Teatro Tor di Nona 16 Febbraio 2014 “PANENOSTRO” testo, luci e regia Rosario Mastrota, interprete Ernesto Orrico, assistente alla regia Dalila Cozzolino, scenografia Marco Foscari, produzione Compagnia Ragli con il sostegno di Associazione Antimafia daSud. “Cump’il pan del prestín terún”. Giuseppe fa il pane, ama impastarlo e creare i suoi “figli” di farina e acqua; è panettiere da generazioni, figlio e nipote di emigranti calabresi in un nord algido che gli ha regalato la vita; nella sua panetteria intrisa di sud, il panettiere calanordico o nordcalabro perfeziona l’eredità di un mestiere. E’ il panettiere del quartiere, Giuseppe, vive senza falsità, ingenuo, come gli ingredienti amalgamati nella sua umile missione di fornaio. E quella stessa umiltà, palesata con la sottomissione remissiva all’imposizione malavitosa, lo rende inconsapevole finanziatore del meccanismo della onorata ‘ndrangheta calabrese radicata al nord: “Papà pagava e pure nonno pagava”. La ribellione, troppo spesso purtroppo, negli ambienti mafiosi, non viene mai decantata, né indotta, né celebrata, giammai adoperata. Intere comunità, interi quartieri, forse intere città, tacitamente cedono all’imposizione, alla vessazione del prepotente che minaccia, che spaventa con arroganza, che incendia, che uccide. A morire sono gli altri, sempre gli altri: i buoni. Giuseppe, il protagonista di Panenostro, è proprio un buono. Anche scorrendo sul binario dritto della normalità, appare, sul regolare percorso delineato, una curva imprevista o un’interruzione netta, inevitabile, e nonostante il protagonista di quella vita provi a nascondersi nell’assoluta trasparenza dell’ordinario, accade che quell’essere invisibile si trasformi in evidenza esagerata, in straordinario emblema di popolarità casuale. La casualità arriva portata dalla rabbia, in modo bestiale, dopo lunghe sopportazioni, ed è bella, intima, solo per un attimo, poi, però, è letale. Perché quell’unica colpa casuale, quell’unico lampo bestiale di umanità, diventano espiazione di un’unica vita. “Rimetti a noi i nostri debiti’’ è prosa avulsa dalla realtà. Farsi giustizia uccidendo, soccombere alla giustizia per avere ucciso, lascia un debito: non avere giustizia.
Un pomeriggio con Ferdousi
27.2.14
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Dibattiti,
Letteratura
27.2.14
Dibattiti,
Letteratura
Biblioteca Rispoli Roma 14 febbraio 2014 “Un pomeriggio con Ferdousi” con la presenza del Prof. Angelo Michele Piemontese, professore emerito di lingua e letteratura persiana, Università degli studi di Roma, La Sapienza. Abul-Qasem Ferdousi Tusi (ca. 935-1020) è il più prestigioso poeta persiano, autore del grande poema epico Shah-namé (“Il libro dei Re”), un capolavoro della letteratura universale. L’Istituto Culturale dell’Iran nel quadro delle sue attività svolte a promuovere lo scambio culturale e presentare le grandi figure della letteratura e della cultura dell’Iran, in collaborazione con la Biblioteca Rispoli, organizza il quarto incontro letterario. “Molto ho sofferto in questi trenta anni, ho vivificato la Persia antica con questa lingua persiana. Non morirò ormai, siccome sono vivo, perché ho diffuso il seme della parola”.
Teatro in Lituania
26.2.14
Dibattiti,
HYSTRIO
Teatro Valle Occupato - foyer 12 febbraio 2014 HYSTRIO trimestrale di teatro e spettacolo Presenta il numero monografico: “Teatro in Lituania” Curato da Claudia Cannella e Laura Caretti, si avvale della collaborazione di studiosi e operatori teatrali italiani e lituani, con il sostegno dell’Ambasciata di Lituania in Italia. Nella giovane Repubblica Baltica il teatro è sempre stato al centro della vita culturale, soprattutto a Vilnius. Prima per criticare l’ortodossia sovietica e poi, dopo l’indipendenza, per affermare la propria identità. A metà degli anni ’80 Nekrošius si rivela sulle scene europee, ma è solo la punta dell’iceberg di una realtà estremamente ricca e vivace: Tuminas, Varnas, Vaitkus e Koršunovas i grandi nomi della regia, insieme a Ivaškevičius per la drammaturgia. Senza dimenticare le nuove leve, anche della scenografia e della danza, i festival e il ruolo fondamentale dell’Accademia Lituana di Musica e Teatro.Il Dossier contiene gli interventi di Laura Bevione, Stefano Moretti, Ramunė Balevičiūtė, Audronis Liuga, Ramunė Marcinkevičiūtė, Daiva Šabasevičienė, Andrius Jevsejevas, Toma Gudelytė, Helmutas Šabasevičius, Elona Bajorinienė, Giedrė Kabašinskienė, Stefania Bevilacqua e Roberto Canziani. Alla presentazione intervengono: Claudia Cannella, direttrice di Hystrio e curatrice della monografia; Laura Caretti, co-curatrice e docente di discipline dello spettacolo presso l’Università di Siena; Stefano Moretti, attore ed esperto di drammaturgia lituana contemporanea; Irma Šimanskytė, Addetto Culturale Ambasciata della Repubblica di Lituania in Italia; Toma Gudelytė, traduttrice e studiosa di teatro e Laura Bevione, collaboratrice di Hystrio; modera l’incontro Graziano Graziani, critico teatrale. «Siamo molto soddisfatti di questa pubblicazione – commenta Claudia Cannella, direttrice di Hystrio – che crediamo possa essere un utile strumento per accostarsi alla cultura di un Paese, che al teatro dedica da sempre una straordinaria attenzione e notevoli risorse creative». Un Paese “modello”, per certi versi, capace di produrre un teatro di grande qualità artistica, ampiamente partecipato dal pubblico. Ed è anche per questo che si è scelto di presentare l’iniziativa editoriale presso il Teatro Valle, laboratorio di idee e di sperimentazione teatrale, che a un nuovo modello artistico, organizzativo e gestionale sta lavorando da alcuni anni.
Cuori Monolocali
26.2.14
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Teatro
26.2.14
Teatro
Teatro Studio Uno 13 Febbraio 2014 “Cuori Monolocali” di Lorenzo Misuraca e Maria Antonia Fama con Alessandro Di Somma, Ermenegildo Marciante e Maria Antonia Fama, diretti da Velia Viti.
Una commedia divertente e brillante che racconta “con intelligenza ed ironia la difficoltà di affrontare le relazioni sentimentali in un momento storico in cui la confusione, la precarietà, e l’instabilità dominano le nostre vite, con un riscontro diretto e immediato sulla vita affettiva e relazionale”. Lo spettacolo, basato sull’eterna dialettica dei sessi, questa volta mette in scena la versione di Lui, dopo il successo di “Come risolvere in due problemi che da solo non avresti” che lo scorso anno, insieme allo spettacolo “Appese a un filo”, ha entusiasmato il pubblico e la critica. Vengono messi in scena tre monologhi che rappresentano i momenti emblematici di ogni relazione: il primo appuntamento, l’inizio vero e proprio del rapporto e la sua fine. Tre riflessioni di due uomini che mettono in luce gli stereotipi del rapporto tra uomo e donna.
Una commedia divertente e brillante che racconta “con intelligenza ed ironia la difficoltà di affrontare le relazioni sentimentali in un momento storico in cui la confusione, la precarietà, e l’instabilità dominano le nostre vite, con un riscontro diretto e immediato sulla vita affettiva e relazionale”. Lo spettacolo, basato sull’eterna dialettica dei sessi, questa volta mette in scena la versione di Lui, dopo il successo di “Come risolvere in due problemi che da solo non avresti” che lo scorso anno, insieme allo spettacolo “Appese a un filo”, ha entusiasmato il pubblico e la critica. Vengono messi in scena tre monologhi che rappresentano i momenti emblematici di ogni relazione: il primo appuntamento, l’inizio vero e proprio del rapporto e la sua fine. Tre riflessioni di due uomini che mettono in luce gli stereotipi del rapporto tra uomo e donna.
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Teatro
Ritratti di Poesia - Edizione VIII - 2014
26.2.14
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Poesia
26.2.14
Poesia
Tempio di Adriano - Piazza di Pietra 12 febbraio 2014
RITRATTI DI POESIA - EDIZIONE VIII - 2014
Uno sguardo alla diversità delle voci. L’oralità, la poesia metropolitana.
L’irruzione del fumetto e di Twitter.
Premiati Giampiero Neri e Adam Zagajewski.
Il Tempio di Adriano ospiterà il prossimo mercoledì 12 febbraio l’ottava edizione di «Ritratti di Poesia», progetto nato come osservatorio sulla poesia contemporanea e divenuta negli anni uno dei più rilevanti appuntamenti dedicati a questa espressione artistica. Quest’anno, tra i protagonisti, i candidati al Nobel Adam Zagajewski e Yang Lian.
La rassegna, promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei con la collaborazione di InventaEventi, è curata da Vincenzo Mascolo. La manifestazione, aperta gratuitamente al pubblico, si snoderà nell’arco dell’intera giornata e sarà focalizzata sulla diversità delle espressioni poetiche e sull’importanza dell’oralità.
Il primo incontro, Caro poeta, vedrà protagonisti Maria Grazia Calandrone, Valerio Magrelli, Elio Pecora e Lidia Riviello che, dopo essere stati ospitati dai licei romani Francesco d’Assisi, Lucrezio Caro, Virgilio e Vivona, risponderanno alle domande degli studenti. A seguire la proclamazione dei vincitori della prima edizione del concorso Ritratti di poesia.140, nato per sperimentare la poesia nei 140 caratteri richiesti da Twitter.
La rassegna sarà inaugurata dal Presidente della Fondazione Roma, Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, ideatore dell’iniziativa, che dichiara: «È con grande piacere che do l’avvio a questa edizione di ‘Ritratti di Poesia’, che apre il calendario annuale delle iniziative culturali realizzate dalla nostra istituzione. Il consolidarsi di questa rilevante iniziativa, giunta alla sua VIII edizione, rende concreto l’impegno che la Fondazione Roma svolge a favore della riscoperta del patrimonio culturale italiano, dando voce ad una forma letteraria poco divulgata, ma che rappresenta una delle eccellenze che hanno reso in passato, come oggi, lustro alla letteratura del nostro Paese. La realizzazione ed il successo di questa manifestazione - prosegue il Presidente - rappresenta un’ulteriore testimonianza del mio convincimento secondo cui il ruolo del privato, soprattutto se non profit, possa e debba rappresentare una risorsa ineludibile per un nuovo modello di gestione nel settore della Cultura. La poesia è la parola dell’anima, è un mezzo immediato per esprime il nostro io, è espressione di un’arte delicata ma al contempo concreta che, soprattutto in questo periodo storico così spersonalizzante, permette di rendere reale il sentimento dell’uomo nascosto nell’uomo. È quindi proprio per il valore che risiede in questa nobile forma d’arte che essa è parte integrante dell’attività che la Fondazione Roma, attraverso la Fondazione Roma-Arte-Musei, svolge nel settore dell’arte e della cultura e che si sviluppa anche attraverso la musica, il teatro e le arti visive, con le esposizioni organizzate presso gli spazi del Museo Fondazione Roma nelle sedi di Palazzo Sciarra e Palazzo Cipolla». In apertura della manifestazione il Presidente Emanuele consegnerà il Premio Fondazione Roma-Ritratti di Poesia a Giampiero Neri, onorificenza alla carriera di un poeta italiano che abbia contribuito all’affermazione della cultura nazionale al di là dei confini del nostro Paese.
Seguirà una serie di conversazioni, curate da Vincenzo Mascolo, dal giornalista e critico letterario Stas’ Gawronski e dal giornalista e poeta Ennio Cavalli, con alcuni protagonisti del panorama poetico italiano quali Mario Benedetti, Biancamaria Frabotta e Bianca Tarozzi; i vincitori del premio Viareggio Gian Mario Villalta e Pierluigi Cappello, che sarà presente in video collegamento; Lello Voce, poeta performativo che ha introdotto in Italia il poetry slam; Mia Lecomte, Plinio Perilli, Laura Pugno e Zingonia Zingone; Annamaria Armenante e Mario Guadalupi.
Nell’arco della giornata sarà affrontato il tema della spiritualità nella poesia, grazie all’intervento del Monsignor Antonio Staglianò, Arcivescovo di Noto. Si conferma anche in questa edizione l’appuntamento con i poeti delle nuove generazioni che quest’anno vede ospiti Elena Buia Rutt, Evelina De Signoribus, Omar Ghiani e Daniele Santoro. La contemporaneità nelle metropoli sarà invece il tema dell’appuntamento dedicato ai “Poeti der Trullo”, sette giovani romani che sognano la periferia come “seme e frutto di poesia”. Hanno scelto l’anonimato e saranno quindi presenti solo con i loro versi.
Uno spazio importante sarà riservato alla poesia internazionale, con autori quali Yang Lian, poeta cinese in esilio dopo i fatti di Tienanmen e candidato al Nobel nel 2002; il vietnamita Nguyen Chi-Trung, il marocchino Mohammed El Amraoui, il cileno Santiago Elordi; la francese Nathalie Riera. Accanto a loro alcuni poeti stranieri che vivono in Italia e scrivono nella lingua del nostro Paese: Anna Belozorovitch (Russia), Barbara Serdakowski (Polonia) e Marcia Teophilo (Brasile), che canta con i suoi versi l’Amazzonia per evocarne e difenderne la bellezza.
La giornata prevede anche l’incontro insolito tra la poesia e il disegno a fumetti. Marco Petrella, autore di recensioni a fumetti con il suo personaggio «Arturo il libraio», esporrà alcune tavole di recensioni e ne realizzerà altre durante la manifestazione. L’artista e poeta Tiziana Cera Rosco sarà presente con sue installazioni recitative. Ci sarà spazio per la vita e la voce di Edith Piaf, rievocate nello spettacolo Sous le ciel de Paris di Marina Benedetto anche attraverso immagini, versi di Jacques Prevert e le parole di Jean Cocteau.
A conclusione della giornata il Presidente della Fondazione Roma Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele consegnerà il Premio internazionale Fondazione Roma – Ritratti di Poesia ad Adam Zagajewski, uno dei poeti contemporanei più significativi, vincitore di numerosi premi internazionali e candidato al premio Nobel nel 2010. Molto nota la sua poesia Try To Praise The Mutilated World (Prova a cantare il mondo mutilato), uscita sul periodico statunitense The New Yorker dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Parteciperanno alla giornata le case editrici Bucefalo e Samuele Editore, nonché le riviste Testo a fronte e Viva (una rivista in carne e ossa).
La rassegna sarà trasmessa in diretta in videostreaming su Rai Letteratura (www.letteratura.rai.it).
RITRATTI DI POESIA - EDIZIONE VIII - 2014
Uno sguardo alla diversità delle voci. L’oralità, la poesia metropolitana.
L’irruzione del fumetto e di Twitter.
Premiati Giampiero Neri e Adam Zagajewski.
Il Tempio di Adriano ospiterà il prossimo mercoledì 12 febbraio l’ottava edizione di «Ritratti di Poesia», progetto nato come osservatorio sulla poesia contemporanea e divenuta negli anni uno dei più rilevanti appuntamenti dedicati a questa espressione artistica. Quest’anno, tra i protagonisti, i candidati al Nobel Adam Zagajewski e Yang Lian.
La rassegna, promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei con la collaborazione di InventaEventi, è curata da Vincenzo Mascolo. La manifestazione, aperta gratuitamente al pubblico, si snoderà nell’arco dell’intera giornata e sarà focalizzata sulla diversità delle espressioni poetiche e sull’importanza dell’oralità.
Il primo incontro, Caro poeta, vedrà protagonisti Maria Grazia Calandrone, Valerio Magrelli, Elio Pecora e Lidia Riviello che, dopo essere stati ospitati dai licei romani Francesco d’Assisi, Lucrezio Caro, Virgilio e Vivona, risponderanno alle domande degli studenti. A seguire la proclamazione dei vincitori della prima edizione del concorso Ritratti di poesia.140, nato per sperimentare la poesia nei 140 caratteri richiesti da Twitter.
La rassegna sarà inaugurata dal Presidente della Fondazione Roma, Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, ideatore dell’iniziativa, che dichiara: «È con grande piacere che do l’avvio a questa edizione di ‘Ritratti di Poesia’, che apre il calendario annuale delle iniziative culturali realizzate dalla nostra istituzione. Il consolidarsi di questa rilevante iniziativa, giunta alla sua VIII edizione, rende concreto l’impegno che la Fondazione Roma svolge a favore della riscoperta del patrimonio culturale italiano, dando voce ad una forma letteraria poco divulgata, ma che rappresenta una delle eccellenze che hanno reso in passato, come oggi, lustro alla letteratura del nostro Paese. La realizzazione ed il successo di questa manifestazione - prosegue il Presidente - rappresenta un’ulteriore testimonianza del mio convincimento secondo cui il ruolo del privato, soprattutto se non profit, possa e debba rappresentare una risorsa ineludibile per un nuovo modello di gestione nel settore della Cultura. La poesia è la parola dell’anima, è un mezzo immediato per esprime il nostro io, è espressione di un’arte delicata ma al contempo concreta che, soprattutto in questo periodo storico così spersonalizzante, permette di rendere reale il sentimento dell’uomo nascosto nell’uomo. È quindi proprio per il valore che risiede in questa nobile forma d’arte che essa è parte integrante dell’attività che la Fondazione Roma, attraverso la Fondazione Roma-Arte-Musei, svolge nel settore dell’arte e della cultura e che si sviluppa anche attraverso la musica, il teatro e le arti visive, con le esposizioni organizzate presso gli spazi del Museo Fondazione Roma nelle sedi di Palazzo Sciarra e Palazzo Cipolla». In apertura della manifestazione il Presidente Emanuele consegnerà il Premio Fondazione Roma-Ritratti di Poesia a Giampiero Neri, onorificenza alla carriera di un poeta italiano che abbia contribuito all’affermazione della cultura nazionale al di là dei confini del nostro Paese.
Seguirà una serie di conversazioni, curate da Vincenzo Mascolo, dal giornalista e critico letterario Stas’ Gawronski e dal giornalista e poeta Ennio Cavalli, con alcuni protagonisti del panorama poetico italiano quali Mario Benedetti, Biancamaria Frabotta e Bianca Tarozzi; i vincitori del premio Viareggio Gian Mario Villalta e Pierluigi Cappello, che sarà presente in video collegamento; Lello Voce, poeta performativo che ha introdotto in Italia il poetry slam; Mia Lecomte, Plinio Perilli, Laura Pugno e Zingonia Zingone; Annamaria Armenante e Mario Guadalupi.
Nell’arco della giornata sarà affrontato il tema della spiritualità nella poesia, grazie all’intervento del Monsignor Antonio Staglianò, Arcivescovo di Noto. Si conferma anche in questa edizione l’appuntamento con i poeti delle nuove generazioni che quest’anno vede ospiti Elena Buia Rutt, Evelina De Signoribus, Omar Ghiani e Daniele Santoro. La contemporaneità nelle metropoli sarà invece il tema dell’appuntamento dedicato ai “Poeti der Trullo”, sette giovani romani che sognano la periferia come “seme e frutto di poesia”. Hanno scelto l’anonimato e saranno quindi presenti solo con i loro versi.
Uno spazio importante sarà riservato alla poesia internazionale, con autori quali Yang Lian, poeta cinese in esilio dopo i fatti di Tienanmen e candidato al Nobel nel 2002; il vietnamita Nguyen Chi-Trung, il marocchino Mohammed El Amraoui, il cileno Santiago Elordi; la francese Nathalie Riera. Accanto a loro alcuni poeti stranieri che vivono in Italia e scrivono nella lingua del nostro Paese: Anna Belozorovitch (Russia), Barbara Serdakowski (Polonia) e Marcia Teophilo (Brasile), che canta con i suoi versi l’Amazzonia per evocarne e difenderne la bellezza.
La giornata prevede anche l’incontro insolito tra la poesia e il disegno a fumetti. Marco Petrella, autore di recensioni a fumetti con il suo personaggio «Arturo il libraio», esporrà alcune tavole di recensioni e ne realizzerà altre durante la manifestazione. L’artista e poeta Tiziana Cera Rosco sarà presente con sue installazioni recitative. Ci sarà spazio per la vita e la voce di Edith Piaf, rievocate nello spettacolo Sous le ciel de Paris di Marina Benedetto anche attraverso immagini, versi di Jacques Prevert e le parole di Jean Cocteau.
A conclusione della giornata il Presidente della Fondazione Roma Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele consegnerà il Premio internazionale Fondazione Roma – Ritratti di Poesia ad Adam Zagajewski, uno dei poeti contemporanei più significativi, vincitore di numerosi premi internazionali e candidato al premio Nobel nel 2010. Molto nota la sua poesia Try To Praise The Mutilated World (Prova a cantare il mondo mutilato), uscita sul periodico statunitense The New Yorker dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Parteciperanno alla giornata le case editrici Bucefalo e Samuele Editore, nonché le riviste Testo a fronte e Viva (una rivista in carne e ossa).
La rassegna sarà trasmessa in diretta in videostreaming su Rai Letteratura (www.letteratura.rai.it).
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Poesia
Note di Cucina
26.2.14
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Teatro
26.2.14
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro dell’Orologio 4 Febbraio 2014 “NOTE DI CUCINA”
di Rodrigo Garcia
Regia Giuseppe Roselli
Con: Giorgio Carducci, Raffaella Cavallaro, Giancarlo Fares Alessandro Porcu, Sara Valerio Greco.
Al liuto Simone Colavecchi
Appunti per mangiare meglio, per vivere meglio in società. Racconti di vite vissute al massimo delle proprie potenzialità. Si parla di umanità e di relazioni. Note di cucina sono gli appunti per fare bella figura con gli ospiti. Ma sono anche la dimostrazione che c’è qualcuno da quando siamo nati che ha sempre provato a ingannarci.Note di cucina è il racconto di quei pomeriggi quando rimaniamo soli. Note di cucina sono 4 esseri umani che parlano tra loro. Poi qualcuno non è d’accordo e vuole parlare da solo. Monologhi? Soliloqui? No. Note di cucina è uno spettacolo teatrale. Ci sono un cantante ed un liutista. Note di cucina è sedersi ad ascoltare ridendo la lotta per la sopravvivenza di 4 attori su un palco. Note di cucina è una festa di matrimonio. Ma è anche un elenco di consigli da non ascoltare. Note di cucina scomoda il rinascimento italiano e le regole del galateo per parlarci di contemporaneità. Note di cucina fa parlare le donne stufe degli uomini. Note di cucina racconta di uomini che vogliono mangiare le donne o semplicemente invitarle a cena, ma che comunque le amano.
Teatro dell’Orologio 4 Febbraio 2014 “NOTE DI CUCINA”
di Rodrigo Garcia
Regia Giuseppe Roselli
Con: Giorgio Carducci, Raffaella Cavallaro, Giancarlo Fares Alessandro Porcu, Sara Valerio Greco.
Al liuto Simone Colavecchi
Appunti per mangiare meglio, per vivere meglio in società. Racconti di vite vissute al massimo delle proprie potenzialità. Si parla di umanità e di relazioni. Note di cucina sono gli appunti per fare bella figura con gli ospiti. Ma sono anche la dimostrazione che c’è qualcuno da quando siamo nati che ha sempre provato a ingannarci.Note di cucina è il racconto di quei pomeriggi quando rimaniamo soli. Note di cucina sono 4 esseri umani che parlano tra loro. Poi qualcuno non è d’accordo e vuole parlare da solo. Monologhi? Soliloqui? No. Note di cucina è uno spettacolo teatrale. Ci sono un cantante ed un liutista. Note di cucina è sedersi ad ascoltare ridendo la lotta per la sopravvivenza di 4 attori su un palco. Note di cucina è una festa di matrimonio. Ma è anche un elenco di consigli da non ascoltare. Note di cucina scomoda il rinascimento italiano e le regole del galateo per parlarci di contemporaneità. Note di cucina fa parlare le donne stufe degli uomini. Note di cucina racconta di uomini che vogliono mangiare le donne o semplicemente invitarle a cena, ma che comunque le amano.
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Teatro
THE BIG BIGLE#1
24.2.14
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Dominio Pubblico,
Teatro
24.2.14
Dominio Pubblico,
Teatro
Teatro dell’Orologio 23 Novembre 2013 the Avengers “THE BIG BIGLE#1”
di e con Giulia Aiazzi, Riccardo Goretti, Ciro Masella, Pasquale Scalzi. Con la consulenza di Tommaso Chimenti e il supporto tecnico di Chiara Saponari,
produzione Teatrino dei Fondi, The Avengers, Kilowatt Festival, Fonderia Performing Arts, Festival Tra Cielo e Terra, La Gualchiera – Montemurlo spettacolo finalista NeXtwork 2013.
"In principio era il Verbo, il Verbo era Dio e il Verbo era presso Dio". Tutti sanno che la Bibbia inizia con queste arcane parole. Talmente arcane che non è neanche vero che stanno all'inizio. The Big Bible #1 Antico Testamento è il primo movimento di un kolossal insensato tratto dal più grande best-seller di tutti i tempi: la Sacra Bibbia.
di e con Giulia Aiazzi, Riccardo Goretti, Ciro Masella, Pasquale Scalzi. Con la consulenza di Tommaso Chimenti e il supporto tecnico di Chiara Saponari,
produzione Teatrino dei Fondi, The Avengers, Kilowatt Festival, Fonderia Performing Arts, Festival Tra Cielo e Terra, La Gualchiera – Montemurlo spettacolo finalista NeXtwork 2013.
"In principio era il Verbo, il Verbo era Dio e il Verbo era presso Dio". Tutti sanno che la Bibbia inizia con queste arcane parole. Talmente arcane che non è neanche vero che stanno all'inizio. The Big Bible #1 Antico Testamento è il primo movimento di un kolossal insensato tratto dal più grande best-seller di tutti i tempi: la Sacra Bibbia.
Non sentire il male
24.2.14
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Dominio Pubblico,
Teatro
24.2.14
Dominio Pubblico,
Teatro
Teatro Argot 12 dicembre 2013 “NON SENTIRE IL MALE” di e con Elena Bucci dedicato a Eleonora Duse immaginata nel momento in cui, malata e sostituita da Gabriele D’Annunzio nella Figlia di Iorio, prende il copione comincia a recitare tutte le parti, tutte le scene, tutte le figure e recitando guariva dai danni della vita. “C’è un tempo della vita in cui non bastano più mestiere, tecnica, lavoro, ma ci si domanda dove ci portino e cosa c’è oltre e altrove. Io ero proprio lì, quando, parlando con un amico sapiente, mi sono accorta che gli scritti e il pensiero della Duse mi avevano accompagnato per tutta la mia vita teatrale. Dedicando questo lavoro a lei ho raccolto i fili delle mie inquietudini, sperando che non fossero solo mie. Lo spettacolo è davvero scritto nel corpo, senza retorica, ed è questo che cercavo, e questo è il cuore del mio lavoro su Eleonora Duse, immaginata nel momento in cui, malata e sostituita da Gabriele D’Annunzio nella Figlia di Iorio, prende il copione e recita tutte le parti, tutte le scene, tutte le figure, davanti allo sguardo allucinato di Matilde Serao, puntuale e quasi invadente osservatrice e testimone. Forse in quel momento la Duse, che recitando guariva dai danni della vita, provava a liberarsi e a vedere oltre la materia necessaria, odiata e amata, del teatro: le scene, i costumi, gli attori. Forse sognava di poter volare per un attimo, come le altre arti tentavano, in uno spazio dove fosse possibile il teatro senza corpo e senza voce, libero dalla poesia inevitabile della sua continua distruzione nel qui e ora. Liberandosi della materia del teatro, forse si rinnova il contatto con la vita, da lei sempre inseguito e sfuggito. Ho attinto a lettere, scritti, testimonianze indirette che percorrono tutto l’arco della sua vita, ed il criterio di scelta è stato assolutamente personale, pur nel tentativo di comprendere e rispettare. E inevitabilmente, tentando di essere medium di qualcosa che si è molto amato, si parla di sé. Ho cercato di liberarmi da immagini indotte, stereotipi affascinanti, tentazioni estetiche e credo di avere trovato, nel coraggio e assoluta libertà di lei, una forza preziosa nell’accantonare regole e convenzioni. Allo stesso tempo, ho lavorato perché fosse possibile, anche a chi non ne avesse mai sentito parlare, attingere a qualcosa di lei.” Elena Bucci
Ella
24.2.14
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Dominio Pubblico,
Teatro
24.2.14
Dominio Pubblico,
Teatro
Teatro Argot 15 dicembre 2013 “ELLA” di Herbert Achternbusch con Marco Sgrosso dal testo di Herbert Achternbusch attraverso il quale in un flusso inarrestabile ed estenuante di una memoria sgangherata ma lucidissima nei dettagli, il personaggio Josef/Ella rivive umiliazioni e violenze in una dimensione allucinata dove il racconto della propria vita assume quasi le valenze di una confessione, estorta ma necessaria. La traduzione è di Luisa Gazzerro Righi. “Ho sempre ripensato ad “Ella” come ad una irresistibile occasione di confronto e di sfida, prima di tutto con me stesso e con la mia memoria.
Per me, “Ella” è nostalgia, e mi sembra che leggere e rileggere quelle parole sia un po’ come urlare da soli, fa male ma fa anche bene… Attraverso il flusso inarrestabile ed estenuante di una memoria sgangherata ma lucidissima nei dettagli, Josef/Ella rivive umiliazioni e violenze in una dimensione allucinata dove il racconto della propria vita assume quasi le valenze di una confessione, estorta ma necessaria. Ho visto in Josef un angelo bianco irrimediabilmente insozzato, in Ella una creatura sfacciata e grottesca precipitata in uno squallore straziante. Ho immaginato una sorta di ring, uno spazio costretto ed imploso, come il pollaio, le celle e tutte le stanze chiuse in cui questo ibrido di uomo/donna trascorre tanta parte della sua vita. Ho sentito il vuoto di chi perde le radici, come uno smarrimento da immigrati in una terra ostile. E, non so perché, ho pensato con ricorrente insistenza alle figure di Egon Schiele, alle loro espressioni allucinate e spigolose, al dolore dei loro corpi nodosi, alla loro bellezza rabbiosa, a quella irrinunciabile scomodità esistenziale oltre che fisica. Ho sentito il linguaggio continuamente interrotto ed insidiato di Achternbusch come una partitura sonora da sporcare con inflessioni umorali e dialettali, perché mi è sembrato che l’uso di una lingua “impura” potesse meglio restituire l’umanità dolorosa e plebea di questo Figlio e di questa Madre “strappati”.” Marco Sgrosso
Per me, “Ella” è nostalgia, e mi sembra che leggere e rileggere quelle parole sia un po’ come urlare da soli, fa male ma fa anche bene… Attraverso il flusso inarrestabile ed estenuante di una memoria sgangherata ma lucidissima nei dettagli, Josef/Ella rivive umiliazioni e violenze in una dimensione allucinata dove il racconto della propria vita assume quasi le valenze di una confessione, estorta ma necessaria. Ho visto in Josef un angelo bianco irrimediabilmente insozzato, in Ella una creatura sfacciata e grottesca precipitata in uno squallore straziante. Ho immaginato una sorta di ring, uno spazio costretto ed imploso, come il pollaio, le celle e tutte le stanze chiuse in cui questo ibrido di uomo/donna trascorre tanta parte della sua vita. Ho sentito il vuoto di chi perde le radici, come uno smarrimento da immigrati in una terra ostile. E, non so perché, ho pensato con ricorrente insistenza alle figure di Egon Schiele, alle loro espressioni allucinate e spigolose, al dolore dei loro corpi nodosi, alla loro bellezza rabbiosa, a quella irrinunciabile scomodità esistenziale oltre che fisica. Ho sentito il linguaggio continuamente interrotto ed insidiato di Achternbusch come una partitura sonora da sporcare con inflessioni umorali e dialettali, perché mi è sembrato che l’uso di una lingua “impura” potesse meglio restituire l’umanità dolorosa e plebea di questo Figlio e di questa Madre “strappati”.” Marco Sgrosso
GABRIELE D’ANNUNZIO: Notturno, Notturni
24.2.14
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Poesia
24.2.14
Poesia
Teatro Keiros 8 Febbraio 2014 “GABRIELE D’ANNUNZIO: Notturno, Notturni”
Le parole del poeta, le note dei musicisti suoi contemporanei.
Con MAURIZIO PALLADINO e imusicisti EMANUELA CHIODI ed EROS MELE.
Centocinquant’anni fa, a Pescara, nel marzo del 1863, nasceva GABRIELE D’ANNUNZIO.
La ricorrenza e il lungo tempo trascorso sono stimolo per una rilettura delle opere e della vita di un uomo molto discusso, ma che tanto ha influito sulla società letteraria, sul costume, sulla storia politica stessa dell’Italia. Questo recital vuole celebrare tale anniversario con le parole del POETA, lette, recitate e cantate, partendo dai suoi primi versi composti all’età di 16 anni, scorrendo le sue lettere, sfogliando alcune pagine del suo primo romanzo “Il piacere” e scegliendo come elemento portante, brani dalla sua opera più intima e non a caso autobiografica: “NOTTURNO”, una raccolta di meditazioni e ricordi con la quale D’ANNUNZIO tracciò una sorta di bilancio della sua vita. Tutto questo in stretto connubio con la MUSICA.
Parole e note si fonderanno insieme, con l’esecuzione di brani per Pianoforte e Clarinetto composti da musicisti suoi contemporanei, alcuni dei quali ebbero con lo scrittore rapporti diretti e di amicizia. Ascolteremo sonate e “NOTTURNI” di Claude Debussy, Gabriel Fauré, Felice Blangini, Francesco Paolo Tosti. Uno spettacolo di forte impatto emotivo, che coniuga felicemente l’aspetto culturale con quello dell’intrattenimento.
Le parole del poeta, le note dei musicisti suoi contemporanei.
Con MAURIZIO PALLADINO e imusicisti EMANUELA CHIODI ed EROS MELE.
Centocinquant’anni fa, a Pescara, nel marzo del 1863, nasceva GABRIELE D’ANNUNZIO.
La ricorrenza e il lungo tempo trascorso sono stimolo per una rilettura delle opere e della vita di un uomo molto discusso, ma che tanto ha influito sulla società letteraria, sul costume, sulla storia politica stessa dell’Italia. Questo recital vuole celebrare tale anniversario con le parole del POETA, lette, recitate e cantate, partendo dai suoi primi versi composti all’età di 16 anni, scorrendo le sue lettere, sfogliando alcune pagine del suo primo romanzo “Il piacere” e scegliendo come elemento portante, brani dalla sua opera più intima e non a caso autobiografica: “NOTTURNO”, una raccolta di meditazioni e ricordi con la quale D’ANNUNZIO tracciò una sorta di bilancio della sua vita. Tutto questo in stretto connubio con la MUSICA.
Parole e note si fonderanno insieme, con l’esecuzione di brani per Pianoforte e Clarinetto composti da musicisti suoi contemporanei, alcuni dei quali ebbero con lo scrittore rapporti diretti e di amicizia. Ascolteremo sonate e “NOTTURNI” di Claude Debussy, Gabriel Fauré, Felice Blangini, Francesco Paolo Tosti. Uno spettacolo di forte impatto emotivo, che coniuga felicemente l’aspetto culturale con quello dell’intrattenimento.
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Poesia
Felicitazioni
24.2.14
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Teatro
24.2.14
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Tordinona 25 Gennaio 2014 Zanfretta e il Gruppo di Teatro Campestre presentano “FELICITAZIONI” Di Maria Luisa Usai. Con Maria Luisa Usai e Elisabetta Granara. Due personaggi femminili, creano un surreale mondo domestico dove affrontano se stesse, l'altro e il domani che incombe. Perché muoversi? Cosa è possibile opporre allo scenario del mondo che viviamo? Le due donne decidono di reagire ai ripetuti attacchi della vita con canzonette, rock and roll e dive d'altri tempi. Combattono una lotta ostinata contro di sé e contro l'altro, dove ogni arma è ammessa e ogni sogno possibile.
Teatro Tordinona 25 Gennaio 2014 Zanfretta e il Gruppo di Teatro Campestre presentano “FELICITAZIONI” Di Maria Luisa Usai. Con Maria Luisa Usai e Elisabetta Granara. Due personaggi femminili, creano un surreale mondo domestico dove affrontano se stesse, l'altro e il domani che incombe. Perché muoversi? Cosa è possibile opporre allo scenario del mondo che viviamo? Le due donne decidono di reagire ai ripetuti attacchi della vita con canzonette, rock and roll e dive d'altri tempi. Combattono una lotta ostinata contro di sé e contro l'altro, dove ogni arma è ammessa e ogni sogno possibile.
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Teatro
Amleto?
24.2.14
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Dominio Pubblico,
Teatro
24.2.14
Dominio Pubblico,
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Argot Studio 1 Febbraio 2014 “AMLETO?”
con Stefano Detassis e Maura Pettorruso
testo e regia Carmen Giordano
disegno luci Alice Colla
organizzazione Daniele Filosi
uno spettacolo di compagnia Macelleria ETTORE
una produzione TrentoSpettacoli
in coproduzione con E45 Fringe Napoli Teatro Festival 2013
Fondazione Campania dei Festival
Amleto è una domanda che nasce dalla visione di uno spettro. Lo spettro è il momento in cui guardiamo dentro noi stessi. Una pausa del tempo, un frattempo, un buio. Ci sbatte in faccia quello che possiamo essere. Noi sappiamo quello che siamo, non quello che possiamo essere. Per tutti c'è un mistero nella realtà.
Un’ipotesi intorno al testo shakespeariano, una domanda insita in quel punto interrogativo che accompagna il titolo. Fedele alla sua ricerca artistica che si nutre del confronto con i maestri (quelli che ognuno di noi ha ascoltato almeno una volta e, almeno una volta, ha desiderato tradire) “Macelleria Ettore” accetta la sfida elisabettiana. Due attori in uno spazio nudo provano Amleto, sprofondano nel testo, squarciano scene, scavano immagini e prendono derive sorprendenti. Due vite alla prova, quelle di Amleto e di Ofelia. Fra attori e personaggi i piani si confondono e la vita si riversa in scena per lasciare una traccia, un’eco di sé. In una riscrittura che intercetta l’originale e lo attraversa, i due protagonisti raccontano la loro storia e, inevitabilmente, anche la nostra.
Teatro Argot Studio 1 Febbraio 2014 “AMLETO?”
con Stefano Detassis e Maura Pettorruso
testo e regia Carmen Giordano
disegno luci Alice Colla
organizzazione Daniele Filosi
uno spettacolo di compagnia Macelleria ETTORE
una produzione TrentoSpettacoli
in coproduzione con E45 Fringe Napoli Teatro Festival 2013
Fondazione Campania dei Festival
Amleto è una domanda che nasce dalla visione di uno spettro. Lo spettro è il momento in cui guardiamo dentro noi stessi. Una pausa del tempo, un frattempo, un buio. Ci sbatte in faccia quello che possiamo essere. Noi sappiamo quello che siamo, non quello che possiamo essere. Per tutti c'è un mistero nella realtà.
Un’ipotesi intorno al testo shakespeariano, una domanda insita in quel punto interrogativo che accompagna il titolo. Fedele alla sua ricerca artistica che si nutre del confronto con i maestri (quelli che ognuno di noi ha ascoltato almeno una volta e, almeno una volta, ha desiderato tradire) “Macelleria Ettore” accetta la sfida elisabettiana. Due attori in uno spazio nudo provano Amleto, sprofondano nel testo, squarciano scene, scavano immagini e prendono derive sorprendenti. Due vite alla prova, quelle di Amleto e di Ofelia. Fra attori e personaggi i piani si confondono e la vita si riversa in scena per lasciare una traccia, un’eco di sé. In una riscrittura che intercetta l’originale e lo attraversa, i due protagonisti raccontano la loro storia e, inevitabilmente, anche la nostra.
Alice delle Meraviglie
24.2.14
HD,
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Tordinona 4 Febbraio 2014 “Alice delle Meraviglie”
Compagnia Macelleria Ettore
con Maura Pettorruso
organizzazione Daniele Filosi
testo e regia Carmen Giordano
disegno luci Alice Colla
“La fantasia è un posto dove ci piove dentro” - Italo Calvino
Cadere nella tana di un coniglio, dentro un cassetto. Non riuscire a oltrepassare una porta. Espandersi. Allungarsi come un telescopio. Crescere. Piangere. Rimpicciolire. Cercare una chiave. La misura giusta per entrare nel giardino. Sottomondo. Ultra mondo. Wonderland. Il posto delle meraviglie. Alice si meraviglia di sé stessa, nello specchio. Come nei sogni dove siamo e non siamo, perché osiamo cose mai viste e parliamo una lingua misteriosa. La lingua delle meraviglie. La lingua di Carroll: parole–valigia piene di significati, vocazione al nonsenso, onnipotenza del gioco. Scopriamo la libertà assoluta di tradire il reale. Farci specchio deformante del mondo di tutti i giorni. Sovvertirlo. Superarlo. Meravigliarlo.
Alice nel paese delle meraviglie e Alice attraverso lo specchio non sono libri per bambini e non sono per adulti. Sono libri per adulti stanchi di crescere per niente. È il testo che non è: spostato un po’ più avanti e un po’ più indietro di dove lo si coglie. Ha più tempo di noi. Ognuno sta al proprio passo. Macelleria ETTORE incontra Alice e Lewis Carroll nel paese delle meraviglie e scopre il gusto di un’infanzia immaginata. Non essere mai adulti e all’improvviso non essere più bambini. La verità dell’assurdo. L’allucinatoria possibilità del linguaggio di produrre immagini.
Maura Pettorruso è interprete e artefice di un viaggio meraviglioso tra dentro e fuori, grande e piccolo, sogno e realtà. Basta seguire la regola per cui “Se non sai dove vai, qualunque strada ti ci condurrà” . La molla è la curiosità di sé stessi visti nello specchio dell’altro.
Teatro Tordinona 4 Febbraio 2014 “Alice delle Meraviglie”
Compagnia Macelleria Ettore
con Maura Pettorruso
organizzazione Daniele Filosi
testo e regia Carmen Giordano
disegno luci Alice Colla
“La fantasia è un posto dove ci piove dentro” - Italo Calvino
Cadere nella tana di un coniglio, dentro un cassetto. Non riuscire a oltrepassare una porta. Espandersi. Allungarsi come un telescopio. Crescere. Piangere. Rimpicciolire. Cercare una chiave. La misura giusta per entrare nel giardino. Sottomondo. Ultra mondo. Wonderland. Il posto delle meraviglie. Alice si meraviglia di sé stessa, nello specchio. Come nei sogni dove siamo e non siamo, perché osiamo cose mai viste e parliamo una lingua misteriosa. La lingua delle meraviglie. La lingua di Carroll: parole–valigia piene di significati, vocazione al nonsenso, onnipotenza del gioco. Scopriamo la libertà assoluta di tradire il reale. Farci specchio deformante del mondo di tutti i giorni. Sovvertirlo. Superarlo. Meravigliarlo.
Alice nel paese delle meraviglie e Alice attraverso lo specchio non sono libri per bambini e non sono per adulti. Sono libri per adulti stanchi di crescere per niente. È il testo che non è: spostato un po’ più avanti e un po’ più indietro di dove lo si coglie. Ha più tempo di noi. Ognuno sta al proprio passo. Macelleria ETTORE incontra Alice e Lewis Carroll nel paese delle meraviglie e scopre il gusto di un’infanzia immaginata. Non essere mai adulti e all’improvviso non essere più bambini. La verità dell’assurdo. L’allucinatoria possibilità del linguaggio di produrre immagini.
Maura Pettorruso è interprete e artefice di un viaggio meraviglioso tra dentro e fuori, grande e piccolo, sogno e realtà. Basta seguire la regola per cui “Se non sai dove vai, qualunque strada ti ci condurrà” . La molla è la curiosità di sé stessi visti nello specchio dell’altro.
Una specie di Alaska
24.2.14
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Teatro
24.2.14
Teatro
Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Biblioteca Quarticciolo 26 gennaio 2014 “Una specie di Alaska” di Harold Pinter con Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Orietta Notari, progetto regia Valerio Binasco. Una specie di Alaska è una commedia terribile come un incubo, dura come una relazione scientifica e struggente come un mèlo. È ispirata alla Raccolta di testimonianze reali che il medico Oliver Sacks raccoglie nella sua memorabile opera “risvegli’ in cui racconta le esperienze dei suoi pazienti affetti dell’encephalitis letargica, epidemia che dopo il 1916 Terrorizzò buona parte del mondo. Una ragazzina è rimasta come ‘addormentata’ per quasi trent’ anni. Oggi si risveglia. È convinta di andare alla festa del suo compleanno, la mamma gli ha preparato un vestito per i suoi quindici anni. Ma non c’è nessuna festa. Non ci sono più né padre né madre. C’è una donna ‘vecchia’ di quarantacinque anni ed è lei stessa . Ad aiutarla nel suo nuovo contatto con il mondo ci sono la sorella prediletta – divenuta ‘vecchia’ a sua volta- e un amico di famiglia, un dottore che ha sperimentato la medicina (la l-dopa) su di lei… E’ quasi impossibile convincere quella ragazzina di ciò che le è successo. Nel bene e nel male, però, bisogna vivere lo stesso, anche se tutto è privo di senso.Gli spettatori sono essi stessi i ravvicinati testimoni nella camera d’ospedale in cui si svolge la storia. Sara Bertelà, nei panni di Deborah, affiancata da Orietta Notari e Nicola Pannelli, conduce il pubblico in un clima sospeso – “… in una specie di Alaska”, per l’appunto – tra un presente assurdo dove non riesce a collocarsi e quel tempo ‘bianco’, non vissuto e rubato, che non tornerà più.
Teatro Biblioteca Quarticciolo 26 gennaio 2014 “Una specie di Alaska” di Harold Pinter con Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Orietta Notari, progetto regia Valerio Binasco. Una specie di Alaska è una commedia terribile come un incubo, dura come una relazione scientifica e struggente come un mèlo. È ispirata alla Raccolta di testimonianze reali che il medico Oliver Sacks raccoglie nella sua memorabile opera “risvegli’ in cui racconta le esperienze dei suoi pazienti affetti dell’encephalitis letargica, epidemia che dopo il 1916 Terrorizzò buona parte del mondo. Una ragazzina è rimasta come ‘addormentata’ per quasi trent’ anni. Oggi si risveglia. È convinta di andare alla festa del suo compleanno, la mamma gli ha preparato un vestito per i suoi quindici anni. Ma non c’è nessuna festa. Non ci sono più né padre né madre. C’è una donna ‘vecchia’ di quarantacinque anni ed è lei stessa . Ad aiutarla nel suo nuovo contatto con il mondo ci sono la sorella prediletta – divenuta ‘vecchia’ a sua volta- e un amico di famiglia, un dottore che ha sperimentato la medicina (la l-dopa) su di lei… E’ quasi impossibile convincere quella ragazzina di ciò che le è successo. Nel bene e nel male, però, bisogna vivere lo stesso, anche se tutto è privo di senso.Gli spettatori sono essi stessi i ravvicinati testimoni nella camera d’ospedale in cui si svolge la storia. Sara Bertelà, nei panni di Deborah, affiancata da Orietta Notari e Nicola Pannelli, conduce il pubblico in un clima sospeso – “… in una specie di Alaska”, per l’appunto – tra un presente assurdo dove non riesce a collocarsi e quel tempo ‘bianco’, non vissuto e rubato, che non tornerà più.
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Teatro
Italo e l’Italia che va alla guerra
24.2.14
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Guerra e Pace,
Teatro
24.2.14
Guerra e Pace,
Teatro
Recensione della rassegna su Gufetto.it
Teatro Biblioteca Quarticciolo 1 febbraio 2014 "Rassegne in viaggio 2013/14" Casa dei Teatri “Guerra e Pace”
Italo e l’Italia che va alla guerra
Liberamente tratto da “L’entrata in guerra” di Italo Calvino
di Laura Rovetti e F. Valeriano Solfiti
con Laura Rovetti e Eugenia Scotti
regia F. Valeriano Solfiti
Associazione Malalingua
Mentre l’Italia entra in guerra, Italo, coinvolto suo malgrado tra i Balilla, scopre gli odori e i colori della guerra, conosce il dolore dei profughi, l’esaltazione del saccheggio, l’eccitazione dell’esercizio del potere, anche se è un gioco. Ma lui non è un gradasso come gli altri balilla, ed è combattuto tra il desiderio di ostentare la sua opposizione e un residuo di infantile vergogna di essere diverso. Non ruba quando gli altri lo fanno, non saccheggia le case dei poveri sfollati, non vanta trofei o bottini di guerra… ma piuttosto si domanda: sono forse meno sveglio degli altri? Sono un codardo? Chi sono io? Solo alla fine il protagonista capisce che il suo è «un contegno coraggioso, quasi eroico!». Lo spettacolo, rivolto prevalentemente ad un pubblico di adolescenti e famiglie, fonde la narrativa di Calvino alla sua biografia e alla storia dell’Italia di quegli anni fornendone un affresco vivo, che permette a tutti di entrare in immediata empatia con i protagonisti.
Teatro Biblioteca Quarticciolo 1 febbraio 2014 "Rassegne in viaggio 2013/14" Casa dei Teatri “Guerra e Pace”
Italo e l’Italia che va alla guerra
Liberamente tratto da “L’entrata in guerra” di Italo Calvino
di Laura Rovetti e F. Valeriano Solfiti
con Laura Rovetti e Eugenia Scotti
regia F. Valeriano Solfiti
Associazione Malalingua
Mentre l’Italia entra in guerra, Italo, coinvolto suo malgrado tra i Balilla, scopre gli odori e i colori della guerra, conosce il dolore dei profughi, l’esaltazione del saccheggio, l’eccitazione dell’esercizio del potere, anche se è un gioco. Ma lui non è un gradasso come gli altri balilla, ed è combattuto tra il desiderio di ostentare la sua opposizione e un residuo di infantile vergogna di essere diverso. Non ruba quando gli altri lo fanno, non saccheggia le case dei poveri sfollati, non vanta trofei o bottini di guerra… ma piuttosto si domanda: sono forse meno sveglio degli altri? Sono un codardo? Chi sono io? Solo alla fine il protagonista capisce che il suo è «un contegno coraggioso, quasi eroico!». Lo spettacolo, rivolto prevalentemente ad un pubblico di adolescenti e famiglie, fonde la narrativa di Calvino alla sua biografia e alla storia dell’Italia di quegli anni fornendone un affresco vivo, che permette a tutti di entrare in immediata empatia con i protagonisti.
CENERI... 2701194527012013
24.2.14
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Performance
24.2.14
Performance
Recensione dello spettacolo su Gufetto
Casa delle Culture 2 febbraio 2014
CENERI... 2701194527012013
Viaggio a due voci nel sistema concentrazionario dell’economia mondiale.
Letture dalle indagini sulla economia nazista, da testimonianze dei sopravvissuti ai lager ed estratti da documenti originali e da fonti storiche.
Di e con: Cam Lecce e Jörg Grünert.
Musiche di Luigi Morleo.
Progetto artistico: Deposito Dei Segni Onlus.
CENERI è una azione artistica che propone una lettura trasversale del genocidio nazista, del fallimento della società umana intesa come comunità dove ogni parola, gesto, segno furono relegati nel nulla, dove ogni corporeità e materialità dell’esistente vennero messe al bando e la condizione umana disumanizzata.
CENERI tenta di riportare l’indicibile storia del Nazifascismo alle sue matrici economiche e finanziarie seguendo il percorso, spesso sotterraneo e apparentemente velleitario, delle burocrazie europee, dalla guerra agli anni della pacificazione. La memoria diventa così una lente che mette a fuoco il presente, le dinamiche socio-economiche del nostro sistema globalizzato odierno. L’installazione utilizza la metafora del treno e in questa simbologia nota inserisce alcune immagini di repertorio dei campi di concentramento: la discarica dell’umanità, nel suo culmine tragico, diviene incomprensibile all’occhio dello spettatore che resta una figura in bilico tra la realtà testimoniata e i bilanci a freddo dell’eccidio e delle risoluzioni post-belliche.
Se si volesse trarre un senso, ancora spendibile, dalle testimonianze delle vittime, si dovrebbe finalmente liberarle dal ruolo che la storia le obbliga ad assolvere e ricondurre le loro voci alla singolarità del vissuto individuale mentre noi, estranei ai fatti, diventare testimoni della necessità dell’impegno assunto nel riaffermare, quotidianamente, nel nostro pensare ed agire, il monito espresso dai sopravvissuti di Auschwitz.
Dalle note di drammaturgia: “ CENERI ... è luogo in cui memoria e presente irrompono rimanendo in bilico. Questa coincidenza della memoria e del presente è situazione dialettica di tensione, identificazione e non distacco, osservazione che determina il testo e i performer. L’installazione è composizione residuale di frammenti emblematici della storia umana, in cui la libertà del singolo individuo è affermata solo formalmente: i singoli, gli individui, sono fungibili e scambiabili? Utili solo per l’economia e il potere? Ciò è tangibile negli orrori che la memoria storica e il presente ci consegnano, dimostrando inequivocabilmente il fallimento delle “culture illuminate”, testate sul binomio guerra/pace, produttrici di società e culture lager?”
CENERI... 2701194527012013, è parte di un articolato progetto sulla problematica del Nazifascismo e prevede incontri a scuola e con le cittadinanze, proiezioni di film, dibattiti, convegni di studio ed altro, ideato dall’associazione Deposito Dei Segni Onlus, che lo sta promuovendo sul territorio regionale, in collaborazione con l’Anpi Pescara. Un primo step del progetto è stato avviato in collaborazione con il Comune di Spoltore e l’Istituto Comprensivo “D. Alighieri”, nel mese di gennaio 2013, in occasione della Giornata della Memoria.
http://www.casadelleculture.net
Casa delle Culture 2 febbraio 2014
CENERI... 2701194527012013
Viaggio a due voci nel sistema concentrazionario dell’economia mondiale.
Letture dalle indagini sulla economia nazista, da testimonianze dei sopravvissuti ai lager ed estratti da documenti originali e da fonti storiche.
Di e con: Cam Lecce e Jörg Grünert.
Musiche di Luigi Morleo.
Progetto artistico: Deposito Dei Segni Onlus.
CENERI è una azione artistica che propone una lettura trasversale del genocidio nazista, del fallimento della società umana intesa come comunità dove ogni parola, gesto, segno furono relegati nel nulla, dove ogni corporeità e materialità dell’esistente vennero messe al bando e la condizione umana disumanizzata.
CENERI tenta di riportare l’indicibile storia del Nazifascismo alle sue matrici economiche e finanziarie seguendo il percorso, spesso sotterraneo e apparentemente velleitario, delle burocrazie europee, dalla guerra agli anni della pacificazione. La memoria diventa così una lente che mette a fuoco il presente, le dinamiche socio-economiche del nostro sistema globalizzato odierno. L’installazione utilizza la metafora del treno e in questa simbologia nota inserisce alcune immagini di repertorio dei campi di concentramento: la discarica dell’umanità, nel suo culmine tragico, diviene incomprensibile all’occhio dello spettatore che resta una figura in bilico tra la realtà testimoniata e i bilanci a freddo dell’eccidio e delle risoluzioni post-belliche.
Se si volesse trarre un senso, ancora spendibile, dalle testimonianze delle vittime, si dovrebbe finalmente liberarle dal ruolo che la storia le obbliga ad assolvere e ricondurre le loro voci alla singolarità del vissuto individuale mentre noi, estranei ai fatti, diventare testimoni della necessità dell’impegno assunto nel riaffermare, quotidianamente, nel nostro pensare ed agire, il monito espresso dai sopravvissuti di Auschwitz.
Dalle note di drammaturgia: “ CENERI ... è luogo in cui memoria e presente irrompono rimanendo in bilico. Questa coincidenza della memoria e del presente è situazione dialettica di tensione, identificazione e non distacco, osservazione che determina il testo e i performer. L’installazione è composizione residuale di frammenti emblematici della storia umana, in cui la libertà del singolo individuo è affermata solo formalmente: i singoli, gli individui, sono fungibili e scambiabili? Utili solo per l’economia e il potere? Ciò è tangibile negli orrori che la memoria storica e il presente ci consegnano, dimostrando inequivocabilmente il fallimento delle “culture illuminate”, testate sul binomio guerra/pace, produttrici di società e culture lager?”
CENERI... 2701194527012013, è parte di un articolato progetto sulla problematica del Nazifascismo e prevede incontri a scuola e con le cittadinanze, proiezioni di film, dibattiti, convegni di studio ed altro, ideato dall’associazione Deposito Dei Segni Onlus, che lo sta promuovendo sul territorio regionale, in collaborazione con l’Anpi Pescara. Un primo step del progetto è stato avviato in collaborazione con il Comune di Spoltore e l’Istituto Comprensivo “D. Alighieri”, nel mese di gennaio 2013, in occasione della Giornata della Memoria.
http://www.casadelleculture.net
La spallata
24.2.14
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Teatro
24.2.14
Teatro
Recensione dello spettacolo su Pensieri di Cartapesta
TEATRO ROMA 7 Gennaio 2014 LA SPALLATA di Gianni Clementi, con Antonio Conte, Giorgia Trasselli, Gabriella Silvestri, Claudia Ferri, Alessandro Loi, Matteo Milani, Alessandro Salvatori
regia Vanessa Gasbarri
scene Katia Titolo
costumi Velia Gabriele
musiche Simone Martino
luci Giuseppe Filipponio
1963. Pieno boom economico. E’ l’epoca delle grandi rivoluzioni su scala mondiale, delle prime missioni spaziali, dei grandi contrasti, Mohamed Alì contro Joe Frazier, del grande mito americano, Marylin e John Kennedy, l’Italia del dopoguerra, Giovanni 23imo, Totò, Aldo Fabrizi ed Anna Magnani ... Mamma Roma, una mamma attenta, presente, attiva, come Lucia (Giorgia Trasselli), ma anche sognatrice, scanzonata e generosa, come Assunta (Gabriella Silvestri). Le due cognate affrontano in maniera opposta il grave lutto che ha colpito le loro famiglie, i rispettivi mariti sono infatti mancati in seguito ad un incidente sul lavoro.
E mentre la Roma di allora si ricostruisce, anche la famiglia Ruzzichetti cerca di rinascere dalle proprie ceneri, e quale modo migliore in un momento come quello se non “mettersi in proprio”? Ci vuole un’impresa, un Ditta ...sì! Un’attività di pompe funebri! L’idea geniale è di Benito (Alessandro Loi), detto Tito, intraprendente e confusionario figlio di Lucia, che insieme al rivoluzionario fratello Littorio (Matteo Milani), detto Vittorio, decide di fondare questa nuova attività, “L’Ultimo respiro”.
Come sostenere le prime spese? Il carro? Le corone? I vestiti? Entrare in società con Romolo (Alessandro Salvatori), cugino carabiniere stanco della divisa, la divisa sì ... quella della banda musicale! Il tippe tappe, gli anni d’oro di Cinecittà ... Edda (Claudia Ferri), la giovane e spigliata sorella di Tito e Vittorio, vive nel sogno Hollywoodiano di diventare una regina del grande schermo. A colorare ulteriormente la scena irrompe Cosimo (Antonio Conte), fresco di sfratto, galante e attempato Vespillone, che tra un consiglio paterno sul duro “mercato dell’aldilà”, un occhiolino a Lucia ed una sviolinata ad Assunta spera finalmente di “sistemarsi” in casa Ruzzichetti.
Scoppiettante ed attenta è la direzione di Vanessa Gasbarri, regista già apprezzata anche nei fortunati “Finchè vita non ci separi” e “Clandestini”, firmati anch’essi da Gianni Clementi.
Protagonista di questa esilarante commedia è la vita, la vita che si confronta, che si contrasta, che si costruisce con una vita e per una vita si spezza, la vita che riflette, che dispera e che ride fragorosa.
TEATRO ROMA 7 Gennaio 2014 LA SPALLATA di Gianni Clementi, con Antonio Conte, Giorgia Trasselli, Gabriella Silvestri, Claudia Ferri, Alessandro Loi, Matteo Milani, Alessandro Salvatori
regia Vanessa Gasbarri
scene Katia Titolo
costumi Velia Gabriele
musiche Simone Martino
luci Giuseppe Filipponio
1963. Pieno boom economico. E’ l’epoca delle grandi rivoluzioni su scala mondiale, delle prime missioni spaziali, dei grandi contrasti, Mohamed Alì contro Joe Frazier, del grande mito americano, Marylin e John Kennedy, l’Italia del dopoguerra, Giovanni 23imo, Totò, Aldo Fabrizi ed Anna Magnani ... Mamma Roma, una mamma attenta, presente, attiva, come Lucia (Giorgia Trasselli), ma anche sognatrice, scanzonata e generosa, come Assunta (Gabriella Silvestri). Le due cognate affrontano in maniera opposta il grave lutto che ha colpito le loro famiglie, i rispettivi mariti sono infatti mancati in seguito ad un incidente sul lavoro.
E mentre la Roma di allora si ricostruisce, anche la famiglia Ruzzichetti cerca di rinascere dalle proprie ceneri, e quale modo migliore in un momento come quello se non “mettersi in proprio”? Ci vuole un’impresa, un Ditta ...sì! Un’attività di pompe funebri! L’idea geniale è di Benito (Alessandro Loi), detto Tito, intraprendente e confusionario figlio di Lucia, che insieme al rivoluzionario fratello Littorio (Matteo Milani), detto Vittorio, decide di fondare questa nuova attività, “L’Ultimo respiro”.
Come sostenere le prime spese? Il carro? Le corone? I vestiti? Entrare in società con Romolo (Alessandro Salvatori), cugino carabiniere stanco della divisa, la divisa sì ... quella della banda musicale! Il tippe tappe, gli anni d’oro di Cinecittà ... Edda (Claudia Ferri), la giovane e spigliata sorella di Tito e Vittorio, vive nel sogno Hollywoodiano di diventare una regina del grande schermo. A colorare ulteriormente la scena irrompe Cosimo (Antonio Conte), fresco di sfratto, galante e attempato Vespillone, che tra un consiglio paterno sul duro “mercato dell’aldilà”, un occhiolino a Lucia ed una sviolinata ad Assunta spera finalmente di “sistemarsi” in casa Ruzzichetti.
Scoppiettante ed attenta è la direzione di Vanessa Gasbarri, regista già apprezzata anche nei fortunati “Finchè vita non ci separi” e “Clandestini”, firmati anch’essi da Gianni Clementi.
Protagonista di questa esilarante commedia è la vita, la vita che si confronta, che si contrasta, che si costruisce con una vita e per una vita si spezza, la vita che riflette, che dispera e che ride fragorosa.
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Teatro
È tutta colpa delle madri
20.2.14
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Teatro
20.2.14
Teatro
Teatro Valle Occupato 11 Gennaio 2014 ALTRESISTENZE, Industria Indipendente in co-produzione con il Valle Occupato e PRIMA NAZIONALE presentano
“È TUTTA COLPA DELLE MADRI”
di Erika Z.Galli e Martina Ruggeri
con Anna Basti, Aurora Peres, Sara Pantaleo, Regina Orioli.
È tutta colpa delle madri è una saga epica in cui una famiglia di tutte donne lotta per l'emancipazione femminile, gridando con sdegno la propria rivolta.
Ambientato in un'epoca fuori dal tempo, la storia si svolge nel periodo della primavera, quando tutto fiorisce. Protagoniste indiscusse sono donne comuni ma dall'identità celata, ognuna con la propria volontà di rivalsa, pronte ad azioni scomode e rischiose.
La narrazione si dipana in un intreccio di storie e relazioni, eventi personali e popolari, storie di guerra e di rivoluzioni al femminile dalla loro nascita ad oggi.
Lo spettacolo vuole sollevare interrogativi e indagare, attraverso l'uso di una poetica familiare, le dinamiche di una generazione che sta cambiando forse in maniera irreversibile.
“È TUTTA COLPA DELLE MADRI”
di Erika Z.Galli e Martina Ruggeri
con Anna Basti, Aurora Peres, Sara Pantaleo, Regina Orioli.
È tutta colpa delle madri è una saga epica in cui una famiglia di tutte donne lotta per l'emancipazione femminile, gridando con sdegno la propria rivolta.
Ambientato in un'epoca fuori dal tempo, la storia si svolge nel periodo della primavera, quando tutto fiorisce. Protagoniste indiscusse sono donne comuni ma dall'identità celata, ognuna con la propria volontà di rivalsa, pronte ad azioni scomode e rischiose.
La narrazione si dipana in un intreccio di storie e relazioni, eventi personali e popolari, storie di guerra e di rivoluzioni al femminile dalla loro nascita ad oggi.
Lo spettacolo vuole sollevare interrogativi e indagare, attraverso l'uso di una poetica familiare, le dinamiche di una generazione che sta cambiando forse in maniera irreversibile.
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Teatro
Eneide
18.2.14
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Dominio Pubblico,
Teatro
18.2.14
Dominio Pubblico,
Teatro
Teatro Argot Studio 7 Febbraio 2014 Arte e Spettacolo Domovoj presenta
“ENEIDE - CIASCUNO PATISCE LA PROPRIA OMBRA”
da Virgilio, Ovidio, Marlowe
drammaturgia e regia Matteo Tarasco
con Viviana Altieri, Nadia Kibout, Giulia Innocenti
scene e luci Matteo Tarasco
costumi Chiara Aversano
assistenti alla regia Luca Gaeta e Katia Caselli
fotografie Pino Le Pera
organizzazione Marilia Chimenti
Una nube densa di fumo accoglie gli spettatori accorsi a vedere l'ultimo spettacolo di Matteo Tarasco. Il palco è cinto per tre lati da veli di organza macchiati di rosso. Da quello centrale emergono tre donne vestite di una ragnatela dal colore cremisi. Sono degli esseri spettrali provenienti da un luogo remoto nel tempo e nello spazio, che recitano una cantilena stordente di tutte le guerre che hanno insanguinato la storia dell'Uomo. Sono figure che recano nel petto un dolore senza fine e legate indissolubilmente ad Enea e al suo mito. La prima a parlare è la Sibilla Cumana (Giulia Innocenti), la quale, come se fosse Virgilio nella Divina Commedia dantesca, conduce l'eroe troiano nell'Infero, là dove i morti non trovano pace. Nel viaggio incontrano in principio Creusa (Viviana Altieri), la moglie di Enea, dispersa durante la fuga da una Troia in fiamme e ormai conquistata dai Greci; e poi Didone (Nadia Kibout), la regina fenicia di Cartagine, la quale, innamoratasi dell'eroe, si suicidò con la sua spada, dopo che egli l'abbandonò per andare incontro al volere degli Dei. Le due donne sono intrise di una viscerale comunanza tra Eros e Thanatos, dovuta nel loro caso ad un eroe che fondamentalmente è incapace di amarle perché chiamato dal Fato ad un più alto destino, la fondazione di Roma, piuttosto che a condividere con loro le gioie del matrimonio. Specialmente in Didone questa vicinanza tra vita e morte si fa più marcata perché ella incarna una ferinità ferita ed un abbandono ancora più straziante che in Creusa. A tirare le fila dello spettacolo è la Sibilla Cumana, che poi condurrà Enea nei campi Elisi e all'incontro con il padre Anchise, mentre lei, terminato il suo compito, si rannicchierà su se stessa aspettando quell'oblio che placherà finalmente il suo desiderio verso il Troiano. Nel complesso la drammaturgia e la regia di Matteo Tarasco sono animate di buone intenzioni e alcuni spunti del testo, tra i quali il guardare la Storia dal punto di vista delle donne, o di scrittura scenica come i costumi e la scenografia dei veli imbrattati dal sangue dell'Uomo caduto in guerra, sono realmente efficaci. Il problema è che a lungo andare si respira la pesante aria di un accademismo spinto che induce le attrici a badare maggiormente alla perfetta dizione delle battute che al comunicare delle emozioni al pubblico. Un modo di compiere il teatro che risente dalla volontà di strizzare l'occhio alle ultime mode vincenti (Emma Dante, Antonio Latella...), e non riesce al contempo a trovare, al suo interno, una struttura coerente e compatta, congelando in tal modo, nel testo e nella recitazione, la pur incandescente materia.
Alla fine ci troviamo di fronte ad un compito svolto diligentemente che lascia un po' di amaro in bocca per la ricerca, nella regia, del facile effetto, come quello di sparare dei controluce sugli spettatori mentre le attrici si dileguano dal palco; oppure di mettere una mielosa musica di pianoforte mentre Didone si affanna a spiegare come è potuta cadere in un amore così forte e disperato al punto di sacrificare il suo regno per uno straniero appena conosciuto.
“ENEIDE - CIASCUNO PATISCE LA PROPRIA OMBRA”
da Virgilio, Ovidio, Marlowe
drammaturgia e regia Matteo Tarasco
con Viviana Altieri, Nadia Kibout, Giulia Innocenti
scene e luci Matteo Tarasco
costumi Chiara Aversano
assistenti alla regia Luca Gaeta e Katia Caselli
fotografie Pino Le Pera
organizzazione Marilia Chimenti
Una nube densa di fumo accoglie gli spettatori accorsi a vedere l'ultimo spettacolo di Matteo Tarasco. Il palco è cinto per tre lati da veli di organza macchiati di rosso. Da quello centrale emergono tre donne vestite di una ragnatela dal colore cremisi. Sono degli esseri spettrali provenienti da un luogo remoto nel tempo e nello spazio, che recitano una cantilena stordente di tutte le guerre che hanno insanguinato la storia dell'Uomo. Sono figure che recano nel petto un dolore senza fine e legate indissolubilmente ad Enea e al suo mito. La prima a parlare è la Sibilla Cumana (Giulia Innocenti), la quale, come se fosse Virgilio nella Divina Commedia dantesca, conduce l'eroe troiano nell'Infero, là dove i morti non trovano pace. Nel viaggio incontrano in principio Creusa (Viviana Altieri), la moglie di Enea, dispersa durante la fuga da una Troia in fiamme e ormai conquistata dai Greci; e poi Didone (Nadia Kibout), la regina fenicia di Cartagine, la quale, innamoratasi dell'eroe, si suicidò con la sua spada, dopo che egli l'abbandonò per andare incontro al volere degli Dei. Le due donne sono intrise di una viscerale comunanza tra Eros e Thanatos, dovuta nel loro caso ad un eroe che fondamentalmente è incapace di amarle perché chiamato dal Fato ad un più alto destino, la fondazione di Roma, piuttosto che a condividere con loro le gioie del matrimonio. Specialmente in Didone questa vicinanza tra vita e morte si fa più marcata perché ella incarna una ferinità ferita ed un abbandono ancora più straziante che in Creusa. A tirare le fila dello spettacolo è la Sibilla Cumana, che poi condurrà Enea nei campi Elisi e all'incontro con il padre Anchise, mentre lei, terminato il suo compito, si rannicchierà su se stessa aspettando quell'oblio che placherà finalmente il suo desiderio verso il Troiano. Nel complesso la drammaturgia e la regia di Matteo Tarasco sono animate di buone intenzioni e alcuni spunti del testo, tra i quali il guardare la Storia dal punto di vista delle donne, o di scrittura scenica come i costumi e la scenografia dei veli imbrattati dal sangue dell'Uomo caduto in guerra, sono realmente efficaci. Il problema è che a lungo andare si respira la pesante aria di un accademismo spinto che induce le attrici a badare maggiormente alla perfetta dizione delle battute che al comunicare delle emozioni al pubblico. Un modo di compiere il teatro che risente dalla volontà di strizzare l'occhio alle ultime mode vincenti (Emma Dante, Antonio Latella...), e non riesce al contempo a trovare, al suo interno, una struttura coerente e compatta, congelando in tal modo, nel testo e nella recitazione, la pur incandescente materia.
Alla fine ci troviamo di fronte ad un compito svolto diligentemente che lascia un po' di amaro in bocca per la ricerca, nella regia, del facile effetto, come quello di sparare dei controluce sugli spettatori mentre le attrici si dileguano dal palco; oppure di mettere una mielosa musica di pianoforte mentre Didone si affanna a spiegare come è potuta cadere in un amore così forte e disperato al punto di sacrificare il suo regno per uno straniero appena conosciuto.
Einstein s'il vous plait
18.2.14
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Teatro,
Teatro Ragazzi
18.2.14
Teatro,
Teatro Ragazzi
2 Febbraio 2014 Produzione Terre Vivaci “EINSTEIN S’IL VOUS PLAÎT”
Bussando alla porta di Einstein di e con Adriano Saleri e Mario Migliucci. Regia di Giles Smith
Un surreale incontro tra un visitatore e Albert Einstein. Gli spettatori sono invitati a bussare alla sua porta e fargli visita affinché parli proprio a noi per capire che cosa ha da dirci oggi come ieri. “Le idee a volte si bloccano, ristagnano per secoli. In altri momenti viaggiano a velocità folle”, spiega Einstein in modo comprensibile, concreto e diretto, con un linguaggio teatrale semplice, immediato e divertente.
Bussando alla porta di Einstein di e con Adriano Saleri e Mario Migliucci. Regia di Giles Smith
Un surreale incontro tra un visitatore e Albert Einstein. Gli spettatori sono invitati a bussare alla sua porta e fargli visita affinché parli proprio a noi per capire che cosa ha da dirci oggi come ieri. “Le idee a volte si bloccano, ristagnano per secoli. In altri momenti viaggiano a velocità folle”, spiega Einstein in modo comprensibile, concreto e diretto, con un linguaggio teatrale semplice, immediato e divertente.
La banda del Gobbo
18.2.14
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Guerra e Pace,
Teatro
18.2.14
Guerra e Pace,
Teatro
Recensione della rassegna su Gufetto.it
Teatro Biblioteca Quarticciolo 31 gennaio 2014 per la rassegna della Casa dei Teatri “Guerra e Pace”
“La banda del Gobbo. Mito e resistenza popolare nei nove mesi di occupazione nazista”
scritto, diretto e interpretato da Emiliano Valente. Ass. Cult. Ticonzero
Partendo dalla vita di un personaggio leggendario della periferia romana, il Gobbo del Quarticciolo, lo spettacolo ripercorre le vicende di una Roma sotto assedio, invasa dai Tedeschi, bombardata dagli Americani, abbandonata dagli uomini di potere. Dall’8 settembre del 1943 al 4 giugno 1944, Roma ha vissuto mesi di dominazione tedesca, repressione, disperazione, fame. E’ nella Roma più povera e popolare delle borgate come il Quarticciolo che uomini e donne hanno combattuto contro l’ingiustizia e l’oppressione. E’ lì che nascono gli eroi involontari di questa storia, uomini e bambini di borgata, trasformati in combattenti dagli eventi tragici che li colpiscono. Chi li racconta, è un ragazzetto, uno strillone soprannominato Riccetto, arruolato nella banda del Gobbo. E’ la storia di quello che lui, dodicenne, ha vissuto in quei mesi di terrore e di dominazione, fino all’arrivo degli Americani. Tra giochi da bambino e assalti da adulto, la sua è semplicemente la vita di un ragazzo di borgata durante una guerra.
Teatro Biblioteca Quarticciolo 31 gennaio 2014 per la rassegna della Casa dei Teatri “Guerra e Pace”
“La banda del Gobbo. Mito e resistenza popolare nei nove mesi di occupazione nazista”
scritto, diretto e interpretato da Emiliano Valente. Ass. Cult. Ticonzero
Partendo dalla vita di un personaggio leggendario della periferia romana, il Gobbo del Quarticciolo, lo spettacolo ripercorre le vicende di una Roma sotto assedio, invasa dai Tedeschi, bombardata dagli Americani, abbandonata dagli uomini di potere. Dall’8 settembre del 1943 al 4 giugno 1944, Roma ha vissuto mesi di dominazione tedesca, repressione, disperazione, fame. E’ nella Roma più povera e popolare delle borgate come il Quarticciolo che uomini e donne hanno combattuto contro l’ingiustizia e l’oppressione. E’ lì che nascono gli eroi involontari di questa storia, uomini e bambini di borgata, trasformati in combattenti dagli eventi tragici che li colpiscono. Chi li racconta, è un ragazzetto, uno strillone soprannominato Riccetto, arruolato nella banda del Gobbo. E’ la storia di quello che lui, dodicenne, ha vissuto in quei mesi di terrore e di dominazione, fino all’arrivo degli Americani. Tra giochi da bambino e assalti da adulto, la sua è semplicemente la vita di un ragazzo di borgata durante una guerra.
MA L’AMOR MIO NON MUORE
18.2.14
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Interviste
18.2.14
Interviste
Carrozzerie | n.o.t. 6 Febbraio 2014 369gradi, Sycamore T Company, Carrozzerie | n.o.t presentano RedReading#5 MA L’AMOR MIO NON MUORE_cronache pasionarie dal libro La Miliziana di Elsa Osorio (ed. Guanda) di e con TAMARA BARTOLINI/MICHELE BARONIO e con la partecipazione di Danila Massimi suono Teo Pizzolante Cronache pasionarie_ospiti: Franca Raponi (scrittrice, figlia del partigiano Agostino Raponi) Cristina Guarnieri (direttrice editoriale Editori Internazionali Riuniti) Giulia e Natalia del Csoa La Strada La Passione per me_cronache di: Stella Isoli, Maria Sole Vuličević, Giulia Lazzarelli, Eva Meskhi, Sara Mafodda (giovani ragazze tra i 13 e i 18 anni della “Compagnia | n.o.t.”) Dalle 19,00 nel foyer_Pratiche appassionate: Cronache a cura di Terranullius per il RedReading#5. Illustrazioni di Veronica Leffe, testi di Pier Paolo Di Mino Installazione fotografica “Zitta Cassandra!” dell’artista e filmaker Aude Fourel “Ma l’amor mio non muore” è il titolo di un film muto del 1913 del regista Mario Caserini in cui la protagonista vive passioni tragiche alla Madame Bovary, ed è anche il titolo di un libro del 1971 che quasi rischiò il sequestro per il racconto eretico su quella stagione di rivolte politiche ed esistenziali. Con il quinto RedReading, prendiamo a prestito questo titolo, senza parlare del film o del libro in questione, ma lasciando che un po’ della passione di quell’eroina e un po’ della sovversione di quel libro irriverente, si mescolino con le atmosfere delle nostre cronache. Le cronache pasionarie che presentiamo sono la testimonianza di forza e di passione nell’amore, come quello di Mika Etchebéhère, che insieme al suo compagno Hìpolito, parte dall’Argentina senza saper nulla di strategie militari per andare a combattere nella Spagna della Guerra civile, ritrovandosi poi, suo malgrado, a imbracciare il fucile, vincendo le diffidenze degli uomini e conquistandosi la stima, l’appoggio incondizionato dei suoi miliziani, e diventando così “La Capitana”. E’ Elsa Osorio che ha riportato alla luce questa donna straordinaria dimenticata dalla storia ufficiale. L’ha fatto, come scrive lei stessa, nel delirio di una missione. La sua storia è costellata dalle testimonianze di altre donne con cui abbiamo deciso di condividere questa serata: Franca Raponi, scrittrice e figlia di due partigiani Agostino Raponi e Giuseppina Bocci, che ci ha regalato un libro importante come “Scintilla nella Resistenza romana”. Cristina Guarnieri direttrice della casa editrice Editori Riuniti, una vita dedicata ai libri e alla ricerca della verità, con il suo impegno costante nei confronti della storia dei desaparecidos argentini. Giulia e Natalia del Csoa La Strada, spazio storico del quartiere Garbatella di Roma, due giovani e appassionate donne che costruiscono ogni giorno pratiche di democrazia partecipata. E le giovanissime ragazze della Compagnia | n.o.t. che con grande passione “fanno il teatro” dentro lo spazio Carrozzerie | n.o.t. che ha aperto grazie alla forza di un sogno e che nuovamente ospita la compagnia. Nel foyer di Carrozzerie dalle 19,00 altri interventi. Terranullius che partecipa al RedReading raccontando cinque ritratti di donne, cinque cronache di altrepasionarie (Ipazia, Giovanna D’Arco, Cristina Di Belgioioso, Simone Weil, Josephine Baker) attraverso le illustrazioni grafiche di Veronica Leffe e i testi di Pier Paolo Di Mino e l’artista e filmaker Aude Fourelche con la sua installazione fotografica “Zitta Cassandra!”, ci fa entrare dentro le sue immagini silenziose. RedReading ha la forma di uno spettacolo, di un programma teatrale, radiofonico, televisivo. E’ un lungo e intenso viaggio sentimentale nella narrazione dei nostri anni. Un viaggio fra racconti, libri, uomini e donne, eroi e ribelli. Un viaggio itinerante che attraversa epoche, corpi, pensieri, riflessioni, attraverso un dispositivo – di narrazioni e riscritture – che lavora sulla memoria e sulla storia. RedReading racconta la bellezza che c’è dentro l’incontro tra il teatro e la potenza di un libro. L’incontro con la narrazione orale, con quelle storie che sono nate da una comunità, e che proprio attraverso il teatro, a quella comunità, ritornano. RedReading è uno spazio di prossimità, una traduzione di intimità, in un formato sentimentale, dell’esperienza che per noi ha significato la lettura di quel libro, con i suoi contenuti, forme e linguaggio. Il racconto di cosa ci ha fatto risuonare dentro. Quali ricordi, immagini, riflessioni e ribellioni ha messo in movimento, il nostro modo di leggerlo. Il RedReading è un format, un progetto che ogni volta è riformulato su un testo e un nuovo parterre di ospiti, ed è essenzialmente un incontro intimo con il pubblico e con il territorio. RedReading è un idea di Tamara Bartolini che si realizza in collaborazione con Michele Baronio.
Dieci anni insieme
18.2.14
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Interviste
18.2.14
Interviste
Opificio Telecom 7 Febbraio 2014 “DIECI ANNI INSIEME-GRAZIE”
La versione di RomaEuropa sul Palladium. Conferenza Stampa
Dopo 10 anni di successi al teatro Palladium di Garbatella, la fondazione Romaeuropa non ha più una casa. Con un trasloco da completare in fretta, come si addice alle peggiori storie di sfratti: domenica sera si conclude quest’esperienza con l’ultima replica di Emma Dante, ed entro mercoledì 12 febbraio gli artisti e le maestranze lasceranno per sempre la loro dimora. Con un senso di inquietudine e una domanda ancora inevasa: ma perché?
E’ quello che si sono chiesti questa mattina organizzatori, artisti ed amici della fondazione. Perché – riflettevano – il rilancio di un teatro si attua quando le cose vanno male. Ma cosa c’era da rilanciare, cosa c’era che non andava per tagliare del tutto i finanziamenti pubblici? I dati dimostrerebbero tutto il contrario. Solo nella stagione 2013: 34.283 presenze, 33 spettacoli, 163 repliche, 234 giorni di attività. Con artisti del calibro di Alessandro Baricco, Erri De Luca, Ascanio Celestini, i Marlene Kuntz o la Scuola popolare di musica Testaccio. E poi collaborazioni e partnership internazionali e fondi per 600 mila euro portati al Palladium. A fronte di tutto questo, il sostegno di Roma Capitale è passato dai 400mila euro del 2012, ai 200mila euro del 2013, ai zero euro per il 2014.
E così si cancellano di fatto 10 anni di un progetto artistico all’altezza del panorama internazionale, dove la cultura non resta confinata dentro un teatro o un museo ma spazia e coinvolge intrecciando fili e programmi differenti. L’esperienza di Romaeuropa andrà avanti, assicurano la presidente Monique Veaute e il direttore Fabrizio Grifasi, con la collaborazione del Teatro Eliseo, il Teatro di Roma, il Teatro Olimpico. Ma con incertezza e senza una casa, quella che era il Palladium.
Un’incertezza che ha prevalso anche negli ultimi mesi, nel rapporto con le istituzioni. Fino all’epilogo del 30 gennaio scorso, quando la fondazione ha appreso dalla stampa dell’accordo tra l’assessore capitolino Flavia Barca, il vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio e Roma Tre. Un accordo che prevede per il Palladium “un progetto di formazione legato alle professionalità del mondo del teatro su cui è stato previsto un congruo stanziamento di risorse”. Ma in tutto questo la fondazione Romaeuropa non è stata coinvolta. “Perché”, si chiede Monique Veaute. “Qual è il progetto culturale di questa città”?
La versione di RomaEuropa sul Palladium. Conferenza Stampa
Dopo 10 anni di successi al teatro Palladium di Garbatella, la fondazione Romaeuropa non ha più una casa. Con un trasloco da completare in fretta, come si addice alle peggiori storie di sfratti: domenica sera si conclude quest’esperienza con l’ultima replica di Emma Dante, ed entro mercoledì 12 febbraio gli artisti e le maestranze lasceranno per sempre la loro dimora. Con un senso di inquietudine e una domanda ancora inevasa: ma perché?
E’ quello che si sono chiesti questa mattina organizzatori, artisti ed amici della fondazione. Perché – riflettevano – il rilancio di un teatro si attua quando le cose vanno male. Ma cosa c’era da rilanciare, cosa c’era che non andava per tagliare del tutto i finanziamenti pubblici? I dati dimostrerebbero tutto il contrario. Solo nella stagione 2013: 34.283 presenze, 33 spettacoli, 163 repliche, 234 giorni di attività. Con artisti del calibro di Alessandro Baricco, Erri De Luca, Ascanio Celestini, i Marlene Kuntz o la Scuola popolare di musica Testaccio. E poi collaborazioni e partnership internazionali e fondi per 600 mila euro portati al Palladium. A fronte di tutto questo, il sostegno di Roma Capitale è passato dai 400mila euro del 2012, ai 200mila euro del 2013, ai zero euro per il 2014.
E così si cancellano di fatto 10 anni di un progetto artistico all’altezza del panorama internazionale, dove la cultura non resta confinata dentro un teatro o un museo ma spazia e coinvolge intrecciando fili e programmi differenti. L’esperienza di Romaeuropa andrà avanti, assicurano la presidente Monique Veaute e il direttore Fabrizio Grifasi, con la collaborazione del Teatro Eliseo, il Teatro di Roma, il Teatro Olimpico. Ma con incertezza e senza una casa, quella che era il Palladium.
Un’incertezza che ha prevalso anche negli ultimi mesi, nel rapporto con le istituzioni. Fino all’epilogo del 30 gennaio scorso, quando la fondazione ha appreso dalla stampa dell’accordo tra l’assessore capitolino Flavia Barca, il vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio e Roma Tre. Un accordo che prevede per il Palladium “un progetto di formazione legato alle professionalità del mondo del teatro su cui è stato previsto un congruo stanziamento di risorse”. Ma in tutto questo la fondazione Romaeuropa non è stata coinvolta. “Perché”, si chiede Monique Veaute. “Qual è il progetto culturale di questa città”?
La sottoveste rossa
18.2.14
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Teatro
18.2.14
Teatro
Teatro Belli 6 febbraio2014 Cubatea presenta “LA SOTTOVESTE ROSSA”
di Rosario Galli, con Patricia Vezzuli e con Martina Menichini e la partecipazione di Angelo Maggi. Regia di Claudio Boccaccini Una donna in una sala vuota; il suo nome è Clelia; è una bellissima donna sui 30 anni; attrice; sta spettando da ore per sostenere un provino con un importante e famoso Regista; ormai sono andati via tutti e lei è stanca e nervosa; decide di andarsene perché non sopporta più quell’attesa.
Ad un tratto una voce le chiede scusa e la prega di restare; è il Regista che ha avuto un problema ed è tornato solo ora; la donna indispettita dopo un po’ si convince a rimanere ma chiede di vedere il Regista che invece resta nascosto chissà dove; lui può vederla grazie alle telecamere e le chiede di esibirsi comunque.
Inizia un dialogo tra i due, teso, serrato, polemico, a tratti divertente; a poco a poco si scoprono verità inimmaginabili tra i due. Il Regista cerca di sedurre con la Voce quella bellissima donna che non vede il suo interlocutore ma è attratta dalle parole che dice e intrigata sempre di più da quella sfida; il Regista ad un certo punto per farsi perdonare introduce nella sala una ragazza, una sua assistente che entra a portare dei fiori e dello champagne; Clelia è lusingata di tutte quelle attenzioni e cerca complicità nella ragazza che però non le risponde che poche frasi e sparisce di nuovo. Clelia così accetta di esibirsi davanti all’Uomo che non si fa vedere e rimane nascosto chissà dove; canta, balla, recita, e ormai non più del tutto sobria per via del troppo champagne bevuto, si lascia andare e ricordi personale sempre più intimi che avvolgono il Regista in una spirale di seduzione dalla quale non riesce a sottrarsi. E le sorprese non sono finite…
di Rosario Galli, con Patricia Vezzuli e con Martina Menichini e la partecipazione di Angelo Maggi. Regia di Claudio Boccaccini Una donna in una sala vuota; il suo nome è Clelia; è una bellissima donna sui 30 anni; attrice; sta spettando da ore per sostenere un provino con un importante e famoso Regista; ormai sono andati via tutti e lei è stanca e nervosa; decide di andarsene perché non sopporta più quell’attesa.
Ad un tratto una voce le chiede scusa e la prega di restare; è il Regista che ha avuto un problema ed è tornato solo ora; la donna indispettita dopo un po’ si convince a rimanere ma chiede di vedere il Regista che invece resta nascosto chissà dove; lui può vederla grazie alle telecamere e le chiede di esibirsi comunque.
Inizia un dialogo tra i due, teso, serrato, polemico, a tratti divertente; a poco a poco si scoprono verità inimmaginabili tra i due. Il Regista cerca di sedurre con la Voce quella bellissima donna che non vede il suo interlocutore ma è attratta dalle parole che dice e intrigata sempre di più da quella sfida; il Regista ad un certo punto per farsi perdonare introduce nella sala una ragazza, una sua assistente che entra a portare dei fiori e dello champagne; Clelia è lusingata di tutte quelle attenzioni e cerca complicità nella ragazza che però non le risponde che poche frasi e sparisce di nuovo. Clelia così accetta di esibirsi davanti all’Uomo che non si fa vedere e rimane nascosto chissà dove; canta, balla, recita, e ormai non più del tutto sobria per via del troppo champagne bevuto, si lascia andare e ricordi personale sempre più intimi che avvolgono il Regista in una spirale di seduzione dalla quale non riesce a sottrarsi. E le sorprese non sono finite…
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Teatro
ilbUCO una storia QUASI vera
12.2.14
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Teatro
12.2.14
Teatro
Teatro Furio Camillo 3 Febbraio 2014
ilbUCO una storia QUASI vera
Di e Con: Paolo Alessandri
Regia: Pierluigi Bevilacqua
In Memoria di Luca Alessandri scomparso nel nulla il 7 Dicembre 2011.
Una produzione Piccola Compagnia Impertinente, in collaborazione con la X Edizione del ROMATEATROFESTIVAL 2014.
Promozione Ramona Genna e Silvia Torino
Ufficio Stampa Marcella Santomassimo
Video and Web Promotion Emanuele Massaioli
Costumi Monica Raponi
Foto di Scena Fabio Barbati
Che cos’è ilbUCO, questa non meglio definibile cavità dentro cui il monologo scava?
E’ un vuoto da cui fuggire, in cui talvolta si cade per errore, oppure è Nido, Rifugio in cui accoccolarsi, al riparo da clamori e ambizioni mondane?
Insomma è un Mezzo-Vuoto, o un Mezzo-Pieno?
Di sicuro “ilbUCO” è una storia quasi vera, quasi autobiografica; quasi dolce, quasi cinica. Un monologo quasi commovente, quasi … Tanti “quasi” poiché a parlare, sul palco, troviamo un quasi-uomo: o meglio un feto adulto di Quasi 40 anni che – ben consapevole della propria assurda condizione – impugna il paradosso dell’Esistenza nel lucido tentativo di piegarlo al proprio volere: il ricongiungimento con il buco originario. L’Utero. Quell’antro caldo, morbido e accogliente dal quale fu strappato – contro la propria volontà – in una infausta notte estiva di circa quarant’anni fa.
Un thriller speculativo candidamente anti esistenziale che, tramite l’uso di una stravagante ‘Logica’, fa della Eutanasia lo scopo primario di una vita generatasi per errore del Fato.
Un percorso scandito da improbabili ‘deduzioni maieutiche’ – di eco bislaccamente Socratico – per le quali Alessandri (ben ‘spalleggiato’ da un invisibile seppur ingombrante Dottore/Demiurgo) rappresenta l’unico punto di fuga sulla Scena.
L’unica certezza, per il nostro povero antieroe, è che “…(cit.) ilbUCO lo erediti dal sangue, come una malattia; dai cromosomi, come l’intelligenza. ilbUCO è l’humus, il limo, quel fango pisciato e fertile da cui tutti nasciamo. Sta a noi, poi, nell’arco di un’esistenza, decidere se sfuggirgli, o se tentare di perpetrarlo.”
ilbUCO una storia QUASI vera
Di e Con: Paolo Alessandri
Regia: Pierluigi Bevilacqua
In Memoria di Luca Alessandri scomparso nel nulla il 7 Dicembre 2011.
Una produzione Piccola Compagnia Impertinente, in collaborazione con la X Edizione del ROMATEATROFESTIVAL 2014.
Promozione Ramona Genna e Silvia Torino
Ufficio Stampa Marcella Santomassimo
Video and Web Promotion Emanuele Massaioli
Costumi Monica Raponi
Foto di Scena Fabio Barbati
Che cos’è ilbUCO, questa non meglio definibile cavità dentro cui il monologo scava?
E’ un vuoto da cui fuggire, in cui talvolta si cade per errore, oppure è Nido, Rifugio in cui accoccolarsi, al riparo da clamori e ambizioni mondane?
Insomma è un Mezzo-Vuoto, o un Mezzo-Pieno?
Di sicuro “ilbUCO” è una storia quasi vera, quasi autobiografica; quasi dolce, quasi cinica. Un monologo quasi commovente, quasi … Tanti “quasi” poiché a parlare, sul palco, troviamo un quasi-uomo: o meglio un feto adulto di Quasi 40 anni che – ben consapevole della propria assurda condizione – impugna il paradosso dell’Esistenza nel lucido tentativo di piegarlo al proprio volere: il ricongiungimento con il buco originario. L’Utero. Quell’antro caldo, morbido e accogliente dal quale fu strappato – contro la propria volontà – in una infausta notte estiva di circa quarant’anni fa.
Un thriller speculativo candidamente anti esistenziale che, tramite l’uso di una stravagante ‘Logica’, fa della Eutanasia lo scopo primario di una vita generatasi per errore del Fato.
Un percorso scandito da improbabili ‘deduzioni maieutiche’ – di eco bislaccamente Socratico – per le quali Alessandri (ben ‘spalleggiato’ da un invisibile seppur ingombrante Dottore/Demiurgo) rappresenta l’unico punto di fuga sulla Scena.
L’unica certezza, per il nostro povero antieroe, è che “…(cit.) ilbUCO lo erediti dal sangue, come una malattia; dai cromosomi, come l’intelligenza. ilbUCO è l’humus, il limo, quel fango pisciato e fertile da cui tutti nasciamo. Sta a noi, poi, nell’arco di un’esistenza, decidere se sfuggirgli, o se tentare di perpetrarlo.”
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Teatro
Luce nell'ombra
12.2.14
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Teatro
12.2.14
Teatro
Audio intervista
Teatro Tordinona 14 Gennaio 2014 “Luce nell'ombra”
Selezione Premio Scenario per Ustica 2013
Spettacolo ispirato a Etty Hillesum
Un progetto teatrale di Natasha Czertok - Obsoleta Teatro
con: Greta Marzano, Natasha Czertok, Chiara Galdiolo
partitura sonora: Ciriegi Luca
luci: Giulia Generali
con l'amichevole contributo di Roberto Cazzola (Adelphi Edizioni)
organizzazione: Cristina Zanotto
si ringrazia per la collaborazione Emilio Barone
ringraziamenti: Alfonso Santimone, Leda Piccardo, Samantha Benetti , Samantha Biferale In occasione della pubblicazione della nuova edizione delle Lettere (Novembre 2013) e del centenario della nascita di Esther "Etty" Hillesum (Gennaio 2014) Natasha Czertok/Obsoleta Teatro propone uno spettacolo che integra teatro, danza e linguaggio audiovisivo e con l'amichevole contributo di Roberto Cazzola (Adelphi Edizioni). E’ stato un lavoro di due anni di ricerca sul testo che ha permesso al gruppo di individuare i linguaggi necessari per intessere “un racconto in immagini” in cui non si tenta di dare spiegazioni né di raccontare una biografia ma di trasformare in luce, ombre, paesaggi sonori e visivi le immagini nate dall’incontro con questa testimonianza profonda e radicale, autoanalitica, a tratti mistica, sempre molto reale: “i piedi ben piantati nel fango”. in me c'è la grande immobile alba grigia, in me scorrono i fiumi e si innalzano le montagne(...)
Teatro Tordinona 14 Gennaio 2014 “Luce nell'ombra”
Selezione Premio Scenario per Ustica 2013
Spettacolo ispirato a Etty Hillesum
Un progetto teatrale di Natasha Czertok - Obsoleta Teatro
con: Greta Marzano, Natasha Czertok, Chiara Galdiolo
partitura sonora: Ciriegi Luca
luci: Giulia Generali
con l'amichevole contributo di Roberto Cazzola (Adelphi Edizioni)
organizzazione: Cristina Zanotto
si ringrazia per la collaborazione Emilio Barone
ringraziamenti: Alfonso Santimone, Leda Piccardo, Samantha Benetti , Samantha Biferale In occasione della pubblicazione della nuova edizione delle Lettere (Novembre 2013) e del centenario della nascita di Esther "Etty" Hillesum (Gennaio 2014) Natasha Czertok/Obsoleta Teatro propone uno spettacolo che integra teatro, danza e linguaggio audiovisivo e con l'amichevole contributo di Roberto Cazzola (Adelphi Edizioni). E’ stato un lavoro di due anni di ricerca sul testo che ha permesso al gruppo di individuare i linguaggi necessari per intessere “un racconto in immagini” in cui non si tenta di dare spiegazioni né di raccontare una biografia ma di trasformare in luce, ombre, paesaggi sonori e visivi le immagini nate dall’incontro con questa testimonianza profonda e radicale, autoanalitica, a tratti mistica, sempre molto reale: “i piedi ben piantati nel fango”. in me c'è la grande immobile alba grigia, in me scorrono i fiumi e si innalzano le montagne(...)
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Teatro
Gabbia, urlo del corpo parlante
5.2.14
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HD,
Laboratorio
5.2.14
HD,
Laboratorio
Teatro Villa Torlonia dal 9 al 16 dicembre 2014 “Gabbia, urlo del corpo parlante” laboratorio a cura di Cathy Marchand. Il laboratorio, verterà intorno al concetto di “prigionia” intesa come impedimento fisico, ma anche come gabbia della nostra mente. L’indagine partirà dallo spettacolo totem del Living Theatre, The Brig, dove si rappresentava una prigione dei marines, in cui l’uomo veniva ridotto a numero gridato, a una macchina di obbedienza. Il lavoro in scena si baserà sulla visione del corpo biomeccanico, per poi passare ad un teatro di poesia dove un corpo sognante realizzerà quella forma, quella creazione di gabbia metafisica in cui l’attore si lascerà cadere, cedendo senza riserve. Il laboratorio, gratuito, aperto a massimo 25 partecipanti, è destinato ad attori, performer, studenti di scuole teatrali o universitari, ma anche a studenti delle scuole superiori, maggiori di 18 anni, a un pubblico indistinto che vuole sperimentare un lavoro sul corpo e la parola, coniugando un sentire creativo con un atto collettivo.
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HD,
Laboratorio
Angelo e Beatrice
5.2.14
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Teatro
5.2.14
Teatro
Teatro Sidecar 26 Gennaio 2014 ANGELO e BEATRICE
di Francesco Apolloni Regia di Massimiliano Caprara con: Veronica Milaneschi e Michele Botrugno
Angelo e Beatrice sono due terroristi. Angelo e Beatrice sono due ragazzi nella Roma degli anni settanta. Provengono da opposte estrazioni sociali ma sono accomunati da quella rabbiosa passione politica che caratterizzò un epoca, gli anni di piombo, e che finirà con spingerli verso conseguenze estreme portando il loro rapporto e le loro illusioni alla catastrofe finale. Attraverso una scrittura informata e che ricostruisce un periodo così topico della nostra storia con assoluta attendibilità, si snoda uno spettacolo sempre dinamico grazie ad una recitazione aggressiva ed empatica, scandito da fonti audiovisuali originali di particolare importanza. Angelo e Beatrice è uno spettacolo che ci appartiene immediatamente. Un atto teatrale che si inoltra nel DNA della nostra democrazia, della nostra recentissima storia politica, nei ricordi di una generazione, nella vita delle idee e nei sentimenti che le idee sprigionano.
L'impianto della messa in scena ruota attorno al luogo fisico della rappresentazione, l'attuale Sidecar già circolo di partito ed ancor prima rifugio anti aereo, con le sue gallerie semi interrate e le finestrelle blindate. Luogo ideale per il tema del "covo". Ciò che appare allo spettatore in scena è credibile e concreto così come il robusto apporto documentario che gioca con le scene e la fisicità degli attori talvolta spezzandola altre volte integrandola. E poi le musiche , le voci originali , i rumori degli attentati, le telefonate...Una ricostruzione non più ( ormai) solo dell'Italia passata (passata attraverso lo stragismo, il terrorismo ...) ma anche di quanto potrebbe pur sempre tornare in un futuro misterioso cui ci consegna anni di mal governo ed una incessante incuria culturale a discapito delle nuove generazioni degli ultimi vent'anni. Ho pensato quindi di far incalzare tra loro una molteplicità di elementi costruendo una macchina del tempo (passato/futuro) dinamica ma semplice depurandola il più possibile dai filtri linguistici della teatralità , dai suoi codici standardizzati. È venuto fuori un lavoro di impatto per i giovani e di dolorose riflessioni per le persone più anziane. Grazie quindi alla versatilità e alla lucidità di Francesco Apolloni , alla sua pignoleria appassionata, Angelo e Beatrice si insinua nel solco ancora tutto da scoprire e far trionfare del teatro utile, del teatro necessario...Del teatro.
Massimiliano Caprara
“Ho scritto questo testo ispirandomi a due “coppie famose” che parteciparono alla lotta armata negli anni ’70. Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, Adriana Faranda e Valerio Morucci. I primi capi storici dei NAR i secondi membri del consiglio direttivo delle BR. Volutamente ho mescolato elementi che appartenessero alla estrema destra come all’estrema sinistra, perchè convinto che quell’energia “primitiva” che spinge un ragazzo a “saltare il fosso” e a impugnare una pistola o mitra, anche se dettata da ideologie molto diverse, alla fine, fosse la stessa. Ho realizzato questo testo circa 15 anni fa, in due diverse edizioni prima con Claudia Gerini (al suo debutto) e poi con Stefania Rocca e ha portato molta fortuna alle due attrici. Ho visto questa nuova edizione realizzata da Massimiliano Caprara che mi ha fatto dimenticare completamente il mio lavoro precedente, e appassionare in un modo nuovo alla storia dei due protagonisti.”
Francesco Apolloni
di Francesco Apolloni Regia di Massimiliano Caprara con: Veronica Milaneschi e Michele Botrugno
Angelo e Beatrice sono due terroristi. Angelo e Beatrice sono due ragazzi nella Roma degli anni settanta. Provengono da opposte estrazioni sociali ma sono accomunati da quella rabbiosa passione politica che caratterizzò un epoca, gli anni di piombo, e che finirà con spingerli verso conseguenze estreme portando il loro rapporto e le loro illusioni alla catastrofe finale. Attraverso una scrittura informata e che ricostruisce un periodo così topico della nostra storia con assoluta attendibilità, si snoda uno spettacolo sempre dinamico grazie ad una recitazione aggressiva ed empatica, scandito da fonti audiovisuali originali di particolare importanza. Angelo e Beatrice è uno spettacolo che ci appartiene immediatamente. Un atto teatrale che si inoltra nel DNA della nostra democrazia, della nostra recentissima storia politica, nei ricordi di una generazione, nella vita delle idee e nei sentimenti che le idee sprigionano.
L'impianto della messa in scena ruota attorno al luogo fisico della rappresentazione, l'attuale Sidecar già circolo di partito ed ancor prima rifugio anti aereo, con le sue gallerie semi interrate e le finestrelle blindate. Luogo ideale per il tema del "covo". Ciò che appare allo spettatore in scena è credibile e concreto così come il robusto apporto documentario che gioca con le scene e la fisicità degli attori talvolta spezzandola altre volte integrandola. E poi le musiche , le voci originali , i rumori degli attentati, le telefonate...Una ricostruzione non più ( ormai) solo dell'Italia passata (passata attraverso lo stragismo, il terrorismo ...) ma anche di quanto potrebbe pur sempre tornare in un futuro misterioso cui ci consegna anni di mal governo ed una incessante incuria culturale a discapito delle nuove generazioni degli ultimi vent'anni. Ho pensato quindi di far incalzare tra loro una molteplicità di elementi costruendo una macchina del tempo (passato/futuro) dinamica ma semplice depurandola il più possibile dai filtri linguistici della teatralità , dai suoi codici standardizzati. È venuto fuori un lavoro di impatto per i giovani e di dolorose riflessioni per le persone più anziane. Grazie quindi alla versatilità e alla lucidità di Francesco Apolloni , alla sua pignoleria appassionata, Angelo e Beatrice si insinua nel solco ancora tutto da scoprire e far trionfare del teatro utile, del teatro necessario...Del teatro.
Massimiliano Caprara
“Ho scritto questo testo ispirandomi a due “coppie famose” che parteciparono alla lotta armata negli anni ’70. Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, Adriana Faranda e Valerio Morucci. I primi capi storici dei NAR i secondi membri del consiglio direttivo delle BR. Volutamente ho mescolato elementi che appartenessero alla estrema destra come all’estrema sinistra, perchè convinto che quell’energia “primitiva” che spinge un ragazzo a “saltare il fosso” e a impugnare una pistola o mitra, anche se dettata da ideologie molto diverse, alla fine, fosse la stessa. Ho realizzato questo testo circa 15 anni fa, in due diverse edizioni prima con Claudia Gerini (al suo debutto) e poi con Stefania Rocca e ha portato molta fortuna alle due attrici. Ho visto questa nuova edizione realizzata da Massimiliano Caprara che mi ha fatto dimenticare completamente il mio lavoro precedente, e appassionare in un modo nuovo alla storia dei due protagonisti.”
Francesco Apolloni
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Teatro
Estemporaneità Musicale
3.2.14
HD,
Musica
Teatro Tordinona 13 Gennaio 2014 “Estemporaneità Musicale” Corvini Bros Estemporaneo Band Di Mario e Claudio Corvini. Direttori Claudio e Mario Corvini, con:
Giorgio Guarini Alto Sax
Erika Raffaeli Alto Sax
Cristiana Polegri Tenor Sax e Voce
Antonello del Sordo Trumpet
Paolo Federici Trumpet
Valerio Prigiotti Trumpet
Gianni Testa Trombone
Elisabetta Mattei Trombone
Edoardo Reali Guitar
Gianluca Pagliaricci Guitar
Luigi Russo Synthetizer
Dario Pimpolari Bass
Pietro Fumagalli Drums
E’ un progetto insolito considerando il panorama romano, un progetto originale improntato su musiche dal Jazz al Pop al Funky al Rock. Una formazione che prevede il Conducting, ovvero una forma estemporanea di composizione mediante cellule e convenzioni prestabilite, tanto in voga negli anni 70 e che sta tornando prepotentemente in voga.
Oltre che brani composti da uno dei direttori Mario Corvini, già direttore della PMJO Parco della Musica Jazz Orchestra, la musica dell’ensemble miscela una varietà di colori mischiati con musica elettronica dettata dal sintetizzatore e due chitarre oltre che nella gamma di fiati. www.mariocorvini.com
Giorgio Guarini Alto Sax
Erika Raffaeli Alto Sax
Cristiana Polegri Tenor Sax e Voce
Antonello del Sordo Trumpet
Paolo Federici Trumpet
Valerio Prigiotti Trumpet
Gianni Testa Trombone
Elisabetta Mattei Trombone
Edoardo Reali Guitar
Gianluca Pagliaricci Guitar
Luigi Russo Synthetizer
Dario Pimpolari Bass
Pietro Fumagalli Drums
E’ un progetto insolito considerando il panorama romano, un progetto originale improntato su musiche dal Jazz al Pop al Funky al Rock. Una formazione che prevede il Conducting, ovvero una forma estemporanea di composizione mediante cellule e convenzioni prestabilite, tanto in voga negli anni 70 e che sta tornando prepotentemente in voga.
Oltre che brani composti da uno dei direttori Mario Corvini, già direttore della PMJO Parco della Musica Jazz Orchestra, la musica dell’ensemble miscela una varietà di colori mischiati con musica elettronica dettata dal sintetizzatore e due chitarre oltre che nella gamma di fiati. www.mariocorvini.com
SUPERSTAR
3.2.14
HD,
Teatro
Audio intervista su Radio Boh
Recensione dello spettacolo su gufeto.it
Teatro dell’Orologio 24 Gennaio 2014 “SUPERSTAR”
DI:Fabio Morgan, Leonardo Ferrari Carissimi, Andrea Carvelli
REGIA:Fabio Morgan
attori:Fabio Morgan, Emiliano Reggente
scene e costumi: Alessandra Muschella
Tratto da Petrolio di Pier Paolo Pasolini, lo spettacolo nasce dal tentativo di raccontare gli ultimi ‘50 anni di Storia d’Italia attraverso la figura letteraria di Pier Paolo Pasolini. Viene così raccontata l’ascesa al potere di Silvio Berlusconi utilizzando il protagonista del romanzo Petrolio, l’ingegner Carlo Valletti, alter ego di Pier Paolo Pasolini.
Lo spettacolo racconta attraverso la figura di Carlo Valletti l’ascesa al potere di Silvio Berlusconi, ritraendo tutti i passaggi da lui compiuti. Il lavoro è suddiviso in una parte scenica e una parte video che si danno alla vista dello spettatore contemporaneamente. Questo sdoppiamento della visione ricalca la struttura doppia del romanzo di Pasolini: nella parte iniziale di Petrolio, infatti, il protagonista si sdoppia in due, schizofrenia presente nello stesso autore, autobiografica e centrale nel romanzo. Dei due doppi creati in Petrolio un Carlo si occuperà dell’ascesa nel potere sociale mentre il suo alter ego Karl si occuperà della degradazione fisica che l’accettazione dei compromessi per l’ascesa al potere comporta, ed entrerà in una sorta di circolo sodomitico dove intratterrà sempre dei rapporti morbosi ossessivi sessuali con qualsiasi persona con cui verrà in contatto.
Recensione dello spettacolo su gufeto.it
Teatro dell’Orologio 24 Gennaio 2014 “SUPERSTAR”
DI:Fabio Morgan, Leonardo Ferrari Carissimi, Andrea Carvelli
REGIA:Fabio Morgan
attori:Fabio Morgan, Emiliano Reggente
scene e costumi: Alessandra Muschella
Tratto da Petrolio di Pier Paolo Pasolini, lo spettacolo nasce dal tentativo di raccontare gli ultimi ‘50 anni di Storia d’Italia attraverso la figura letteraria di Pier Paolo Pasolini. Viene così raccontata l’ascesa al potere di Silvio Berlusconi utilizzando il protagonista del romanzo Petrolio, l’ingegner Carlo Valletti, alter ego di Pier Paolo Pasolini.
Lo spettacolo racconta attraverso la figura di Carlo Valletti l’ascesa al potere di Silvio Berlusconi, ritraendo tutti i passaggi da lui compiuti. Il lavoro è suddiviso in una parte scenica e una parte video che si danno alla vista dello spettatore contemporaneamente. Questo sdoppiamento della visione ricalca la struttura doppia del romanzo di Pasolini: nella parte iniziale di Petrolio, infatti, il protagonista si sdoppia in due, schizofrenia presente nello stesso autore, autobiografica e centrale nel romanzo. Dei due doppi creati in Petrolio un Carlo si occuperà dell’ascesa nel potere sociale mentre il suo alter ego Karl si occuperà della degradazione fisica che l’accettazione dei compromessi per l’ascesa al potere comporta, ed entrerà in una sorta di circolo sodomitico dove intratterrà sempre dei rapporti morbosi ossessivi sessuali con qualsiasi persona con cui verrà in contatto.