo guarda a lungo, in attesa, e alla fine gli dice:
“Maestro! Non sono forse qui, davanti a lei, a farle una domanda?”.
“Dove sei adesso? Stai galleggiando o annegando?” “Fonte di ispirazione di questa creazione è il libro “Cabaret Mistico” di Alejandro Jodorowsky e la frase di Ludwig Wittgenstein “Il sapere e il riso si confondono” contenuta nel testo. Le brevi storie che le diverse culture e tradizioni filosofiche Sufi, Buddhiste, Alchemiche, Koan, Haiku, Zen, Tibetane ci hanno lasciato e che Jodorowsky riporta in Cabaret Mistico, hanno guidato le improvvisazioni e la ricerca coreografica. Insieme ai danzatori i due coreografi hanno letto, abitato, ingoiato le storie e l’immaginario che evocavano, per poi dare vita ad una materia originale e personale che con naturalezza ha preso le distanze dalla fonte e attraverso un percorso di ricerca ha trovato la sua definizione. L’intenzione è di generare l’immagine a partire da quanto evoca la scrittura e dare forma, corpo, vita alla visione al di fuori delle logiche narrative. Attraverso queste storie spesso è stato possibile confrontarsi e ridere o almeno sorridere dei difetti, delle debolezze, delle contraddizioni dell’essere umano. Il progetto coreografico unisce l’elaborazione di una danza che da vita ad una poesia fisica ad un lavoro di costruzione pittorico e visionario sull’immagine, all’uso della parola e ad un lavoro di interazione con le musiche originali.“Galleggio, Annego, Galleggio è un lavoro corale incarnato da un’umanità strabordante in movimento su una pista immaginaria e sommersa, che in una continua alternanza galleggia annega galleggia…….”

Cuori di donna

27.4.13


Cappa Mazzoniana (stazione Termini), Roma 15 aprile 2013 Il progetto “CUORI DI DONNA” ideato da Janet De Nardis e Gloria Bellicchi, promosso dall’Associazione Culturale “Sursum Corda”, con: Michela Andreozzi, Tosca D’Aquino, Janet De Nardis, Francesca Ceci, Iaia Forte, Chiara Tomarelli, Lidia Vitale e Manuela Morabito. Monologhi originali ideati da: Franco Di Mare (giornalista e conduttore tv); Roberta Calandra (autrice e scrittrice); Gianluca Ansanelli (autore, regista, cabarettista); Anna Mittone (sceneggiatrice di serie televisive e scrittrice); Massimo Russo (autore e regista); Marco Costa (regista cinematografico); Maruska Albertazzi (scrittrice e giornalista) e Maurizio Braucci (sceneggiatore e autore), Antonio Tarallo (autore e regista), Filippo Nanni (autore attore). La regia è di Luca Gaeta. Special Guest musicale è Manuela Zanier. La pièce teatrale è accompagnata dagli interventi live della cantante Francesca Silvi con la band delle Sparklettes, la cantante Emanuela D’alterio e la musicista Nela Lucic. Lo spettacolo punta i riflettori sul valore di essere “donna” oggi, sia riguardo la vita privata che quella pubblica, sull’importanza del proprio ruolo nella società moderna, nella ricerca delle pari opportunità e della dignità personale. Da un gruppo intergenerazionale di attrici, che nel desiderio comune di ritrovarsi e promuovere tali principi, prende vita una pièce teatrale che ha come tema centrale “Il Viaggio”. Al bancone di un ideale bar di una stazione, tra partenze e arrivi di immaginarie locomotive, otto storie di donne, di diversa estrazione sociale, svelano in profondità le molteplici diversità dell’universo femminile: l’amore, la famiglia, la maternità, in un saliscendi di emozioni, tra ironia e profondità di sentimenti, donne del nord e donne del sud, interpretate da otto affermate attrici italiane. Una performance unica, attraverso storie che fanno ridere e piangere. Il progetto “Cuori di Donna” che si avvale del prestigioso patrocinio di Roma Capitale – Presidenza II Commissione Assembleare Permanente – Turismo e Moda e del sostegno morale dell’On. Alessandro Vannini Vice Presidente della Commissione Speciale Roma Capitale, intende essere anche veicolo di promozione per un’importante realtà al femminile di rilevanza nazionale: la Fondazione Risorsa Donna presieduta dalla Dott.ssa Paola Barbieri che promuove e favorisce le donne quale motore virtuoso della società e della famiglia, che si propone inoltre come soggetto per lo sviluppo della cultura del risparmio, della finanza, dell’imprenditoria delle donne, attraverso azioni specifiche nel settore del microcredito e della finanza etica.

Sonemo

27.4.13 ,


Teatro Miela 12 Aprile 2013 Sonemo Dal classico suono Hip hop alla musica elettronica e perfino rock: contaminazione è la parola d’ordine dei Sonemo, quasi a rispecchiare nella loro produzione musicale il metticciaggio che da semore contraddistingue la città di Trieste. Erim, per metà turco per metà triestino, va insieme a Martin alla ricerca di nuovi spazi di esplorazione musicale. Insieme si sono trovati nel 2005 e negli ultimi tempi hanno scelto la loro mission, quella di evolvere il sound dal classico stereotipato hip hop a una forma molto più variegata, contaminata di elettronica, rock e musica black. Oggi la band, che è diventata parte della neonata casa discografica ‘Collective Records’ di Trieste, sta ultimando “Dietro le quinte”, un Ep che farà da collante tra le radici e i progetti futuri del gruppo: una chiave di volta, per non fermarsi e andare oltre.

Paolo Gasparini

27.4.13 , ,


Teatro Miela 11 Aprile 2013 Paolo ed Iris Gasparini Una delle colonne dell’attuale Coro del Teatro Giuseppe Verdi di Trieste Paolo è un artista poliedrico che, nella vita, ha spaziato dalla classica al be-bop (contrabbassista innamorato di Jaco Pastorius), dalla fotografia alla pittura, ed è riuscito, grazie alla sua passione ed al suo equilibrio, a connettere scienza pura con l’arte. Al Festival sale sul palco per parlare della “sua” Asia, ma soprattutto per avvicinarci al sono del sitar e delle sue particolari sonorità.

Pietas

27.4.13 ,


Teatro Miela 13 Aprile 2013 “PIETAS” contro la violenza sulle donne, performance con apparizione della Madonna Luminosa di e con Flora Contoli (progetto LUMINA) Flora Contoli, fotografa e performer ricercatrice introspettiva e artistica con una predilezione per l’universo femminile. Per il suo ultimo progetto, “Lumina”, è artigiana e performer, nella realizzazione di costumi luminosi che vengono indossati per shooting, eventi o sono protagonisti di performance e installazioni, come “PIETAS-contro la violenza sulle donne”.

link: www.florafoto.it

Musiche d'altri luoghi

27.4.13 ,


Teatro Miela 11 Aprile 2013 “Musiche d’altri luoghi” con Irene Brigitte e Giovanni Settimo. Il duo voce e chitarra di Irene Brigitte e Giovanni Settimo nasce, come spesso accade, per affinità. Così ha preso forma un repertorio vario sia per genere che per lingua: il sentimento della saudade si accompagna alla tensione delle melodie greche, i brani classici si integrano con le canzoni popolari dall’America Latina in un continuo scambio vicendevole… e non manca qualche pezzo originale. Un bel gioco, non resta che iniziarlo.

link: http://irenebrigitte.wordpress.com/musica/musichedaltriluoghi/

Nelle mani della ribelle

27.4.13 ,


Teatro Miela 11 Aprile 2013 “Nelle mani della ribelle” reading di Francesca Orelli ed Alisei Apollonio. “Era più che determinata a fargli vedere cos’era capace di fare. Ormai sapeva per esperienza che il mondo della musica era molto maschilista, e che per una donna, al fine di non esserne rigettata fuori, vigevano due regole importanti: la prima, mostrare sempre di essere una tipa in gamba, anche in quei giorni in cui era di pessimo umore per via del ciclo, la seconda, non finire mai a letto con nessuna delle persone con cui lavorava, sia che fossero colleghi di lavoro che musicisti o fans”. L’incontro fra le due scrittrici rende un quadro policromo dell’essere giovane donna fra la Svizzera e l’Italia nei primi anni di questo nuovo secolo di incertezza e di paura del futuro.

Soldatini pieni di piombo

26.4.13 ,


Teatro Miela Trieste, 12 Aprile 2013 “Soldatini pieni di piombo” – Teatrino del Rifo, Manuel Buttus e Giorgio Monte in arte il Teatrino del Rifo sono gli autori e gli interpreti di “Soldatini pieni di piombo”, una pièce costruita come un grottesco talk show televisivo sul tema dello sfruttamento dei bambini nei conflitti armati. “Soldatini pieni di piombo” racconta dei bambini che atrocemente sopravvivono ai loro genitori trucidati nei villaggi attaccati dalle truppe di guerriglia e che vengono reclutati come soldati in erba sui fronti di guerra che di continuo si accendono nell’Africa sud-sahariana.

link: www.teatrinodelrifo.it

Verra la Morte e non avrà occhi

26.4.13 ,


Teatro Miela , Trieste 11 Aprile 2013 “VERRÀ LA MORTE E NON AVRÀ OCCHI” di Adriano Marenco con Paolo Fusi. MORTECIECA. Maledetto cane Cerbero la smetti di pisciarmi sugli ossicini? BECCHINO. Non ce l’hai il cane. M. Ce l’ho. Guarda mi dà la zampa. Solo fa fatica ad obbedire. Povero. È cieco. Sordo. Zoppo. Arfa ogni tanto. E non gli tiene l’uccello. Allora viene da me quando ci ha il bisogno. Sono il suo albero. Ma non me la sento di picchiarlo. Al limite lo minaccio. BECCHINO. Fallo abbaiare. M. ABBAIA! M. Baubau. Arf arf. M. Sentito? Solo che ho i piedi a mollo nel piscio. Cerbero ti faccio le totò se la rifai. BECCHINO. Sarà la tua prostata. Andata. Io non ce li ho questi problemi. Faccio tutto in una sacca. La vuoi toccare? M. Come se avessi accettato. Bravo Cerbero. Bello e buono. Qui. Zampa. Sono fradicio. Pazienza. Bisogna trovare il lato buono. Se fa caldo si asciuga presto. Se fa fresco riscalda.

Max Maber

26.4.13 ,


Teatro Miela Trieste, 12 Aprile 2013 MAXMABER ORKESTAR con: Alberto Guzzi (sax soprano e contralto, voce), Max Jurcev (fisarmonica, voce), Eleonora Lana (voce), Matteo Zecchini (chitarra acustica, elettrica e voce), Fabio Bandera (basso acustico), Luca Carboni (batteria). Maxmaber Orkestar, gruppo italo-jugoslavo, inizia il suo viaggio a Trieste, città che da sempre rappresenta un luogo di scambio e di contaminazione tra genti e culture diverse, punto di congiunzione tra le culture latina, slava e germanica e porta naturale tra Est e Ovest europei. Voci, fisarmonica, sax soprano e contralto, chitarre, batteria e basso acustico, per trascinare gli ascoltatori in un viaggio attraverso la tradizione popolare dell’Europa orientale e del Mediterraneo. Klezmer, musica rom e dei Balcani, vecchie canzoni italiane e un pizzico di jazz si intrecciano in un sound allegro e malinconico allo stesso tempo. Un percorso musicale che confluisce naturalmente nei brani originali, spesso in dialetto triestino. In un mondo dominato dalla musica iterativa e standardizzata del pop rock commerciale, dei 4/4 scanditi con monotonia, Maxmaber Orkestar vi sedurrà con ritmi avvolgenti e inusuali, melodie arcaiche e danze trascinanti.

link: www.maxmaber.org

La Morte

26.4.13 ,


Teatro Miela , Trieste 11 Aprile 2013 “La morte” di Riccardo Gamondi e Giovanni Succi. Il leader della band elettronica Uochi Toki ed il cantante della celebre formazione di kraut rock Bachi di Pietra hanno selezionato alcuni testi sul tema della morte, da Jacopone da Todi a Philip K. Dick, passando per William Shakespeare e Giorgio Gaber, e li hanno quindi ripassati con una ricetta di elettronica sconvolgente. Un’esibizione durante la quale la casa degli Usher, una volta presa vita, ci crolla intorno trascinandoci nel vortice dell’angoscia più totale.

Paradise

26.4.13


Angelo Mai Altrove Occupato, Roma, 17 Aprile 2013 “PARADISE” tratto da” Le Troiane” di Euripide e “ l’Ultimo Diario” di Corrado Alvaro ideazione, regia e coreografia Michela Lucenti, in scena Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Ambra Chiarello, Andrea Coppone, Massimiliano Frascà, Francesco Gabrielli, Raffaele Gangale, Filippo Gessi, Michela Lucenti, Francesca Lombardo, Gianluca Pezzino, Livia Porzio, Emanuela Serra, Chiara Taviani, Teresa Timpano costumi Emanuela Dall’Aglio, tecnicismi Francesco Traverso, produzione Balletto Civile / Scena Nuda con la collaborazione di Fondazione Teatro Due. Abbiamo deciso di centrifugare in modo irriverente le cronache della guerra di Troia. Rimescolando le carte. Un Mahabharata Bollywoodiano dove tutto è già avvenuto. Nel camping di battaglia gli eroi greci imbolsiti tentano il tutto per tutto con una guerra bricolage. Donne bambine di una bellezza amara danzano come falene, e mordono come lupe, ostaggio di un esercito di uomini ingrassati nei loro pantaloni. Le donne partono per il viaggio verso loro stesse, detentrici di forza, il loro midollo tenuto prigioniero esige liberazione. Resta un popolo che ha una sola possibilità di ricominciare: stare lì, rimanere dove nessuno vorrebbe essere, in uno spazio tra la guerra e un nuovo equilibrio. Potrà esserci bellezza in una terra distrutta?Da dove comincia la ricostruzione?I corpi che rimangono sono il futuro. E i nostri corpi maldestri ci fanno morire dal ridere anche nella tragedia. L’archetipo maschile e femminile si confrontano in quest’opera, e i loro corpi diventano mitici tanto da confondersi con il cielo, come se tutto tornasse immenso spazio e natura. Vogliamo cogliere il mistero simbolico che si cela dietro questo lamento, e per noi è qualcosa di estremamente umano e fragile e ridicolo, come le piccole vite che stanno dietro la storia. Il nostro paradiso è il vuoto dove si tenta di ricominciare. L’ultimo accampamento, dove i pensieri e le convinzioni si confondono. Michela Lucenti. La guerra e’ finita. Tutto e’ già avvenuto. Resta un popolo che ha una sola possibilità di ricominciare: stare lì, rimanere dove nessuno vorrebbe essere, in uno spazio tra la guerra e un nuovo equilibrio. Potrà esserci bellezza in una terra distrutta? Che luogo e’ quello che e’ stato un grande regno e che ora non e’ più un campo di battaglia? Da dove comincia la ricostruzione? Da noi. I corpi che rimangono sono il futuro. L’archetipo maschile e femminile si confrontano in quest’opera come non mai, l’uomo si afferma conquistando la terra-donna, su questo concetto si fonda la ricerca antropologica. Noi vogliamo cogliere il mistero simbolico che si cela dietro questo lamento, e vogliamo trovarlo nella bellezza. Il paradiso non è nell’accettazione ma nella bellezza di ricominciare. Una spiaggia di terra rossa l’ultimo accampamento, dove i pensieri le convinzioni si confondono. Raccontiamo il tempo dopo che abbiamo urlato e le nostre parole si perdono ai lati della bocca come delle farfalle. Un semplice fazzoletto di terra, antico come la storia del mondo, che ritorna primitivo dopo le macerie. Donne forti di una bellezza amara danzano come falene, ostaggio di un esercito di uomini-orso più piccoli dei loro cappotti. Dov’è la verità? Le donne partono per il viaggio verso loro stesse, detentrici di forza, il loro midollo tenuto prigioniero esige liberazione. Le leonesse e le loro corse sfrenate, il tempo nella dolcezza del gesto. Raccontiamo il tempo dove occorre tentare di fare la terra come il cielo, per ritrovare l’equilibrio dobbiamo metterci in ascolto della tradizione, piangeremo le parole che arriveranno come un sussurro e cercheremo di capire quello che ci lasciano intendere, solo dopo cominceremo a fremere come a nuova nascita. Il dolore come conoscenza sia per chi lo subisce sia per chi lo provoca, in questa conoscenza ci sarà la chiave per costituire oggi la nostra identità di uomini e di donne. Una poesia che tende al lamento, la transizione dalla parola al canto, al fiato, che si scioglie in azione nel corpo degli attori.

Tre sorelle

26.4.13


TEATRO NUOVO COLOSSEO Dal 16 al 21 aprile 2013 “TRE SORELLE TRE” Vaudeville di Mario Moretti liberamente tratto da “Tre sorelle” di Anton Cechov, con in ordine alfabetico: Alessia Franchin (Irina) Beatrice Gregorini (Mascia) Tiziana Scrocca (Olga). Regia Claudio Boccaccini. Musiche Antonio Di Pofi.
La presente edizione di “Tre sorelle Tre”, al di là di un’analisi del malinteso che non spetta al “teatro teatrante”, si sofferma in particolare su quella che è stata definita la “malinconia cechoviana”, cercando di individuarne una variabile che non perde di vista le “regole” del vaudeville. Ecco dunque la scelta di premere il pedale sulle possibilità offerte da una scrittura ricchissima di spunti musicali, di canzonette popolari, di interiezioni ritmiche, di motivi poetici canori e di filastrocche. Commedia con musiche tutta al femminile ma non priva di intrusioni sui “caratteri” maschili, “Tre sorelle Tre” si fonda sulle storie parallele di tre frustrazioni amorose: quella di Irina, che ha deciso di sposarsi senza nessuna partecipazione affettiva e si vede sollevata dall’obbligo proprio dal non amato rivale del suo non amato bene; quella di Mascia, moglie infelice, che assiste desolata ed impotente alla partenza del suo amante dalla sperduta cittadina russa in cui risiede con le sorelle; infine quella di Olga, professoressa di ginnasio oppressa da una perenne emicrania e amata senza speranza dal cognato “cocu”. Cechov osserva queste delusioni amorose con divertito distacco, ed è su questo schema, fondato sulle reiterazioni paradossali e sulle trasformazioni umoristiche della materia drammatica del testo, che si vuole liberamente e senza il timore di scivolate parodistiche fermare l’attenzione. D’altra parte, quando ci si imbatte in Cechov, è difficile sfuggire alla logica del paradosso, come suggeriva Leonid Andreev: “ Ho letto “Tre sorelle”…Risultato incredibile: pianti, tristezze, e invece che straordinaria allegria e voglia di vivere ispira, questo testo! ”Mario Moretti Racconta Stanislavskij che alla fine della prima lettura delle tre sorelle gli attori piangevano ed esclamavano “che dramma, che tragedia” a tali parole Cechov si rabbuiò si rattristò e uscì dal teatro, aveva scritto un vaudeville e gli attori lo prendevano per dramma. Di aneddoti simili è cosparso il cammino teatrale di Cechov e non so se colpisca di più la sua insistenza nell’annunciare nuovi lavori comici (“sto finendo una specie di farsa” annunciava al mondo mentre stava ultimando “Il giardino dei ciliegi”) o la sua inflessibile scomunica agli allestimenti troppo drammatici dei suoi testi. E’ chiaro che il grande autore russo vedeva nelle pieghe della sua scrittura squarci di divertimento e comicità. Per questo l’idea drammaturgica di Mario Moretti di titolare all’interno delle “Tre Sorelle” un percorso che ne esaltasse l’aspetto comico mi è sembrata un’occasione per restituire al grande autore russo quel connotato originale di divertimento e leggerezza insito nei suoi testi. “Tre sorelle Tre” è sostanzialmente la storia delle tre sorelle cechoviane, qui però tutto è evocato, alluso ed animato da loro stesse come un grande gioco di teatro nel teatro. Le musiche di Antonio Di Pofi suggeriscono di volta in volta canzoni e balletti, sollecitano il racconto verso un’ulteriore leggerezza. Le “Tre sorelle tre” non andranno mai a Mosca e in questo desiderio vano sfioriranno la loro bellezza e la loro gioventù ma l’amarezza di un destino amaro verrà alleviata dalla comicità e dal divertimento. Claudio Boccaccini

Una lontana fedeltà

26.4.13 ,


Teatro Due Roma dal 15 al 28 aprile 2013 “UNA LONTANA FEDELTA’” di Paolo Fallai, regia Alessandro Berdini con: Edoardo Siravo (Nemo), Giulia Andò (Lulu), Giulia Innocenti (Lei, Ellida), Alexandra Mogos (Salomè), Claudia Salvatore (Cassandra, Cameriera) Rossana Colace (voce) e Lucio Perotti (pianoforte). Un gioco teatrale per raccontare in musica il lungo malinconico sogno di un uomo che ricorda gli amori della sua vita attraverso le eroine della letteratura: da Ellida a Salomè, da Lulu a Cassandra, protagoniste di un mondo lontano che ritornano come visioni oniriche, apparizioni, tormenti, immagini di seduzione e sensualità, ad animare l’interno di un locale dove molti anni fa si suonava musica jazz.

Trieste: La verità proibita

24.4.13 ,


Teatro Miela Trieste, 12 Aprile 2013 “TRIESTE: LA VERITÀ PROIBITA” – Maurizio Zacchigna. Nel 2001 “Il Manifesto” pubblicò il risultato di anni di fatiche e ricerche di colui che è forse il più importante uomo di teatro della Trieste contemporanea – sotto il titolo di “L’eredità dell’ostetrica”. Due ore di dolore fuso e di sconcerto di fronte alla presa di coscienza di un intellettuale che, raggiunta la maturità, scopre che tutto ciò che gli avevano insegnato sul suo “essere triestino” fosse null’altro che una mistificazione voluta dal nazionalismo politico dell’Italia populista della destra storica, ma poi anche dei democristiani e via via di tutti. La genesi di tragedie terribili come quella delle foibe non viene spiegata, il mondo viene diviso in buoni e cattivi, i giuliani identificati come una genìa isolata e circondata. La verità della nascita di una grande città portuale e poli-culturale, nella quale l’italiano si afferma come lingua franca dei commerci e non come grido di liberazione, viene annientata dalle favole della politica e della cultura ufficiale. Ma non serve a nulla. La tragedia dell’essere intimamente contraddittorio e sofferente è un’eredità che ogni giuliano riceve alla nascita dalle mani di un’ostetrica dell’anima, invisibile, potentissima. La politica e la cultura ufficiale triestina hanno soffocato per un decennio questo capolavoro di Zacchigna, impedendo che venisse rappresentato, sperando che venisse dimenticato. E invece quest’opera, dodici anni dopo, è più scottante e viva che mai. Trieste resta Trieste, e Maurizio Zacchigna, dal palco del Miela, ce la riporta in un frammento di dolore, amore mal corrisposto, necessità di sapere e capire la verità per poi forse, finalmente, trovare una pace che da Saba ad Endrigo nessuno triestino sembra avere avuto il diritto a trovare.

Labor

24.4.13 ,


Teatro Miela Trieste, 12 Aprile 2013 “Labor” – MattatoioScenico. Ideazione e interpretazione Giulio Morgan e Giorgio Pacorig, testi Vocabolario Zanichelli, Louis Ferdinand Celine, Simone Weil, Karl Marx, voce Giulio Morgan, musiche Giorgio Pacorig consulenza artistica Rodolfo De Gasperi, consulenza tecnica Enrico Giletti, produzione Omissis Festival dello spettacolo contemporaneo, mattatoio scenico, co-produzione Gruppo Area di Ricerca Dobia.lab. Un attore e la sua voce.Un musicista e il suo piano fender rhodes.Un argomento sulla bocca di tutti: il lavoro.Il lavoro che nobilita l’uomo. Quello che non c’è. Quello precario. Quello fino a 68 anni. Il lavoro che unisce. Quello che abbruttisce. Quello che rende liberi. Quello che ammazza. Quello nero, quello bianco, quello rosso. Il lavoro come fatica e unione, gioia e violenza.Dedicata all’attualissimo tema del lavoro, la performance si presenta come un esperimento di rinnovamento del genere del teatro sociale, attraverso la destrutturazione della drammaturgia, costruita non per spiegare né per indignare: solo un insieme apparentemente disordinato di testi, ispirati da letture classiche, per riflettere insieme sul fatto che, forse, il presente non è tanto diverso da ieri.

link: www.mattatoioscenico.com

Makako Jump

24.4.13 ,


Teatro Miela Trieste, 13 Aprile 2013 MAKAKO JUMP. I makako Jump sono: Dr.D (voce), Mr. Happy (voce), Luca Scheriani (chitarra), Andrea D (chitarra), Fede (basso), Igor (tastiere), Dj Bombo (batteria eprogramming), Tadiman (percussioni e voce). “Salta Macaco” è il ritornello in levare che li contraddistingue.Il nucleo originale si è formato nel 2002: Fulvio (batteria), Fede (basso) e Luca (chitarra). Eravamo già amici da tempo e ci si trovava in sala prove facendo improvvisazioni di tutti i tipi, per studio collettivo e divertimento. Poi, da un giorno all’altro, abbiamo deciso di fare una data e abbiamo cercato un cantante e un tastierista per completare la formazione, così sono arrivati Lor e Igor. Da un concerto in un anonimo baretto-baracca su un canale navigabile della zona industriale di Muggia (TS) è nato tutto. Per anni abbiamo suonato cover di ogni genere in tutti locali possibili della nostra regione e dal 2004 abbiamo iniziato a comporre i primi brani prodotti dal nostro “talent scout” Edi Meola, registrando il primo EP omonimo. Negli anni successivi abbiamo fatto centinaia di date calcando palchi e locali in tutta Europa e incidendo due Full Lenght: MI QUESO ES TU QUESO, 2006 e LASCIATE LA MANCIA AL PORTAPIZZE, 2008.

link: www.makakojump.com

Riccardo Morpurgo & Panoramix Trio

24.4.13 ,


Teatro Miela , Trieste 13 Aprile 2013 “Riccardo Morpurgo & Panoramix Trio” con: Paolo Bernetti: tromba, Riccardo Morpurgo: piano, Alessandro Mansutti: batteria. Delle cellule in movimento creano un ritmo il cui suono definisce uno spazio. Con questo spirito il trio si forma e si deforma in una dimensione in bilico tra scrittura e improvvisazione. La ricerca di un equilibrio timbrico spazio temporale attraverso il jazz, riti sciamanici e future connessioni pop intergalattiche ci conduce come una pozione magica ad una visione primitiva della musica.

La bela vita

24.4.13 ,


Teatro Miela, Trieste 13 Aprile 2013 “LA BELA VITA” di Pino Roveredo allestimento a cura dell'autore per il Gruppo teatrale 'La Barcaccia' e la regia di Riccardo Fortuna. "La bela vita" di Pino Roveredo (vincitore del Premio Campiello nel 2005 per il libro di racconti "Mandami a dire") descrive gli avvenimenti quotidiani e i sentimenti che si provano in una prigione: un'esperienza realmente vissuta dall'autore, in gioventù come detenuto, e poi come operatore sociale nelle carceri. Il testo è una sorta di "diario collettivo" di vari carcerati. In una cella i detenuti parlano della loro pena, di ricordi, sentimenti ed affetti lontani. La vita che scorre lentamente, tra incontri con i famigliari in parlatorio, battute ironiche e momenti drammatici. E sopra i detenuti (in una scena simbolicamente divisa da un soppalco) una Coscienza che li giudica, con disprezzo. Ma talvolta può capitare che i ruoli si rovescino, e chi prima giudicava si veda giudicato, e chi prima appariva innocente diventi colpevole... Pino Roveredo, dopo delle esperienze di vita disordinata, ha fatto per anni l'operaio. Oggi è operatore sociale a sostegno delle categorie disagiate, scrittore e giornalista. Ha esordito come scrittore nel 1996, raccogliendo in breve vari riconoscimenti e premi, fino al Campiello 2005.

Assedio

22.4.13 ,


Teatro Miela Trieste, 13 Aprile 2013 “Assedio” Di Barbara Bregant, con Serena Di Blasio e Monica Mosolo, produzione Academia de Gli Sventati, disegno luci Davide Guarnieri costumi FG Teatro, consulenza bibliografica Marco Vertovec. Regia di Nicoletta Oscuro. Il 9 luglio 2008, una donna di 35 anni, Vittoria, parte con il marito per accompagnarlo in un viaggio di lavoro, una breve vacanza. Vittoria è una persona curiosa, desiderosa di conoscere posti nuovi, persone diverse. La destinazione è Sarajevo, città tristemente famosa, di cui qualche anno prima ha tanto sentito parlare. In un fine settimana di riposo, il marito le propone una gita in un noto santuario mariano dell’Erzegovina: Medjugorje. Vittoria accetta. Alla fine della gita, di ritorno dal santuario, durante una fermata del pullman in un’area di sosta, Vittoria si distrae. Il pullman riparte senza di lei. Non riesce a crederci: è rimasta da sola, nel bel mezzo del niente, di sera, con il cellulare che non “prende”. Panico! Comprensibile! Vittoria si guarda intorno, sceglie una direzione, s’incammina, si perde, un incontro inatteso. Con questo progetto l’Academia de Gli Sventati riunisce una drammaturga, una regista e due attrici: quattro giovani artiste che da anni portano avanti sul territorio come in ambito nazionale e internazionale un’idea di teatro basata sulla comunicazione con il pubblico, sullo svisceramento di grandi temi che la società si trova a dover affrontare.

link: www.teatrodelinutile.com

Lanciaspezzata

22.4.13 ,


Teatro Miela Trieste, 12 Aprile 2013 “LANCIASPEZZATA” con: Oretta Orengo – oboe e corno inglese, Teresa Spagnuolo – clarinetto, Cristina Majnero – clarinetto basso. Tre musiciste, tre percorsi differenti, si ritrovano in un trio che naviga musicalmente attraverso le varie esperienze da cui ciascuna proviene. Si passa così dal jazz alla musica classica, dal klezmer alla musica balcanica fino ad arrivare al nuevo tango argentino ed alla musica contemporanea. Leggere e improvvisare… un pizzico di follia sostenuta da brani originali delle stesse componenti del gruppo e dall’ indispensabile apporto musicale di compositori come Luciano Francisci, Roberto Stanco, Fabio Borgazzi ed altri che hanno scritto brani appositamente per questo trio che si è prodotto in vari locali e festival a Roma, in lazio ed in umbria. Sulla scena romana da anni, le tre musiciste vantano individualmente le più diverse esperienze musicali e collaborazioni con importanti nomi della scena jazzistica italiana, di musica classica e popolare, nonché partecipazioni a trasmissioni radiofoniche, televisive ed a spettacoli teatrali con musica dal vivo.

Morirsi sì giovane e in andropausa

22.4.13 ,


Teatro Miela Trieste 12 Aprile 2013 “MORIR SÌ GIOVANE E IN ANDROPAUSA” – Scena Verticale. ATTO UNICO IN 7 QUADRI E CANZONI di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi con Dario De Luca e con Omissis Mini Órchestra: Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni), canzoni e musica Giuseppe Vincenzi, arrangiamenti De Franco, Oliveto, Chiaia, Gallo, Montebello, costumi, oggetti di scena e assistenza Rita Zangari, suono Andrea Dodaro, luci Gennaro Dolce, organizzazione Settimio Pisano, regia Dario De Luca, produzione Scena Verticale. Secondo il vocabolario italiano Treccani, giovane è colui “che è nell’età giovane che non ha ancora l’età per.. contrapposto a vecchio(anagraficamente)”. Per la società italiana, giovane ha due accezioni differenti: un uomo non appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non si è seduto su alcuna sedia. Un uomo appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non molla la sedia. Per questo motivo oggi nel nostro Paese c’è un’intera generazione di giovani che muore. E muore soffocata da una Società, da una Politica, da uno Stato killer che non piange questi giovani, né se ne sente minimamente responsabile. Alla fine della “Traviata”, la giovane Violetta, consumata dalla tisi e in procinto di morire, con l’ultimo fiato che le resta nel petto, riesce a mormorare “Gran Dio, morir sì giovane, io che penato ho tanto!”. Pochi semplici e brevi versi, immortalati dalle note del grande Verdi, che trasmettono tutta la sofferenza, lo sconforto e la disperazione di una giovane che muore nel fiore degli anni. E come Violetta, oggi è questa generazione che muore. Un progetto con canzoni dalle liriche semplici e con monologhi dal linguaggio chiaro per una sintesi poetica che sia efficace, diretta, in qualche modo quotidiana. Lo scopo? Portare in scena la voce di una collettività, evidenziare bisogni e desideri di una generazione, quella dei trenta- quarantenni, lasciati in mutande da una società gerontocratica e senza futuro. Con la musica, le parole e una sana ironia.
link: www.scenaverticale.it

Paul Klee Quartett

21.4.13 ,


Teatro Miela 11 Aprile 2013 Trieste RIParte - eventi dal vivo
Paul Klee Quartett
ARCHITETTURE MUSICALI L’Arte della Fuga e i Quartetti di Philip Glass con: Alessandro Fagiuoli, Stefano Antonello, Andrea Amendola, Luca Paccagnella. Fino a qualche tempo fa l’accostamento Bach-Glass sarebbe potuto sembrare irriverente o provocatorio, soprattutto per come i lavori del compositore americano venivano accolti in ambienti accademici; è dunque curioso scoprire come anche l’opera di Bach, messa da parte e dimenticata per oltre un secolo, avesse subito un trattamento simile… L’intima e profonda ricerca che animava Bach nella stesura (mai terminata) del suo ultimo capolavoro assume una connotazione metafisica supportata dall’assenza di destinazione strumentale, particolare che tende ad esaltare il carattere universale (ed extra-temporale) del linguaggio musicale. La grande tradizione contrappuntistica cui Bach attinge risulta sopraffatta dalla sublime realizzazione dell’Arte della Fuga in cui la maturità e genialità del compositore fanno dimenticare l’aspetto accademico di un modello formale largamente sfruttato come la fuga. Philip Glass trova, nella raffinata dimensione sonora del quartetto d’archi, uno spazio di intima riflessione in cui il nitore della scrittura sviluppa magnificamente le iterative architetture del linguaggio minimalista. E se arduo risulta collocare Bach all’interno di una corrente o modello estetico, risulta altrettanto riduttiva per Glass la definizione di compositore minimalista che pure è al fondamento della sua estetica. C’è infine un atteggiamento spirituale che accomuna i due autori: trasparenza e logica del linguaggio bachiano ne determinano una sorta di assolutezza ben in sintonia con la dottrina luterana, mentre ripetitività e micro variazione ci riconducono a meditazione e trascendenza, base delle dottrine orientali, che rappresentano un momento importante anche dal punto di vista artistico per Philip Glass.

link: www.quartettopaulklee.it

Silence for Rwanda

21.4.13 ,


Teatro Miela 11 Aprile 2013 Trieste RIParte - eventi dal vivo
“Silence for Rwanda” – Niccolo’ Rinaldi
In forma di performance teatrale per voce recitante, soprano, strumenti e riedo, Silence for Rwanda é un percorso per brevi tappe dentro l’ultimo genocidio del XX secolo: 800.000 persone uccise una ad una, senza colpo di artiglieria o una bomba d’aereo, a colpi di machete e sotto gli occhi di un mondo impassibile. I retroscena di quanto accaduto a New York e le voci dei sopravvissuti, le responsabilità europee e della Chiesa e l’oblio dei media, un intero popolo che si divide in aguzzini e vittime, la lunga e incerta rinascita del Paese scandiscono il ritmo di una tragedia che rappresenta l’antro nero del Novecento, di cui poco si sa e si vuole sapere, e da cui ancora meno si é imparato per trarre le dovute lezioni. Tratto da un lungo capitolo del libro “L’invenzione dell’Africa” di Niccoló Rinaldi e basato su una partitura musicale e opera video di Claudio Boncompagni, Silence for Rwanda é stato realizzato per la commemorazione da parte dell’Unione europea in occasione dei 10 anni del genocidio rwandese nel 2004, con una grande installazione sonora e visiva a Strasburgo e poi a Firenze.

link: www.niccolorinaldi.it

Canto e ci ragiono

21.4.13 ,


Teatro Miela 11 Aprile 2013 Trieste RIParte - eventi dal vivo “Canto e ci ragiono” con Oretta Orengo e Piero Brega. Forti del nostro passato, con pazienza ed ironia, ci soffermiamo a considerare il nostro presente musicale con questo "CANTO E CI RAGIONO" - un "qui e ora" musicale. Rendiamo conviviale questo inventario, che sia il propulsore di un prossimo scatto in avanti.

Teatri di Vetro

21.4.13 ,


Teatri di Vetro
Festival dal 21 al 30 Aprile 2013 Palladium e Centrale Preneste

Guarda Video

link:  teatridivetro.it/

Recensione e approfondimenti della Rassegna su TeatroeCritica

Amianto senza confini

20.4.13 ,


Teatro Miela 11 Aprile 2013 Trieste RIParte - eventi dal vivo “Amianto senza confini” – Teatro Bandus. Uno spettacolo di Sabrina Morena con Giustina Testa. Una produzione TeatroBandus in collaborazione con EARA onlus. E’ uno spettacolo agile con una giovane attrice che viene proposto sia nei teatri che nelle scuole, sedi di associazioni, luoghi all’aperto, convegni. Il testo racconta a grandi linee la storia della produzione dell’amianto in Europa e in Italia, gli effetti letali sui lavoratori delle cave, delle fabbriche, dei cantieri e sulle popolazioni che vivono nelle zone limitrofe a suddetti impianti, come Casale Monferrato. Racconta un pezzo di storia dell’Italia contemporanea dagli anni’60 ai nostri giorni, fino al processo di Torino del 2012, attraverso le alterne vicende della produzione dell’amianto nel paese, alle lotte per la sicurezza sul lavoro e le battaglie per impedirne la produzione e l’utilizzo. Alterna la narrazione dei passaggi storici e scientifici alle testimonianze dei protagonisti di questa vicenda corale che comprende le mogli degli operai, i lavoratori portuali, gli operai, i medici e i giornalisti. Mette in evidenza la cecità e l’omertà delle autorità di fronte ai dati negativi provenienti dalle analisi sull’ asbesto. Esalta le battaglie per la salute e per l’informazione che sono state fatte e annuncia quelle che sono ancora da farsi. Il racconto si focalizza in particolare sulle vicende del Friuli Venezia Giulia con qualche cenno ai territori e alle situazioni di cui si occupano le associazioni aderenti all’ Eara – European Asbest Risk Association, le quali hanno sede in Friuli Venezia Giulia, Slovenia, Croazia. Il problema dell’amianto e delle malattie ad esso correlate è infatti una questione internazionale. L’ambiente non ha confini, va salvaguardato da tutti coloro che lo abitano, vicini e lontani. La malattia e la sofferenza non sono patrimonio di una popolazione piuttosto che di un’altra; le esperienze vanno condivise perché le vittorie degli uni possano diventare anche le conquiste degli altri.

link: www.spaesati.org
link: www.teatrobandus.com
link: www.earaonline.eu

Intervista Radio 3

16.4.13


Teatro Palladium 6 Aprile 2013 “INTERVISTA RADIO 3” a Daria Deflorian e Antonio Tagliarini in occasione dello spettacolo “REALITY” gli autori vengono intervistati riguardo al loro lavoro e le loro opere.

IL CERCHIO DI GESSO – M. UNA COSA NOSTRA

16.4.13 ,


FORTE FANFULLA 4 - 6 Aprile 2013 Rassegna PARABOLE FRA I SANPIETRINI  “C’è bisogno” Festival di teatro da Roma in fuori  II Edizione “IL CERCHIO DI GESSO – M. UNA COSA NOSTRA” drammaturgia e regia Girolamo Lucania con Elisa Ariano, Jacopo Crovella, Vincenzo Di Federico, Mara Scagli, scena Giulia Cicerale, luci Pietro Striano. Parabole fra i Sanpietrini giunge a metà della sua programmazione, quest’anno più che mai ricca, presentando per il sesto appuntamento una compagnia proveniente da Torino Il Cerchio di Gesso che allestiranno, nello spazio del Forte Fanfulla, lo spettacolo M. Una cosa nostra. Uno spettacolo teatrale liberamente tratto dal romanzo “Mi chiamo Maurizio – sono un bravo ragazzo – ho ucciso 80 persone”. Il romanzo racconta la vita di un pentito mafioso, dagli esordi da killer per la famiglia mafiosa, all'arresto e al conseguente pentimento. M. Avola è un pentito, attraverso le sue deposizioni, racconta il periodo post stragista degli anni '90 e di conseguenza le nuove strategie avviate da Cosa Nostra a partire da quegli anni. Maurizio Avola è uno che ha voltato le spalle all'organizzazione, che ha avuto il coraggio di dire la verità, ma è soprattutto un uomo. Infatti lo spettacolo punta a mettere in risalto l'umanità di quest’uomo.  La pièce racconterà, dalle sue stesse parole, come sia possibile che un uomo, nato e intessuto in una particolare società come quella siciliana, possa ambire a essere un picciotto e come, allo stesso tempo, possa amare ed essere amato e fare dei figli. Uno spettacolo che affronta l’aspetto umano di questo pentito e, in secondo luogo, l’aspetto relativo alle sue deposizioni. Le denunce di Avola, il racconto delle strategie di cosa nostra, delle faide interne fra clan, il rapporto con la politica, i metodi pensati dall'organizzazione mafiosa per combattere i “traditori”. Come spiega lo stesso regista per raccontare una storia sulla mafia che allo stesso tempo descriva la vita di un uomo e la storia contemporanea del nostro paese, bisogna ragionare sulla parola Giudizio. Partiamo dal presupposto della necessità. Raccontare questa storia è necessario perché parla di noi, perché oggi il problema della mafia è radicato nella nostra cultura e nei poteri forti, perché il cittadino non va educato bensì responsabilizzato: va messo a confronto con se stesso, la propria storia e le proprie quotidiane scelte. Dunque dobbiamo responsabilizzare e coinvolgere. In secondo luogo, per poter responsabilizzare dobbiamo giudicare. Ma senza farci prendere dall'ansia. Dobbiamo innanzitutto comprendere. Capire che, come dice Kertesz in Essere senza destino: non esiste assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza. Per fare tutto questo è necessario il giusto distacco. Una buona dose di ironia. La creazione di un'empatia col pubblico, un appagamento spettacolare, visivo e intrattenitivo.

Reality

16.4.13



Teatro Palladium 6 Aprile 2013 “REALITY” ideazione e performance Daria Deflorian e Antonio Tagliarini a partire dal reportage di Mariusz Szczygieł REALITY. traduzione di Marzena Borejczuk, Nottetempo 2011, disegno luci Gianni Staropoli, consulenza per la lingua polacca Stefano Deflorian, Marzena Borejczuk e Agnieszka Kurzeya, collaborazione al progetto Marzena Borejczuk. Dopo Rzeczy/cose, con Reality Daria Deflorian e Antonio Tagliarini proseguono la propria indagine sulla percezione della realtà, realizzando uno spettacolo simmetrico, speculare e allo stesso tempo indipendente dall’installazione/performance. Se in Rewind i due artisti costruivano il proprio spettacolo a partire dalla visione del celebre Cafe Müller di Pina Bausch, utilizzando il teatro come luogo nel quale si confondono individualità ed immaginario collettivo; se il successivo From A To D And Back Again prendeva in prestito “la filosofia di Andy Warhol” per indagare una realtà (di personalità e desideri) prodotta in serie come delle scatole di Brillo Box; Reality sposta l’attenzione dal piano della riflessione teorica ed artistica a quello della quotidianità. Punto di partenza di quest’ultimo capitolo sono infatti i quaderni di Janina Turek, donna polacca che per oltre cinquant’anni ha annotato minuziosamente i dati oggettuali della sua esistenza, azioni banali e mai commentate abbandonate ad un mero ordine numerico: elenchi di telefonate ricevute ed effettuate, di incontri casuali, di saluti occasionali; il numero di appuntamenti fissati, dei regali donati o ricevuti, dei programmi televisivi visti durante il giorno. 748 quaderni ritrovati alla sua morte e improvvisamente rinvenuti come tracce di un’esistenza non eroica e destinata all’oblio. Deflorian e Tagliarini ci trascinano nella banalità di una vita comune e, forse, priva di pretese. Janina Turek non ha scopi artistici, scrive per se stessa e per nessuno, eppure le sue pagine sono qualcosa in più di un racconto. Come 748 quaderni possono aprire le porte sulla verità di un’esistenza? In questo Reality senza show il teatro diviene spazio per il dialogo, luogo di confine in cui la realtà si fonde definitivamente con la sua stessa rappresentazione e l’intimità di ognuno (di Antonio, Daria e di ogni singolo spettatore) nelle sue invisibili sfumature, nelle sue piccole cose, si dissolve nelle maglie della Storia.

S O L E

16.4.13 ,



Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto rassegna CENTOGIORNI/CENTOPASSI venerdi 12 aprile- ore 2013 “S O L E” di e con Valentina Capone liberamente tratto da Le Troiane e da Ecuba di Euripide regia, ideazione spazio scenico, costumi Valentina Capone assistenti alla regia Rascia Darwish, Alessandro Rinaldi, maschere Stefano Perocco Di Meduna, tecnica Ciro di Matteo, foto di scena Irene De Caprio, Alessandro Rinaldi. Sole è nato nel 2002, dedicato a Leo de Berardinis. La vicenda de Le Troiane è nota: sullo sfondo di Troia in fiamme, le prigioniere di guerra sono alla mercè dei Greci, vincitori con l’inganno del cavallo di legno. La partenza delle navi si affretta, mentre, in un incendio totale, la città di Troia rovina, con sinistri fragori. Nell’aria i lamenti delle donne di Ilio, sole. Arrivano, poi vengono portate via, come dal vento, e lasciano una realtà non definibile, nella quale ciò che chiamiamo Destino o Dio o Legge di Natura, può trasformare tutto nel suo opposto; chi era libero e potente adesso è schiavo, chi rideva, piange. Voi che sembrate ora felici. La realtà ed il suo contrario nel simbolo del Sole, che illumina e dà la vita e che, allo stesso tempo, quella stessa vita essicca. I testi di riferimento di Sole sono principalmente Ecuba e Le Troiane. La tecnica compositiva utilizzata consiste in una successione di momenti, senza un nodo tragico e accentratore dell’azione: l’unità va ricercata nel clima sentimentale e tonale. In questa struttura, durante il processo creativo si sono inseriti suoni, parole e frammenti altri. Tra questi, la “piccola” storia di Etora, un personaggio di pura fantasia che commenta l’azione e le apparizioni sulla scena dal suo punto di vista e che spezza parzialmente il ritmo tragico e suggerisce un’altra dimensione in cui vivere il dramma, anche se, inevitabilmente, viene via via assorbita dall’insensatezza della guerra e dall’immobilità dell’attesa, che tutto rende minaccioso e tutti paralizza. In Sole non ci sono distinzioni nette tra Bene e Male, non ci sono categorie assolute, assolute certezze. In Sole, semplicemente, ci sono frammenti di poesia e di lacrime che si chiamano tra loro, che allargano la dimensione della Storia per giungere alla storia microscopica ed enorme che faticosamente tutti sopportiamo dentro, più o meno consapevolmente, e che nonostante tutto, non vogliamo dimenticare perché è proprio “la nostra”. Sole è uno spettacolo visionario, in cui le musiche e le luci non sono mai di accompagnamento ma diventano esse stesse sensazione. . La scenografia è essenziale - tre sedie ed uno scudo sospeso (il sole?) proprio perché lo spazio sia tutti i luoghi e nessuno: le rovine della città, un cimitero o forse, semplicemente, il luogo in cui ci si veste e ci si spoglia per dar vita alle singole figure ed alle maschere.”

Mammema

15.4.13


Teatro Tordinona 9-11 Aprile 2013 “Mammema” di Eduardo Ricciardelli con Eduardo Ricciardelli e Irma Ciaramella. Una madre è la radice di ogni vita umana e come tale ha e subisce il peso delle proprie responsabilità. E’ questo il punto di partenza di “Mammema”, lo spettacolo riflette il rapporto tra madre e figlio attraverso due personaggi che abitano in uno spazio comune e in continua trasformazione simbolica. Cinque scene o micro atti, scanditi dai continui cambi d’abito e di situazione che lasciano allo spettatore la possibilità di leggere oltre gli stereotipi e oltre le convenzioni. Lo scenario della vicenda è tradotto in una messa in scena essenziale, fatta di elementi che evocano i dettagli di un interno contemporaneo e riportano al bisogno di sentirsi ancorati ai desideri forti dell’adolescenza.

Momenti di trascurabile felicità

15.4.13


Teatro Biblioteca Quarticciolo 6 Aprile 2013 “Momenti di trascurabile felicità” di Francesco Piccolo, regia Valerio Aprea con Valerio Aprea disegno luci Luca Barbati produzione Associazione Città Teatro. Possono esistere felicità trascurabili? E allora come chiamare quei piaceri intensi e volatili che punteggiano le nostre giornate, accendendone i minuti come fiammiferi nel buio? Valerio Aprea porta in scena la versione teatrale del clamoroso successo letterario di Francesco Piccolo, e del suo perfido, irresistibile catalogo dell'allegria di vivere. Attraverso una regia essenziale, imperniata su un'alternanza di monologhi e immagini video, senza un'apparente consequenzialità narrativa, lo spettacolo tenta dunque di ricomporre, mattone dopo mattone, questa specie di piccola, grande, esilarante, mappatura della gioia. Tra decisioni liberatorie, ripensamenti dell'ultimo momento, osservazioni segrete degli altrui comportamenti, considerazioni sui tanti minuscoli gesti di rassicurante inutilità o di inconfessabile egoismo che costellano il nostro universo giornaliero di ricerca della felicità. Trascurabile. Ma non troppo.

Revolution

11.4.13


Brindisi, novembre 2012 "REVOLUTION" scritto da Massimiliano Poddi e diretto e interpretato da Sara Bevilacqua, con Daniele Guarini (voce) e Daniele Bove (pianoforte). Lo sfondo è la città di Brindisi negli Anni '60 tra eco di grandi cambiamenti epocali, scoperte scientifiche, sogni e progetti a suon di musica. Una ragazza è lì, in quella provincia lontana di un Sud italiano che sembra non poter cambiare mai, sogna anche lei di volare nello spazio, ascolta i Beatles, si appassiona, aspetta che gli Anni '60 arrivino e immagina.

Rzeczy / Cose

11.4.13


Opificio Telecom Italia, Roma 3|4|5 aprile 2013 “RZECZY/COSE” ideazione e performance Daria Deflorian e Antonio Tagliarini a partire dal reportage di Mariusz Szczygieł REALITY, traduzione di Marzena Borejczuk, Nottetempo 2011, disegno luci Gianni Staropoli, collaborazione Fernanda Pessolano, organizzazione e comunicazione Filipe Viegas in collaborazione con la casa editrice Nottetempo ringraziamenti Marzena Borejczuk una produzione Planet3/Dreamachine, ZTL-Pro, Festival Inequilibrio/Armunia con il contributo di Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali in collaborazione con Fondazione Romaeuropa / Palladium e Teatro di Roma debutto: Short Theatre, Teatro India, Roma Settembre 2011 Danae Festival, LachesiLab, Milano, Aprile 2012. Janina Turek, casalinga di Cracovia, aveva scelto come oggetto delle sue osservazioni proprio ciò che è quotidiano, quelle centinaia di piccole azioni che accompagnano il nostro fare. Nessun commento. Nessuna emozione. Solo l’osservazione e una minuziosa elencazione. Gli oggetti, il cibo, gli indumenti, le piccole cose di tutti i giorni sono il centro della nostra riflessione per questa installazione/performance inspirata e dedicata a Janina Turek. Le tante cose che in maniera più o meno disordinata affollano le nostre case – che siano utilizzate ogni giorno o dimenticate - sono sempre e comunque gli dei e gli spiriti del nostro quotidiano.

'77 La rivoluzione è finita, abbiamo vinto

11.4.13


Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica

Teatro Tordinona 4 Aprile 2013 “'77 LA RIVOLUZIONE È FINITA. ABBIAMO VINTO” di Francesca Pirani con la collaborazione di Francesca Angeli, attori: Ugo Benni, Elvira Berarducci, Bernardo Casertano, Michele di Vito, Sebastiano Gavasso, Irene Maiorino, Francesca P. Pastanella, Adriano Saleri, F. Veleriano Solfiti. Costumi: Francesca Micheletti. Scene: Mirco Murgia. Regia: Francesca Pirani, Eugenia Scotti. Lo spettacolo nasce per raccontare un movimento giovanile che genera l'idea o forse l'illusione di una rivoluzione in atto, che non riesce a svilupparsi: all'euforia subentra la rabbia e con essa la disperazione, per un fallimento inevitabile. La rivolta nasce e muore nell'arco di pochi mesi, stroncata da un killer invisibile, virus mutante nascosto nei pensieri, nelle parole, nei gesti, di quei giovanissimi protagonisti del '77. In uno spazio scenico nudo, una messa in scena che non insegue la ricostruzione storica, 9 giovani attori mettendosi sulle tracce di quella generazione impigliata nel passato ipotizzano un possibile confronto con i propri padri e madri, riecheggiano la loro emotività irrisolta, i loro slanci, tradimenti, delusioni, per cercare di ridisegnarli e strapparli al gas incolore e inodore che li aveva attraversati stravolgendo i loro vent'anni, rendendoli per sempre irriconoscibili. Il '77 è un cerino che brucia da due parti: nell'arco di pochi mesi si propaga in tutta Italia un movimento giovanile che genera l'idea o piuttosto l'illusione di una trasformazione in atto, che poi non riesce a svilupparsi e crolla sotto il peso di ciò che non si compie: all'euforia subentra la rabbia e con essa la disperazione, per un fallimento avvertito come incipiente. Attraverso incursioni oniriche e momenti corali, la drammaturgia frammenta e ricrea continuamente il filo aneddotico su quei giovanissimi protagonisti del '77, che nella loro emotività irrisolta, con i loro slanci, tradimenti, delusioni, le loro fragilità e cecità, trovano il punto di contatto con le generazioni presenti. Riecheggiando storie e personaggi di Turgenev, Camus e Dostoevskij, il testo sul Movimento del '77 propone una doppia lettura di eventi simili, con tutti i relativi interrogativi rimasti irrisolti.

Quaderni di famiglia

11.4.13


Teatro Tordinona 5 Aprile 2013 “QUADERNI DI FAMIGLIA”di Manetti /Mitri /Cavazzoni, Compagnia/Produzione: Teatro Notato. Con: Gila Manetti, Andrea Mitri, Alfredo Cavazzoni, con musiche improvvisate e ambientazioni sonore di Ilaria Innocenti. Attori ed improvvisatori teatrali provenienti da varie esperienze, inventano sulla scena la storia di una famiglia, utilizzando dei quaderni su cui gli spettatori prima dell’inizio hanno lasciato brevi ricordi familiari: un personaggio particolare, un luogo caro, una frase ripetuta spesso. Le musiche improvvisate accompagneranno attori e pubblico lungo l’arco di un secolo alla ricerca delle storie comiche e poetiche di una famiglia che esisterà per la sola durata dello spettacolo.

“DEMAIN IL FERA JOUR”

10.4.13 ,


Festival Internazionale Bellone Brigittines “DEMAIN IL FERA JOUR” : “Promesse come questa” (2001), “Il mondo ti prende come tu ti dai”(2002). Immagini e suoni di Michel Jakar, montaggio Anne Lombard, mixage Bertrand Leroy. Ci sono immagini che mantengono una memoria vivente espressa in momenti. Un caleidoscopio di immagini e suoni assemblati in maniera trasversale con grande fluidità. Jakar vuole restituire gli stati di essere e sentire, combinandoli in modo libero e creativo rivela una certa coerenza soprattutto quando penetra il mondo attraverso una sensibilità molto singolare.
 
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