Angelo Mai Italia Tropici 7 febbraio 2015 Altrove
Un progetto Angelo Mai, mk
Direzione artistica Michele Di Stefano
Direzione organizzativa Anna Damiani
Direzione tecnica Paolo Panella
Comunicazione Sylvia De Fanti, Alessandra Perna
Ufficio stampa Cristina Brizzi
Grafica Lau Chourmo
Foto Michele Di Stefano – elaborazione grafica Margherita Morgantin
La postura è essenziale. Siamo tutti affacciati, emaniamo spazio dalle nostre solitudini e intersechiamo il lavorio, l’intreccio, la relazione, l’orlo. La danza come condizione permanente di questa instabilità che in Tropici continua a rischiare sull’umano, sulla grande disponibilità degli artisti a condividere l’atteggiamento sempre un po’ last minute nei confronti delle teorie che muovono i progetti culturali.
Il programma prevede una strana sintonia di corpi solitari che si presentano e ripresentano nello stesso spazio, il primo giorno in una rarefazione assoluta, il secondo in una cascata tropicale. Uno sbilanciamento voluto, che vi invitiamo a frequentare nella sua totalità. Incontrare il pubblico è la forma più bella di arrotondamento del calcolo solitario. Tropici a febbraio è ovviamente anche una primavera dell’Angelo Mai. La meteorologia è essenziale, pure.
PASODOBLE
Con Cristina Rizzo Produzione Kinkaleri 2004
Un corpo nel tentativo di copiarsi e riprodurre se stesso, sdoppiato in un’immagine medesima. Non c'è calcolo o procedimento possibile che permetta di rimisurare in sequenza le proprie decisioni. Prima non è più adesso e adesso non è più prima. La contrazione di un istante che ormai è perso non appartiene più a nessun corpo. Non resta che accettarsi infedeli a se stessi e lanciarsi in un estenuante passo a due irripetibile.
Descrizione: in una stanza vuota, una persona di fronte ad una videocamera su cavalletto esegue un'improvvisazione di circa 3 minuti con sottofondo scelto a caso dalle frequenze di una radio portatile. Successivamente collega la videocamera ad un monitor e in tempo reale ricostruisce la frase di movimento, imparandola a memoria. La durata è determinata dal tempo necessario per l'apprendimento. Il movimento improvvisato viene così trasformato in composizione coreografica. Cristina Rizzo disegna una coreografia improvvisata di risoluta sobrietà racchiusa in movimenti lineari e taglienti: un Paso doble con l’immagine di se stessa che, rubata alla concretezza reale da una videocamera e riprodotta su un monitor, s’impone come doppio assente e virtuale che lei, suo clone ripieno di carne e sudore, deve copiare su una scena di eterna imitazione.
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