Fuorigioco di rientro

TEATRO TORDINONA 26 febbraio 2014 “Fuorigioco di rientro”
(Vita calcistica di Mirko Botteghi )
di e con Andrea Mitri. Regia di Alberto Di Matteo.
Se si osserva il teatro dal punto di vista degli attori, il confronto con il gioco del calcio è evidente. In inglese la stessa parola players definisce sia gli attori che i giocatori. Solo che nella scena del calcio l’attore ha vincoli meno costrittivi: il regolamento, il limite del rettangolo, le linee dell’arena, le regole di tornei. Nel teatro è il testo, quando c’è che limita la libertà dell’attore. Nonostante le differenze il player teatrale e il player calcistico sono accomunati dal fatto di disporre di una variabile quantità di “gioco” e di “emozioni”. Nello sport come nel teatro si cerca di recuperare un tormento, una pratica, un sacrificio, un rischio ed un pericolo che abitualmente non viviamo nella vita quotidiana. Nello spettacolo di Mitri le due figure, quella del calciatore e quella dell’attore si fondono per dar vita ad un lavoro che attraverso le regole del “gioco” teatrale racconta da un punto di vista privilegiato (quello dei calciatori) uno spaccato del mondo agonistico del calcio. Fuorigioco di rientro è nel gergo calcistico il ricevere la palla in posizione regolare ma provenendo da una posizione di fuorigioco al momento dell’inizio del passaggio. Andrea Mitri, ex-calciatore professionista a livello anche di serie B ed attualmente tra le varie cose attore nell’ambito dell’improvvisazione teatrale, prova in qualche modo a rientrare in quello che è stato per molto tempo il suo mondo, vedendo dalla posizione privilegiata di chi da quell’ambiente si è staccato ed ha nuovi strumenti per ricordarlo ed analizzarlo. Utilizzando il teatro di narrazione, il cabaret, il lavoro sui personaggi e qualche brano di Shakespeare, l’attore, solo in scena, prova a raccontare per passaggi laterali la vita dell’immaginario Mirko Botteghi, calciatore troppo presto fermato dagli infortuni; cercando di regalare allo spettatore una visione dall’interno, di un mondo troppo spesso visto dall’esterno in maniera esaltativa oppure viceversa all’occorrenza denigratoria. Ne esce un percorso divertente divertito tra le figurine del calcio: da quella più nota di Gianni Rivera fino ad altre meno conosciute, la cui foto sull’album Panini (sempre che esista) sarebbe in grado di raccontarci ben poco rispetto al loro passato. Un viaggio tra le persone a convalidare la tesi di Velasco, allenatore della nazionale di pallavolo brevemente prestato al calcio, che comunque aldilà di tutto, il calcio rimane sempre un gioco in cui ventidue uomini in mutande si divertono ad inseguire un pallone.
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