Senso Comune
16.5.13
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ParaboleFraiSampietrini,
Teatro
FORTE FANFULLA 9 - 11 Maggio 2013 Rassegna PARABOLE FRA I SANPIETRINI “C’è bisogno” Festival di teatro da Roma in fuori II Edizione “Senso Comune” Una produzione Teatro dei Venti. Regia Stefano Tè, Drammaturgia Giulio Costa. Musiche Matteo Valenzi e Igino L. Caselgrandi. Con Igino L. Caselgrandi, Francesca Figini, Antonio Santangelo, Stefano Tè. Voce fuori campo Ernesto Mahieux. Spettacolo finalista Premio Scenario 2011. Spettacolo finalista al Premio Scenario 2011, un’opera onirica forte, fatta di suggestioni ed esperienze di vita vissuta. Lo spettacolo nasce dal lavoro che la compagnia svolge da anni in strutture carcerarie e in collaborazione con centri di salute mentale. Un lavoro che indaga sulla sottile linea di separazione tra norma e devianza, e che prova a restituire le atmosfere e le storie di una zona franca che il “buon senso” rifugge, come una telecamera accesa su frammenti di vita comune, incubi quotidiani e sogni segreti. La periferia è la dimensione spazio: Scampia, quartiere all’estrema periferia Nord di Napoli, l’enorme sottoscala di uno dei tanti palazzoni; una zona di buco, al riparo dalle guardie, dove arriva solo l’eco storpiato del neomelodico. Zona franca usata una volta come deposito. Detersivi, saponi, vernici, carburanti, prodotti lucidanti, diluenti per cosmetici a riposo in taniche perfettamente impilate. L’odore del ragù si mischia di rimbalzo al puzzo di solvente. La vita è la dimensione fisica: incastonati in questo spazio tre corpi con le loro storie e la loro esistenza al margine. Ci si addentra in vite inquinate, in storie lontane dal comune senso del bello, del ben fatto, del vivere secondo principi sani. L’attesa è la dimensione tempo: le vite in questo spazio sono ferme. Si muovono a ritroso, non procedono nel tempo. Incastrate in un luogo reale, gonfie di storie vere, ma senza un futuro immaginabile, un passo che conceda aria. “È un lavoro che parla dell’essenza stessa del nostro fare teatro – dice il regista Stefano Tè – la ricerca delle storie dei margini, di un universo che tende ad essere rimosso. Quello che la società rimuove è nutrimento per il Teatro perché al Teatro pone domande scomode.” Stefano Tè
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