Generazione disagio

Teatro India 10 maggio 2015
lo spettacolo vincitore del PLAYFESTIVAL 1.0
GENERAZIONE DISAGIO
Dopodiché stasera mi butto
di e con Enrico Pittaluga, Graziano Sirressi, Luca Mammoli, Alessandro Bruni Ocaña
regia Riccardo Pippa (anche co-autore)
Proxima Res
Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea
in collaborazione con Teatro di Roma
ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili
Domenica 10 maggio (ore 21) al Teatro India debutta GENERAZIONE DISAGIO – Dopodiché stasera mi butto, lo spettacolo vincitore della prima edizione del Playfestival 1.0 di Roma, concorso dedicato alle compagnie under 40.
Una generazione di eterni giovani, studenti e coinquilini, che la compagnia Proxima Res porta sulla scena per esplorare e raccontare con ironia e grande divertimento una nuova classe sociale: una generazione di disagiati, precari non solo nel lavoro, ma anche nei sentimenti e nelle relazioni. Dalla resilienza agli stage, dal precariato alla decrescita felice, si disegna l’agognato disinteresse alla vita, attraverso un gioco al massacro in cui anche il pubblico diventa carnefice.
Così lo spettacolo – di e con Enrico Pittaluga, Graziano Sirressi, Alessandro Bruni Ocaña, Luca Mammoli, per la regia Riccardo Pippa (anche co-autore) – si presenta come un cinico e spassoso gioco dell’oca che mira all’annullamento. Gli attori sono i promotori e i profeti del disagio-pensiero, ovvero sono i rappresentanti di questa nuova classe nell’era dell’annullamento delle classi sociali: proletari senza prole, non più figli, ma non ancora padri, non hanno più la paghetta, ma non hanno ancora lo stipendio, sono bulimici di informazioni e avari di pensiero, e pertanto corrotti e segnati dalle nuove dipendenze, quelle da smartphone, da social network, da shopping on-line.
«Lo spettacolo nasce da una drammaturgia collettiva: gli attori scrivono per il proprio personaggio e per gli altri – come si legge nelle note di regia – Si parte da tematiche condivise, titoli, spunti, situazioni che ognuno sviluppa. I testi sono poi modificati da tutti, messi alla prova in improvvisazione e scambiati tra i vari attori/autori. È la prima drammaturgia del gruppo, che si cimenta anche nella scrittura, dopo aver maturato un’esperienza fino ad oggi prettamente attoriale. Lo spettacolo entra in contatto col pubblico, nelle cui mani la storia viene completamente consegnata». Disagio, crisi e voglia di cambiamento vengono trattate con un gioco di ribaltamento paradossale, invece di risolvere i problemi o lottare per un mondo migliore il pubblico viene invitato a scaricare tutti i suoi problemi su un attore che è un giocatore-pedina e che si contenderà con gli altri la possibilità di arrivare per primo alla casella finale: quella del suicidio. Varie prove e imprevisti faranno avanzare o indietreggiare i personaggi su un tabellone, anche grazie all’aiuto del pubblico.
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