Accademia di Romania La rotonda 28 giugno 2014, teatROmania festival Del sesso della donna come campo di battaglia – prima nazionale di Matei Vișniec, con Irina Bodea Radu e Bianca Holobuț, regia Muriel Manea, produzione Teatrul “I.D. Sîrbu”, Petroșani Lo spettacolo presenta il destino di due donne durante e dopo la guerra in Bosnia. Kate è una psichiatra americana che arriva in Bosnia per aprire fosse comuni. Poiché non resiste, è trasferita in un centro per la cura delle donne violentate e rimaste incinte durante la guerra. Qui incontra Dorra, una delle vittime. Passo dopo passo, gradualmente, le due imparano a conciliarsi con la propria condizione. Per il loro spirito e la loro personalità, le donne sono due sopravvissute. Alla fine, il loro dialogo – inizialmente impossibile – si trasforma in comunione. I due personaggi cercano di attirare l’attenzione su quella non-soluzione che è la guerra, con le sue conseguenze disastrose. La pièce potrebbe avere come motto una delle battute di Dorra: “Il tempo non può guarire tutto”. - Avviene ancora, e non troppo di rado, che sotto l’involucro apparentemente verificato, formalmente garantito, della civiltà, si nasconda l’abisso. Un abisso ben illustrato dalla messa in scena di Petroșani. Una pièce attuale, di un’attualità spaventosa per il semplice fatto di parlare, in fondo, dell’incapacità dell’umanità di fermare, in qualsiasi momento della sua storia, la proliferazione delle fosse comuni. Fosse - intese nella loro duplice realtà, fisica e psicologica. In realtà, ci dice il testo di Vișniec e ce lo ricorda in modo marcato questo spettacolo raffinato, nella regia - non aggressiva ma ottimamente centrata sulla sostanza – di Muriel Manea e nell’ispirata scenografia di Eliza Labancz, è molto più semplice redigere fogli di osservazione clinica, offrire assistenza psichiatrica, fornire consigli e sapienza da manuale, anziché far sì che la sapienza armonizzi i ritmi della vita reale.
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