Scarpette Rosse



ùCentrale Preneste 30 Aprile 2013 “Scarpette Rosse” di: Tiziana Lucattini EtiStregagatto ’92 con: Tiziana Lucattini e Marcella Tersigni, sax e clarinetto Gabriele Cohen. Scarpette rosse nasce alla fine del 91: l’anno che muore mia nonna, della guerra del golfo, che leggo il testo di Andersen, che il papa va in Brasile e i media rivelano quello che si sapeva, amplificandolo. Toccare il freddo della morte, guardare la vergogna della ritirata stracciona, sentirsi dentro un bisogno antico di riscatto, leggere di una vitalità disperata e ottusa, sapere che con pochi dollari ci si libera di una manciata di ragazzi selvaggi. Ispirato alla realtà dei meninos de rua brasiliani, racconta una notte speciale di due ragazzine, piccola storia infame di povertà, orfananza, cinismo e violenza. Senza età perché l’infanzia è stata loro sottratta e sono già vecchie, le due cercano di salvarsi: Mammadera aspirando ad un Sud mitico, di calore e dignità, Favilla ad un paio di scarpe. No salvezza, no dignità, non le importa altro che di quel paio di scarpe nascoste da qualche parte, l’amica gliel’ha promesse, erano di sua madre appena freddata perché “parlava troppo”, un riscatto da femmina. Dovunque siano, ancora calde e magari sporche di sangue. Metafora di una condizione e sentimento del fare teatro, un testo spezzato come le vite che narra, una messa in scena con scarti pasoliniani di realismo magico. La compagnia Ruotalibera Teatro, presente nel panorama del teatro italiano dal 1976, è approdata, passando attraverso le pratiche di animazione, ad un lavoro d’autore e di scrittura drammaturgica così come d’attore e di scrittura scenica. L’attenzione alle tematiche relative al mondo dell’infanzia e dei giovani segna profondamente la sua ricerca e la conduce verso una poetica di impegno culturale e civile attento a dare voce alle infanzie dei senza voce, come l’etimologia della parola infanzia insegna. Soprattutto a partire dal 1991, sotto la direzione artistica di Tiziana Lucattini, attrice, autrice e regista, l’infanzia sarà vista come condizione, sempre, di differenza, e troppo spesso di abbandono e di scandalo. E si fa sempre più netta la scelta di un teatro necessario.
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