L’archivio, Roma 15 Giugno 2013 “IMPRESSIONI” Roberto MARINO pianoforte. Musiche di Claude Debussy e di Roberto Marino. “Una polaroid delle piccole e grandi cose della vita”.
Impressioni
28.6.13
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Musica
28.6.13
Musica
L’archivio, Roma 15 Giugno 2013 “IMPRESSIONI” Roberto MARINO pianoforte. Musiche di Claude Debussy e di Roberto Marino. “Una polaroid delle piccole e grandi cose della vita”.
L’archivio, Roma 15 Giugno 2013 “IMPRESSIONI” Roberto MARINO pianoforte. Musiche di Claude Debussy e di Roberto Marino. “Una polaroid delle piccole e grandi cose della vita”.
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Musica
La protesta - una fiaba italiana
28.6.13
Argot off,
Teatro
Teatro Argot Studio 7 GIUGNO 2013 La ballata dei Lenna in “La protesta - una fiaba italiana” gruppo di lavoro condotto da Michele Santeramo con Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno. Siamo in Italia. In uno dei tanti uffici del turismo sparsi nella penisola. Anche oggi nessun avvenimento particolare. Due giovani impiegate portano avanti il proprio lavoro come ogni giorno, sottovalutando, però, gli strani atteggiamenti del loro superiore. Tutto si ricompone ai loro occhi quando scoprono, accuratamente riposta nei rispettivi armadietti, una lettera di licenziamento. Le due impiegate si convincono, in quel momento, che la perdita del lavoro comporta la rinuncia della propria identità e allora decidono di reagire. Senza troppi giri di parole mettono su la loro protesta, che non prevede nessun tipo di compromesso poiché la protesta comincia dove il compromesso finisce.
Teatro Argot Studio 7 GIUGNO 2013 La ballata dei Lenna in “La protesta - una fiaba italiana” gruppo di lavoro condotto da Michele Santeramo con Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno. Siamo in Italia. In uno dei tanti uffici del turismo sparsi nella penisola. Anche oggi nessun avvenimento particolare. Due giovani impiegate portano avanti il proprio lavoro come ogni giorno, sottovalutando, però, gli strani atteggiamenti del loro superiore. Tutto si ricompone ai loro occhi quando scoprono, accuratamente riposta nei rispettivi armadietti, una lettera di licenziamento. Le due impiegate si convincono, in quel momento, che la perdita del lavoro comporta la rinuncia della propria identità e allora decidono di reagire. Senza troppi giri di parole mettono su la loro protesta, che non prevede nessun tipo di compromesso poiché la protesta comincia dove il compromesso finisce.
M O L O C H
28.6.13
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Teatro
28.6.13
Teatro
Recensione dello spettacolo su Pensieri di Cartapesta
Teatro Tordinona 14 Giugno 2013 “M O L O C H” regia Roberto Risica, con: Alessandra Angelucci, Sabrina Broso, Massimiliano Frateschi, Teodora Grano, Alessandro Lanza, Roberto Risica. Scene Selena Garau, costumi Oncut Studio, musiche Angela Bruni. C'è una frattura che ha a che fare soprattutto con il nostro mondo, una distanza spietata tra il sentire e il vivere, tra il dentro e il fuori. Ma è una sofferenza inespressa, un’implosione silente, un dolore che non trova sfogo, che si espande dentro. Il disorientamento è diffuso come un rito comune. Eppure la nostra tragedia è declassata ad una rassegnazione malinconica, una serenità posticcia che nasconda il malessere quotidiano di un conflitto impari e feroce. Il nostro è un disagio privato, muto, segreto. Come animale ferito, la nostra richiesta d’aiuto è senza parole. E a forza di contenerci siamo diventati il contrario di un urlo. Io credo ancora nella forza della poesia, nel riscatto della grazia, nella potenza disarmante della delicatezza, come atto di resistenza e di salvazione. Credo nella necessità di indagare la propria fragilità, tratto imprescindibile del nostro essere umani, instabili e precari. Credo nella necessità di proteggerla, la nostra fragilità, di considerarla rifugio, ricettacolo, enclave dalla brutalità, caldo ventre di madre, riparo dalla ferocia del mondo. E come Artaud auspico un teatro capace di tradurre ciò che la vita dimentica, dissimula, o è incapace ad esprimere. Moloch è un’esortazione all’ascolto, un incitamento a non reprimere la propria vulnerabilità, a rivendicarla. Essere friabili, come a dire essere umani. Per contrapporsi all’abisso, per guarire l’urlo di questo mondo dolente e disperato, per prendersi cura del suo vagito straziante e della nostra sete d’aria e luce. Per concederci finalmente un’esplosione di gioia. “Il male ci mette alla prova e insieme ci dà l'occasione di guarire.” Alda Merini
Recensione dello spettacolo su Pensieri di Cartapesta
Teatro Tordinona 14 Giugno 2013 “M O L O C H” regia Roberto Risica, con: Alessandra Angelucci, Sabrina Broso, Massimiliano Frateschi, Teodora Grano, Alessandro Lanza, Roberto Risica. Scene Selena Garau, costumi Oncut Studio, musiche Angela Bruni. C'è una frattura che ha a che fare soprattutto con il nostro mondo, una distanza spietata tra il sentire e il vivere, tra il dentro e il fuori. Ma è una sofferenza inespressa, un’implosione silente, un dolore che non trova sfogo, che si espande dentro. Il disorientamento è diffuso come un rito comune. Eppure la nostra tragedia è declassata ad una rassegnazione malinconica, una serenità posticcia che nasconda il malessere quotidiano di un conflitto impari e feroce. Il nostro è un disagio privato, muto, segreto. Come animale ferito, la nostra richiesta d’aiuto è senza parole. E a forza di contenerci siamo diventati il contrario di un urlo. Io credo ancora nella forza della poesia, nel riscatto della grazia, nella potenza disarmante della delicatezza, come atto di resistenza e di salvazione. Credo nella necessità di indagare la propria fragilità, tratto imprescindibile del nostro essere umani, instabili e precari. Credo nella necessità di proteggerla, la nostra fragilità, di considerarla rifugio, ricettacolo, enclave dalla brutalità, caldo ventre di madre, riparo dalla ferocia del mondo. E come Artaud auspico un teatro capace di tradurre ciò che la vita dimentica, dissimula, o è incapace ad esprimere. Moloch è un’esortazione all’ascolto, un incitamento a non reprimere la propria vulnerabilità, a rivendicarla. Essere friabili, come a dire essere umani. Per contrapporsi all’abisso, per guarire l’urlo di questo mondo dolente e disperato, per prendersi cura del suo vagito straziante e della nostra sete d’aria e luce. Per concederci finalmente un’esplosione di gioia. “Il male ci mette alla prova e insieme ci dà l'occasione di guarire.” Alda Merini
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Teatro
Diario Insentimentale
28.6.13
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NassaTeatrale,
Teatro
28.6.13
NassaTeatrale,
Teatro
Vedi risultati Nassa Teatrale
Teatro Studio Uno 12 Giugno 2013 “DIARIO INSENTIMENTALE” di N. Gender. Voce AMBRA QUARANTA. Movimento scenico CHIARA GAMBERINI, suoni GIUSEPPE RAFFAELE, luci MARIA MUCCI. Il cinismo estetico/erotico si contrappone a pagine di una contraria e sfrenata passione sentimentalistica, una educazione al sentimento impossibile a realizzarsi se non nella scrittura. Le passioni carnali sempre eccessive; è il troppo vivere, il troppo desiderare, il troppo morirsi. Un testo violento e struggente, ora porno post modernista, ora epistolare ottocentesco. Elenchi, incontri, consumi sessuali di una società dove anche il corpo è merce scaduta. Ma anche un frasario amoroso pieno di poesia. Il protagonista vive in parallelo tra la sessualità senza pensiero, l'ingordigia per la carne e la sensualità romantica dove il pensiero è tutto. Una vita sospesa continuamente tra sesso e amore. Un reading teatrale dove la parola fredda e distante diventa partecipata, sentita, per poi vomitare tutta l’emozione trattenuta.
Teatro Studio Uno 12 Giugno 2013 “DIARIO INSENTIMENTALE” di N. Gender. Voce AMBRA QUARANTA. Movimento scenico CHIARA GAMBERINI, suoni GIUSEPPE RAFFAELE, luci MARIA MUCCI. Il cinismo estetico/erotico si contrappone a pagine di una contraria e sfrenata passione sentimentalistica, una educazione al sentimento impossibile a realizzarsi se non nella scrittura. Le passioni carnali sempre eccessive; è il troppo vivere, il troppo desiderare, il troppo morirsi. Un testo violento e struggente, ora porno post modernista, ora epistolare ottocentesco. Elenchi, incontri, consumi sessuali di una società dove anche il corpo è merce scaduta. Ma anche un frasario amoroso pieno di poesia. Il protagonista vive in parallelo tra la sessualità senza pensiero, l'ingordigia per la carne e la sensualità romantica dove il pensiero è tutto. Una vita sospesa continuamente tra sesso e amore. Un reading teatrale dove la parola fredda e distante diventa partecipata, sentita, per poi vomitare tutta l’emozione trattenuta.
Gabbiano ovvero "Dell’Amar per Noia"
28.6.13
Argot off,
Teatro
Teatro Argot Studio 16 Giugno 2013 “GabbiaNo Ovvero “Dell’Amar per Noia” Farsaccia tragicomico-familiare su gente in Vacanza da Anton Cechov un dis-adattamento di Woody Neri, con Woody Neri, Massimo Boncompagni, Liliana Laera, Stefana Medri, Mimmo Padrone, Gioia Salvatori, Marta Pizzigallo, Loris Dogana. “GabbiaNo” è una riscrittura de “Il Gabbiano” di Anton Cechov. Tutto ruota intorno a una piscina gonfiabile, reminescenza di fanciullesche vacanze da cortile. Un luogo che tutti descrivono come incantevole, ma che appare più come uno scantinato industriale, un rifugio antiatomico, una prigione (una Gabbia, appunto), dove i detenuti/personaggi trascorrono la loro personale ora d’aria, la loro vacanza, girando in tondo, a vuoto, nell’impossibilità mentale e fisica di evadere. Confinati in questo non-luogo, essi divorano passioni, gelosie, amori; ma tutto ha il sentore dello svago: anche il dolore è inflitto per noia. Condannati a una vita che si limita all’esistere, l’unica possibilità di trovarsi un senso è elevare l’inutile a essenziale, la chiacchiera a filosofia, l’infatuazione ad amore, il ridicolo a tragedia. E soprattutto, viceversa. Konstantin (o ci che ne rimane) è un disadattato, imprigionato in una farsa di periferia circondato da un teatrino che non condivide, da persone che non lo vedono, o meglio non lo leggono, lo inchiodano a una quotidianità che lo uccide lentamente, ingabbiato più degli altri è imprigionato, poiché della propria Gabbia sembra l’unico ad avvertire le strette sbarre. Una Gabbia. Una vasca per pesci. Uno spazio finito, reso curvo dai rintocchi della noia. Nessuna via d’uscita. Solo un rincorrersi inutile in un girotondo che sa di trenino da villaggio vacanze, dove ognuno è preda inseguitrice. Lo chiamano “Amore”. L’Assenza stessa, questa è l’unica cosa viva. L’mpasse, l’imbarazzo, il malessere. L’umorismo è tragedia in vacanza. Risate di barzellette a un funerale.
Teatro Argot Studio 16 Giugno 2013 “GabbiaNo Ovvero “Dell’Amar per Noia” Farsaccia tragicomico-familiare su gente in Vacanza da Anton Cechov un dis-adattamento di Woody Neri, con Woody Neri, Massimo Boncompagni, Liliana Laera, Stefana Medri, Mimmo Padrone, Gioia Salvatori, Marta Pizzigallo, Loris Dogana. “GabbiaNo” è una riscrittura de “Il Gabbiano” di Anton Cechov. Tutto ruota intorno a una piscina gonfiabile, reminescenza di fanciullesche vacanze da cortile. Un luogo che tutti descrivono come incantevole, ma che appare più come uno scantinato industriale, un rifugio antiatomico, una prigione (una Gabbia, appunto), dove i detenuti/personaggi trascorrono la loro personale ora d’aria, la loro vacanza, girando in tondo, a vuoto, nell’impossibilità mentale e fisica di evadere. Confinati in questo non-luogo, essi divorano passioni, gelosie, amori; ma tutto ha il sentore dello svago: anche il dolore è inflitto per noia. Condannati a una vita che si limita all’esistere, l’unica possibilità di trovarsi un senso è elevare l’inutile a essenziale, la chiacchiera a filosofia, l’infatuazione ad amore, il ridicolo a tragedia. E soprattutto, viceversa. Konstantin (o ci che ne rimane) è un disadattato, imprigionato in una farsa di periferia circondato da un teatrino che non condivide, da persone che non lo vedono, o meglio non lo leggono, lo inchiodano a una quotidianità che lo uccide lentamente, ingabbiato più degli altri è imprigionato, poiché della propria Gabbia sembra l’unico ad avvertire le strette sbarre. Una Gabbia. Una vasca per pesci. Uno spazio finito, reso curvo dai rintocchi della noia. Nessuna via d’uscita. Solo un rincorrersi inutile in un girotondo che sa di trenino da villaggio vacanze, dove ognuno è preda inseguitrice. Lo chiamano “Amore”. L’Assenza stessa, questa è l’unica cosa viva. L’mpasse, l’imbarazzo, il malessere. L’umorismo è tragedia in vacanza. Risate di barzellette a un funerale.
Inequilibrio
28.6.13
Rassegne,
Teatro
Inequilibrio
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Festival della nuova scena tra teatro e danza”, in programma dal 28 giugno al 7 luglio 2013 presso Castello Pasquini a Castiglioncello (LI)
Con la produzione e l’ospitalità di spettacoli di teatro e danza per adulti e bambini.
Link: www.armunia.eu
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Festival della nuova scena tra teatro e danza”, in programma dal 28 giugno al 7 luglio 2013 presso Castello Pasquini a Castiglioncello (LI)
Con la produzione e l’ospitalità di spettacoli di teatro e danza per adulti e bambini.
Link: www.armunia.eu
Argot Off
27.6.13
Rassegne,
Teatro
Argot Off
Argot Off
27-28 giugno 2013
Guarda Video
Rassegna di Drammaturgia contemporanea è uno strumento che vuole da sempre assecondare la nostra vocazione ad aprirsi a nuove esperienze creative generando talenti e creando spazi di libertà artistica in un confronto continuo con il pubblico, con gli operatori teatrali e con i critici. In concorso sei giovani compagnie provenienti da tutta Italia che, molto diverse fra loro per formazione e poetica, ci aiuteranno a indagare e fotografare la scena contemporanea nazionale.
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Rassegna di Drammaturgia contemporanea è uno strumento che vuole da sempre assecondare la nostra vocazione ad aprirsi a nuove esperienze creative generando talenti e creando spazi di libertà artistica in un confronto continuo con il pubblico, con gli operatori teatrali e con i critici. In concorso sei giovani compagnie provenienti da tutta Italia che, molto diverse fra loro per formazione e poetica, ci aiuteranno a indagare e fotografare la scena contemporanea nazionale.
Pass/ages
27.6.13
Argot off,
Teatro
Pass/ages al Teatro Argot Studio di Roma
REDAZIONE 6 GIUGNO 2013
Compagnia Teatrincorso a Argot Off
Rassegna di Drammaturgia Contemporanea
Compagnia Teatrincorso
PASS/AGES
Roma / Teatro Argot Studio
martedì 11 e mercoledì 12 giugno, ore 21.00
regia e drammaturgia Elena R. Marino
con Silvia Furlan
coprodotto da Teatrincorso e da Provincia Autonoma di Trento all’interno del progetto biennale ‘RITI di PASSAGGIO/This is the box’ in collaborazione con Centrale Fies per la residenza artistica con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto Comune di Trento, C.U.C. Trento
Dopo il debutto a Trento a marzo scorso, approda a Roma per la Rassegna Argot Off, in due serate – 11e 12 giugno - PASS/AGES, tappa di RITI DI PASSAGGIO/This is the box, progetto biennale della Compagnia trentina Teatrincorso. Il progetto RITI DI PASSAGGIO/This is the box, coprodotto dalla Provincia Autonoma di Trento, prevede la produzione di uno spettacolo originale (con debutto nel dicembre 2013) intorno alle tematiche del vissuto temporale e della codifica sociale e politica delle età dell’essere umano e del cittadino, con particolare attenzione all’invecchiamento. Cosa fa di un essere umano un essere corrispondente al tempo che sta vivendo? La sua età? I suoi pensieri? I riti di passaggio che lo hanno disseminato di senso nuovo e diverso ad ogni ulteriore fase della vita? Esistono ancora e quali sono i riti di passaggio nella società contemporanea? E’ questo il fulcro del lavoro che la Compagnia Teatrincorso svolge e rivolge a un pubblico trasversale, ma soprattutto alla parte attiva della popolazione, con l’obiettivo di esploraregli stereotipi legati alla differenza tra uomo e donna nell’ambito delle diverse età biologiche. Spettacolo, ma anche incontri e collaborazioni con istituzioni quali il Museo delle Scienze di Trento, le Cooperative Sociali, l’Assessorato alle Pari Opportunità, le Università: ognuno di questi soggetti apporta il proprio contributo per avviare un network permanente di discussione e di proposte sociali e politiche concrete. Al progetto RITI DI PASSAGGIO lavorano sia maestranze che artisti nel campo teatrale, performativo visivo, di animazione digitale.
PASS/AGES indaga il passaggio di testimone tra vecchio e giovane, scruta il dramma dell’io fra consumismo e egocentrismo, ma anche solo come necessità di salvarsi dal naufragio, di trovare spazi nel muro temporale e generazionale. In scena un’attrice che si muove tra luoghi comuni sull’età quali ostacoli a un sereno e costruttivo passaggio attraverso le fasi naturali della vita. Un testo franto, multifaccia, che mostra un individuo forzatamente e continuamente spostato tra ruoli e significati del sé, un testo privo di personaggio e al tempo stesso intessuto di personaggi incarnazione di un desiderio, varianti di pensiero. Dignità umana a scadenza, invisibilità programmata, manipolazione costante del senso d’identità a fini utilitaristici e commerciali. E’ soprattutto la donna a trovarsi sotto il tiro della doppia discriminazione sessista e dell’età.E soprattutto la donna – in particolare in Italia – dopo una certa età, diventa invisibileper i media, o si trasforma inbersaglio di atteggiamenti denigratori e umilianti. Pass/ages è uno spettacolo dedicato a questo tema, che coinvolge certo i “vecchi”, ma anche i giovani, manipolati e usati come vessillo per un ricambio generazionale che in realtà non avviene o se avviene istiga a uno sterile odio tra generazioni a beneficio dei ‘ sempre potenti’.
Pass/ages al Teatro Argot Studio di Roma
REDAZIONE 6 GIUGNO 2013
Compagnia Teatrincorso a Argot Off
Rassegna di Drammaturgia Contemporanea
Compagnia Teatrincorso
PASS/AGES
Roma / Teatro Argot Studio
martedì 11 e mercoledì 12 giugno, ore 21.00
regia e drammaturgia Elena R. Marino
con Silvia Furlan
coprodotto da Teatrincorso e da Provincia Autonoma di Trento all’interno del progetto biennale ‘RITI di PASSAGGIO/This is the box’ in collaborazione con Centrale Fies per la residenza artistica con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto Comune di Trento, C.U.C. Trento
Dopo il debutto a Trento a marzo scorso, approda a Roma per la Rassegna Argot Off, in due serate – 11e 12 giugno - PASS/AGES, tappa di RITI DI PASSAGGIO/This is the box, progetto biennale della Compagnia trentina Teatrincorso. Il progetto RITI DI PASSAGGIO/This is the box, coprodotto dalla Provincia Autonoma di Trento, prevede la produzione di uno spettacolo originale (con debutto nel dicembre 2013) intorno alle tematiche del vissuto temporale e della codifica sociale e politica delle età dell’essere umano e del cittadino, con particolare attenzione all’invecchiamento. Cosa fa di un essere umano un essere corrispondente al tempo che sta vivendo? La sua età? I suoi pensieri? I riti di passaggio che lo hanno disseminato di senso nuovo e diverso ad ogni ulteriore fase della vita? Esistono ancora e quali sono i riti di passaggio nella società contemporanea? E’ questo il fulcro del lavoro che la Compagnia Teatrincorso svolge e rivolge a un pubblico trasversale, ma soprattutto alla parte attiva della popolazione, con l’obiettivo di esploraregli stereotipi legati alla differenza tra uomo e donna nell’ambito delle diverse età biologiche. Spettacolo, ma anche incontri e collaborazioni con istituzioni quali il Museo delle Scienze di Trento, le Cooperative Sociali, l’Assessorato alle Pari Opportunità, le Università: ognuno di questi soggetti apporta il proprio contributo per avviare un network permanente di discussione e di proposte sociali e politiche concrete. Al progetto RITI DI PASSAGGIO lavorano sia maestranze che artisti nel campo teatrale, performativo visivo, di animazione digitale.
PASS/AGES indaga il passaggio di testimone tra vecchio e giovane, scruta il dramma dell’io fra consumismo e egocentrismo, ma anche solo come necessità di salvarsi dal naufragio, di trovare spazi nel muro temporale e generazionale. In scena un’attrice che si muove tra luoghi comuni sull’età quali ostacoli a un sereno e costruttivo passaggio attraverso le fasi naturali della vita. Un testo franto, multifaccia, che mostra un individuo forzatamente e continuamente spostato tra ruoli e significati del sé, un testo privo di personaggio e al tempo stesso intessuto di personaggi incarnazione di un desiderio, varianti di pensiero. Dignità umana a scadenza, invisibilità programmata, manipolazione costante del senso d’identità a fini utilitaristici e commerciali. E’ soprattutto la donna a trovarsi sotto il tiro della doppia discriminazione sessista e dell’età.E soprattutto la donna – in particolare in Italia – dopo una certa età, diventa invisibileper i media, o si trasforma inbersaglio di atteggiamenti denigratori e umilianti. Pass/ages è uno spettacolo dedicato a questo tema, che coinvolge certo i “vecchi”, ma anche i giovani, manipolati e usati come vessillo per un ricambio generazionale che in realtà non avviene o se avviene istiga a uno sterile odio tra generazioni a beneficio dei ‘ sempre potenti’.
Sono Morta Anche Io
27.6.13
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Teatro
27.6.13
Teatro
TEATRO TORDINONA 7 - 12 MAGGIO 2013 “SONO MORTA ANCHE IO” Testamento turchino di una Fetocchia d'eccezione (Morte seconda) una produzione ATTO NOMADE. di e con Marzia Ercolani. “Tutto l’amore che si era conquistato con tanta fatica a prezzo di rinunciare ad esprimere se stesso non riguardava affatto l’individuo che era in realtà. L’ammirazione per la sua bellezza e per le sue brillanti prestazioni era tributata alla bellezza e alle prestazioni, non al bambino reale”Alice Miller “Il seme che siamo è l’unico valore di fede. Se tutti fossimo credenti, non ci sarebbero più croci.” Si nasce strappando le viscere segrete della propria madre oppure ancor prima? Prima di avere occhi, naso, bocca e gambe, ancor prima di essere generati, scolpiti, pronti ad assumere il proprio ruolo? Non si può tirar su un bambino. Non è un edificio. Piuttosto è come un albero. Si può preparare il terreno, annaffiarlo, controllare che il sole raggiunga la pianta per poi lasciare che la natura faccia il suo corso. L’educazione sociale invece crea giardini labirinto e uccide voracemente foreste. Come riconoscere, ritrovare e proteggere il seme originario così come era prima che venisse piantato, eco lontana del primo vagito? Forse svegliandomi nei sogni, ripercorrendo a ritroso antichi respiri intravedo dall’altra parte dello specchio un riflesso. In un pianeta del prima, del mai, del sempre, in un luogo dell’altrove, nel tempo immobile delle fiabe, appare un'anima lunare sospesa in solitaria non morte. In acque poetiche ritrovo gli esseri della favola di Italia, abbraccio l’eroe iniziatico delle infanzie dei nonni e dei padri di questo bel paese, carezzo il seme con le mani di Turchina stanca di eterno e di verginità, tocco quella buffa bambola che ero nella mia infanzia, deposta sulla sedia dalla bambina per bene disciplinata al quarto comandamento. In un tempo appeso, in un mondo rovesciato, accolgo le voci intime, il copione sotterraneo, ultraterreno, sacro di profano, il sussurro di una reliquia che non muore mai, di una personale Fetocchia, legnosa lotta per difendere l’essenza selvaggia, perché ogni seme possa fiorire e dare frutti saporiti, non divenire quell’albero morto che è la croce.
TEATRO TORDINONA 7 - 12 MAGGIO 2013 “SONO MORTA ANCHE IO” Testamento turchino di una Fetocchia d'eccezione (Morte seconda) una produzione ATTO NOMADE. di e con Marzia Ercolani. “Tutto l’amore che si era conquistato con tanta fatica a prezzo di rinunciare ad esprimere se stesso non riguardava affatto l’individuo che era in realtà. L’ammirazione per la sua bellezza e per le sue brillanti prestazioni era tributata alla bellezza e alle prestazioni, non al bambino reale”Alice Miller “Il seme che siamo è l’unico valore di fede. Se tutti fossimo credenti, non ci sarebbero più croci.” Si nasce strappando le viscere segrete della propria madre oppure ancor prima? Prima di avere occhi, naso, bocca e gambe, ancor prima di essere generati, scolpiti, pronti ad assumere il proprio ruolo? Non si può tirar su un bambino. Non è un edificio. Piuttosto è come un albero. Si può preparare il terreno, annaffiarlo, controllare che il sole raggiunga la pianta per poi lasciare che la natura faccia il suo corso. L’educazione sociale invece crea giardini labirinto e uccide voracemente foreste. Come riconoscere, ritrovare e proteggere il seme originario così come era prima che venisse piantato, eco lontana del primo vagito? Forse svegliandomi nei sogni, ripercorrendo a ritroso antichi respiri intravedo dall’altra parte dello specchio un riflesso. In un pianeta del prima, del mai, del sempre, in un luogo dell’altrove, nel tempo immobile delle fiabe, appare un'anima lunare sospesa in solitaria non morte. In acque poetiche ritrovo gli esseri della favola di Italia, abbraccio l’eroe iniziatico delle infanzie dei nonni e dei padri di questo bel paese, carezzo il seme con le mani di Turchina stanca di eterno e di verginità, tocco quella buffa bambola che ero nella mia infanzia, deposta sulla sedia dalla bambina per bene disciplinata al quarto comandamento. In un tempo appeso, in un mondo rovesciato, accolgo le voci intime, il copione sotterraneo, ultraterreno, sacro di profano, il sussurro di una reliquia che non muore mai, di una personale Fetocchia, legnosa lotta per difendere l’essenza selvaggia, perché ogni seme possa fiorire e dare frutti saporiti, non divenire quell’albero morto che è la croce.
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Teatro
Monkey sì, monkey no
26.6.13
AngeloMai,
Danza
Angelo Mai Altrove 7 giugno 2013 “monkey sì, monkey no” (sulla variazione di Monkey see, Monkey do) di Muna Mussie, con Giorgia Del Don e Muriel Del Don, con la collaborazione di Gian Luca Mattei. Uno spazio differente, nuove circostanze possono modificare il senso di un lavoro e portarlo Altrove? Con Angelo Mai Italia Tropici, Monkey see, Monkey do, tenta di ripercorre la sua struttura interna e rideterminarla mediante il dialogo con il contesto ospitante. Di solito ci si guarda allo specchio in solitudine. Vorrei guardarmi allo specchio in moltitudine. Monkey see, Monkey do, dà forma ad una fusione fra pubblico e scena, riflettendo sull’immagine e il suo potenziale. Una diatriba tra parola e immagine, a partire dalla dimensione conturbante del ‘doppio’. Monkey see, Monkey do parla di persona-corpo – inteso come complesso organizzato da elementi concreti – e di persona-politica – intesa come complesso organizzato da elementi astratti. Si rivolge a uno spettatore che condivida con le artiste/artefici una volontà di significazione del gesto più minimo: ‘occhi diaframma che si allenano a contemplare, a contenere un di più, un di meno che sprigiona visioni attraverso tensioni psicofisiche tra corpi; corpo carne, corpo suono, corpo plastico.’ Protagoniste sono figure identiche che agiscono come ‘prototipo’, in funzione di una messa a fuoco di quella avventura fantastica e controversa che ognuno esperisce di fronte alla propria immagine.
Angelo Mai Altrove 7 giugno 2013 “monkey sì, monkey no” (sulla variazione di Monkey see, Monkey do) di Muna Mussie, con Giorgia Del Don e Muriel Del Don, con la collaborazione di Gian Luca Mattei. Uno spazio differente, nuove circostanze possono modificare il senso di un lavoro e portarlo Altrove? Con Angelo Mai Italia Tropici, Monkey see, Monkey do, tenta di ripercorre la sua struttura interna e rideterminarla mediante il dialogo con il contesto ospitante. Di solito ci si guarda allo specchio in solitudine. Vorrei guardarmi allo specchio in moltitudine. Monkey see, Monkey do, dà forma ad una fusione fra pubblico e scena, riflettendo sull’immagine e il suo potenziale. Una diatriba tra parola e immagine, a partire dalla dimensione conturbante del ‘doppio’. Monkey see, Monkey do parla di persona-corpo – inteso come complesso organizzato da elementi concreti – e di persona-politica – intesa come complesso organizzato da elementi astratti. Si rivolge a uno spettatore che condivida con le artiste/artefici una volontà di significazione del gesto più minimo: ‘occhi diaframma che si allenano a contemplare, a contenere un di più, un di meno che sprigiona visioni attraverso tensioni psicofisiche tra corpi; corpo carne, corpo suono, corpo plastico.’ Protagoniste sono figure identiche che agiscono come ‘prototipo’, in funzione di una messa a fuoco di quella avventura fantastica e controversa che ognuno esperisce di fronte alla propria immagine.
Anna Cappelli, uno studio
26.6.13
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Teatro
26.6.13
Teatro
Ambra Teatro alla Garbatella 2 MAGGIO 2013 Fondazione Salerno Contemporanea Teatro Stabile di Innovazione presenta “ANNA CAPPELLI, UNO STUDIO” di Annibale Ruccello, con Maria Paiato, scene Francesco Ghisu, costumi Gianluca Falaschi, luci Carmine Pierri, trucco Vincenzo Cucchiara, foto di scena Pepe Russo, aiuto regia Sandra Conti, regia Pierpaolo Sepe. Anni Sessanta. Impiegata al Comune di Latina, ma originaria di Orvieto, Anna Cappelli è una provinciale insoddisfatta e in guerra col mondo: è rancorosa con i genitori, ai quali non perdona di aver ceduto la sua stanza nella casa di Orvieto alla più giovane sorella Giuliana; odia la signora Tavernini, nel cui appartamento Anna vive in subaffitto sopportando gatti maleodoranti; e non lega con le colleghe d’ufficio, snob e pettegole. È una vita fatta di cene solitarie e di domeniche al cinema, quella di Anna Cappelli. Ma un giorno le si avvicina il ragionier Tonino Scarpa, proprietario di un appartamento con dodici stanze. Anna sfiderà il mondo andando a vivere a casa del compagno, e da quel momento difenderà il suo nuovo status sociale con le unghie e con i denti, letteralmente. " Il testo è insidioso e pieno di trabocchetti. Il delirio naturalistico e minimale, ambientato in una miserabile Italietta degli anni Sessanta, a una lettura poco attenta può sembrare scarsamente dotato di una vena originaria limpida e necessaria; ma a uno sguardo più accorto non sfugge la mostruosa e depravata sottocultura piccolo-borghese che invade ogni respiro del dramma, incarnandosi in una donnina in apparenza docile e insignificante. L’intelligenza dell’autore sta nel nascondere, dietro la follia della normalità, un processo culturale drammatico che ha vissuto il nostro Paese: la protagonista del dramma porta in sé la miseria degli anni in cui divenne importante avere piuttosto che essere. Il principio del possesso, che ancora guida le nostre vite, si affermò ingoiando tradizioni culturali nobili e preziose. Fu in quegli anni che Pasolini urlò il dolore di chi avvertiva il pericolo che la sua stessa opera potesse perdere forza poetica e politica a causa di una dispersione drammatica di senso e di una tentazione di immoralità capitalistica. Fu in quegli anni che perdemmo l’onore. Fu in quegli anni che nacquero i cannibali, i padri della cultura odierna. Il nostro studio segna un primo approccio a questo dramma complesso e dal significato profondo e doloroso. È l’oscuro scrutare di Ruccello che cercheremo di restituire con adesione intellettuale ed emotiva. È come se ci trovassimo al cospetto di un noir in cui l’assassino è l’affermarsi di principi capaci di alterare le nostre nature, le nostre coscienze, le nostre azioni, i nostri destini e trasformarci in merda." [Pierpaolo Sepe]
Ambra Teatro alla Garbatella 2 MAGGIO 2013 Fondazione Salerno Contemporanea Teatro Stabile di Innovazione presenta “ANNA CAPPELLI, UNO STUDIO” di Annibale Ruccello, con Maria Paiato, scene Francesco Ghisu, costumi Gianluca Falaschi, luci Carmine Pierri, trucco Vincenzo Cucchiara, foto di scena Pepe Russo, aiuto regia Sandra Conti, regia Pierpaolo Sepe. Anni Sessanta. Impiegata al Comune di Latina, ma originaria di Orvieto, Anna Cappelli è una provinciale insoddisfatta e in guerra col mondo: è rancorosa con i genitori, ai quali non perdona di aver ceduto la sua stanza nella casa di Orvieto alla più giovane sorella Giuliana; odia la signora Tavernini, nel cui appartamento Anna vive in subaffitto sopportando gatti maleodoranti; e non lega con le colleghe d’ufficio, snob e pettegole. È una vita fatta di cene solitarie e di domeniche al cinema, quella di Anna Cappelli. Ma un giorno le si avvicina il ragionier Tonino Scarpa, proprietario di un appartamento con dodici stanze. Anna sfiderà il mondo andando a vivere a casa del compagno, e da quel momento difenderà il suo nuovo status sociale con le unghie e con i denti, letteralmente. " Il testo è insidioso e pieno di trabocchetti. Il delirio naturalistico e minimale, ambientato in una miserabile Italietta degli anni Sessanta, a una lettura poco attenta può sembrare scarsamente dotato di una vena originaria limpida e necessaria; ma a uno sguardo più accorto non sfugge la mostruosa e depravata sottocultura piccolo-borghese che invade ogni respiro del dramma, incarnandosi in una donnina in apparenza docile e insignificante. L’intelligenza dell’autore sta nel nascondere, dietro la follia della normalità, un processo culturale drammatico che ha vissuto il nostro Paese: la protagonista del dramma porta in sé la miseria degli anni in cui divenne importante avere piuttosto che essere. Il principio del possesso, che ancora guida le nostre vite, si affermò ingoiando tradizioni culturali nobili e preziose. Fu in quegli anni che Pasolini urlò il dolore di chi avvertiva il pericolo che la sua stessa opera potesse perdere forza poetica e politica a causa di una dispersione drammatica di senso e di una tentazione di immoralità capitalistica. Fu in quegli anni che perdemmo l’onore. Fu in quegli anni che nacquero i cannibali, i padri della cultura odierna. Il nostro studio segna un primo approccio a questo dramma complesso e dal significato profondo e doloroso. È l’oscuro scrutare di Ruccello che cercheremo di restituire con adesione intellettuale ed emotiva. È come se ci trovassimo al cospetto di un noir in cui l’assassino è l’affermarsi di principi capaci di alterare le nostre nature, le nostre coscienze, le nostre azioni, i nostri destini e trasformarci in merda." [Pierpaolo Sepe]
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Teatro
Amnesia anterograda
26.6.13
AngeloMai,
Teatro
Angelo Mai Altrove 7 giugno 2013 “Amnesia anterograda” (Lola dances) Con: Lola Kola, Edith Piaf, Elio Castellana, La bambola di Pechino, Igino Dodde, John Lennon, Yoko Ono. “Salve, ho 19 anni, e assumo XANAX da gennaio per problemi d’ansia e attachi di panico. Da qualche tempo ho iniziato a notare difficoltà nel concentrarmi e immagazzinare nuove informazioni; ad esempio mi capita di chiedere titubante qualcosa ad un amico che mi aveva già risposto; scordarmi cosa dovevo fare poco prima di farlo; dimenticare dove ho messo qualcosa o dove mi trovo. Cosa mi consiglia?”
Angelo Mai Altrove 7 giugno 2013 “Amnesia anterograda” (Lola dances) Con: Lola Kola, Edith Piaf, Elio Castellana, La bambola di Pechino, Igino Dodde, John Lennon, Yoko Ono. “Salve, ho 19 anni, e assumo XANAX da gennaio per problemi d’ansia e attachi di panico. Da qualche tempo ho iniziato a notare difficoltà nel concentrarmi e immagazzinare nuove informazioni; ad esempio mi capita di chiedere titubante qualcosa ad un amico che mi aveva già risposto; scordarmi cosa dovevo fare poco prima di farlo; dimenticare dove ho messo qualcosa o dove mi trovo. Cosa mi consiglia?”
I pupa
26.6.13
HD,
Teatro
Teatro Il Vascello 5 giugno 2013 “I pupa” di Alessandro Formica, testo vincitore della seconda edizione del Premio “Monologo e non solo” dedicato a Claudia Poggiani, organizzato dall’Associazione Culturale Golosa-Mente con la collaborazione del Teatro Il Vascello. Per ricordare Claudia Poggiani, attrice, scrittrice e sceneggiatrice di raffinato “sense of humor”, scomparsa nel 2002, l’associazione ha indetto due anni fa un premio di scrittura creativa brillante legato alla figura di Claudia. I suoi monologhi nascevano da esperienze di vita reali: il racconto si snodava in un’alternanza di toni vibranti e a volte sferzanti che passavano con estrema facilità dall’ironia al sarcasmo ad una velata drammaticità. Il risultato era sempre incredibilmente “brillante”. E con un testo brillante si chiude la seconda edizione del premio. Il testo di Alessandro Formica, interpretato da Sara Pantaleo, Rossella Celati e Rachele Minelli, per la regia dello stesso Formica e la consulenza artistica di Rosario Galli, racconta di tre donne, tre stereotipi femminili che si ritrovano nel medesimo luogo misterioso, sul medesimo “scaffale”, in attesa dell'arrivo e della considerazione di un tale che sembra essere l’unico in grado di esaudire il loro sogno comune di un cambiamento di vita. Tra alterchi comici, confessioni e rivelazioni intime, il tempo sembra non avere mai fine finché qualcosa di inaspettato effettivamente accade; qualcosa che darà una risposta alle loro inquietudini ma farà anche luce sulla loro vera condizione esistenziale. Il testo è stato valutato e scelto da una giuria composta da: Tiziana Merlino (Presidente dell’Associazione culturale Golosa-Mente) Franca Valeri (Presidente della giuria), Valeria Ciangottini, Rosario Galli, Bruno Maccallini, Loredana Martinez, Isabella Mezza, Manuela Kustermann, Paola Pascolini, Marina Zanchi.
Teatro Il Vascello 5 giugno 2013 “I pupa” di Alessandro Formica, testo vincitore della seconda edizione del Premio “Monologo e non solo” dedicato a Claudia Poggiani, organizzato dall’Associazione Culturale Golosa-Mente con la collaborazione del Teatro Il Vascello. Per ricordare Claudia Poggiani, attrice, scrittrice e sceneggiatrice di raffinato “sense of humor”, scomparsa nel 2002, l’associazione ha indetto due anni fa un premio di scrittura creativa brillante legato alla figura di Claudia. I suoi monologhi nascevano da esperienze di vita reali: il racconto si snodava in un’alternanza di toni vibranti e a volte sferzanti che passavano con estrema facilità dall’ironia al sarcasmo ad una velata drammaticità. Il risultato era sempre incredibilmente “brillante”. E con un testo brillante si chiude la seconda edizione del premio. Il testo di Alessandro Formica, interpretato da Sara Pantaleo, Rossella Celati e Rachele Minelli, per la regia dello stesso Formica e la consulenza artistica di Rosario Galli, racconta di tre donne, tre stereotipi femminili che si ritrovano nel medesimo luogo misterioso, sul medesimo “scaffale”, in attesa dell'arrivo e della considerazione di un tale che sembra essere l’unico in grado di esaudire il loro sogno comune di un cambiamento di vita. Tra alterchi comici, confessioni e rivelazioni intime, il tempo sembra non avere mai fine finché qualcosa di inaspettato effettivamente accade; qualcosa che darà una risposta alle loro inquietudini ma farà anche luce sulla loro vera condizione esistenziale. Il testo è stato valutato e scelto da una giuria composta da: Tiziana Merlino (Presidente dell’Associazione culturale Golosa-Mente) Franca Valeri (Presidente della giuria), Valeria Ciangottini, Rosario Galli, Bruno Maccallini, Loredana Martinez, Isabella Mezza, Manuela Kustermann, Paola Pascolini, Marina Zanchi.
Everyone gets lighter. All!
25.6.13
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AngeloMai,
Performance
25.6.13
AngeloMai,
Performance
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 Kinkaleri in “Everyone gets lighter. All!” a cura di Massimo Conti con Marco Mazzoni. La perfomance, è un dispositivo di trasmissione del codice corporeo inventato da Kinkaleri. In una durata di 30 minuti saranno presentati e sviluppati da un perfomer tutti gli elementi costitutivi di un alfabeto corporeo. Due sono le opzioni: contemplare l’esecuzione nelle varie fasi o partecipare all’apprendimento. E tutto questo poi te lo porti a casa, lo provi per strada, lo condividi con altri e magari da sponda a sponda di un fiume, danzi.
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 Kinkaleri in “Everyone gets lighter. All!” a cura di Massimo Conti con Marco Mazzoni. La perfomance, è un dispositivo di trasmissione del codice corporeo inventato da Kinkaleri. In una durata di 30 minuti saranno presentati e sviluppati da un perfomer tutti gli elementi costitutivi di un alfabeto corporeo. Due sono le opzioni: contemplare l’esecuzione nelle varie fasi o partecipare all’apprendimento. E tutto questo poi te lo porti a casa, lo provi per strada, lo condividi con altri e magari da sponda a sponda di un fiume, danzi.
Minimal Dance
25.6.13
AngeloMai,
Danza
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 Monica Gentile in “Minimal Dance” Minimal Dance è un work in progress che si sviluppa intorno alla ricerca di una “realtà minimal”.Il suono è un’entità, un ricordo che riverbera nel mio corpo, generatore di una presenza e di una memoria visiva emergente dalla gestualità in atto nel meccanismo della danza. La mia ricerca è iniziata dall’ascolto, quasi casuale, della musica techno in cuffie come veicolo esperienziale per arrivare a percepire me stessa entro un determinato stato. Uno stato di trance vissuto in modo enigmatico, un’attenuazione o metamorfosi del mio stato di percezione fino a lasciarmi pervadere dall’euforia a livello cellulare, epidermico e psichico, dal testo “Techno-trance” di Gianfranco Salvatore: “Dopo una notte di techno-trance quel che resta è il senso di aver celebrato un’esperienza che forse non è solo di tipo edonistico, usare la propria persona come batteria di energie capace di alimentare esperienze estreme servendosi soprattutto del suono organizzato”. L’ascolto della musica techno, formata da cellule melodiche brevi, ripetizione ossessiva di moduli, mi ha portata a manifestare delle figure ritmiche immediate, creando una specifica coreografia caratterizzata da rigore gestuale, impersonalità e freddezza emozionale. È un essere dentro/fuori in un’esaltazione enstatica, di riassorbimento in se stessi, più che in uno stato d’estasi.Nell’interrogarmi dove sia la danza, capto una tensione in una dimensione in cui si possano esperire i medesimi aspetti vibrazionali, fra me e gli altri, una pulsazione che sta solo sulle superfici.
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 Monica Gentile in “Minimal Dance” Minimal Dance è un work in progress che si sviluppa intorno alla ricerca di una “realtà minimal”.Il suono è un’entità, un ricordo che riverbera nel mio corpo, generatore di una presenza e di una memoria visiva emergente dalla gestualità in atto nel meccanismo della danza. La mia ricerca è iniziata dall’ascolto, quasi casuale, della musica techno in cuffie come veicolo esperienziale per arrivare a percepire me stessa entro un determinato stato. Uno stato di trance vissuto in modo enigmatico, un’attenuazione o metamorfosi del mio stato di percezione fino a lasciarmi pervadere dall’euforia a livello cellulare, epidermico e psichico, dal testo “Techno-trance” di Gianfranco Salvatore: “Dopo una notte di techno-trance quel che resta è il senso di aver celebrato un’esperienza che forse non è solo di tipo edonistico, usare la propria persona come batteria di energie capace di alimentare esperienze estreme servendosi soprattutto del suono organizzato”. L’ascolto della musica techno, formata da cellule melodiche brevi, ripetizione ossessiva di moduli, mi ha portata a manifestare delle figure ritmiche immediate, creando una specifica coreografia caratterizzata da rigore gestuale, impersonalità e freddezza emozionale. È un essere dentro/fuori in un’esaltazione enstatica, di riassorbimento in se stessi, più che in uno stato d’estasi.Nell’interrogarmi dove sia la danza, capto una tensione in una dimensione in cui si possano esperire i medesimi aspetti vibrazionali, fra me e gli altri, una pulsazione che sta solo sulle superfici.
Anaxagarus. Solo sulla bellezza
25.6.13
AngeloMai,
Teatro
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 Fosca in “Anaxagarus. Solo sulla bellezza” Primo movimento. Di e con: Maria Caterina Frani. Produzione Fosca 2013 con il contributo della Regione Toscana. Residenza Spaziok Prato. Ringraziamenti a: Mauro Barbiero, Massimo Conti, Caterina Poggesi. Un pretesto biografico per iniziare. Un rapporto con la propria immagine complesso e assoluto. La rarità di chi ha deciso di fare della propria vita un’opera d’arte con gli eccessi, i turbamenti e le sue contraddizioni. Carico di amori, desideri, ori e spietatezze. Della Marchesa Luisa Amman Casati ce ne siamo già dimenticati. Ci resta soltanto una sua moltitudine di immagini. Non ho mai partecipato a una seduta spiritica.
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 Fosca in “Anaxagarus. Solo sulla bellezza” Primo movimento. Di e con: Maria Caterina Frani. Produzione Fosca 2013 con il contributo della Regione Toscana. Residenza Spaziok Prato. Ringraziamenti a: Mauro Barbiero, Massimo Conti, Caterina Poggesi. Un pretesto biografico per iniziare. Un rapporto con la propria immagine complesso e assoluto. La rarità di chi ha deciso di fare della propria vita un’opera d’arte con gli eccessi, i turbamenti e le sue contraddizioni. Carico di amori, desideri, ori e spietatezze. Della Marchesa Luisa Amman Casati ce ne siamo già dimenticati. Ci resta soltanto una sua moltitudine di immagini. Non ho mai partecipato a una seduta spiritica.
Capture of the speech
25.6.13
.
AngeloMai,
Performance
25.6.13
AngeloMai,
Performance
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 “Capture of the speech” Ideazione e testo: Piersandra Di Matteo. Recording and sound track: Irena Radmanovic. Graphic concept: Giacomo Covacich. Capture of the speech è una lecture sulla voceconcepita come un voicescape plurale nel quale risuona teoria, pratica e pensiero vocale. Evocazione dei gradi di erosione della pronuncia che si fa e si disfa, la voce stessa diventaaudizione di un discorso slogato come aggregazione al corpo, soglia su cui insiste la differenza tra parlare e prendere la parola.
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 “Capture of the speech” Ideazione e testo: Piersandra Di Matteo. Recording and sound track: Irena Radmanovic. Graphic concept: Giacomo Covacich. Capture of the speech è una lecture sulla voceconcepita come un voicescape plurale nel quale risuona teoria, pratica e pensiero vocale. Evocazione dei gradi di erosione della pronuncia che si fa e si disfa, la voce stessa diventaaudizione di un discorso slogato come aggregazione al corpo, soglia su cui insiste la differenza tra parlare e prendere la parola.
Gli Ebrei sono matti
24.6.13
Riparte,
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Miela 13 Aprile 2013 “Gli ebrei sono matti” con Dario Aggioli, Angelo Tantillo costumi e scene: Arianna Pioppi, Medea Labate, maschere realizzate in gioventù da Julie Taymor, organizzazione Carla Damen, aiuto regia Eleonora Leone, ideato e diretto da Dario Aggioli - Teatro Forsennato. Premio Giovani Realtà del Teatro 2011.Premio Festival Anteprima 89 – edizione 2012. Menzione Speciale al Premio TUTTOTEATRO.COM alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2010, prodotto in collaborazione con Teatro SpazioZeroNove e La Riunione di Condominio. Spettacolo dedicato alla memoria del Prof. Ferruccio Di Cori. Durante il ventennio fascista, Enrico viene ricoverato in un manicomio in una clinica vicino Torino, lontano dai suoi cari, dalla sua città e dai discorsi del Duce, da lui tanto amati. Ferruccio ebreo romano costretto a fuggire per l’ennesima volta, viene ricoverato in un manicomio vicino al confine, sotto un altro nome: Angelo. Il professore che dirige la casa di cura per insegnargli a comportarsi come un malato di mente, lo mette in stanza con Enrico, uno dei più innocui tra i degenti. Ferruccio per imparare ad essere un altro, si confronta con Enrico che non riesce ad essere più se stesso da tempo. Un matto vero fascista e un matto falso ebreo raccontano la tragedia delle leggi razziali attraverso la comicità della situazione. Lo spettacolo si ispira ad un evento veramente accaduto: nella casa di cura per malattie mentali “Villa Turina Amione”, l’allora direttore, il professor Carlo Angela, padre del noto presentatore televisivo, offrì rifugio a numerosi antifascisti ed ebrei, confondendoli con i degenti. Per raccontare la patologia di Enrico, un tipo di demenza romanzata con tratti autistici, verranno utilizzate alcune particolari maschere realizzate in gioventù da Julie Taymor, regista di Titus e di Frida. Si ringraziano Marina Antonucci per la gentile concessione delle maschere utilizzate e Susan El Sawi per la gentile collaborazione.
link: www.teatroforsennato.com
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Miela 13 Aprile 2013 “Gli ebrei sono matti” con Dario Aggioli, Angelo Tantillo costumi e scene: Arianna Pioppi, Medea Labate, maschere realizzate in gioventù da Julie Taymor, organizzazione Carla Damen, aiuto regia Eleonora Leone, ideato e diretto da Dario Aggioli - Teatro Forsennato. Premio Giovani Realtà del Teatro 2011.Premio Festival Anteprima 89 – edizione 2012. Menzione Speciale al Premio TUTTOTEATRO.COM alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2010, prodotto in collaborazione con Teatro SpazioZeroNove e La Riunione di Condominio. Spettacolo dedicato alla memoria del Prof. Ferruccio Di Cori. Durante il ventennio fascista, Enrico viene ricoverato in un manicomio in una clinica vicino Torino, lontano dai suoi cari, dalla sua città e dai discorsi del Duce, da lui tanto amati. Ferruccio ebreo romano costretto a fuggire per l’ennesima volta, viene ricoverato in un manicomio vicino al confine, sotto un altro nome: Angelo. Il professore che dirige la casa di cura per insegnargli a comportarsi come un malato di mente, lo mette in stanza con Enrico, uno dei più innocui tra i degenti. Ferruccio per imparare ad essere un altro, si confronta con Enrico che non riesce ad essere più se stesso da tempo. Un matto vero fascista e un matto falso ebreo raccontano la tragedia delle leggi razziali attraverso la comicità della situazione. Lo spettacolo si ispira ad un evento veramente accaduto: nella casa di cura per malattie mentali “Villa Turina Amione”, l’allora direttore, il professor Carlo Angela, padre del noto presentatore televisivo, offrì rifugio a numerosi antifascisti ed ebrei, confondendoli con i degenti. Per raccontare la patologia di Enrico, un tipo di demenza romanzata con tratti autistici, verranno utilizzate alcune particolari maschere realizzate in gioventù da Julie Taymor, regista di Titus e di Frida. Si ringraziano Marina Antonucci per la gentile concessione delle maschere utilizzate e Susan El Sawi per la gentile collaborazione.
link: www.teatroforsennato.com
UNA
24.6.13
AngeloMai,
Danza
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 Sistemi Dinamici Altamente Instabili in “UNA” Materiali coreografici e danza Alessandra Sini. Electronic live set Stefano Montinaro. Produzione Ciulinga. Il processo di lavoro persegue le logiche dell’improvvisazione per una qualità originale della materia corporea; non è importante il movimento del danzatore ma è fondamentale il movimento percettivo dello spettatore.UNA gioca sulla semplicità del coinvolgimento, sull’emozione legata all’atto. Alimenta un movimento complesso tra intuizione e costruzione progettuale. Il lavoro sul corpo è privato di qualsiasi orpello estetico o tecnico. Il gesto umano che emerge, è traccia, indizio riconoscibile, si trasforma in richiamo come fosse un gancio che trascina l’osservatore attraverso il linguaggio danzato. L’insistenza nella ripetizione e nell’utilizzo simbolico di immagini fisiche, cerca l’aspetto archetipico dell’essere umano, insiste su una nuova ritualità, scava un varco dentro un mondo emotivo in continua evoluzione, accessibile al pubblico per immersione.
Angelo Mai Altrove 6 giugno 2013 Sistemi Dinamici Altamente Instabili in “UNA” Materiali coreografici e danza Alessandra Sini. Electronic live set Stefano Montinaro. Produzione Ciulinga. Il processo di lavoro persegue le logiche dell’improvvisazione per una qualità originale della materia corporea; non è importante il movimento del danzatore ma è fondamentale il movimento percettivo dello spettatore.UNA gioca sulla semplicità del coinvolgimento, sull’emozione legata all’atto. Alimenta un movimento complesso tra intuizione e costruzione progettuale. Il lavoro sul corpo è privato di qualsiasi orpello estetico o tecnico. Il gesto umano che emerge, è traccia, indizio riconoscibile, si trasforma in richiamo come fosse un gancio che trascina l’osservatore attraverso il linguaggio danzato. L’insistenza nella ripetizione e nell’utilizzo simbolico di immagini fisiche, cerca l’aspetto archetipico dell’essere umano, insiste su una nuova ritualità, scava un varco dentro un mondo emotivo in continua evoluzione, accessibile al pubblico per immersione.
1 Pa=1 N/m²
24.6.13
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AngeloMai
24.6.13
AngeloMai
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Antonio Tagliarini in “1 Pa=1 N/m²” (in fisica equazione del punto di rottura) A# video. Osservo. Credo che ci sia qualcosa. Qualcosa di cui è difficile parlare. Qualcosa che mi attrae nella sua terribile pre-potenza. E che finisce per sbaragliare, definitivamente, le poche certezze che uno crede, pensa, di aver faticosamente costruito. Una domanda che mi faccio da tempo, ormai da troppo tempo: quando c’è un incidente per strada rallenti per vedere cosa è successo? Perché?
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Antonio Tagliarini in “1 Pa=1 N/m²” (in fisica equazione del punto di rottura) A# video. Osservo. Credo che ci sia qualcosa. Qualcosa di cui è difficile parlare. Qualcosa che mi attrae nella sua terribile pre-potenza. E che finisce per sbaragliare, definitivamente, le poche certezze che uno crede, pensa, di aver faticosamente costruito. Una domanda che mi faccio da tempo, ormai da troppo tempo: quando c’è un incidente per strada rallenti per vedere cosa è successo? Perché?
UIT
24.6.13
AngeloMai,
Musica
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Daniela Cattivelli in “UIT” ideazione e composizione sonora Daniela Cattivelli. collaborazione Michele Di Stefano, consulenza set up elettroacustico: Francesco Casciaro/Tempo Reale, con Daniela Cattivelli (laptop, richiami), Michele Di Stefano (bridge), Camillo Prosdocimo e Giorgio Rizzo (richiami) produzione Xing/Live Arts Week, col supporto di Tempo Reale UIT è un ambiente risonante, aperto al mutamento e alle apparizioni, in cui si praticano tecniche di mimetismo acustico ed esercizi di trasfigurazione sonora. Il tessuto di questo territorio transitorio è generato principalmente da una serie di richiami per uccelli, impiegati per attivare il mascheramento e il camouflage musicale.
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Daniela Cattivelli in “UIT” ideazione e composizione sonora Daniela Cattivelli. collaborazione Michele Di Stefano, consulenza set up elettroacustico: Francesco Casciaro/Tempo Reale, con Daniela Cattivelli (laptop, richiami), Michele Di Stefano (bridge), Camillo Prosdocimo e Giorgio Rizzo (richiami) produzione Xing/Live Arts Week, col supporto di Tempo Reale UIT è un ambiente risonante, aperto al mutamento e alle apparizioni, in cui si praticano tecniche di mimetismo acustico ed esercizi di trasfigurazione sonora. Il tessuto di questo territorio transitorio è generato principalmente da una serie di richiami per uccelli, impiegati per attivare il mascheramento e il camouflage musicale.
Dream Theory in Malaya
24.6.13
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AngeloMai,
Performance
24.6.13
AngeloMai,
Performance
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Francesca Proia in “Dream Theory in Malaya” lettura-performance, collaborazione artistica Danilo Conti A partire da un testo antropologico di Kilton Stewart, la lettura racconta la singolare visione educativa della tribù Senoi, focalizzata sull’apprendimento del sogno lucido a partire dalla più tenera età.
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Francesca Proia in “Dream Theory in Malaya” lettura-performance, collaborazione artistica Danilo Conti A partire da un testo antropologico di Kilton Stewart, la lettura racconta la singolare visione educativa della tribù Senoi, focalizzata sull’apprendimento del sogno lucido a partire dalla più tenera età.
Il gioco del gregge di capre
22.6.13
AngeloMai,
Danza
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Fabrizio Favale in “Il gioco del gregge di capre”. Un lavoro di Fabrizio Favale. Assistente alla coreografia Andrea Del Bianco, Collaborazioni tecniche Alberto Trebbi. Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Gammarad Italia . Ringraziamo Teatro Comunale di Casalecchio di Reno, Spazio Raum Bologna, Fienile Fluò Bologna. Nasce dall’osservazione dei greggi di capre fra l’Italia e la Grecia. Premi International Festival Choreographic Miniature e 14MASDANZA. Presentato al Suzanne Dellal Tel Aviv; La Biennale di Venezia; Short Theatre; Seoul International Festival; Shanghai Expo; Tanzmesse, Dusseldorf. Nel 2013 sarà al Dance Base Fringe Festival of Edinburgh.
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Fabrizio Favale in “Il gioco del gregge di capre”. Un lavoro di Fabrizio Favale. Assistente alla coreografia Andrea Del Bianco, Collaborazioni tecniche Alberto Trebbi. Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Gammarad Italia . Ringraziamo Teatro Comunale di Casalecchio di Reno, Spazio Raum Bologna, Fienile Fluò Bologna. Nasce dall’osservazione dei greggi di capre fra l’Italia e la Grecia. Premi International Festival Choreographic Miniature e 14MASDANZA. Presentato al Suzanne Dellal Tel Aviv; La Biennale di Venezia; Short Theatre; Seoul International Festival; Shanghai Expo; Tanzmesse, Dusseldorf. Nel 2013 sarà al Dance Base Fringe Festival of Edinburgh.
Songs for Lover
22.6.13
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AngeloMai,
Performance
22.6.13
AngeloMai,
Performance
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Elio Castellana in “SONGS FOR LOVERS” video e light-box. In un’inedita combinazione, canzoni d’amore si sposano con video scaricati da siti pornografici in cui gli utenti si espongono in solitudine di fronte alla webcam per condividere, attraverso le immagini, la pratica di un segreto erotico. In più, una serie di “still” in lightbox, composti per sovrapposizione di immagini su cui l’artista è intervenuto graficamente, trasportano il lavoro in un universo stereoscopico, congelando il momento del desiderio e della solitudine in piccoli teatri d’amore. Songs for lovers è riflessione sull’amore, sulla privacy, e sulla mancanza di pornografia nell’epoca dell’autoreferenzialità, con uno sguardo mai definitivo sull’estetica dell’oggetto.
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Elio Castellana in “SONGS FOR LOVERS” video e light-box. In un’inedita combinazione, canzoni d’amore si sposano con video scaricati da siti pornografici in cui gli utenti si espongono in solitudine di fronte alla webcam per condividere, attraverso le immagini, la pratica di un segreto erotico. In più, una serie di “still” in lightbox, composti per sovrapposizione di immagini su cui l’artista è intervenuto graficamente, trasportano il lavoro in un universo stereoscopico, congelando il momento del desiderio e della solitudine in piccoli teatri d’amore. Songs for lovers è riflessione sull’amore, sulla privacy, e sulla mancanza di pornografia nell’epoca dell’autoreferenzialità, con uno sguardo mai definitivo sull’estetica dell’oggetto.
Impressions d’Afrique
22.6.13
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AngeloMai,
Letteratura
22.6.13
AngeloMai,
Letteratura
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Lucia Amara in “Impressions d’Afrique” breve discorso di Lucia Amara. Raymond Roussel nel 1910 pubblicò Impressions d’Afrique. Per scrivere il romanzo – che ebbe una gestazione di ventidue anni – si recò in Africa senza mai uscire dalla sua camera d’albergo. Inventò una roulotte da viaggio con la cui immagine produsse una cartolina.
Angelo Mai Altrove 5 giugno 2013 Lucia Amara in “Impressions d’Afrique” breve discorso di Lucia Amara. Raymond Roussel nel 1910 pubblicò Impressions d’Afrique. Per scrivere il romanzo – che ebbe una gestazione di ventidue anni – si recò in Africa senza mai uscire dalla sua camera d’albergo. Inventò una roulotte da viaggio con la cui immagine produsse una cartolina.
Volo infermo
22.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
22.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Castello Aragonese, Castrovillari, 2 Giugno 2013 “VOLO INFERMO” di e con Gianfranco De Franco (clarinetto, sassofoni, flauti, sax andino, glockenspeil, loop machine, microkorg, midiwind, voce) e con Ilaria Montenegro (flauti, percussioni, voce). Il percorso all’interno del Castello Aragonese si conclude con il concerto “Volo Infermo” che segnerà l’alba di un nuovo giorno o di una nuova “libertà”, in cima alla Torre più grande, la cosiddetta “Torre Infame” a causa delle torture terribili inflitte ai prigionieri che in essa venivano rinchiusi.
link: www.primaveradeiteatri.it
Castello Aragonese, Castrovillari, 2 Giugno 2013 “VOLO INFERMO” di e con Gianfranco De Franco (clarinetto, sassofoni, flauti, sax andino, glockenspeil, loop machine, microkorg, midiwind, voce) e con Ilaria Montenegro (flauti, percussioni, voce). Il percorso all’interno del Castello Aragonese si conclude con il concerto “Volo Infermo” che segnerà l’alba di un nuovo giorno o di una nuova “libertà”, in cima alla Torre più grande, la cosiddetta “Torre Infame” a causa delle torture terribili inflitte ai prigionieri che in essa venivano rinchiusi.
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Il coraggio fa 90!
22.6.13
.
HD,
NassaTeatrale,
Teatro
22.6.13
HD,
NassaTeatrale,
Teatro
Vedi risultati Nassa Teatrale
Sugar Club Theatre 1 Giugno 2013 Roma "IL CORAGGIO FA 90!" di e con Giuseppe Arnone regia Claudio Zarlocchi. Tanta Sicilia, tanta Italia 90 e tanta "FAMIGGHIA".
Sugar Club Theatre 1 Giugno 2013 Roma "IL CORAGGIO FA 90!" di e con Giuseppe Arnone regia Claudio Zarlocchi. Tanta Sicilia, tanta Italia 90 e tanta "FAMIGGHIA".
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HD,
NassaTeatrale,
Teatro
Atmosfere ipnotiche
22.6.13
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Musica
22.6.13
Musica
Casa dell’Architettura 17 Aprile 2013 FESTA D’Artisti “Atmosfere ipnotiche” Performance musicale di Cristiano Petrucci, Atmosfere ipnotiche per clarinetto e elettronica.
Casa dell’Architettura 17 Aprile 2013 FESTA D’Artisti “Atmosfere ipnotiche” Performance musicale di Cristiano Petrucci, Atmosfere ipnotiche per clarinetto e elettronica.
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Musica
Lo splendore dei supplizi
21.6.13
.
Primaveradeiteatri,
Teatro
21.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica.net
Teatro Sybaris, Castrovillari, 1 Giugno 2013 FIBRE PARALLELE/FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI in “LO SPLENDORE DEI SUPPLIZI” anteprima nazionale, di e con Licia lanera e Riccardo Spagnulo e con Mino Decataldo nel ruolo del boia, assistente alla regia Arianna Gambaccini, disegno luci Vincent Longuemare, consulenza e creazione muppet Marianna Di Muro, con il contributo della Regione Puglia e con il sostegno del Nuovo Teatro Abeliano. Nelle piazze delle città d’Europa, in un tempo non troppo lontano, si mandavano a morte attraverso un percorso di sofferenze crescenti, migliaia di criminali, i quali giungevano alla loro fine in maniera lenta e dolorosa. Lo spettacolo della punizione andava in scena seguendo un cerimoniale preciso, in cui il pubblico partecipava attivamente con sputi, spintonamenti e insulti. Lo scopo del supplizio era quello di raggiungere la verità, attraverso confessioni fatte a mezza voce tra le pene della tortura. Giudichiamo ancora i crimini e i delitti, ma ancora di più istinti, passioni, anomalie, infermità, effetti dell’ambiente o dell’eredità, perversioni, pulsazioni e desideri. Siamo il pubblico del supplizio del nostro vicino di casa. Abbiamo bisogno di fare emergere la verità. Tutto il resto può aspettare. Quattro figure tipo della società contemporanea – La Coppia, Il Giocatore, La Badante e Il Vegano – per uno spettacolo che mette in evidenza come i castighi siano scomparsi dalla sfera pubblica per rifugiarsi in quella privata.
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Teatro Sybaris, Castrovillari, 1 Giugno 2013 FIBRE PARALLELE/FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI in “LO SPLENDORE DEI SUPPLIZI” anteprima nazionale, di e con Licia lanera e Riccardo Spagnulo e con Mino Decataldo nel ruolo del boia, assistente alla regia Arianna Gambaccini, disegno luci Vincent Longuemare, consulenza e creazione muppet Marianna Di Muro, con il contributo della Regione Puglia e con il sostegno del Nuovo Teatro Abeliano. Nelle piazze delle città d’Europa, in un tempo non troppo lontano, si mandavano a morte attraverso un percorso di sofferenze crescenti, migliaia di criminali, i quali giungevano alla loro fine in maniera lenta e dolorosa. Lo spettacolo della punizione andava in scena seguendo un cerimoniale preciso, in cui il pubblico partecipava attivamente con sputi, spintonamenti e insulti. Lo scopo del supplizio era quello di raggiungere la verità, attraverso confessioni fatte a mezza voce tra le pene della tortura. Giudichiamo ancora i crimini e i delitti, ma ancora di più istinti, passioni, anomalie, infermità, effetti dell’ambiente o dell’eredità, perversioni, pulsazioni e desideri. Siamo il pubblico del supplizio del nostro vicino di casa. Abbiamo bisogno di fare emergere la verità. Tutto il resto può aspettare. Quattro figure tipo della società contemporanea – La Coppia, Il Giocatore, La Badante e Il Vegano – per uno spettacolo che mette in evidenza come i castighi siano scomparsi dalla sfera pubblica per rifugiarsi in quella privata.
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La società
19.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
19.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Sybaris, Castrovillari, 31 Maggio 2013 TEATRO STABILE DELLE MARCHE/COMPAGNIA MUSELLA MAZZARELLI in “LA SOCIETA’- Tre atti di umana commedia” uno spettacolo scritto e diretto da Lino Musella e Paolo Mazzarelli, con Fabio Monti (Salvo), Laura Graziosi (Luba), Lino Musella (Ugo), Paolo Mazzarelli (Vittorio), scene di Elisabetta Salvatori, costumi di Stefania Cempini, luci di Mauro Marasà. Dopo “Due cani”, “Figlidiunbruttodio” e “Crack Machine”, trilogia di meccanismi teatrali costruiti a misura sul gioco 2 attori/4 personaggi, la Compagnia MusellaMazzarelli decide di affrontare un modello più classico, più ambizioso, più libero. Una commedia in tre atti scritta e pensata per 4 attori e 4 personaggi. Protagonisti della vicenda sono tre amici e una donna straniera, che si trovano a dover gestire, in società, un locale lasciato loro in eredità. I migliori ideali, l’amicizia, il sogno di una gestione condivisa, non basteranno però ad evitare che la società finisca nel peggiore dei modi, assieme ai rapporti e agli ideali coltivati dai quattro per l’intera vita. In un costante equilibrio tra comico e tragico uno spettacolo che svela il volto infido e beffardo di un nemico intimo e invisibile, quel seme della discordia che si nasconde in ogni tentativo di società e prima ancora in ogni uomo che dica “io”.
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Teatro Sybaris, Castrovillari, 31 Maggio 2013 TEATRO STABILE DELLE MARCHE/COMPAGNIA MUSELLA MAZZARELLI in “LA SOCIETA’- Tre atti di umana commedia” uno spettacolo scritto e diretto da Lino Musella e Paolo Mazzarelli, con Fabio Monti (Salvo), Laura Graziosi (Luba), Lino Musella (Ugo), Paolo Mazzarelli (Vittorio), scene di Elisabetta Salvatori, costumi di Stefania Cempini, luci di Mauro Marasà. Dopo “Due cani”, “Figlidiunbruttodio” e “Crack Machine”, trilogia di meccanismi teatrali costruiti a misura sul gioco 2 attori/4 personaggi, la Compagnia MusellaMazzarelli decide di affrontare un modello più classico, più ambizioso, più libero. Una commedia in tre atti scritta e pensata per 4 attori e 4 personaggi. Protagonisti della vicenda sono tre amici e una donna straniera, che si trovano a dover gestire, in società, un locale lasciato loro in eredità. I migliori ideali, l’amicizia, il sogno di una gestione condivisa, non basteranno però ad evitare che la società finisca nel peggiore dei modi, assieme ai rapporti e agli ideali coltivati dai quattro per l’intera vita. In un costante equilibrio tra comico e tragico uno spettacolo che svela il volto infido e beffardo di un nemico intimo e invisibile, quel seme della discordia che si nasconde in ogni tentativo di società e prima ancora in ogni uomo che dica “io”.
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Big Biggi one man show
19.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
19.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Castello Aragonese, Castrovillari, 1 Giugno 2013 COMPAGNIA DEGLI SCARTI/LICEO ARTISTICO ARTEMISIA GENTILESCHI/ CENTRO GIOVANILE DIALAM RUGGIERO/ISTITUZIONE PER I SERVIZI CULTURALI in “BIG BIGGI ONE MAN SHOW” in scena Simone Biggi, Rossana Crudeli, scenografia Alessandro Ratti, Davide Faggiani costumi Sara Navalesi, Rossana Crudeli, fonica Giovanni Franceschini, Stefano Rolla luci Daniele Passeri, drammaturgia Simone Biggi con la collaborazione di Davide Faggiani grafica, video, ufficio stampa Andrea Cerri, assistente alla regia Davide Faggiani, regia Enrico Casale. Chi l’ha detto che il protagonista di un one man show dev’essere affascinante, simpatico e spigliato? E se in barba ai soliti spettacoli buonisti e zuccherosi, si decidesse di concedere il palco a un “anti one man show”, apparentemente insignificante, straordinariamente demenziale e assolutamente esilarante? Una persona comune, una comparsa della vita, un uomo medio e mediocre al centro dell’attenzione dello spettatore. Simone Biggi nella sua “inconsapevolezza teatrale” dà sfogo a un girotondo di storie che passano dalla sua vita e arrivano ai più celebri momenti della storia del teatro occidentale. In un’epoca in cui ci si appassiona fino alla patologia a individui senza qualità messi al centro dello “show”, al telegiornale, nei reality, nei ruoli di comando, dalla Corrida al Grande Fratello, sembra proprio che l’Italia si fondi su quello. Ma indignare con la serena e completa consapevolezza di farlo, senza alcuna sovrastruttura mentale, è un’altra cosa. In pochi ci riescono. Big Biggi è uno di quelli.
link: www.primaveradeiteatri.it
Castello Aragonese, Castrovillari, 1 Giugno 2013 COMPAGNIA DEGLI SCARTI/LICEO ARTISTICO ARTEMISIA GENTILESCHI/ CENTRO GIOVANILE DIALAM RUGGIERO/ISTITUZIONE PER I SERVIZI CULTURALI in “BIG BIGGI ONE MAN SHOW” in scena Simone Biggi, Rossana Crudeli, scenografia Alessandro Ratti, Davide Faggiani costumi Sara Navalesi, Rossana Crudeli, fonica Giovanni Franceschini, Stefano Rolla luci Daniele Passeri, drammaturgia Simone Biggi con la collaborazione di Davide Faggiani grafica, video, ufficio stampa Andrea Cerri, assistente alla regia Davide Faggiani, regia Enrico Casale. Chi l’ha detto che il protagonista di un one man show dev’essere affascinante, simpatico e spigliato? E se in barba ai soliti spettacoli buonisti e zuccherosi, si decidesse di concedere il palco a un “anti one man show”, apparentemente insignificante, straordinariamente demenziale e assolutamente esilarante? Una persona comune, una comparsa della vita, un uomo medio e mediocre al centro dell’attenzione dello spettatore. Simone Biggi nella sua “inconsapevolezza teatrale” dà sfogo a un girotondo di storie che passano dalla sua vita e arrivano ai più celebri momenti della storia del teatro occidentale. In un’epoca in cui ci si appassiona fino alla patologia a individui senza qualità messi al centro dello “show”, al telegiornale, nei reality, nei ruoli di comando, dalla Corrida al Grande Fratello, sembra proprio che l’Italia si fondi su quello. Ma indignare con la serena e completa consapevolezza di farlo, senza alcuna sovrastruttura mentale, è un’altra cosa. In pochi ci riescono. Big Biggi è uno di quelli.
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Mangiare e bere. Letame e morte
18.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
18.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Sala 14 del Protoconvento, Castrovillari, 31 Maggio 2013 compagnia INTERNO 5 in “MANGIARE E BERE. LETAME E MORTE” prima nazionale, con Alessandra Fabbri drammaturgia, spazio scenico, luci e regia: Davide Iodice, coreografia Alessandra Fabbri e Davide Iodice, costumi Enzo Pirozzi, foto di scena: Irene De Caprio. Residenze creative Altra Scena Napoli presso il complesso monumentale di San Giuseppe delle Scalze a cura di Altradefinizione e Officina Teatro, San Leucio – Caserta. Alessandra vive in campagna: nella sua casa prima di lei ci abitava un cavallo e ora le anatre e i polli vi hanno libero accesso, alcuni pappagallini vivono nel bagno. Qui lei immagina la sua morte distesa nel fogliame come pasto per le volpi. Uno spettacolo di teatro e danza per una danzatrice sola che costruisce un intero mondo sul palcoscenico. Perlopiù un mondo animato, nella prospettiva etimologica di anima-ae: giacché è un mondo animale, inteso nel suo significato più stretto, di bestia, e nel suo senso totale, di essere vivente. In un cambio continuo di prospettiva tra donna e animale e nella terzietà del rapporto con il pubblico, si realizza uno spettacolo che si interroga sul senso dell’attorialità. Un lavoro sui bisogni essenziali, sull’istinto, sulla nostra animalità, sull’essere, nella sua singolarità. Un poemetto fisico, in cui l’animale rivela l’umano e le sue mancanze.
link: www.primaveradeiteatri.it
Sala 14 del Protoconvento, Castrovillari, 31 Maggio 2013 compagnia INTERNO 5 in “MANGIARE E BERE. LETAME E MORTE” prima nazionale, con Alessandra Fabbri drammaturgia, spazio scenico, luci e regia: Davide Iodice, coreografia Alessandra Fabbri e Davide Iodice, costumi Enzo Pirozzi, foto di scena: Irene De Caprio. Residenze creative Altra Scena Napoli presso il complesso monumentale di San Giuseppe delle Scalze a cura di Altradefinizione e Officina Teatro, San Leucio – Caserta. Alessandra vive in campagna: nella sua casa prima di lei ci abitava un cavallo e ora le anatre e i polli vi hanno libero accesso, alcuni pappagallini vivono nel bagno. Qui lei immagina la sua morte distesa nel fogliame come pasto per le volpi. Uno spettacolo di teatro e danza per una danzatrice sola che costruisce un intero mondo sul palcoscenico. Perlopiù un mondo animato, nella prospettiva etimologica di anima-ae: giacché è un mondo animale, inteso nel suo significato più stretto, di bestia, e nel suo senso totale, di essere vivente. In un cambio continuo di prospettiva tra donna e animale e nella terzietà del rapporto con il pubblico, si realizza uno spettacolo che si interroga sul senso dell’attorialità. Un lavoro sui bisogni essenziali, sull’istinto, sulla nostra animalità, sull’essere, nella sua singolarità. Un poemetto fisico, in cui l’animale rivela l’umano e le sue mancanze.
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Il nostro amore schifo
18.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
18.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Castello Aragonese, Castrovillari 28 Maggio 2013 “IL NOSTRO AMORE SCHIFO” compagnia MANIACI D’AMORE/NIDODIRAGNO. Drammaturgia di Francesco d’Amore e Luciana Maniaci, con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci, regia e luci Roberto Tarasco, allestimento tecnico Alberto Comino. Un’indagine dissacrante, dalla comicità corrosiva, sul sentimento intricato della gioventù, sezionato e fatto a pezzi da due figli del nostro tempo, ingenui e spietati. In scena solo cinque sedie e un tavolo. E’ sul tavolo che tutto si consuma. Lì Lui lega Lei, appena conosciuta. Ma dell’amplesso c’è solo l’allusione esplicita, perché questi personaggi parlano, più che agire. L’unica vera azione che compiono, sempre dal tavolo, è una patetica dichiarazione d’amore fondata sull’elogio dei reciproci organi interni, immaginati splendidi e puliti, non come quelli della gente comune, perché forse è solo il disprezzo per gli altri che unisce la coppia. Uno spettacolo di parola, una storia di non-amore durata decenni e condensata nel giro di un’ora, tra apici sublimi e biechi deragliamenti, nel tentativo di comporre la guida illustrata della prima esperienza sentimentale, letta come rito di passaggio obbligato prima di consacrarsi alla tiepidezza e alla stabilità dell’età adulta.
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Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Castello Aragonese, Castrovillari 28 Maggio 2013 “IL NOSTRO AMORE SCHIFO” compagnia MANIACI D’AMORE/NIDODIRAGNO. Drammaturgia di Francesco d’Amore e Luciana Maniaci, con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci, regia e luci Roberto Tarasco, allestimento tecnico Alberto Comino. Un’indagine dissacrante, dalla comicità corrosiva, sul sentimento intricato della gioventù, sezionato e fatto a pezzi da due figli del nostro tempo, ingenui e spietati. In scena solo cinque sedie e un tavolo. E’ sul tavolo che tutto si consuma. Lì Lui lega Lei, appena conosciuta. Ma dell’amplesso c’è solo l’allusione esplicita, perché questi personaggi parlano, più che agire. L’unica vera azione che compiono, sempre dal tavolo, è una patetica dichiarazione d’amore fondata sull’elogio dei reciproci organi interni, immaginati splendidi e puliti, non come quelli della gente comune, perché forse è solo il disprezzo per gli altri che unisce la coppia. Uno spettacolo di parola, una storia di non-amore durata decenni e condensata nel giro di un’ora, tra apici sublimi e biechi deragliamenti, nel tentativo di comporre la guida illustrata della prima esperienza sentimentale, letta come rito di passaggio obbligato prima di consacrarsi alla tiepidezza e alla stabilità dell’età adulta.
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The Decline of Western Civilization
18.6.13
Danza,
HD,
Musica
Teatro Tordinona 1 giugno 2013 Entropia presents "The Decline of Western Civilization" con: Dr.Lops: keybs, Alex Marenga: synths, guitars, Emiliano Cappelli: bass, Davide Pentassuglia: drums, Biagio Orlandi: saxes, coreography, visuals by Valentina Buffone. “Movements” è promosso da alcune realtà indipendenti italiane che operano nel campo della musica elettronica, delle sperimentazioni sonore e della contaminazione fra i generi e le arti: EclecticProductions/Records, Glacial Movements Records, XX+XY visuals and sound art project e Mauro Tiberi Productions. Eclectic Records è attiva fin dagli anni 90 e propone tutte le possibili contaminazioni fra musica elettronica e altri generi, e fra differenti discipline artistiche. Live set multimediale di Entropia "the Rebirth of Western Civilization" fondato sul loro ultimo lavoro "The Decline of Western Civilization" uscito da poche settimane. Entropia è un progetto storico della scena elettronica italiana, è attualmente impegnato nella realizzazione sonora del progetto multisensoriale “SignOfSound” della coreografa-regista Fabiana Yvonne Lugli e in “Synesthesia”, progetto multimediale realizzato in collaborazione con il batterista John B. Arnold e Maurizio Giammarco. Artefice delle coreografie e dei visuals di Entropia è la coreografa e danzatrice Valentina Buffone, che ha già al suo attivo numerosi spettacoli, come la collaborazione recente con il progetto SignofSound per la settimana della cultura francese a Roma, con lei sarà presente il danzatore Antonio Marino.
Link:
www.glacialmovements.com
www.eclectic.it
www.maurotiberi.com
www.xxxyvisuals.com
www.christianmuela.it
Teatro Tordinona 1 giugno 2013 Entropia presents "The Decline of Western Civilization" con: Dr.Lops: keybs, Alex Marenga: synths, guitars, Emiliano Cappelli: bass, Davide Pentassuglia: drums, Biagio Orlandi: saxes, coreography, visuals by Valentina Buffone. “Movements” è promosso da alcune realtà indipendenti italiane che operano nel campo della musica elettronica, delle sperimentazioni sonore e della contaminazione fra i generi e le arti: EclecticProductions/Records, Glacial Movements Records, XX+XY visuals and sound art project e Mauro Tiberi Productions. Eclectic Records è attiva fin dagli anni 90 e propone tutte le possibili contaminazioni fra musica elettronica e altri generi, e fra differenti discipline artistiche. Live set multimediale di Entropia "the Rebirth of Western Civilization" fondato sul loro ultimo lavoro "The Decline of Western Civilization" uscito da poche settimane. Entropia è un progetto storico della scena elettronica italiana, è attualmente impegnato nella realizzazione sonora del progetto multisensoriale “SignOfSound” della coreografa-regista Fabiana Yvonne Lugli e in “Synesthesia”, progetto multimediale realizzato in collaborazione con il batterista John B. Arnold e Maurizio Giammarco. Artefice delle coreografie e dei visuals di Entropia è la coreografa e danzatrice Valentina Buffone, che ha già al suo attivo numerosi spettacoli, come la collaborazione recente con il progetto SignofSound per la settimana della cultura francese a Roma, con lei sarà presente il danzatore Antonio Marino.
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Verra la Morte e non avrà gli occhi - 2° replica
15.6.13
Riparte,
Teatro
Teatro Miela , Trieste 11 Aprile 2013 “VERRÀ LA MORTE E NON AVRÀ OCCHI” di Adriano Marenco con Paolo Fusi. MORTECIECA. Maledetto cane Cerbero la smetti di pisciarmi sugli ossicini? BECCHINO. Non ce l’hai il cane. M. Ce l’ho. Guarda mi dà la zampa. Solo fa fatica ad obbedire. Povero. È cieco. Sordo. Zoppo. Arfa ogni tanto. E non gli tiene l’uccello. Allora viene da me quando ci ha il bisogno. Sono il suo albero. Ma non me la sento di picchiarlo. Al limite lo minaccio. BECCHINO. Fallo abbaiare. M. ABBAIA! M. Baubau. Arf arf. M. Sentito? Solo che ho i piedi a mollo nel piscio. Cerbero ti faccio le totò se la rifai. BECCHINO. Sarà la tua prostata. Andata. Io non ce li ho questi problemi. Faccio tutto in una sacca. La vuoi toccare? M. Come se avessi accettato. Bravo Cerbero. Bello e buono. Qui. Zampa. Sono fradicio. Pazienza. Bisogna trovare il lato buono. Se fa caldo si asciuga presto. Se fa fresco riscalda.
Teatro Miela , Trieste 11 Aprile 2013 “VERRÀ LA MORTE E NON AVRÀ OCCHI” di Adriano Marenco con Paolo Fusi. MORTECIECA. Maledetto cane Cerbero la smetti di pisciarmi sugli ossicini? BECCHINO. Non ce l’hai il cane. M. Ce l’ho. Guarda mi dà la zampa. Solo fa fatica ad obbedire. Povero. È cieco. Sordo. Zoppo. Arfa ogni tanto. E non gli tiene l’uccello. Allora viene da me quando ci ha il bisogno. Sono il suo albero. Ma non me la sento di picchiarlo. Al limite lo minaccio. BECCHINO. Fallo abbaiare. M. ABBAIA! M. Baubau. Arf arf. M. Sentito? Solo che ho i piedi a mollo nel piscio. Cerbero ti faccio le totò se la rifai. BECCHINO. Sarà la tua prostata. Andata. Io non ce li ho questi problemi. Faccio tutto in una sacca. La vuoi toccare? M. Come se avessi accettato. Bravo Cerbero. Bello e buono. Qui. Zampa. Sono fradicio. Pazienza. Bisogna trovare il lato buono. Se fa caldo si asciuga presto. Se fa fresco riscalda.
Noosfera Museum
15.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
15.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Castello Aragonese 30 Maggio 2013, Castrovillari, FORTEBRACCIO TEATRO in “NOOSFERA MUSEUM” prima nazionale di e con Roberto Latini, musiche e suoni Gianluca Misiti, luci Max Mugnai, organizzazione e cura Federica Furlanis, promozione Nicole Arbelli. Terzo movimento del programma “Noosfera”. Un approdo possibile all’isola di una scena in cui sono già trascorsi tutti i giorni felici. Il disagio dell’attesa di un futuro che si è dimesso dalle nostre aspirazioni, la cecità del fondo di un qualsiasi fondo, il mutismo dei pensieri di chi né servo né padrone parla, dopo la tempesta, alla sua sola solitudine, corrisponde a dove ci siamo rifugiati in attesa di nessuna aspettativa. Ai piedi della montagna dei giganti che non ci somigliano più, la cantilena di questo immobilismo è affidato alla consolazione della ripetizione e all’impossibilità della rappresentazione. La scena sfida la sintassi di ogni forma sensibile perché la bellezza possa ammetterci alla presenza della platea che l’ha custodita in questo tempo. Irrinunciabile, come la poesia che non è misura mai, ma il tentativo estremo di una condizione senza condizioni, capace, per quanto può concedersi da sé, di trasformare la resistenza in reazione.
link: www.primaveradeiteatri.it
Castello Aragonese 30 Maggio 2013, Castrovillari, FORTEBRACCIO TEATRO in “NOOSFERA MUSEUM” prima nazionale di e con Roberto Latini, musiche e suoni Gianluca Misiti, luci Max Mugnai, organizzazione e cura Federica Furlanis, promozione Nicole Arbelli. Terzo movimento del programma “Noosfera”. Un approdo possibile all’isola di una scena in cui sono già trascorsi tutti i giorni felici. Il disagio dell’attesa di un futuro che si è dimesso dalle nostre aspirazioni, la cecità del fondo di un qualsiasi fondo, il mutismo dei pensieri di chi né servo né padrone parla, dopo la tempesta, alla sua sola solitudine, corrisponde a dove ci siamo rifugiati in attesa di nessuna aspettativa. Ai piedi della montagna dei giganti che non ci somigliano più, la cantilena di questo immobilismo è affidato alla consolazione della ripetizione e all’impossibilità della rappresentazione. La scena sfida la sintassi di ogni forma sensibile perché la bellezza possa ammetterci alla presenza della platea che l’ha custodita in questo tempo. Irrinunciabile, come la poesia che non è misura mai, ma il tentativo estremo di una condizione senza condizioni, capace, per quanto può concedersi da sé, di trasformare la resistenza in reazione.
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Concerto Sainkno Namtchilak
15.6.13
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Musica
15.6.13
Musica
Basilica Di San Giorgio Al Velabro, Roma “CANTI MISTERICI”
23 Maggio 2013 Sainkho Namtchilak: voce e Mauro Tiberi: contrabbasso, tamburi e voce, Oak flauti, balalaike, organo.
Un rito cantato che apre le porte dell’ascolto di una vocalità aurea; in cui il suono della voce diventa materia illuminante e respiro purificatorio. Un viaggio nell’archetipo della musica e nella sua funzione magica. I canti misterici sono un’esperienza dell’ascolto unica e irripetibile; una forma estatica di meditazione che unisce le persone nel fare e nell’ascoltare una musica che risiede nelle parti più profonde dell’anima, un suono di cui tutti sentiamo l’eco.
Basilica Di San Giorgio Al Velabro, Roma “CANTI MISTERICI”
23 Maggio 2013 Sainkho Namtchilak: voce e Mauro Tiberi: contrabbasso, tamburi e voce, Oak flauti, balalaike, organo.
Un rito cantato che apre le porte dell’ascolto di una vocalità aurea; in cui il suono della voce diventa materia illuminante e respiro purificatorio. Un viaggio nell’archetipo della musica e nella sua funzione magica. I canti misterici sono un’esperienza dell’ascolto unica e irripetibile; una forma estatica di meditazione che unisce le persone nel fare e nell’ascoltare una musica che risiede nelle parti più profonde dell’anima, un suono di cui tutti sentiamo l’eco.
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Musica
Trio Caterina
15.6.13
Musica,
Riparte
Teatro Miela 13 Aprile 2013 “Trio Caterina” Musica da circo! E non solo…con Tania Arcieri, organetto, Valentino Pagliei, contrabbasso, Andrea Pandolfo, tromba e flicorno. I brani eseguiti nel video sono di Clara Graziano. Il “TRIO CATERINA” si ispira alla tradizione per organetto proponendo composizioni originali e brani tradizionali. Il gruppo affianca alle forme espressive della musica popolare ampi spazi di improvvisazione valorizzando la vocazione della tromba a inventare melodie e la natura tipicamente jazzistica del contrabbasso pizzicato.
Teatro Miela 13 Aprile 2013 “Trio Caterina” Musica da circo! E non solo…con Tania Arcieri, organetto, Valentino Pagliei, contrabbasso, Andrea Pandolfo, tromba e flicorno. I brani eseguiti nel video sono di Clara Graziano. Il “TRIO CATERINA” si ispira alla tradizione per organetto proponendo composizioni originali e brani tradizionali. Il gruppo affianca alle forme espressive della musica popolare ampi spazi di improvvisazione valorizzando la vocazione della tromba a inventare melodie e la natura tipicamente jazzistica del contrabbasso pizzicato.
Morir si giovane e in andropausa
14.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
14.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Castello Aragonese, Castrovillari, 1 Giugno 2013 SCENA VERTICALE in “MORIR SI GIOVANE E IN ANDROPAUSA” di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi, con Dario De Luca e con Omissis Mini Órchestra: Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni) costumi, oggetti di scena e assistenza Rita Zangari, suono Andrea Dodaro luci Gennaro Dolce, regia Dario De Luca. Spettacolo vincitore del premio Roma RIParte 2013. Secondo il vocabolario italiano Treccani, giovane è colui “che è nell’età giovane…che non ha ancora l’età per.. contrapposto a vecchio (anagraficamente)”. Per la società italiana, giovane ha due accezioni differenti: un uomo non appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non si è seduto su alcuna sedia. Un uomo appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non molla la sedia. Per questo motivo oggi nel nostro Paese c’è un’intera generazione di giovani che muore. E muore soffocata da una Società, da una Politica, da uno Stato killer che non piange questi giovani, né se ne sente minimamente responsabile. Un progetto con canzoni dalle liriche semplici e con monologhi dal linguaggio chiaro per una sintesi poetica che sia efficace, diretta, in qualche modo quotidiana. Lo scopo? Portare in scena la voce di una collettività, evidenziare bisogni e desideri di una generazione, quella dei trenta-quarantenni, lasciati in mutande da una società gerontocratica e senza futuro. Con la musica, le parole e una sana ironia.
link: www.primaveradeiteatri.it
Castello Aragonese, Castrovillari, 1 Giugno 2013 SCENA VERTICALE in “MORIR SI GIOVANE E IN ANDROPAUSA” di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi, con Dario De Luca e con Omissis Mini Órchestra: Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni) costumi, oggetti di scena e assistenza Rita Zangari, suono Andrea Dodaro luci Gennaro Dolce, regia Dario De Luca. Spettacolo vincitore del premio Roma RIParte 2013. Secondo il vocabolario italiano Treccani, giovane è colui “che è nell’età giovane…che non ha ancora l’età per.. contrapposto a vecchio (anagraficamente)”. Per la società italiana, giovane ha due accezioni differenti: un uomo non appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non si è seduto su alcuna sedia. Un uomo appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non molla la sedia. Per questo motivo oggi nel nostro Paese c’è un’intera generazione di giovani che muore. E muore soffocata da una Società, da una Politica, da uno Stato killer che non piange questi giovani, né se ne sente minimamente responsabile. Un progetto con canzoni dalle liriche semplici e con monologhi dal linguaggio chiaro per una sintesi poetica che sia efficace, diretta, in qualche modo quotidiana. Lo scopo? Portare in scena la voce di una collettività, evidenziare bisogni e desideri di una generazione, quella dei trenta-quarantenni, lasciati in mutande da una società gerontocratica e senza futuro. Con la musica, le parole e una sana ironia.
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Brit-in Jazz Quartet
14.6.13
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Musica
14.6.13
Musica
Casa del Jazz 15 Maggio 2013 “BRIT-IN JAZZ QUARTET” Mario Corvini trombone, Stefano Micarelli chitarra, Mauro Nota contrabbasso, Andrea batteria. Brit in Jazz fa omaggio al celebre repertorio dei Beatles, a 50 anni dall'inizio della loro attività. La vena creativa dei quattro ragazzi di Liverpool si è rivelata un caposaldo della musica moderna ispirando e influenzando le composizioni di ogni genere musicale. La rivisitazione dei temi, gli arrangiamenti originali e le improvvisazioni dei solisti ne rinnovano la magia, trasformandoli in veri e propri standards jazz.
Casa del Jazz 15 Maggio 2013 “BRIT-IN JAZZ QUARTET” Mario Corvini trombone, Stefano Micarelli chitarra, Mauro Nota contrabbasso, Andrea batteria. Brit in Jazz fa omaggio al celebre repertorio dei Beatles, a 50 anni dall'inizio della loro attività. La vena creativa dei quattro ragazzi di Liverpool si è rivelata un caposaldo della musica moderna ispirando e influenzando le composizioni di ogni genere musicale. La rivisitazione dei temi, gli arrangiamenti originali e le improvvisazioni dei solisti ne rinnovano la magia, trasformandoli in veri e propri standards jazz.
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Musica
Il soldatino di piombo
14.6.13
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Performance
14.6.13
Performance
Casa dell'archittetura, Roma 17 Aprile 2013 “Il soldatino di piombo”di Franco Losvizzero, l’evento gravita intorno alla figura del soldatino di piombo. Una performance che si avvia a gettone e si dispiega, come una giostra, in una danza sull’attrazione amorosa dei protagonisti (s)vestiti di bianco.
link: www.teatrinodelrifo.it/
Casa dell'archittetura, Roma 17 Aprile 2013 “Il soldatino di piombo”di Franco Losvizzero, l’evento gravita intorno alla figura del soldatino di piombo. Una performance che si avvia a gettone e si dispiega, come una giostra, in una danza sull’attrazione amorosa dei protagonisti (s)vestiti di bianco.
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Eduardo Contizanetti Trio
12.6.13
Musica,
Riparte
Teatro Miela 11 Aprile 2013 Trieste RIParte - eventi dal vivo
Eduardo Contizanetti Trio con: Eduardo Contizanetti: Chitarra acustica e elettrica, Massimo de Stephanis: Contrabbasso e Basso elettrico, Enrico Favento: Batteria. Tango contemporaneo che si fonde con quello delle origini, quello nato nel porto cosmopolita di Buenos Aires, dall’incontro di uomini di tutto il mondo. Ed è proprio l’incontro, lo scambio, ciò che ispira il tango e le connessioni contemporanee di questo originale progetto musicale. Il trio di chitarra-contrabbasso-batteria è una formazione inusuale per il tango strumentale, che negli anni ’40 (il momento d’oro del tango) era interpretato soprattutto dall’ Orchestra Tipica composta da violini, pianoforte, bandoneon senza la presenza della chitarra. Per poter ascoltare la chitarra da protagonista bisogna risalire alle origini della storia del tango oppure aspettare gli anni ’60 quando Salgan e Piazzolla decideranno di valorizzarla nelle loro composizioni.
Teatro Miela 11 Aprile 2013 Trieste RIParte - eventi dal vivo
Eduardo Contizanetti Trio con: Eduardo Contizanetti: Chitarra acustica e elettrica, Massimo de Stephanis: Contrabbasso e Basso elettrico, Enrico Favento: Batteria. Tango contemporaneo che si fonde con quello delle origini, quello nato nel porto cosmopolita di Buenos Aires, dall’incontro di uomini di tutto il mondo. Ed è proprio l’incontro, lo scambio, ciò che ispira il tango e le connessioni contemporanee di questo originale progetto musicale. Il trio di chitarra-contrabbasso-batteria è una formazione inusuale per il tango strumentale, che negli anni ’40 (il momento d’oro del tango) era interpretato soprattutto dall’ Orchestra Tipica composta da violini, pianoforte, bandoneon senza la presenza della chitarra. Per poter ascoltare la chitarra da protagonista bisogna risalire alle origini della storia del tango oppure aspettare gli anni ’60 quando Salgan e Piazzolla decideranno di valorizzarla nelle loro composizioni.
Giasone e Medea
9,99 euro
12.6.13
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Teatro
12.6.13
Teatro
Teatro Lo Spazio 9 Novembre 2012 "9,99 euro" scritto e diretto da Mario Schittzer, omaggio a Frédéric Beigbeder, con Daniele Grassetti e Marco Paparella, voce off di Claudia Balboni. Tra fascino e seduzione c'è un'enorme differenza. Il primo è un modo di essere, una forza innata, mentre il secondo è un'attività intenzionale: consiste nel rendere qualcosa attraente e desiderabile agli occhi di chi guarda. Di quest'attività, il protagonista ha fatto la sua professione, nonché l'imperativo categorico della sua intera esistenza: egli è, infatti, un creativo pubblicitario, una di quelle persone che nella vita ha avuto tutto; soldi, lusso, cocaina e sesso. Tutto ciò che deve fare è svegliarsi la mattina e decidere cosa far piacere agli altri, e dal momento che "la gente felice non consuma", il suo obiettivo primario di fondo sarà uno solo: imporre desideri irrealizzabili. La valenza sociale è inequivocabile: è solo sviscerando il "fascino seducente" della pubblicità e analizzandolo attraverso i suoi aspetti più brutali, che possiamo imparare come difenderci da esso. Il teatro, come per molti altri temi, può rappresentare un efficientissimo antidoto, aiutandoci a comprendere come mai lo scrittore inglese Norman Douglas aveva ragione quando affermava che "si possono conoscere gli ideali di una nazione attraverso la pubblicità".
Teatro Lo Spazio 9 Novembre 2012 "9,99 euro" scritto e diretto da Mario Schittzer, omaggio a Frédéric Beigbeder, con Daniele Grassetti e Marco Paparella, voce off di Claudia Balboni. Tra fascino e seduzione c'è un'enorme differenza. Il primo è un modo di essere, una forza innata, mentre il secondo è un'attività intenzionale: consiste nel rendere qualcosa attraente e desiderabile agli occhi di chi guarda. Di quest'attività, il protagonista ha fatto la sua professione, nonché l'imperativo categorico della sua intera esistenza: egli è, infatti, un creativo pubblicitario, una di quelle persone che nella vita ha avuto tutto; soldi, lusso, cocaina e sesso. Tutto ciò che deve fare è svegliarsi la mattina e decidere cosa far piacere agli altri, e dal momento che "la gente felice non consuma", il suo obiettivo primario di fondo sarà uno solo: imporre desideri irrealizzabili. La valenza sociale è inequivocabile: è solo sviscerando il "fascino seducente" della pubblicità e analizzandolo attraverso i suoi aspetti più brutali, che possiamo imparare come difenderci da esso. Il teatro, come per molti altri temi, può rappresentare un efficientissimo antidoto, aiutandoci a comprendere come mai lo scrittore inglese Norman Douglas aveva ragione quando affermava che "si possono conoscere gli ideali di una nazione attraverso la pubblicità".
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Teatro
Lo stupro di Lucrezia
11.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
11.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Teatro Sybaris, Castrovillari 28 Maggio 2013 “LO STUPRO DI LUCREZIA” compagnia TEATRO DI DIONISO. Testo di William Shakespeare versione italiana e adattamento teatrale di Valter Malosti dalla traduzione di Gilberto Sacerdoti uno spettacolo di Valter Malosti, suono G.u.p. Alcaro, costumi Federica Genovesi, cura del movimento Alessio Maria Romano, assistente alla regia Elena Serra, interpreti Valter Malosti, Alice Spisa, Jacopo Squizzato, foto di scena Giulia Caira, col sostegno del Sistema Teatro Torino. Il racconto dello stupro di Tarquinio ai danni di Lucrezia e di come il suicidio della vittima spinga il popolo romano a ribellarsi e a liberarsi dal giogo della tirannia monarchica. La storia succintamente narrata da Tito Livio e Ovidio e poi da Chaucer, in Shakespeare diventa uno dei più alti esempi di meditazione sulle conseguenze dello stupro visto dalla parte di una donna. La sua potentissima lingua e la capacità geniale di mescolare l’orrore all’anti-tragica parodia, crea una specie di equilibrio incantatore che ci inghiotte nella musica delle parole senza concederci nessuna sospensione liberatoria. A dare corpo e voce alla vicenda due giovani attori cui è richiesto un lavoro fisico e verbale violento ed estenuante, dentro una partitura sonora inquieta e multiforme. I corpi presentati nella loro crudezza ed evidenza appaiono come imprigionati in una sorta di ring/tribunale, un universo circondato da microfoni, spiati da un ambiguo narratore-voyeur. Un’illuminante analisi dei meccanismi che generano le violenze e le sopraffazioni nei confronti delle donne.
link: www.primaveradeiteatri.it
Teatro Sybaris, Castrovillari 28 Maggio 2013 “LO STUPRO DI LUCREZIA” compagnia TEATRO DI DIONISO. Testo di William Shakespeare versione italiana e adattamento teatrale di Valter Malosti dalla traduzione di Gilberto Sacerdoti uno spettacolo di Valter Malosti, suono G.u.p. Alcaro, costumi Federica Genovesi, cura del movimento Alessio Maria Romano, assistente alla regia Elena Serra, interpreti Valter Malosti, Alice Spisa, Jacopo Squizzato, foto di scena Giulia Caira, col sostegno del Sistema Teatro Torino. Il racconto dello stupro di Tarquinio ai danni di Lucrezia e di come il suicidio della vittima spinga il popolo romano a ribellarsi e a liberarsi dal giogo della tirannia monarchica. La storia succintamente narrata da Tito Livio e Ovidio e poi da Chaucer, in Shakespeare diventa uno dei più alti esempi di meditazione sulle conseguenze dello stupro visto dalla parte di una donna. La sua potentissima lingua e la capacità geniale di mescolare l’orrore all’anti-tragica parodia, crea una specie di equilibrio incantatore che ci inghiotte nella musica delle parole senza concederci nessuna sospensione liberatoria. A dare corpo e voce alla vicenda due giovani attori cui è richiesto un lavoro fisico e verbale violento ed estenuante, dentro una partitura sonora inquieta e multiforme. I corpi presentati nella loro crudezza ed evidenza appaiono come imprigionati in una sorta di ring/tribunale, un universo circondato da microfoni, spiati da un ambiguo narratore-voyeur. Un’illuminante analisi dei meccanismi che generano le violenze e le sopraffazioni nei confronti delle donne.
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shitz
11.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
11.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Castello Aragonese, Castrovillari, 29 Maggio 2013 compagnia IDIOT SAVANT in “SHITZ Pane amore e…salame” Tragi-commedia musicale, da Hanock Levin, con Mauro Lamantia, Matthieu Pastore, Valentina Picello, Mattia Sartoni, Simone Tangolo, musiche originali Filippo Renda, Simone Tangolo, regia Filippo Renda. La storia di una famiglia ebrea di epoca contemporanea. Una famiglia dall’irriverente cinismo e dai tratti fumettistici e irreali. Shitz, il padre, e Setcha, la madre, non desiderano altro che far sposare la figlia Shpratzi. Finalmente, ad una festa, Shpratzi incontra Tcharkés, un giovane arrivista dalle velleità imprenditoriali. I due subiscono uno strano e poco credibile colpo di fulmine e decidono, la sera stessa, di sposarsi. Dopo i festeggiamenti, folli ed estenuanti, del matrimonio, inizierà il turbine di avvenimenti che trascinerà la famiglia da un’illusoria “meritata” felicità, agli abissi dello sconforto. Dal testo di Hanock Levin, uno spettacolo che tenta di cogliere i lati più grotteschi ed estremi della vicenda volendo esaltare, da una parte, le intuizioni comiche geniali proprie della cultura Yiddish e, dall’altra, la profondità della riflessione sociale che esce dalla realtà narrata circoscritta, per divenire preoccupantemente universale.
link: www.primaveradeiteatri.it
Castello Aragonese, Castrovillari, 29 Maggio 2013 compagnia IDIOT SAVANT in “SHITZ Pane amore e…salame” Tragi-commedia musicale, da Hanock Levin, con Mauro Lamantia, Matthieu Pastore, Valentina Picello, Mattia Sartoni, Simone Tangolo, musiche originali Filippo Renda, Simone Tangolo, regia Filippo Renda. La storia di una famiglia ebrea di epoca contemporanea. Una famiglia dall’irriverente cinismo e dai tratti fumettistici e irreali. Shitz, il padre, e Setcha, la madre, non desiderano altro che far sposare la figlia Shpratzi. Finalmente, ad una festa, Shpratzi incontra Tcharkés, un giovane arrivista dalle velleità imprenditoriali. I due subiscono uno strano e poco credibile colpo di fulmine e decidono, la sera stessa, di sposarsi. Dopo i festeggiamenti, folli ed estenuanti, del matrimonio, inizierà il turbine di avvenimenti che trascinerà la famiglia da un’illusoria “meritata” felicità, agli abissi dello sconforto. Dal testo di Hanock Levin, uno spettacolo che tenta di cogliere i lati più grotteschi ed estremi della vicenda volendo esaltare, da una parte, le intuizioni comiche geniali proprie della cultura Yiddish e, dall’altra, la profondità della riflessione sociale che esce dalla realtà narrata circoscritta, per divenire preoccupantemente universale.
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Frances Follies
11.6.13
HD,
Musica
Colosseo Nuovo Teatro 2 Giugno 2013 “Frances'Follies” in Concerto con: Francesca Biagi, vocals, Attilio Marzoli, sax tenore, Adriano Urso pianoforte, Guido Giacomini contrabbasso, Roberto Pistolesi batteria.
link: www.francesfollies.com
Colosseo Nuovo Teatro 2 Giugno 2013 “Frances'Follies” in Concerto con: Francesca Biagi, vocals, Attilio Marzoli, sax tenore, Adriano Urso pianoforte, Guido Giacomini contrabbasso, Roberto Pistolesi batteria.
link: www.francesfollies.com
In fondo agli occhi
11.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
11.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Sybaris, Castrovillari, 29 Maggio 2013 COMPAGNIA BERARDI/CASOLARI in “IN FONDO AGLI OCCHI” di e con Gianfranco Berardi Gabriella Casolari, regia César Brie, luci e audio Andrea Bracconi, elementi scenici Franco Casini Roberto Spinaci, collaborazione musicale Giancarlo Pagliara, organizzazione Carlotta Ghizzoni, con il sostegno di Teatro Stabile di Calabria. Per paesi e città da San Remo a Reggio Calabria un viaggio per vari “bar Italia” ad ascoltare, con una particolare attenzione agli ultimi, storie in cui la realtà supera di gran lunga la fantasia e in cui tragico e comico si mescolano in un intreccio straordinario. Come viviamo noi il nostro tempo nel nostro paese? Dove siamo noi in questa confusione che ci attanaglia e ci impedisce di proseguire? Cosa di queste storie ci rappresenta e cosa di noi appartiene a queste storie? Un affresco del contemporaneo in quello che è uno degli ultimi luoghi d’incontro, il bar di provincia, palcoscenico ideale attraverso cui raccontare il proprio tempo, i propri sogni e le proprie malattie. Un percorso che mescola fantasie, frammenti autobiografici, poesia e comicità ma che fondamentalmente parla della malattia: la cecità. La nostra da cui siamo concretamente e quotidianamente condizionati, quella del tempo in cui viviamo, metafora dello “stato” in cui siamo.
link: www.primaveradeiteatri.it
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Sybaris, Castrovillari, 29 Maggio 2013 COMPAGNIA BERARDI/CASOLARI in “IN FONDO AGLI OCCHI” di e con Gianfranco Berardi Gabriella Casolari, regia César Brie, luci e audio Andrea Bracconi, elementi scenici Franco Casini Roberto Spinaci, collaborazione musicale Giancarlo Pagliara, organizzazione Carlotta Ghizzoni, con il sostegno di Teatro Stabile di Calabria. Per paesi e città da San Remo a Reggio Calabria un viaggio per vari “bar Italia” ad ascoltare, con una particolare attenzione agli ultimi, storie in cui la realtà supera di gran lunga la fantasia e in cui tragico e comico si mescolano in un intreccio straordinario. Come viviamo noi il nostro tempo nel nostro paese? Dove siamo noi in questa confusione che ci attanaglia e ci impedisce di proseguire? Cosa di queste storie ci rappresenta e cosa di noi appartiene a queste storie? Un affresco del contemporaneo in quello che è uno degli ultimi luoghi d’incontro, il bar di provincia, palcoscenico ideale attraverso cui raccontare il proprio tempo, i propri sogni e le proprie malattie. Un percorso che mescola fantasie, frammenti autobiografici, poesia e comicità ma che fondamentalmente parla della malattia: la cecità. La nostra da cui siamo concretamente e quotidianamente condizionati, quella del tempo in cui viviamo, metafora dello “stato” in cui siamo.
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Tunnel
7.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
7.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Castello Aragonese 30 Maggio 2013, Castrovillari, “TUNNEL” di e con Gianfranco De Franco (clarinetto, sassofoni, flauti, sax andino, glockenspeil, loop machine, microkorg, midiwind, voce). Il castello aragonese di Castrovillari cela una storia di delitti, di sventure e di miserie. La paurosa costruzione fatta di piccole, umide, tetre e lugubri celle, di sotterranei e di camminamenti segreti, fu da sempre una prigione che doveva incutere un atroce terrore nei ribelli e nei rivoltosi. Antico e misterioso, il maniero, forse uno dei più terrificanti del Regno di Napoli, sembra ancora rievocare più di cinquecento anni di storie di torture e di dolore, di sangue e sofferenze. TUNNEL vuole “segnare” a livello sonoro il “percorso” delle tante anime rinchiuse e alcune mai trovate che gridano ancora con forza il loro orrendo destino, cercando di proiettare lo spettatore all’interno della propria esistenza, fatta di tante porte che corrono parallelamente; di incontri e scontri con noi stessi….un IO che si “ammala”; un IO che non si riconosce più con il contesto esterno; un IO che si chiude in un miraggio di realtà.
link: www.primaveradeiteatri.it
Castello Aragonese 30 Maggio 2013, Castrovillari, “TUNNEL” di e con Gianfranco De Franco (clarinetto, sassofoni, flauti, sax andino, glockenspeil, loop machine, microkorg, midiwind, voce). Il castello aragonese di Castrovillari cela una storia di delitti, di sventure e di miserie. La paurosa costruzione fatta di piccole, umide, tetre e lugubri celle, di sotterranei e di camminamenti segreti, fu da sempre una prigione che doveva incutere un atroce terrore nei ribelli e nei rivoltosi. Antico e misterioso, il maniero, forse uno dei più terrificanti del Regno di Napoli, sembra ancora rievocare più di cinquecento anni di storie di torture e di dolore, di sangue e sofferenze. TUNNEL vuole “segnare” a livello sonoro il “percorso” delle tante anime rinchiuse e alcune mai trovate che gridano ancora con forza il loro orrendo destino, cercando di proiettare lo spettatore all’interno della propria esistenza, fatta di tante porte che corrono parallelamente; di incontri e scontri con noi stessi….un IO che si “ammala”; un IO che non si riconosce più con il contesto esterno; un IO che si chiude in un miraggio di realtà.
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Cucinarramingo In capo al mondo
7.6.13
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Primaveradeiteatri,
Teatro
7.6.13
Primaveradeiteatri,
Teatro
Sala delle Arti 31 Maggio 2013, Castrovillari, GIANCARLO BLOISE in “CUCINARRAMINGO – IN CAPO AL MONDO” Proiezione musicale di Teatro cucina itinerante, prima nazionale, regia a cura di Giancarlo Bloise, con le preziose re-visioni di Tage Larsen e con la presenza in assenza di Giuliano Scabia. ideatore e progettista scenotecnica Giancarlo Bloise. Esecutore e progettista scenotecnica Mentor Shimaj (bott. artigianale Wood-Stock Fi ). in scena Giancarlo Bloise. una parte del testo è liberamente tratto da “In capo al mondo” di Giuliano Scabia. Progetto vincitore del Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti 2012. Un inno all’arte della cucina, al saper fare con le mani e al lavoro artigianale. Un viaggio. Un racconto. Una ricetta. Un modo di fare. Una cucina sorge a poco a poco. Sostiene la manipolazione, l’alterazione della carne e degli altri ingredienti verso un prodotto cotto e assimilabile. L’azione fonde in un’unica sfera sensoriale percezioni di sensi distinti, mirando giocosamente al ventre. Sfrigolii, cottura, sibilo del fuoco, tagli divengono colonna sonora che accompagna tutte le stagioni di un cuoco. A volte capita che si possa danzare nel caos, altre volte inciampare. L’unione sta nel ritmo. Strumento per giocare diviene la musica del cucinare e del linguaggio, eseguita in tono Ramingo. La figura in scena sarà lieta di condividere il cucinato con una piccola parte di curiosi che vorrà assaggiare. I coraggiosi esperiranno il gusto del cotto assumendosene piena responsabilità, come nella vita.
link: www.primaveradeiteatri.it
Sala delle Arti 31 Maggio 2013, Castrovillari, GIANCARLO BLOISE in “CUCINARRAMINGO – IN CAPO AL MONDO” Proiezione musicale di Teatro cucina itinerante, prima nazionale, regia a cura di Giancarlo Bloise, con le preziose re-visioni di Tage Larsen e con la presenza in assenza di Giuliano Scabia. ideatore e progettista scenotecnica Giancarlo Bloise. Esecutore e progettista scenotecnica Mentor Shimaj (bott. artigianale Wood-Stock Fi ). in scena Giancarlo Bloise. una parte del testo è liberamente tratto da “In capo al mondo” di Giuliano Scabia. Progetto vincitore del Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti 2012. Un inno all’arte della cucina, al saper fare con le mani e al lavoro artigianale. Un viaggio. Un racconto. Una ricetta. Un modo di fare. Una cucina sorge a poco a poco. Sostiene la manipolazione, l’alterazione della carne e degli altri ingredienti verso un prodotto cotto e assimilabile. L’azione fonde in un’unica sfera sensoriale percezioni di sensi distinti, mirando giocosamente al ventre. Sfrigolii, cottura, sibilo del fuoco, tagli divengono colonna sonora che accompagna tutte le stagioni di un cuoco. A volte capita che si possa danzare nel caos, altre volte inciampare. L’unione sta nel ritmo. Strumento per giocare diviene la musica del cucinare e del linguaggio, eseguita in tono Ramingo. La figura in scena sarà lieta di condividere il cucinato con una piccola parte di curiosi che vorrà assaggiare. I coraggiosi esperiranno il gusto del cotto assumendosene piena responsabilità, come nella vita.
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