Guarda Video
Fino al mese di marzo 2009 il Rialto è stato, a Roma, uno degli spazi culturali indipendenti più attivi e frequentati della città, punto di riferimento per artisti, clubber e amanti della buona musica, del teatro d’avanguardia, delle arti, della sperimentazione. Poi, con l’accusa di «disturbo della quiete pubblica e intrattenimenti danzanti non autorizzati», il Commissariato Trevi Campo Marzio ha dispostoun’azione di polizia che ha coinvolto 120 operantitra Polizia, Polizia Scientifica, Unità cinofile, Usl, battaglione dei Carabinieri. Un sequestro che il Tribunale di Roma, tramite sentenza, ha descritto come azione degna della cattura di importanti latitanti di mafia. Dopo cinque anni, tre processi, nove imputazioni e innumerevoli udienze, il 14 febbraio scorso ilTribunale di Roma ha assolto gli organizzatori del Rialto perché il reato non sussiste e ha ordinato l’immediato dissequestro dei locali. Una vicenda a dir poco kafkiana e paradossale che consegna a Roma uno dei suoi spazi più amati e frequentati di sempre. Così, lo scorso week end, dal 24 al 26 Aprile, in migliaia hanno letteralmente invaso il civico n. 4 di via Sant’Ambrogio, nel cuore del Ghetto, in pieno centro capitolino. Tre giorni di musica, arte, cultura, videoinstallazioni, clubbing. Antipasto di un percorso che punta a «un decisivo rilancio della cultura contemporanea nella capitale». Per fare il punto di ciò che è stato e soprattutto diciò che sarà il Rialto del futuro, abbiamo incontrato il presidente dell’associazione Rialto Sant’Ambrogio Luigi Tamborrino.
0 commenti:
Posta un commento