Ex Amleto



Teatro Lo Spazio 4 Ottobre 2013 “Ex Amleto” di William Shakespeare scritto e diretto da Roberto Herlitzka. Un "one man show" di un grande attore, che si misura con uno dei più classici testi teatrali. Herlitzka - Amleto è solo davanti a se stesso come attore, mentre nello specchio rappresentativo in cui si riflette, la morte e il teatro adescano la disperazione di dire, dire ancora prima che tutto il resto sia silenzio. Amleto è solo, i suoi interlocutori restano invisibili fisicamente per materializzarsi nella voce e nel corpo di Herlitzka. Amleto è solo, i suoi interlocutori restano invisibili fisicamente per materializzarsi nella voce e nel corpo di Herlitzka. Amleto padre, la regina, Re Claudio, il becchino, giocano un sabba infinito nell’interpretazione di un unico spirito, perché le anime di Amleto sono infinite, almeno quante sono le anime del capolavoro di Shakespeare. Quando anni fa Eimuntas Nekrošius fece interpretare l’Amleto a una rockstar lituana, voleva sottolineare come l’età anagrafica del Principe di Danimarca fosse quella di un giovane, e che spesso in teatro era erroneamente interpretato da anziani capocomici o mattatori della scena giunti ormai all’apice della carriera. Roberto Herlitzka, classe 1937, ribalta questa prospettiva e scrive un monologo sull’Amleto, quasi per prendersi una rivincita, non avendo, paradossalmente, mai interpretato il personaggio shakespeariano in cinquant’anni di onorata carriera sui palcoscenici. Già il titolo sta a indicare una condizione postuma, l’impossibilità, per raggiunti limiti d’età di calcare veramente le gesta del Principe di Elsinore. Ma Herlitzka compie anche una ricerca di quelli che sono gli elementi di senilità nell’animo del pur giovane Amleto, già temprato, e messo alla prova, dalla vita. Ex Amleto è un gioco teatrale che vede un grande protagonista del teatro classico in un contesto da teatro di ricerca, mettendo insieme così tradizione e avanguardia, a sottolineare come le distinzioni tra categorie siano in realtà fasulle. Il teatro è teatro e basta. Herlitzka calca, e riempie da solo la scena, da grandissimo mattatore, reggendo un lunghissimo monologo, di oltre un’ora e mezza, e rendendolo con grande intensità. In luogo dei grandi spazi e delle scenografie sontuose, lo spettacolo è messo in scena in uno spazio vuoto, per una piccola platea di un teatro raccolto. La scenografia consta semplicemente di una sedia e di un teschio appoggiato per terra, secondo i dettami del teatro povero grotowskiano. A parte le sottolineature con l’uso di luci colorate, per i momenti topici come l’”essere o non essere”, tutto si basa sulla capacità di suggestione dell’attore. Sono evocati gli altri personaggi dell’opera e gli oggetti. Persino la spada del duello finale non c’è, almeno fisicamente, sulla scena. E gli oggetti possono assumere varie sembianze, un cerchio di legno con un’impugnatura, vuoto al suo interno, può diventare una grande lente d’ingrandimento o uno specchio. Ex Amleto è una decostruzione del testo shakespeariano, un’operazione su di esso, al pari di quelle fatte da Heiner Müller o Carmelo Bene. E’ un’opera cerebrale, un flusso di coscienza ininterrotto, incentrato sulla follia. In questo contesto assume grande importanza il discorso metateatrale, già presente nell’opera del Bardo con la recita inscenata da Amleto per smascherare il re. Ma è anche uno spettacolo dove ha grande spazio l’ironia. Herlitzka si diverte a giocare sui cliché dell’iconografia di Amleto, lasciando il teschio di Yorick appoggiato a terra per tutto il tempo dello spettacolo, o con la battuta «Rosencrantz e Guildenstern non sono morti».
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