Just intonation

Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica 

Angelo Mai Altrove Occupato 19 Novembre 2013 Masque teatro in “Just intonation”
 ideazione e regia: Lorenzo Bazzocchi
con: Eleonora Sedioli
physical computing, suono e luci: Lorenzo Bazzocchi
elettronica: Matteo Gatti
co-produzione: Mood Indigo
produzione: Masque teatro
Il lavoro trae la sua origine da due polarità solo apparentemente distanti: da una parte l’interesse manifestato da Kafka per la pura intensa materia sonora, in un costante rapporto con la sua abolizione, dall’altra l’affezione di La monte Young per un suono concepito come atomizzato, evento singolare con vita a se stante, indipendente dall'esistenza umana.
Quello che veramente conta non è ciò che il suono rappresenta, ma la sua intensità fisiologica: "One must get inside the sound", sostiene Young, bisogna letteralmente entrare nel flusso armonico dei suoni.
La prima via ci ha portato ad attraversare Deleuze per ascoltare Kafka, la seconda ci ha condotto nei meandri concettuali del corpo sonoro e delle questioni legate al temperamento equabile. Just intonation sposa la filosofia di La Monte Young, lavorando sul nascondimento e sulla rarefazione, lanciando la figura sulla via di quel tono “primordiale”, quel basso continuo che sembra riportare ad eventi sonori lontani nel tempo: il fischio del vento oppure il ronzio continuo prodotto dai trasformatori dei cavi elettrici dell'alta tensione.
Al centro della vicenda stanno due destini: quello dello strumento e quello della figura.
Resta il corpo e il movimento che rende impercettibile la forma.
Il segreto opera nella più grande visibilità, data dalla moltiplicazione delle figure astratte e animali che creano l’effetto di un nascondimento.
Il corpo-donna diviene segreto senza nascondere niente, a forza di innocenza e precisione, persino a costo di una spaventosa tecnicità. Just intonation ci pone di fronte ad una figura che si rende impercettibile per eccesso di trasparenza. La ricerca del rapporto tra suono e movimento nasce dalla necessità di mettere a punto un sistema di autogenerazione del suono, di produzione di masse sonore complesse, formate da glissandi, di frequenza ed intensità, le sole ad interessare musicalmente Kafka. Al centro dell’azione rimane la relazione tra il performer e il disklavier, pianoforte della Yamaha in grado di essere pilotato in remoto.
Masque da anni si dedica allo sviluppo di interfacce per il controllo di apparecchiature elettromeccaniche, in questo caso sono stati sviluppati specifici algoritmi per il controllo del pianoforte, messi successivamente in diretta connessione ai movimenti del performer tramite un sistema di video-tracking. Suddiviso lo spazio d’azione in regioni, ad ognuna è assegnato un parametro per la generazione del suono. Al volto le frequenze, alle spalle le intensità, alle gambe la durata delle note. Just intonation è dunque un lavoro di decifrazione. “È' il pianista che non suona che fa nascere il suono dal fatto stesso di non suonare, la cui musicalità è diffusa in tutto il corpo nella misura in cui non emette musica”. Just intonation è corpo sonoro. Ci si allontana dalla orizzontalità melodica, in favore dell'armonia e di lunghi periodi di silenzio.
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