L'oracolo di Delfi



Anfiteatro di Sutri 5 Luglio 2013 “L'ORACOLO di DELFI”
Ilarotragedia
da Plutarco ed Euripide
drammaturgia Sebastiano Tringali
regia e coreografia Aurelio Gatti
musica originale e della tradizione Marcello Fiorini /Miriam Palma
con
Carlotta Bruni
Monica Camilloni
Rosa Merlino
Roberta Rosignoli
e
Ernesto Lama
Miriam Palma
Sebastiano Tringali
scena e costumi Capannone Moliere
luci Stefano Stacchini
…...Tu‚ Pannychis‚ vaticinasti con fantasia‚ capriccio‚ arroganza‚ addirittura con insolenza irriguardosa‚ insomma: con arguzia blasfema. Io invece commissionai i miei oracoli con fredda premeditazione‚ con logica ineccepibile‚ insomma: con razionalità. Ebbene devo ammettere che il tuo oracolo ha fatto centro.[…] Il tuo improbabilissimo responso si è avverato‚ mentre sono finiti in niente i miei responsi così probabili e dati ragionevolmente con l'intento di far politica‚ e cambiare il mondo‚ e renderlo più ragionevole........... Le profezie erano rese dalla sacerdotessa del culto di Apollo‚ la Pitia o Pizia‚ che durante le sue funzioni di officiante di Apollo era solita sedere su di un tripode‚ il simbolo del Dio. Tributari del tempio erano uomini di ogni classe …. La domanda da porre al Dio per bocca della Pizia era affidata ad un sacerdote del tempio‚ il quale la consegnava alla sacerdotessa. L'attesa della risposta di Apollo era scandita da un rituale‚ la sacerdotessa sedeva sul tavolo a tre gambe in attesa dell'ispirazione divina‚ quindi pronunciava la profezia. Cadeva in una sorta di trance ipnotica e solo in quel particolare stato di semicoscienza donava le sue predizioni. Una volta ottenuta la risposta‚ che in genere aveva un significato ambiguo e difficilmente interpretabile in modo univoco‚ la Pizia comunicava il messaggio ad un altro sacerdote che a sua volta lo trascriveva e lo consegnava a chi aveva posto la domanda. Pizia non da risposte ma è creatrice del dubbio. Del resto‚ non dovremmo mai smettere di interrogarci ed interrogare gli altri. Peccato che spesso gli uomini rifuggano dal dubbio e non coltivino la loro capacità di raziocinio ma‚ “per amore del quieto vivere”‚ preferiscano accettare acriticamente tesi precostituite e addirittura - triste verità - “inventarsi le teorie più assurde per sentirsi in perfetta sintonia con i loro oppressori”. E la Pizia è interprete prima della týche‚ il caso‚ ciò che sfugge alla previsione dell'uomo e determina‚ al di là della volontà e della coscienza dei protagonisti‚ il gioco capriccioso degli eventi. La sacerdotessa ricorre con frequenza agli equivoci‚ agli intrighi‚ ai riconoscimenti‚ fino all'apparizione finale del “deus ex machina”. Una ilarotragedia da Plutarco e dal Mito: Pizia, visionaria, al tramonto dell'oracolo, un Tiresia, consapevole e un po' spietato,un Facendiere -Kresmo, venditore dei responsi ma anche scellerato, le sacerdotesse, Edipo e gli altri, declinati all'infinito....altopiano del centro del Mediterraneo, forse Delfi
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